01. Una volta Cacciatore, sempre Cacciatore
L'aria odorava di pioggia. Sarebbe stato il ventunesimo giorno consecutivo. Lo sentiva da quella brezza portata dal vento, fra il porfido intriso di umidità delle strade e il marciume accatastato in disordinati mucchi dei vicoli. Si accese una sigaretta, una di quelle della custodia in pelle che aveva tormentato per tutto il tragitto, mentre la carrozza procedeva a sobbalzi tra le strade di periferia.
«Maledizione Lucas, proprio in questo cesso dovevi ritirarti» commentò disgustato dai miasmi provenienti dalla strada.
La carrozza svoltò ancora per qualche vicolo di botteghe di fornai e pub cupi e dalle finestre patinate di fumo. Non scostò mai le tendine. La carrozza arrestò l'incedere bruscamente. Anche al chiuso poteva percepire le sferzate gelide del vento che spazzavano quelle strade deserte e silenziose.
«Ombre, che schifo di posto» commentò da fuori il cocchiere prima di annunciare l'arrivo. La periferia della città era sempre uguale, un posto dove si rifugiavano quelli che non ce l'avevano fatta, o quelli che avevano dato i loro anni migliori a una causa e ora volevano solo essere dimenticati.
Un tuono lontano accompagnò i pochi passi dalla strada fangosa fino all'uscio del numero nove di Pine Street. Norman bussò tre volte.
«Chi è?» rispose una voce brusca e rauca.
«La tua spina nel culo, sono tornato a tormentarti»
Si sentì un rumore metallico di chiavistelli e poi, di colpo, la porta si aprì.
«Il Capo muove il culo fino a questo cesso di quartiere? Quale inaspettato onore» commentò Connor.
«E' davvero un cesso Connor, posso entrare?»
«Certo Capo, come potrei rifiutare»
Norman ordinò ai due Cacciatori della scorta di rimanere di guardia. La casa di Lucas Connor era come ci si poteva aspettare da un Cacciatore del Clan, sebbene in pensione. Arredamento spartano, tende pesanti a coprire sguardi indiscreti, porte e finestre dotate di inferriate e chiavistelli. Norman, data la sua lunga esperienza, potè notare anche il gran numero di armi improprie camuffate in casa. Come quel finto ombrello nell'angolo del corridoio, o la spranga chiodata che fungeva da stipite della porta del salotto.
«Ombre, Sei in pensione Lucas, hai quasi settant'anni, dovresti rilassarti e goderti il meritato riposo. C'è ancora vita fuori, lo sapevi?» concluse Norman entrando nel salotto buio.
Non dimostrare l'età avanzata era la prerogativa di Lucas. Pelle abbronzata, fisico robusto, solo i capelli bianchi lo tradivano, corti e dritti come una schiera di soldati sull'attenti. Norman non lo andava a trovare spesso.
Solitamente, passava per casa sua quando aveva bisogno del consiglio del suo mentore, quando il peso della sua responsabilità andava condiviso con chi ne conosceva l'entità.
«Ti fai ancora la barba come se dovessi metterti in divisa» gli fece notare Norman, per sottolineare le parole precedenti.
Lucas, versati due bicchieri di brandy, tornò dal suo ospite.
«Allora Norman, hai fatto un salto dalla parte opposta della città per rompere le palle o volevi qualcosa?» Si sedettero.
«Come va con la gamba?» Connor lo fissava, con quegl'occhi d'acciaio che l'età non aveva minimamente scalfito.
«Non ci faccio le maratone. Che si dice giù al Quartier Generale?»
«Il solito. Alla fine avevi ragione, Leonard ha passato i test, è pronto per prendere il mio posto... quando le Tenebre mi prenderanno» scoppiarono in una grassa risata. Parlarono a lungo, ragguagliandosi sulle ultime notizie dalla città e la vita che procedeva più o meno regolarmente al Quartier Generale del Clan dei Cacciatori, anche se era Norman che teneva la maggior parte del discorso.
«E Vincent?» la domanda di Lucas sfilò accanto a Norman come una stoccata di contrattacco.
«Vincent, il bottaio esperto di martelli da guerra e battute che non fanno ridere» Lucas annuì, sorridendo. Norman si passò una mano sulle labbra, evidentemente a disagio.
«Vincent non ha fatto ritorno dalla sua ultima caccia» Lucas si limitò ad annuire. Aveva sentito quella frase troppe volte perché gli facesse ancora effetto. Ancora di più erano state le volte in cui aveva dovuto pronunciarla di fronte a genitori sconvolti, figli, mogli, mariti.
«Un branco di Licantropi?»
Norman, però, aveva lo sguardo fisso sul suo bicchiere pieno. Scosse la testa senza dire nulla. Lucas aggrottò la fronte.
«Manticore?»
Norman scosse il capo di nuovo.
«Niente Bestie»
Connor alzò il mento, socchiudendo gli occhi, come faceva sempre quando rifletteva su qualcosa di serio.
«Un normale incidente di caccia? Pensavo mi avessi detto che Vincent era uno dei migliori»
«Lo era, Lucas. Lo era»
Solo in quel momento Connor si soffermò a esaminare il suo ospite. Blusa blu scuro coi bottoni argentati, spalline con frange. Aveva poggiato i guanti di pelle sul tavolo e probabilmente aveva lasciato lo stocco sulla carrozza.
«Porti la divisa ufficiale, qualche evento importante?»
Norman ingollò un sorso, lo sguardo velato di nuvole tempestose. Ci mise un po' a rispondere. Fissava il bicchiere come se li ci potesse trovare la risposta che cercava.
«Ho sbagliato a venire qui» disse alzandosi, ma Connor lo fermò, invitandolo a rimettersi seduto. Non sembrava una richiesta, aveva più l'aria di uno dei migliaia di ordini che gli aveva dato quando era al suo posto, quando era Capo del Clan dei Cacciatori.
«E' tornato Connor. Il grande Orso è tornato» Connor subì la notizia come una pugnalata al cuore.
«Sono appena stato a una riunione con Re Olivander, il Generale Winland e il comandante della guardia cittadina di Folkrith. Sono già morti sei civili, gli avvistamenti non fanno che aumentare, e non c'è alcun dubbio su questo. E' lui, Lucas»
«Quanti Cacciatori ha ucciso?» sibilò Connor svuotando al salto il suo bicchiere di Brandy.
«Sette»
Connor distolse lo sguardo.
Il petto cominciava a prudergli, proprio lì, dove la lunga cicatrice gli ricordava quell'incontro che mai avrebbe potuto dimenticare.
«Cosa sei venuto a fare qui, Norman?» Il Capo si alzò in piedi, nervoso, misurando il salotto a grandi passi.
«Avevamo una teoria, al tempo, ricordi?»
«Come potrei dimenticare. Ricordo che quella Bestia maledetta mi ha quasi strappato via il cuore dal petto. Ricordo il dolore e il desiderio di morire. Se sei qui per chiedermi di tornare, la risposta è no»
«Non dire fesserie Lucas. Hai sessantanove anni e ti reggi a malapena in piedi. Al tempo avevamo ipotizzato che ti avesse risparmiato la vita per un motivo, un motivo ben preciso, ricordi?» Ci fu una pausa, una lunga pausa piena di tensione.
«Devo fermarlo Lucas« Connor aveva lo sguardo fisso sul suo bicchiere. Il grande Orso.
«Connor...»
«No – lo fermò Lucas – Non so cosa tu abbia in mente ma... Non lo posso fare»
«Ho bisogno di tua nipote Lucas» Connor scattò verso il suo amico con lo sguardo inferocito.
«Sei impazzito? Non mettere in mezzo Valerie. Ho già perso mio figlio e mia moglie per questa follia»
«Connor...»
«No Norman, non se ne parla»
«Connor – tuonò il Capo – Lo sai che non te lo chiederei se non fosse necessario. Dammi una soluzione alternativa e la metterò in atto, una soluzione valida tanto quanto quella che per anni abbiamo perfezionato, aspettando questo giorno. Dammi qualcosa Connor, altrimenti lo sai cosa succederà»
Lucas tremava.
Tremava la mano che teneva il bicchiere e quella che lo riempiva di brandy, tremavano le labbra e le immagini terrificanti che emergevano dagli abissi delle sue paure.
«Sono stato ossessionato da questa storia per tutta la vita» disse solo questo.
Tornò a sedersi, sfiorandosi il petto, e giù, fino all'addome. Norman rimase a guardarlo, pentendosi di non essere riuscito a trattenersi.
Lucas Connor era stato uno dei migliori Cacciatori, in passato, e come Capo Clan aveva reso la caccia alle Bestie un lavoro per esperti, qualcosa di raffinato, uno dei migliori Capi che avessero mai prestato giuramento.
Quello che aveva di fronte, però, era un uomo piegato dalla stanchezza e dalla vecchiaia. Improvvisamente si sentì piccolo di fronte a Lucas, tornò a sentirsi la matricola che non aveva mai sentito parlare di Licantropi e Manticore.
«Perdonami Lucas. Non sarei dovuto venire, non avrei dovuto nemmeno dirti dell'Orso. Come sai, è un'informazione riservata, quindi, ti sarei grato se ti tenessi la cosa per te. Troverò un'altra soluzione» Riprese il corridoio.
«Non c'è un'altra soluzione – lo fermò Connor versandosi altro Brandy – Valerie è a Blue Hills, vuole diventare Incursore» Norman avrebbe voluto dire qualcosa, ma Lucas stava concludendo.
«Ti servirà anche Lucien» Il Capo si voltò, stupito.
«Lucien?»
«Si, anche mio nipote, sangue del mio sangue, sono i parenti più diretti che ho. Se vuoi una valida occasione per catturare o uccidere quella bestia maledetta, ti serviranno entrambe. Parlerò io con Lucien, tu pensa a Valerie» concluse, poi si voltò e sparì nel buio del salotto.
Norman si ravviò la divisa e uscì. Un raggio di sole esplose dalle nuvole pesanti sopra Astrand. Prima di riprendere la strada sulla sua carrozza, accese un'altra sigaretta.
"Tutti edue? Ero riuscito a chiudere coi Connor, maledizione»
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