03. La Scelta di Valerie
Mancava una settimana all'arrivo della carovana dei Nani del Nord. Forkrith era l'ultima città del regno di Astrand, prima delle valli, da lì avrebbero proseguito verso le montagne, verso la città-miniera che aveva preso il nome della loro famiglia, quella di Galad-Hal.
Centro.
I Nani vendevano vestiti, pelli, gioielli e pezzi dei complessi macchinari dei loro cugini nomadi, i Necha, anche se non era per quello che a lei piaceva quella settimana di festa. Amava i nani, i loro costumi semplici e la loro giovialità, di cui sentiva la necessità, ora più che mai.
Centro.
A dire il vero, non gli sarebbe importato più di tanto di saltare quella ricorrenza. Capitava ogni anno, che differenza poteva fare saltarla? Forse, però, saltarla per unirsi di nuovo al Clan una differenza la faceva.
L'ultima freccia manco il completamente bersaglio.
Valerie rimase con l'arco teso, gli occhi viola scuro fissi sul centro di paglia, il solito ricciolo le cadde di fronte agli occhi. Il suo arco di Maggiociondolo vibrava ancora nelle sue mani, come quando era piccola e il nonno le insegnava a centrare la staccionata.
Rientrare nel Clan, ingoiare l'orgoglio. Come faceva suo fratello a non cedere mai? Lui era intelligente e furbo.
O forse solo egoista.
«Lucien certamente non si allenerebbe da solo di Domenica mattina» commentò delusa da se stessa.
Era passato un giorno dalla visita di Norman Flynn. L'aveva stupita la reazione del sergente istruttore. Secondo lui il suo talento era sprecato per gli Incursori, secondo lui Valerie era destinata, parola sue, a qualcosa di più grande. Tuttavia, la considerazione che aveva tormentato il suo sonno e che l'aveva convinta a prendere l'arco e sfogarsi col bersaglio, era stata una cosa che aveva detto Flynn.
Suo nonno l'aveva segnalata come la più indicata per quell'incarico. Perché?
Forse era per il suo carattere, quell'innata voglia di superare i propri limiti e migliorare se stessa. Quella sarebbe stata la risposta migliore. Durante il tragitto che la portò a casa del nonno le vennero alla mente un'altra dozzina di possibili alternative. Continuare la tradizione di famiglia, tenersi buoni elementi validi come lei invece che pescare a sentimento nelle file dell'esercito, oppure la missione era realmente rischiosa al punto che si poteva perdere la vita. Nessuna di quelle possibilità, tuttavia, arrivò a tirarle su il morale.
Riuscì a rimuginare su quelle congetture fino a che fu nel salotto buio, quando si accorse che tra le mani aveva un bicchiere di te freddo. Quando era piccola, il nonno le raccontava delle pericolose avventure che aveva affrontato con suo padre e poi, quando era diventato Capo, con il padre di Valerie. Aveva ucciso Bestie di tutti i tipi. Le possenti Manticore con i loro terribili aculei velenosi, branchi famelici di Licantropi, le terribili Idre e, addirittura, una volta gli aveva raccontato lo scontro con una Viverna, un mostro alato in grado, alle volte, di sputare un terribile veleno urticante.
Quando era toccato a lei, aveva constatato che quelli non erano solo racconti per impressionare una bambina. A sue spese aveva scoperto che Minotauri, Arpie, Sfingi e Basilischi esistevano veramente, erano realmente in grado di fare tutte quelle cose terribili narrate nei racconti. Aveva visto i suoi amici morire, i suoi superiori morire. Aveva visto fiumi di sangue e non aveva nemmeno trent'anni.
«Valerie, hai sentito quello che ti ho detto?»
Era stato il nonno a trascinarla in quella vita. Forse se suo padre non fosse morto durante una caccia, se sua madre, per il dolore provato, non fosse fuggita, allora, forse, lei sarebbe cresciuta come una ragazza normale, senza doversi occupare di suo fratello Lucien, senza allenarsi al tiro con l'arco da sola, di Domenica, quando chi può passa la giornata a oziare con la propria famiglia. Quello era sempre stato il lavoro del nonno, il retaggio della loro famiglia. Il nonno l'aveva cresciuta con l'idea che fare il Cacciatore serviva a proteggere i più deboli da quegli abomini propri del Mondo delle Tenebre.
«Valerie, stai bene?» le chiese il nonno tenendole la mano.
«Si» sussurrò lei bevendo una lunga sorsata di thé.
«So che Flynn è passato a proporti di rientrare nel Clan e...» Valerie sembrò riemergere dallo stagno dei suoi pensieri.
«Come fanno le Bestie a passare nel nostro Mondo? Gli Aladel controllano i tre Portali, li sorvegliano giorno e notte da secoli, come hanno fatto a eludere la loro sorveglianza? E' una cosa che mi sono sempre chiesta» Lo disse così, come una curiosità fine a se stessa. Lucas rimase interdetto per qualche secondo, approfittandone per sedersi con sua nipote e parlare come se fossero solo un vecchio e una giovane ragazza curiosa della vita.
«Nessuno lo sa di preciso. Varie teorie sono state formulate nel tempo. Potrebbe essere che abbiano attaccato uno dei tre Portali e siano riuscite a passare e gli Aladel non abbiano detto niente, o potrebbe essere che qualche Aladel gli ha lasciati passare di nascosto, cosa di cui dubito fortemente. La cosa più probabile è che siano arrivate qui moltissimo tempo fa, quando ne i Nani ne gli Aladel e nemmeno noi Umani eravamo a conoscenza dei Portali» Valerie annuì.
«Ma non dovrebbero bruciare se stanno troppo tempo da questa parte?»
«Certo, come noi moriremmo a causa della Piaga se andassimo nel Mondo delle Tenebre. Tuttavia, in entrambe i Mondi ci sono sia Luce che Ombra, il modo di sopravvivere si trova sempre»
Il modo di sopravvivere si trova sempre.
Forse era quello che la spaventava della vita da Cacciatore. Se ne usciva solo in due modi, morto o sopravvissuto. Non aveva più senso dare una possibilità a quella vita. Lucien era cresciuto, non doveva più difenderlo da nulla, lei era abbastanza matura da poter prendere la strada che voleva scegliere con le sue forze, senza sentirsi costretta da niente e da nessuno, ben che meno dal secolare retaggio di una famiglia di cacciatori.
L'imbarazzante silenzio che seguì a quella lezione breve durò a lungo.
«Non hai ancora scelto?»
«Perché hai fatto il mio nome con Flynn?» Lucas si aspettava quella domanda, eppure fu lo stesso sorpreso dalla violenza nel tono di voce della nipote.
«Sei già stata nel Clan, conosci le loro tecniche e il loro addestramento. Sei una dei migliori arcieri che abbia mai visto. Flynn aveva bisogno di un aiuto per una caccia e ho fatto i vostri nomi»
«Vostri?» Lucas si pentì immediatamente di quella dimenticanza.
«Sai che ho sempre provato a convincere Lucien a entrare nel Clan. Per le sue competenze» col tempo, la capacità di mentire di Lucas aveva perso colpi. Non che fosse mai stato così bravo nel farlo. Valerie era abbastanza grande da ricordarsi il giorno in cui Lucas era spuntato sulla porta di casa per comunicare alla loro madre che suo figlio, il loro padre, era morto in azione e avrebbe ricevuto funerali solenni. Come se questo avesse potuto aiutare sua madre a crescere due figli. Quel giorno, Lucas aveva riempito la loro casa e le loro vite di parole vuote e promesse senza futuro, rendendo la radiosa figura del Capo del Clan dei Cacciatori Lucas Connor, un semplice bugiardo con una bella divisa leggera addosso.
«Voglio la verità, nonno»
Il peso delle verità taciute sulla fine di Andreas, suo figlio e padre della ragazza, pesavano da troppo tempo sulle sue vecchie spalle. L'ossessione per il grande Orso, tuttavia, si era insediata nella sua mente come un cancro. Ed era qualcosa di reale, di vero e di personale, come lo era stata per suo padre, e per suo padre prima di lui. La caccia era una questione di famiglia, e nessuno dei suoi predecessori si era posto il problema del perché il loro nome fosse legato così strettamente alle Bestie.
Valerie voleva la verità. Le avrebbe dato la verità, la sua verità.
«Perché è nel nostro sangue, Valerie. C'è chi nasce nobile, con l'attitudine a governare, come gli Illuminati, chi comprende la natura della terra e la tramanda ai suoi figli e ai figli dei suoi figli, per intere generazioni. E c'è chi nasce per dare la caccia alle Bestie»
«Stronzate»
«Lo sono? Davvero? – Lucas affilò il tono e indurì i lineamenti – Puoi dire con assoluta certezza che non hai provato che disgusto per ogni affondo che hai messo a segno, per ogni Bestia che è morta sotto i colpi della tua lama? In tutta onestà, puoi affermare che non hai provato un brivido di potere per ogni creatura che hai ucciso?» Valerie sentì qualcosa risvegliarsi in lei, un grido strozzato che cercava di erompere dalle sue viscere.
«Forse vale per te ma non per noi» la ragazza sentiva che stava per cedere.
«Non per Lucien, forse – ora il tono del nonno era tornato quello duro e autoritario di un tempo – Ma tu Valerie... tu sei una Cacciatrice» fece una pausa, per rallentare l'impeto.
«So dei tuoi contratti con i mercenari» Valerie abbassò lo sguardo.
«Io...»
«Non ti sto giudicando – si affrettò a precisare Lucas – Sto solo dicendo che accettare omicidi su commissione non è una cosa che possono fare tutti. Bisogna essere affamati, precisi, metodici. Prima mi hai chiesto perché ho fatto il tuo nome con Flynn. Vuoi la verità? Questa è la verità, Valerie.
Tu sei una Cacciatrice, ce l'hai nel sangue, come tuo padre, come me e anche come Lucien, con le sue invenzioni. Non sei nata per nasconderti tra i balordi che vengono reclutati nell'esercito di sua maestà, e lo sai»
«Nonostante ciò che pensate tu e Norma, l'esercito di Re Olivander ha unificato gli uomini, ha elevato l'umanità. Non esistono solo i Cacciatori»
«Ci credi veramente?» il tono duro, privo di empatia, lasciò Valerie senza fiato.
«E contro chi deve combattere? I Nightfell hanno unificato i regni degli uomini millenni fa, gli Aladel se ne stanno nelle loro fortezze ad auto compiacersi e a malapena ci parlano e con i Nani siamo come fratelli. Non c'è più nessuna battaglia con cui ricoprirsi d'onore. Ci sono solo le Bestie, e...»
«Basta – esplose infine la ragazza – perché vuoi rendere anche la mia vita miserabile? Non ti è bastato perdere un Andreas, rovinare le vite di tutti noi?»
«Valerie...»
Valerie si sentì crollare in mille pezzi. Una persona normale sarebbe scoppiata in lacrime, avrebbe urlato e protestato, avrebbe difeso il suo onore. Lei, invece, rimase in silenzio, a contemplare quanto quelle parole suonassero maledettamente vere. Si, aveva provato un brivido di potere, aveva sentito l'ardente soddisfazione di vedere quelle creature morire per mano sua, aveva goduto nel dar loro la caccia per poi sentire l'inebriante odore del loro sangue. Quando, poi, era stata buttata fuori dal Clan, aveva dovuto accettare omicidi su commissione per provare di nuovo quel brivido. Ma non era la stessa cosa, non gli aveva dato lo stesso piacere.
In quel momento scivolarono nella sua mente i ricordi di quando era bambina. La fila di divise con le mostrine che sfilavano per casa per venire a fare reverenza alla leggenda dei Cacciatori, Lucas Connor, il senso di potere che dava porgere un saluto a chi lo meritava di rimando e ignorare coloro che non ne erano all'altezza. Ricordava con quanta fermezza Andreas difendeva le scelte difficili e l'operato di suo padre. Anche lui sarebbe diventato Capo Clan, un giorno, uno degli argomenti principali dei litigi tra i suoi genitori.
«Ti sei mai chiesto perché mi sono fatta buttare fuori dal Clan? Perché non volevo finire come papàz si affrontarono per qualche secondo, in silenzio, gli occhi viola di Valerie luccicavano di lacrime che ardevano come braci.
«Ora spero solo di non finire come te» disse imboccando il corridoio. Lucas rimase a guardarla uscire e, in seguito, rimase immobile a fissare la porta, a pensare a quelle parole cariche di risentimento. Flynn comparve dalla cucina alle sue spalle con due bicchieri di brandy.
«E' sempre stato così tosto essere un Connor?» Lucas prese il suo bicchiere e ne bevve una lunga sorsata.
«Anche peggio»
Per Norma era sempre stato un onore essere considerato la spalla della leggenda dei Cacciatori Lucas Connor. Un onore che lasciava spesso l'amaro in bocca.
«Secondo te accetterà?» Il vecchio Connor percepì il senso di disgusto per se stesso nel fondo del bicchiere, quel profondo e amaro gusto di sconfitta che lo accompagnava da quando Andreas era morto. Menzogne e ancora menzogne. Il mistero sul grande Orso andava risolto, però, a qualsiasi costo, non c'era cosa che importasse di più.
«Certoche accetterà, è una Connor»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top