04. Doveri e Rimorsi

Il mattino seguente non fu accolto dal sole. Le stesse nuvole grigie gravavano da diversi giorni su Folkrith, minacciando una pioggia che, tuttavia, non arrivava mai.

Per quella missione, Flynn aveva precettato due ex incursori con cui aveva cacciato altre volte, un esperto in caccia grossa di nome Ron e un esperto di tracce del Nord che tutti chiamavano Il Verde, per la sua capacità di seguire le tracce paragonabile solo alla destrezza degli Aladel della Porta Verde.

Valerie arrivò per ultima, spuntando dalle scuderie del presidio già armata e pronta per partire.

«Il Clan ha sempre la roba migliore» commentò lisciando il pelo della sua cavalla pezzata.

«Non sono le attrezzature che ci mancano – rispose Flynn con tono severo – E' il personale competente che è difficile da trovare» concluse fissandola e sfidandola a rispondere.

Valerie diede di redini al cavallo per accodarsi agli altri che erano già partiti.

«Una sola caccia» sentenziò la ragazza passandogli accanto. Aveva lo stesso sguardo fiammeggiante di quando aveva parlato con il nonno. Flynn annuì.

«Una sola caccia»

Aveva rispolverato tutti i suoi vecchi attrezzi. La spada di rame e acciaio, leggera e tagliente come un rasoio, i coltelli lunghi da caccia e il suo arco di maggiociondolo, uno dei migliori. Tutto di fabbricatura Necha, ovviamente. La divisa le cadeva ancora bene. Flynn si accodò senza aggiungere altro.

Partirono quasi subito. Ogni cavallo era stato rifornito di provviste e del necessario per costruire un rifugio per la notte. Flynn diede le specifiche della missione durante il tragitto.

La missione consisteva nel recuperare informazioni sulla Bestia o sulle Bestie che imperversavano nella regione del Bereling, a Ovest, a ridosso di picchi irti e montagne impenetrabili di roccia e ghiaccio. Era una zona complicata in cui cacciare, piena di grotte e caverne, e le Bestie non erano le uniche minacce in quella zona. Predatori come lupi e orsi si contendevano le fitte foreste che coprivano gran parte delle colline attorno ai numerosi villaggi che sorgevano in quella zona. Se fosse stato solo quello il problema, le staccionate di pali aguzzi, le fiaccole nelle torri di vedetta e un pizzico di buon senso da parte degli abitanti sarebbe bastato. Le Bestie, tuttavia, erano un'altra questione.

Valerie valutò i suoi compagni di viaggio.

Flynn lo conosceva bene. Attrezzatura semplice ed essenziale, spada corta e arco di frassino, nessun inutile eccesso, un perfetto allievo modello del nonno. Ron Percey era un armadio di due metri, pelato e pallido, vestito di una pesante armatura di cuoio e pelle d'orso. Non v'erano dubbi sul perché fosse considerato un esperto di caccia grossa. L'arco che aveva sulla schiena era grosso come un braccio di Valerie, rifinito con parti in osso e con diversi rattoppi ben visibili qua e la. Doveva avere un valore più sentimentale che altro, sicuramente, tuttavia, in mano a quel bestione sembrava potesse abbattere anche un toro. E se quella strana arma non fosse bastata, Valerie era piuttosto sicura che l'enorme ascia agganciata alla sua schiena potesse essere una valida alternativa.

Il Verde era tutto l'opposto. Vestito alla meglio con un'armatura di cuoio leggera, era magro, quasi troppo magro. Dalle poche informazioni che aveva ricevuto, sembrava che il suo lavoro fosse custode di un magazzino nella città portuale di Deyr. Come facesse a essere un esperto di tracce rimaneva un mistero. Eppure procedeva in testa, con un cavallo dal manto nero e opaco, al pari del colorito poco rassicurante della sua carnagione.

Tirando le somme, sembravano due tizi piuttosto comuni, senza particolari talenti. Esattamente come si poteva dire per lei. Valerie ricordava bene le pochissime missioni a cui aveva partecipato. Solitamente erano guidati da due Cacciatori esperti, il resto erano arcieri improvvisati ed ex soldati in cerca di soldi facili. Si guardò attorno, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Norman. Tre esperti e il Capo Clan per un mucchio di Bestie che spaventano dei contadini del Bereling?

Lucien era quello sveglio dei due, ma lei conosceva la caccia, i cacciatori, e la regole del gioco. Lasciò che Flynn continuasse il resoconto, le risposte sarebbero arrivate.

La loro missione era semplice: creare una trappola e prendere l'Orso, vivo o morto, e scoprire se faceva parte di un branco oppure no. Nel caso avessero trovato un nido avrebbero dovuto riferire agli Esploratori Aladel della Porta Azzurra e il loro compito sarebbe finito lì. Si soffermò soprattutto su quella parte, per Valerie, perché le fosse ben chiaro che non erano ammesse alzate di testa, specie quando si aveva a che fare con gli Aladel.

Chilometro dopo chilometro, i segnali di civiltà diminuirono fino allo sparire quasi del tutto. I piccoli villaggi di pescatori e contadini erano un ammasso di casupole sparse fra laghi, fiumi e foreste. Anche lì, comunque, avevano storie da raccontare sull'Orso. Qualcuno li mise in guardia, certo che uccidesse per fame, altri evitavano l'argomento della creatura orribile posseduta dalle Ombre. La teoria che colpì di più Valerie fu quella dell'uomo deformato e posseduto da un Non Morto che era riuscito a passare nel Mondo della Luce. Valerie era sempre rimasta affascinata da quella gente. Le Bestie erano creature subdole, che vivevano nell'ombra da cui venivano e che era la loro tana e il loro territorio di caccia. Durante le notti buie, il bosco, le praterie e le impervie zone montuose si tingevano di una profonda oscurità, e il regno degli uomini diveniva improvvisamente il regno delle Bestie. I Cacciatori venivano a vario titolo addestrati sul come affrontare quei mostri, e i migliori di loro erano considerati alla stregua degli eroi delle antiche canzoni, degni servitori del Guerriero Supremo Belenhur in persona. La maggior parte, tuttavia, come ogni cacciatore sapeva, era solo fortunato. Eppure, quei contadini e allevatori, quei pescatori e artigiani che a malapena sapevano come si scriveva il loro nome, non si sarebbero mai mossi dalle loro case per rifugiarsi dietro spesse mura o salde palizzate. Come ci tenne a sottolineare ogni singola persona, giovane o anziana che fosse, dopo aver detto la sua al Verde, loro amavano quella terra, e forse era quello il motivo per cui non l'avrebbero mai abbandonata. Quella era la loro terra, loro e dei loro padri, e se le Bestie volevano reclamarla, avrebbero dovuto ucciderli a uno a uno. Pensava a questo Valerie, ferma a poca distanza dall'entrata puzzolente di un fienile, mentre un'anziana sdentata ripeteva la stessa cantilena al Verde per l'ennesima volta. Orgoglio, onore e orgoglio. O solo ignoranza, forse.

Se sulla natura della Bestia le versioni variavano, L'opinione comune dei bifolchi del luogo sul responsabile di tale abominio, comunque, era piuttosto unanime e puntava il dito contro un solo colpevole, a vario titolo immischiato in quella brutta storia.

Gli Aladel.

Il Verde, tuttavia, ascoltava tutti, chiedeva e approfondiva ogni teoria, per quanto assurda sembrasse. Pagava da bere e si offriva di aiutare nelle loro umili faccende piuttosto di estrapolare la maggior parte delle informazioni da loro. Dopo una settimana di viaggio, giunsero all'ultimo villaggio, ai confini estremi del regno. Più a occidente di lì, c'erano solo le montagne dei Nani. A sera, accampati fuori dal villaggio, fecero il punto della situazione.

Dopo attente riflessioni, il Verde era giunto alla conclusione che l'Orso vivesse da solo e molto probabilmente non era un semplice Orso, bensì una Bestia. Flynn, che aveva tenuto per se determinate informazioni, fece comunque finta di sentirle per la prima volta. Durante il periodo intercorso tra il primo attacco e il loro arrivo i morti erano stati in tutto dodici e qui sorgevano le prime perplessità. Le Bestie di taglia media cacciano in branchi, vivono e muoiono col branco, anche se di Bestie simili a Orsi nessuno ne aveva mai sentito parlare. Inoltre, probabilmente a causa della statura e del fatto che le caverne e le miniere dei Nani sono il luogo perfetto per vivere in questo mondo, prediligono i Nani e di rado attaccano Umani o Aladel. Il resoconto lasciò tutti senza una risposta. Un comportamento insolito non significava qualcosa di particolare, ma adesso era imperativo trovare quella bestia e mettere fine ai suoi giorni di terrore. Una volta decisi i turni di guardia, si misero a dormire.

Il mattino seguente, durante un giro di perlustrazione, il Verde riconobbe le tracce di quello che sembrava un grosso Orso. La pista puntava dritta alle montagne. Partirono tardi, quando il caldo del pomeriggio cominciava a mollare la presa e il buio lentamente scivolava verso di loro. Dopo diverse ore di viaggio giunsero a un altopiano ricoperto di faggi. Il Verde diede l'alt quando si ritrovarono di fronte all'ingresso di una caverna. Dovevano aspettare lì, appollaiati sugli alberi. Il Verde era certo che quella fosse la tana di un orso.

Valerie si ritrovò sola, seduta su un grosso ramo, mimetizzata con l'ambiente nel tiepido silenzio della foresta. Appostata, aspettando la sua preda. Diede un profondo respiro.

«Il Cacciatore è silenzioso, il Cacciatore è paziente» ripeteva tra se come un mantra.

Ron e il Verde non le avevano chiesto niente, le avevano a malapena rivolto la parola. Diverse volte, nel corso di quella settimana, era arrivata al punto di contraddire Flynn, ma si era morsa la lingua. Non era più abituata ai dolori delle lunghe ore a cavallo, alla puzza e alla fatica.

Diede un altro respiro, e sorrise.

Finalmente si sentiva libera, serena, quasi le tremavano le mani dalla felicità. Quello era il suo habitat, la sua natura, inutile negarlo ora. Sentiva il fremito della caccia, il brivido incontrollabile della battaglia. Più grossa la preda, più eccitante l'attesa.

I pub di Astrand puzzavano di alcool e sudore. Tutti, senza eccezioni.

Dettaglio che, comunque, non aveva mai destato l'attenzione di nessuno. Ne per gli Osti come Oreth, conosciuti in tutto il territorio e non di certo famosi per l'igiene e le buone maniere, la maggior parte dei quali puzzava ancor più del loro locale, ne per le donne a ore che intrattenevano i clienti. Lucien, in particolare, adorava quel tipo di locale. Sia per il whiskey del giovanissimo Gulver, figlio di Oreth, sia per la birra, scura e speziata, sia, soprattutto, per le donne.

«Vedete – Stava dicendo alle due giovani signorine dai capelli rossi appoggiate assieme a lui sul divanetto – Se sfrego questa forchetta sulla manica posso sollevare questo pezzo di carta, così»

«E' magia» diceva una.

«E' così eccitante» faceva eco l'altra.

«Si vedete...» la voce gli morì in gola quando, passando lo sguardo sul bancone, riconobbe la sua sagoma ingobbita. Lucien ammutolì e rimase immobile, indeciso sul da farsi. Perché era venuto fin lì, cosa aveva in mente questa volta?

Avrebbe dovuto indagare, questo lo sapeva, se non per altro, perché altrimenti Valerie non glielo avrebbe mai perdonato.

«Scusate belle signore, aspettatemi qui, torno subito»

Attraversò il locale, lo sguardo fisso sul suo obiettivo. Gli si sedette accanto, ordinando due brandy.

«Bevi sempre il solito, vecchio?»

Lucas alzò la testa, e i suoi occhi tradivano una serata di alcool cominciata molto prima del pub.

«Allora, cosa ti porta di nuovo così lontano dal tuo buco?»

«Dov'eri?» il suo tono era basso, cavernoso, corrotto da una depressione oscura.

«Che vuoi dire?»

«Contavo su di te per impedire a Valerie di tornare a fare quella vita. Contavo sulla tua intelligenza e il tuo parlare raffinato. Perché non sei andato a dissuaderla?» chiacchiere da ubriaco. Lucien era indeciso se valeva la pena di rispondergli oppure no.

«Tu dovevi fermarla»

Come faceva sua sorella a volergli bene, a provare un qualsiasi sentimento positivo per lui. Per il suo quarto compleanno gli aveva regalato una zanna di Manticora.

«Non ti devo nessuna spiegazione»

«Non ho mai voluto questo per voi, mai...» sbiascicava leggermente, allungando le parole sulle altre e facendole scivolare su lievi lacrime che gli bagnavano gli occhi.

Si trovava sempre a disagio a riaprire quel capitolo della sua vita. Non era diventato inventore e alchimista per affrontare i demoni della sua infanzia o per placare la voglia di dominare su qualcuno di suo nonno.

«Sei ubriaco Lucas, ne parliamo un altro giorno»

Il vecchio agitò il braccio sferrandogli qualcosa che assomigliava a una manata su una spalla.

«Si, è così. Scappa via, scappa dalle tue responsabilità, sei un Connor, è quello che sai fare meglio»

Il ragazzo scosse la testa e allungò un amaro sorriso.

«Sai, ogni volta che parlo con te mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta» Lucas aprì leggermente gli occhi, dando dimostrazione che quella frecciata era arrivata in profondità.

«Le vedi quelle due laggiù – riprese Lucien indicando le sue amiche sul divanetto – Una delle due è sposata. Credo abbia un figlio anche. Eppure, stasera mi ubriacherò e andrò a letto con tutte e due e domani, indovina un po', riprenderò le mie occupazioni come nulla fosse e sai perché? Non per la mia mancanza di morale. Sono donne cresciute, fanno le loro scelte e si assumeranno le loro responsabilità. Quando ho saputo che volevate sia me che mia sorella, si, è vero, ho pensato a dissuaderla, ma poi mi sono detto, è grande abbastanza, mi ha cresciuto come una madre quando la nostra di madre, ci ha abbandonati a causa della morte di nostro padre. Ho quindi concluso che Valerie è perfettamente in grado di prendere le sue decisioni da sola, e assumersi di conseguenza le sue responsabilitàz

Finì il suo bicchiere e lasciò sul bancone soldi a sufficienza per un altro paio di giri.

«Se vuoi cercare la redenzione nel brandy accomodati pure, ma non venire da me a scaricarti la coscienza, hai sbagliato persona. Ognuno paga i propri errori, e, comunque sia, io non pagherò per i tuoi» Lucas tracannò un altro bicchiere.

Lotrovarono due giorni dopo, appeso al lampadario del salotto buio.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top