06. Tempo di Risposte

La settimana di bagordi con le carovane dei nani era entrata nel suo vivo, e Lucien adorava perdersi in quella baraonda. Non per il gioviale cameratismo delle lunghe tavolate di omini barbuti e i loro fiumi di birra, ma per il fatto che anche le donne, e, nello specifico, quel tipo di donne che piacevano a lui, abusavano dell'alcool quanto bastava per non doverle pagare. Eppure, durante quei due giorni in cui provò a non pensarci, il suo animo curioso da inventore rimase sempre in quella grotta, con quella tigre.

Finché, tre giorni dopo, decise di tornarci.

Posò l'antenna e la sfera all'ingresso della grotta.

Niente.

Raggiunto l'antro dove l'aveva lasciata morente, non trovò nulla, nemmeno la ciotola. Forse una bestia più grossa ne aveva approfittato, o forse era andata a morire da qualche altra parte, impossibile saperlo.

Voltatosi, vide solo i suoi intensi occhi gialli.

Non lo stava solo fissando, lo scrutava, lo sfidava a dire o fare una qualsiasi cosa, per constatare se stava morendo di terrore o avrebbe potuto giocarci un po'. Le mancava solo la parola.

Il possente muso striato e la mascella ricoperta di grossi denti ciondolavano di fronte alla sua faccia. Il terrore fu improvviso, assoluto. Dopo una breve annusata senza troppo interesse, la tigre sfilò alla sua destra, andando a posarsi dove l'aveva vista l'ultima volta, stando bene attenta a evitare le pozze di luce che filtravano nella sua tana. Connor, ancora paralizzato dal terrore, si voltò lentamente. Rimasero a guardarsi ancora qualche secondo, poi, Lucien decise che era il momento di andarsene. Indietreggiando vide che si era rimessa, anche più in fretta del previsto. La tigre lo seguì, osservandolo fino all'entrata. Una volta arrivati al limite della zona sicura di oscurità dove la Bestia poteva muoversi, fissò l'antenna e, con una singola zampata, la frantumò in centinaia di pezzi.

«Mi ha guardato fisso, capisci? Io l'ho curata, le ho salvato la vita e lei mi ha risparmiato» Valerie ascoltava, poggiata a un bancone da lavoro dei tanti nel laboratorio di Lucien, con una tazza di thé caldo tra le mani e migliaia di dubbi che affollavano la sua mente. Era tornata da pochi giorni dalla caccia, ancora sconvolta dall'incontro con l'orso e aveva appena appreso della morte del nonno. Erano appena rientrati dal cimitero di Blue Hills, dove vengono sepolti i membri più importanti del Clan, e Lucien non faceva altro che parlargli di quella stramaledetta tigre, anche mentre prendeva i suoi oggetti e li sistemava.

\Perché si è ucciso Lucien? Ti ha detto qualcosa prima di morire?» lo interruppe Valerie.

«No» disse Lucien d'impulso. Quella breve e astiosa chiacchierata col nonno al pub, la sera stessa in cui aveva deciso di togliersi la vita, passò nella sua testa parola per parola. Solo in quel momento gli venne in mente che, forse, avrebbe dovuto sentirsi in colpa. Era stato un pensiero fugace, quando Norman era venuto a comunicargli del ritrovamento. Che fossero state le sue parole a convincerlo a compiere quel gesto?

Lucas Connor era stato un soldato, durante la sua carriera nel Clan e nella sua vita privata, e nel suo mondo fatto di ferree regole e disciplina, il primo sacrificio era la sua famiglia, i suoi affetti. Un vecchio guerriero, legato a tradizioni ormai morte e sepolte, che imponeva il suo volere agli altri, indipendentemente dalle conseguenze a cui le sue azioni portavano, compresa la morte del suo unico figlio e il peso di quella disgrazia sulle spalle dei suoi nipoti.

«Valerie, lo so che avresti voluto partecipare al funerale, ma il Clan ha pagato per tutta la cerimonia e lo sai, non si perdono molto in sentimentalismi» odiava dover fare dei giochi di parole con Valerie, ma non era mai stato uno particolarmente sentimentale.

«No è solo che, non capisco. Mi manda a cacciare un Orso Intelligente e il giorno dopo si uccide, perché? Cosa lo ha spinto a fare una cosa del genere, cosa ci nascondeva?» Lucien smise di armeggiare coi suoi marchingegni.

«Pensi che ci nascondesse qualcosa?»

Valerie aveva tentato di scartare quella possibilità, tuttavia, più ci pensava e più si convinceva che il motivo per spingere uno come lui a togliersi la vita. C'era qualcosa in quella storia che non le quadrava. Lei conosceva le Bestie, e non avevano l'aspetto di orsi o di un qualsiasi comune animale del Mondo della Luce. Perché, dunque, Lucas e Flynn ci tenevano così tanto a un singolo orso, che, per quanto fosse sorprendentemente diverso dai suoi simili, non rappresentava certo una minaccia come poteva esserlo un branco di Licantropi o una Manticora. Oltre la stupefacente intelligenza, quella bestia non aveva nulla di particolare, nulla che giustificasse una lunga faida con la famiglia Connor.

Lucien, con il pensiero ancora fermo alla sua tigre, si lasciò immediatamente vincere dalla curiosità.

«Che importa ormai. Ora Lucas è morto – concluse il ragionamento il ragazzo – come facciamo a sapere la verità?» Valerie aveva pensato anche a questo.

«Ci sono solo tre persone che possono darci qualche risposta in merito: la mamma, il nonno o Flynn» Lucien scosse la testa.

«Lascia perdere Valerie» a quelle parole la sorella riemerse dai suoi pensieri.

«Lasciar perdere? Il nonno si è suicidato per qualcosa che lo tormentava dopo una vita a dare la caccia a dei mostri. Ho ucciso un orso dall'intelligenza superiore e tu hai curato una tigre che ti ha lasciato vivere per questo. Dov'è la tua innata curiosità di inventore?»

«Andiamo Valerie, non essere ingenua. Se andassimo a parlare con Flynn ci chiederebbe di nuovo di tornare nel Clan. Io ho chiuso con quella vita. Quanti altri Connor devono morire per mano di una Bestia?» Valerie era esterrefatta. Avvicinandosi, cominciò a picchiarlo.

«Siamo rimasti solo noi due maledetto idiota» il tono di Valerie era inequivocabilmente arrabbiato.

«Se non vuoi farlo per la curiosità di sapere la verità, fallo per me. Io tornerò nel Clan, è inevitabile, ora l'ho capito, quella è la mia vita e me ne assumerò i rischi, ma a me rimani solo tu, e starei meglio sapendo che sei al mio fianco»

Lucien, in quel momento, rivide tutte le cose che aveva fatto sua sorella per lui, per aiutarlo a crescere ed essere forte, per sopperire alla mancanza di un padre e di una madre e proteggerlo dall'ombra cupa che Lucas proiettava sul loro futuro.

«Va bene ma a una sola condizione: Se quello che Flynn ha da dirci non mi convincerà, non ti seguirò, qualsiasi cosa tu decida di fare, intesi?» Valerie annuì, saltandogli al collo per abbracciarlo.

Norman Flynn viveva da solo al quattro di King's Arm Square, nel quartiere Nord, nei pressi del teatro più famoso del regno, il Borshler. Per questi ed altri motivi passava la maggior parte del tempo al centro di addestramento del Clan. Non c'era nessuno a casa che lo aspettasse, e il quartiere di North End era estremamente noioso e pieno di aristocratici bigotti, quella classe media di borghesia arricchita il cui unico scopo nella vita era leccare i piedi a quelli che leccavano i piedi al Re. Vivere la vita tra teatri e caffè con tovagliette di pizzo sui tavolini all'esterno dei caffè di lusso, dove agghindate signore discutevano con lentezza di come tutto fosse incredibilmente bello o sconvolgentemente scandaloso, non faceva per lui. Quelle persone vivevano la loro vita ignorando la quantità di pericoli mortali da cui lui e i suoi uomini li teneva lontani. Mangiava alla mensa a pranzo e cena, sapeva perfettamente quali tubi e quali intercapedini perdevano, da quanto e perché. Tornava a casa di rado, quando aveva bisogno di staccare e dormire in un posto nuovo.

Per questo motivo, l'incontro con i fratelli Connor avvenne nel suo studio privato, al tredici di Fortitude Way, appena fuori dal Presidio.

«Cosa volete sapere?» chiese versando tre bicchieri di brandy.

«Di nostro padre» rispose Valerie rifiutando il suo

«Vogliamo sapere com'è morto e perché. Perché è per questo che il nonno si è tolto la vita, vero?» incalzò Lucien.

Flynn rimase a osservarli.

«Se volete tutte queste informazioni, ti conviene accettarlo quel brandy ragazzina»

«Non sono più una ragazzina, Norman»

«I fatti dimostrano il contrario. Per l'ennesima volta hai contravvenuto al regolamento, ti sei esposta inutilmente a un pericolo che si era già manifestato»

«L'orso è morto no? Che differenza fa?»

«La differenza – ruggì Norman sbattendo il pungo sul tavolo – E' che quella che mi chiedi di raccontarti non è una storiella per ragazzini» Lucien, che fino a quel momento era rimasto scettico sull'utilità di quella chiacchierata, cominciò a ricredersi. Flynn si alzò in piedi, trangugiando due bicchieri come fosse acqua, dando segno che quei due non fossero i primi della serata. La morte del suo ex Capo, del mentore e amico, lo aveva profondamente turbato.

«Lucas mi ha sempre implorato di non raccontare a nessuno di quella storia, soprattutto a voi due, e, onestamente, non è che ci tenessi particolarmente – sbuffò con un'ironica, amara, risata – Adesso che si è ammazzato non ha più molto senso, no?

Tuo nonno era Capo, a quel tempo. Io avevo appena finito il tirocinio e Andreas... Andreas era appena entrato nel Clan. Ricevemmo la chiamata dal Sud e partimmo in cinque. Quel maledetto orso aveva ucciso un bambino. Niente bestiame, niente granai. Solo un bambino.

Gli demmo la caccia per giorni. Gustav morì per la febbre. Eravamo rimasti in quattro. Ci condusse oltre i nostri confini, nelle paludi del Ganwar. Lì ci mise alle corde. Perdemmo l'orientamento, non sapevamo dove andare. Prese Harris. Andreas però non mollava, lui sembrava l'unico ad avere il controllo della situazione. Cazzo, sembrava fosse nato per fare quel tipo di cose.

Abbandonammo la caccia e lo seguimmo per riuscire a trovare la via della salvezza, puntando verso la Porta Azzurra. Quando finalmente uscimmo dalle paludi, quella maledetta bestia era lì, che c'aspettava. Andreas e Lucas si lanciarono all'assalto, feroci e affamati come sempre. Io li avrei seguiti, ma Lucas mi ordinò di andare alla Porta Azzurra, a Thorfyr, a chiedere aiuto agli Aladel. Trovai un cavallo e cavalcai come se avessi un intero branco di Licantropi alle calcagna»

Fece una pausa. Ricordare quei momenti fu peggio di quanto aveva immaginato, riversava nelle sue vene così tanta amarezza, che nessuna quantità di alcolici poteva lavar via. Quei ragazzi meritavano di sapere, e Norman aveva sempre saputo che sarebbe spettato a Lucas vuotare il sacco.

«Andai e tornai in mezza giornata. Trovai solo vostro nonno. Era mezzo morto, appoggiato a una quercia, con uno squarcio aperto dal petto all'addome. Riuscii a tenerlo in vita il tempo necessario perché arrivassero gli Esploratori Aladel a prestargli i primi soccorsi con la loro magia» Lucien aggrottò la fronte.

«Gli Aladel?» commentò Valerie perplessa.

«Pensavo che gli Aladel si facessero gli affari loro»

Norman ingollò il bicchiere offerto a Valerie.

«Beh, eravamo troppo vicini a Thorinfyr, credo, o, non lo so. Hanno portato via Lucas e hanno trovato il corpo di Andreas. Questo è quello che è successo, o, almeno, quello che mi è dato sapere»

Lucien era sempre più perplesso.

«Tutto qui? Gli Aladel hanno curato Lucas e lo hanno rispedito a casa?»

«Esatto – rispose Norman togliendosi l'amaro dalle labbra – Lo curarono e lo rispedirono a casa. Quando rinvenne mi disse la fine che aveva fatto vostro padre, ma questa parte non ve la racconterei nemmeno dopo dieci bottiglie» Valerie, troppo scossa dal racconto sulla morte del padre, non disse nulla.

Lucien, al contrario, bramava di sapere.

«Perché gli Aladel non hanno dato la caccia all'Orso?» Norman lo fissò, e nei suoi occhi si leggeva a chiare lettere la voglia di farla finita con tutti quei segreti. Lui nemmeno era un Connor.

«Non lo so. Le risposte che vi posso dare sono queste. Se volete altre risposte dovrete chiederle agli Aladel, anche se, come sapete, non ne otterrete» Valerie eruppe dal silenzio, con la violenza con cui affrontava di solito gli odiati mostri.

«Quindi, l'ossessione del nonno per quest'orso era perché aveva ucciso nostro padre?»

Norman si poggiò stancamente alla sedia. Lucas glielo aveva raccontato, una sera di molti anni fa, si era aperto con lui e solamente con lui su questa questione, rivelando i suoi sentimenti più cupi a quello che poteva essere considerato il suo migliore amico, il suo unico amico.

'Socchiudere la porta di questo mistero non porta che guai ai Connor e a tutti coloro che gli stanno attorno'

Queste erano state le sue parole. Tuttavia, doveva farlo, doveva dare la possibilità a quei due ragazzi di affrontare il loro destino ad armi pari, per onorare la memoria di quel maledetto vecchio. Non era forse questo il compito di un Capo Clan?

«No, non è solo per quello. Il combattimento con l'Orso era stato violentissimo, e, sebbene la Bestia fosse potente, Lucas e Andreas assieme potevano batterlo. Andreas, però, era troppo impulsivo, e giovane... e stupido – continuò guardando Valerie – e finì col farsi uccidere. Il vecchio, da solo, non poteva nulla contro un avversario del genere. Fu lì che successe qualcosa di strano, qualcosa che turbò profondamente vostro nonno – Norman cercò di respingere le lacrime, il dolore, la rabbia di non essere stato lì per evitare che accadesse tutto quanto – Dopo aver ucciso Andreas e ferito Lucas a morte, l'Orso avrebbe potuto tranquillamente uccidere anche lui, ma sembrò pentirsi immediatamente del suo gesto, sembrò rendersi conto di qualcosa. L'hai visto anche tu, quell'orso aveva una coscienza di se che va ben oltre quella dei comuni animali.

Fu mentre era in convalescenza alla Porta Azzurra che vostro nonno capì. Era successa la stessa cosa a suo padre, quando era cacciatore e aveva affrontato la sua prima Bestia. Per qualche motivo, quella bestia lo aveva riconosciuto, aveva capito che si trattava di un Connor e aveva esitato. Altrimenti, anche vostro nonno sarebbe morto quel giorno.

Dopo quell'episodio non lo trovammo più, gli Aladel non ci dissero mai nulla a riguardo, ma vostro nonno non smise mai di essere ossessionato dall'idea che l'Orso lo avesse risparmiato per il sangue che gli scorreva nelle vene» Valerie cominciava a tirare i fili di tutta quella faccenda, la motivazione con cui Lucas aveva cercato di svelare quel mistero, l'importanza di tenere segreta una cosa del genere, il fatto che suo nonno avesse voluto loro due per quella caccia. Tuttavia, queste nuove rivelazioni ponevano altrettante domande senza risposta.

«Non ci ha mai detto nulla di tutto questo» commentò Valerie sconvolta.

«Non ha mai detto nulla a nessuno. Aveva paura che la gente lo prendesse come il modo di un padre impazzito per la morte del figlio di dare un senso alla realtà, e, almeno su questo, aveva ragione»

«Perché noi Connor dovremmo essere speciali?» si chiese Valerie.

Norman scosse la testa.

«Non ne ho idea. Ma lo hai visto anche tu, quell'Orso avrebbe potuto ucciderti o ferirti. Invece si è fatto impalare dalla tua freccia senza nemmeno provare a difendersi»

Ed era vero.

Era il tassello che gli mancava per convincersi che si, l'ossessione di suo nonno era fondata, e qualcosa di vero in quella assurda teoria c'era. Ma cosa? E come fare a scoprirlo?

Gli Aladel.

Avevano ragione gli abitanti delle fattorie, gli Aladel erano coinvolti.

Gli Aladel, loro sapevano.

«Mandaci in veste ufficiale dagli Aladel della Porta Azzurra» esordì Valerie in conclusione del suo ragionamento. Lucien la incenerì con lo sguardo.

Capo Flynn la guardò senza capire.

«Puoi ripetere scusa?»

«Gli Esploratori Aladel cacciano Bestie come fanno i Cacciatori del Clan, e allora perché non hanno mai condiviso nessuna informazione con voi? Andiamo Norman, sai benissimo che gli Aladel custodiscono gelosamente i loro segreti, ma sarai d'accordo sul fatto che non possiamo permettergli di giocare con le nostre vite. Se non vuoi farlo per la nostra famiglia, fallo per Ron e il Verde, per Andreas e Gustav ed Harris. Se gli Aladel stanno facendo giochi strani con gli Umani, non credi che Re Olivander vorrebbe saperlo?»

Lucien, a braccia incrociate, poggiato al muro, si sorprese di trovarsi stranamente d'accordo con la sorella.

Norman siavvicinò alla finestra che dava sulla strada, ormai inondata dalla pioggiatorrenziale. La ragazza aveva ragione. Qualcosa poteva inventarsi, e poi,forse, si sarebbe liberato dell'incubo che la famiglia Connor aveva scagliatosulla sua esistenza.

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