08. L'Inventore
Cavalcarono per un'intera nottata fino alle pendici dei monti Uruk. Il gruppo era formato da sei Cacciatori e sei Aladel. Il gruppo di Aladel, come prevedibile, cavalcava davanti, in perfetta linea e senza fiatare, assorti nella contemplazione della natura circostante, in cerca di eventuali segnali che potessero indicare la presenza di Bestie.
I sei Cacciatori, al contrario, cercavano di ammazzare il tempo. Tutti tranne Lucien. Lui non sapeva cacciare, non era mai stato ad una caccia e nemmeno avrebbe voluto. Ora si trovava su uno splendido cavallo dal manto marrone e i crini nero corvino, diretto ad un covo di licantropi assieme a Cacciatori ed Esploratori Aldelchi. Sentiva un attacco di panico salirgli su per lo stomaco.
Valerie gli mise una mano sulla spalla. Il suo tocco era molto rassicurante, il suo sorriso ancor di più.
«Tranquillo fratellino. Segui me. Stammi dietro e non farti ammazzare, penserò io a proteggerti»
L'accampamento degli Esploratori che avevano mandato la chiamata a Thorinfyr era sulla cima di una collina. Arrivarono di primo pomeriggio, giusto in tempo per dar da mangiare ai cavalli e fare il punto della situazione. Da lì potevano vedere l'entrata della grotta, in basso, dalla parte opposta di una larga mulattiera polverosa. L'estate aveva arso il terreno e l'erba rada permetteva una buona visuale. L'entrata della grotta, buia e silenziosa, era però cosparsa dalle macchie inconfondibili del sangue rappreso.
Lastyr andò a parlare con il più alto in grado degli Esploratori presenti sul posto. Anche in quel momento, accampati all'ombra di alcune querce, Umani ed Aladel sedevano separati, indifferenti alla presenza gli uni degli altri.
«Quanto vorrei sapere cosa dicono» commentò Valerie distrattamente.
Lucien non se lo fece ripetere. Da una delle tasche della sua giacca estrasse un filo spesso e semi rigido. A un'estremità c'era una piccola parabola, dall'altra un complicato pezzo di cuoio e fili di rame che s'infilò in un orecchio.
«Cos'è?» chiese Valerie. Lucien le fece segno di fare silenzio col dito sulla bocca. Prese un altro pezzo di filo dello stesso spessore, dotato di un morsetto e un aggeggio con una leva.
«Prendi questa e continua a farla girare» disse Lucien preparandosi ad ascoltare. Lucien fece finta di appoggiare la testa su una mano, per tenere fermo l'apparecchio e diminuire il riverbero del vento. Valerie guardò gli altri. Non c'era bisogno di spiegazioni, tutti fecero finta di nulla e tennero d'occhio gli Aladel per controllare se si accorgevano di qualcosa.
Quando Lastyr ebbe finito, Lucien riavvolse i cavi e li fece sparire fra le sue tasche. L'Alyel raggiunse il centro dell'accampamento con le mani sui fianchi e l'aria pensierosa.
«La situazione è la seguente – Annunciò Lastyr dopo averli radunati tutti – Lì dentro ci sono non meno di una mezza dozzina di licantropi adulti, probabilmente di più. Da quando sono entrati non ne sono usciti. Non sembrano esserci altre vie di fuga da lì quindi aspettatevi il peggio se stanotte decidessero di farsi una passeggiata in giardino»
«Cosa?» esclamò Lucien «Non avrete mica intenzione di affrontarli al buio?» Lastyr restò impassibile.
«Le Bestie non escono di giorno, inventore, il sole le ucciderebbe all'istante. Si nascondono nelle grotte perché li dentro c'è il buio. Stiamo parlando di enormi mostri con zanne e artigli simili a sciabole, pericolosi in campo aperto, dannatamente letali se messi con le spalle al muro in luoghi chiusi e angusti, motivo per cui entrare li dentro alla cieca sarebbe un suicidio – continuò arrivandogli a un palmo dal naso – Immagino che uno coraggioso come te o tua sorella potrebbe fare un tentativo. Ma se hai qualche idea migliore, illuminaci, inventore» Lucien incrociò lo sguardo degli Aladel, impassibili come era loro abitudini, sguardi che, però, avevano un'inconfondibile punta di biasimo. Tuttavia, anche gli altri Cacciatori sembravano pensarla come gli Aladel. Era questo il glorioso corpo dei Cacciatori?
Conigli.
«Certo che ho un'idea migliore» disse estraendo dal suo zaino la sfera e l'antenna.
«Vado a vedere quante Bestie ci sono la dentro, se qualcuno vuole venire è il benvenuto» non attese il permesso del comandante e, ripreso lo zaino, si avviò verso l'imboccatura della grotta. Valerie, dopo un attimo di esitazione, lo seguì. Lastyr non fece il minimo sforzo per fermarlo.
«Allora? Che ti è saltato in testa?» chiese Valerie aiutandolo a piazzare l'antenna.
«Ammetto che il mio Aladelco è un po' arrugginito, ma, se non ho capito male, prima Lastyr ha confermato che
Questa situazione è abbastanza, o è sufficiente, per Loro. Ha detto testuali parole: Anche loro sono sei, irrilevante se tornano vivi oppure no»
«E che significa?»
«Beh non lo so. Noi siamo in sei, gli Aladel sono venuti in sei, oppure a portato sei umani per confondere le acque quando in realtà vuole vedere come ce la caviamo noi due, chi può dirlo. Fatto sta che poi ha confermato che succederà stasera, qualsiasi cosa debba succedere. Non so tu, ma io non ho nessuna voglia di scoprire cosa succederà stasera senza prepararmi» Una volta piazzata l'antenna e attivata la sfera, si mise a lavoro. Le ore passavano e quella grotta sembrava infinita.
«E passata ora di cena, ancora niente?»
«Queste caverne sono un incubo, maledizione. Non ho ancora trovato nulla e la carica magnetica della sfera presto si esaurirà, e ci vogliono almeno dodici ore per ricaricarla»
Valerie si voltò verso Lastyr, il quale, immobile come una statua, li aveva osservati fin dall'inizio a braccia incrociate sul petto. Dopo qualche minuto, la piccola sfera dalle cromature scintillanti riapparve all'entrata. Lucien la raccolse e la mise nella sacca, sconsolato. Valerie teneva gli occhi puntati su Lastyr.
«D'accordo, c'abbiamo provato – commentò la ragazza – Non resta che stare al gioco. Tu hai fatto la tua parte, ora tocca a me. Qualsiasi cosa succeda stasera, stammi attaccato, e ricorda: Il cacciatore è concentrato, il Cacciatore è paziente» concluse Valerie. Lucien annuì sospirando.
«Ascolta bene: a un certo punto ti verrà il panico, e l'unico pensiero che avrai sarà quello di fuggire. Sfruttalo per tenerti in salvo, ma ricorda: il modo migliore per non farsi sopraffare dal terrore e continuare a guardare, a vedere, a osservare ogni dettaglio»
«D'accordo – replicò Lucien frugando nella sua sacca – Farò del mio meglio per non infangare il buon nome del Clan, tuttavia, se vedessi che le cose si mettono male, torniamo qui all'ingresso prima di rimetterci la pelle, intesi? Ho un piano di riserva»
Le tenebre scivolarono lentamente sulla calda estate dell'Est. Per ordine di Lastyr stesso, tutti si erano fatti qualche ora di sonno durante la giornata. Al fresco sotto gli alberi, avevano ripreso le energie prima che calasse la notte e cominciasse la battaglia. Non si facevano illusioni su come sarebbe finita, le Bestie li avevano sicuramente fiutati e ora aspettavano solo le tenebre per attaccare.
Ognuno era dotato di una torcia e una lanterna attaccata alla cintura, che proiettavano un arco di luce sufficiente da poter affrontare i loro avversari. Con le armi a portata di mano, attesero. Lucien, nella penombra del crepuscolo, si accorse che gli Aladel non avevano tra le dita gli archi, bensì gli arpioni.
Due occhi gialli come gocce di sole spuntarono dal buio, all'entrata delle profondità della caverna. Solo due. A Lucien si gelò il sangue nelle vene, Valerie fece, al solito, un profondo respiro, prima di prendere il suo arco di frassino e prepararsi a prendere la mira.
La Bestia, però, non avanzava. Aveva lo sguardo alto e rimase immobile a lungo a fissare quel fazzoletto di cielo nero trapuntato di stelle. Valerie osservava quei due tizzoni ardenti. Cosa stava aspettando?
Si guardò attorno. In gruppo, le torce e le lanterne formavano un unico geometrico arco di luce, creando una specie di zona di difesa. Al di fuori, alberi e sottobosco si confondevano in una macchia uniforme di buio. Volse lo sguardo al cielo. Niente Luna.
«Perché fissano l'oscurità? Non è la prima volta che glielo vedo fare» sussurrò Valerie dopo essersi avvicinata a Lastyr. L'Alyel fissava gli occhi della Bestia con un'intensità penetrante.
«Ce lo siamo sempre chiesti anche noi» Poi prese il suo arco, lo tese in direzione della caverna. Fece un cenno quasi impercettibile a uno degli Aladel, e loro estrassero gli arpioni. Il tutto avvenne in pochi secondi e nel più assoluto silenzio.
Il dardo di Lastyr sfrecciò all'interno della grotta. Il colpo venne seguito da un ululato che fece rabbrividire Lucien. Gli Aladel, però, non stavano guardando all'entrata. Uno dei Cacciatori, si avvicinò a Valerie e Lucien, portandoli al centro della formazione.
«Gliel'ho già visto fare, è meglio se state qui»
«Che succede?» chiese Lucien terrorizzato.
«Siamo circondati» rispose il Cacciatore. Valerie puntò l'arco all'esterno del cerchio di luce, ma c'era solo un muro di oscurità. Dannate ombre.
Gli Aladel, al contrario, grazie alla loro acuta vista, riuscivano a distinguere le Bestie al buio come fosse pieno giorno. Lastyr, in piedi al centro del cerchio di luce, cominciò a impartire ordini in Aladelco. Nessuno degli umani capiva cosa stesse dicendo, tranne Lucien, che provò a tradurre.
«Sta dicendo di... Esaminare, no, individuare il più piccolo, e una volta individuato...» spalancò gli occhi.
«Ma sei pazzo?» Esclamò a voce alta dopo qualche secondo. Un ululato feroce scaturì dalla foresta, un secondo ancora più terrificante rispose da un'altra parte. Lastyr non ne fu affatto contento.
«Smettila di fare baccano inventore. Così le fai solo infuriare» un ruggito potente annunciò la comparsa di un'enorme zampa artigliata che, per qualche istante, spuntò nell'arco di luce.
«Preparatevi – disse Lastyr – Sono sette. Arrivano» Un Aladel disse qualcosa, e tutti lanciarono gli arpioni nella stessa direzione. Un grido stridulo echeggiò nella valle. Sei Bestie, incuranti del dolore provocato dalla luce, balzarono al centro della formazione. Lucien si sentì svenire. Non aveva mai visto un licantropo. Braccia oblunghe e scheletriche, torso e zampe posteriori potenti e muscolose, un orrendo muso ferino, a tratti lungo e affusolato come quello di un lupo, a tratti duro e squadrato come quello di un toro.
Tuttavia, non aveva nemmeno mai visto Valerie in azione.
La ragazza estrasse tre frecce e infilzò una seconda bestia che era appena balzata di fronte a lei. Poi, in un unico movimento, ripose l'arco e infilò due pugnali nel petto e nel cranio della prima. Gli Aladel, dispersi dalla carica improvvisa, stavano tenendo testa alle altre quattro Bestie, finchè, con un urlo potente, Lastyr disse solo una parola. Lucien, con occhi sgranati, tradusse
«Altre nove» Quasi al buio, con la formazione di difesa ormai irrimediabilmente compromessa, erano spacciati. Lucien non ebbe la minima esitazione.
«Seguitemi» gridò con tutto il fiato che aveva. Prese l'ultima fiaccola rimasta accesa e si lanciò giù dalla collina, verso la caverna. Aladel e uomini, ormai senza valide opzioni, si lanciarono giù dalla collina, tallonati dalle Bestie, ormai inebriate dalla fame. Lucien, giunto al punto dove aveva armeggiato quel pomeriggio, attese.
Senza Valerie non avrebbe fatto niente. Arrivarono gli Aladel, Lastyr, alcuni Cacciatori, combattendo, menando fendenti e infilzando qualsiasi cosa si muovesse. Lucien, nel mentre, estrasse un cilindro di vetro dalla sacca dalla forma esagonale, riempito di una polvere bianca e cosparso di piccoli pezzettini di specchi. Quando lo poggiò a terra, vide Valerie scivolare verso di lui per schivare una feroce zampata, con l'arco teso e una freccia incoccata, che pochi istanti dopo incenerì il licantropo più vicino.
Lucien prese la torcia e la poggiò sul cilindro, alzandolo in aria e chiudendo gli occhi.
Un lampo intenso esplose dalla sommità. Il fascio di luce inondò l'intera collina in tutte le direzioni. Per diversi secondi, la polvere bianca bruciò tra i cristalli del caleidoscopio, illuminando tutto nell'arco di un centinaio di metri. Prima di essere costretto a chiudere gli occhi, Lucien vide una dozzina di bestie disintegrarsi all'istante e svanire per sempre come cenere portata dal vento.
Dopo poche decine di secondi, tornò il buio.
Eranosalvi.
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