Alexandros

Il falò di quella sera fu abbastanza normale, nonostante gran parte dei ragazzi del campo fossero venuti a conoscenza del genitore divino di Skyler. Alexandros credeva che molti avrebbero reagito in modo esagerato - insomma, non si vede tutti i giorni la figlia di un pezzo grosso - ma con sua sorpresa, notò che erano riusciti con facilità a far integrare la ragazza. Mentre con sguardo fiero osservava come Percy e Annabeth, la sua ragazza stratosferica, interagivano con la nuova arrivata, si preparava mentalmente per l'esibizione con il suo gruppo, che si sarebbe tenuta a momenti, tamburellando con le bacchette della batteria sugli spalti in legno. Quando Chirone finì di dare indicazioni sulla 'Caccia alla Bandiera' che si sarebbe tenuta il giorno dopo, presentò il suo gruppo e Alexandros, facendo un grosso respiro, si alzò raggiante e si diresse verso la sua amata batteria. Intanto gli altri componenti del gruppo presero posizione ed iniziarono ad accordare gli strumenti. Era una band decisamente strana. Alla voce vi era una figlia di Afrodite, alla chitarra elettrica un figlio di Ares e al basso una figlia di Nemesi. Poi c'era lui, che, modestamente, si riteneva il componente più importante del gruppo - nonché il più figo. Quando tutti furono pronti, diede il tempo sbattendo le due bacchette sopra la sua testa e iniziarono l'esibizione. Avevano optato per una cover dei Queen e stavano andando alla grande! Certo, Aylen - la figlia di Afrodite - non avrebbe mai potuto raggiungere il grande ed immenso Freddie Mercury, ma se la stava cavando discretamente. Intorno a loro, gran parte dei ragazzi del campo li guardava incantati e cantava insieme a loro; era una sensazione straordinaria! Continuarono a suonare per altri due o tre minuti, fino a quando la canzone non finì. La musica scemò di colpo e al suo posto nell'aria fluirono gli applausi di tutti i presenti al falò. Con aria soddisfatta e un sorriso a trentadue denti, il batterista tornò al suo posto, accompagnato dagli abbracci e pacche sulle spalle dei suoi compagni di cabina. Intanto Chirone riprese a parlare dando le ultime istruzioni per le attività che si sarebbero svolte il giorno seguente e congedando i ragazzi nelle loro cabine. Si era appena avviato al seguito dei suoi fratelli, quando qualcuno lo chiamò.
«Alexandros!» il ragazzo si voltò e vide la figura di Skyler venirgli incontro.
«Ehi, Sky, vedo che ti sei integrata» la mora lo guardò dall'alto - per così dire - del suo metro e sessanta e gli sorrise.
«In effetti non ho mai fatto amicizia così in fretta» fece una piccola risatina nervosa, grattandosi la punta del naso «ma mi volevo congratulare con te per l'esibizione. Siete stati fantastici!»
«Beh è ovvio, ci sono io nella band» il ragazzo portò una mano nei capelli e sorrise alla ragazza con fare da modello. Poi delle figure in lontananza attirarono la sua attenzione. Percy, Annabeth e suo fratello maggiore, Will Solace, stavano abbracciando un ragazzo alto e dalla corporatura esile, completamente vestito di nero.
«Vieni, ti devo presentare una persona» Alexandros prese Skyler per un braccio e, prima ancora che la ragazza potesse dire qualcosa, la trascinò verso il gruppo di ragazzi.
Arrivati da loro, prese la ragazza per le spalle e con aria solenne presentò il ragazzo nuovo.
«Skyler, questo è Nico Di Angelo, capicabina della casa tredici e tuo fratello maggiore»

X

Quello che Alexandros stava facendo, era forse il sogno più strano di tutta la sua vita.

Si trovava in un luogo lugubre e buio, talmente tanti da non riuscire a distinguere le figure davanti a se. Era nascosto dietro la colonna di uno strano tempio e tentava di ascoltare la conversazione tra le due strane figure, ma da quella postazione riusciva soltanto a sentire delle frasi sconnesse e dei sibilii.
«Manca poco... è tutto pronto... manca solo il ragazzo...»
Ragazzo? Doveva riuscire a capire di che diavolo stavano parlando a tutti i costi. Era solo un sogno, ma aveva una terribile sensazione.

Il figlio di Apollo tentò di spostarsi verso la colonna avanti, ma nel tragitto calpestò qualcosa che scricchiolò sotto i suoi piedi, riecheggiando in tutto il tempio. I sibilii e i sussurri cessarono di colpo; contemporaneamente anche il ragazzo smise di respirare. Rimase fermo in quella posa, con la mano protesa verso l'altra colonna e il piede a mezz'aria. Non muoveva un singolo muscolo per evitare di essere ulteriormente scoperto, ma a quanto pare non bastava. Al rumore dei sibilii si unì quello dei passi di una delle due figure. Si stava avvicinando a lui. Chiuse gli occhi istintivamente, ma quando li riaprì si ritrovò nel suo letto, a fissare il soffitto della cabina sette.

Provò a riaddormentarsi, ma non ci riuscì. Nella sua testa continuava a riecheggiare quella voce sibilante,e le parole "manca solo il ragazzo" erano impresse a fuoco nella sua mente. Aveva un brutto, bruttissimo presentimento. Scosse la testa, come per eliminare quei pensieri e si alzò lentamente dal letto, per evitare di svegliare il ragazzo che dormiva nella parte superiore del letto a castello. Il più silenziosamente possibile prese la sua chitarra e uscì dalla cabina. Il freddo pungente della notte lo colpì, facendogli venire la pelle d'oca, ma nonostante questo, si lasciò guidare dalla luce della luna e si diresse verso la collina dell'Athena Parthenos, dove di solito andava a pensare.

Arrivato lì, con sua immensa sorpresa, si ritrovò un'insolita compagnia. Skyler era appoggiata alla statua, seduta a mo' di indiano, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi, rivolta verso il campo.
«Ehilà» il ragazzo si sedette vicino a lei, poggiandole una mano sulla testa a mo' di bastone, per evitare di cadere.
«Oh, ciao, che ci fai qui?» chiese lei, prendendo il polso del ragazzo e togliendo la mano dalla testa, guardandolo con disappunto.
«Dovrei essere io a farti questa domanda, considerando che mi hai rubato il posto» sorrise, mentre poggiava la chitarra sulle gambe, iniziando a strimpellare una melodia inventata al momento.
«Non riuscivo a dormire e sono venuta qui a disegnare, tu?» solo in quel momento il ragazzo notò che Skyler aveva appoggiato sui polpacci un piccolo blocco da disegno nero.
«Ho fatto un sogno strano e mi è passato il sonno. Allora, com'è stata la tua prima giornata al campo?»
«Piuttosto strana» rise lei «È tutto così surreale. Non posso credere di essere figlia di una divinità. E che divinità. Ho sempre pensato che Ade fosse il suo più figo!»
«Adesso non esagerare» la interruppe il figlio di Apollo «non potrà mai arrivare ai livelli di mio padre»
Skyler alzò la mano e mosse le dita sopra e sotto, come per creare una bocca, scimmiottando il ragazzo, che le diede una spallata, facendola ridere.
«Comunque è normale che tu ti senta così» continuò lui «anche io il primo giorno ero piuttosto spaesato, ma è tutta una questione di abitudine, sta' tranquilla»
La mora gli sorrise e ripresero a parlare, fino a quando la voce di lei non scemò lentamente. Dopo circa dieci minuti di monologo su quanto fosse figo Star Wars, Alexandros si accorse che la ragazza si era addormentata; cercò di svegliarla, punzecchiandole la guancia con un ramo trovato lì vicino. Ma lei non accennava a svegliarsi, così lasciò la chitarra vicino all'Athena Parthenos, prese in mano il blocco da disegno e si caricò la ragazza sulle spalle come fosse un sacco di patate. Lentamente scese dalla collinetta e portò la figlia di Ade alla sua cabina. Con sua sorpresa trovò Nico sulla soglia della casa, intento ad entrare.
«Ehi Nico»
«Ohi Ale- quella è Skyler?» il figlio di Ade aprì la porta della casa con una spallata, mormorando delle imprecazioni greche contro di essa.
«Ehm... già. L'ho incontrata all'Athena Parthenos, abbiamo parlato un po' e si è addormentata»
«Dammi qua» Alexandros pose la ragazza al fratello che la prese in braccio e la posò sul letto. Intanto il figlio di Apollo tratteneva la porta con un piede, guardando la piccola cabina di Ade, arredata come la camera di un adolescente - sebbene Nico avesse ben ventidue anni - piena di poster di gruppi che Alexandros non aveva mai sentito e CD sparsi sul letto opposto a quello dove Skyler stava dormendo. Le pareti erano pittate di nero e al centro di una di esse, vi era una grande finestra circolare, con il davanzale ricoperto da cuscini, che dava sul Pugno di Zeus. Sotto di essa di trovava invece una Fender Stratocaster nera, ovviamente, con dei teschi bianchi e rossi disegnati sopra, attaccata ad un piccolo amplificatore Marshall.
«Beh, io andr- aspetta un secondo...» disse il figlio di Apollo, guardando Nico che metteva in ordine delle carte sparpagliate sul suo letto «quelle sono carte di Mitomagia?»
«Esatto, ci giochi anche tu?» l'altro prese una scatola rigorosamente nera da sotto il letto, nella quale si trovavano un'infinità di carte simili a quelle sul letto.
«Sì, è uno dei miei giochi preferiti! Ma quante carte hai?!» Alexandros per poco non svenne davanti al l'immensa collezione del figlio di Ade, che intanto lo guardava divertito.
«Oh, le colleziono da un po'. Vuoi fare una partita? Puoi scegliere tutte le carte che vuoi» e dicendo questo, Alexamdros entrò come una scheggia nella cabina e si posizionò sul letto dell'altro, dove restò fino alle prime luci del mattino.

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