Nonni

«Eccoci qui.» Annuncia Arthur. «Siamo arrivati.»

Gira l'angolo ed un immenso hotel s'erge non molto distante da noi. Osservo rabbuiata ed irata l'enorme struttura per poi spostare la mia attenzione sul sedile davanti. Non ho mai potuto risiedere in un posto del genere a causa delle impossibilità economiche ed ora pernottare qui mi sembra un tradimento verso la mia famiglia. Non siamo stati invitati solo per banchettare e danzare ma per altro. Non so bene il motivo, ma sono alquanto sicura che non sia piacevole. Pochi istanti dopo Arthur parcheggia, permettendoci di scendere dalla vettura ed afferrare i rispettivi bagagli. Senza degnare di un singolo sguardo i passeggeri dell'altra vettura, mi dirigo con Leila verso la hall. Quando sfortunatamente siamo al completo, Arthur avanza verso la reception, firmando e prendendo le chiavi dei rispettivi dormitori. Søren condividerà la stanza con Kendra, Arthur con Leila, Robert con me ed i restanti due Warg l'ultima delle quattro. Il sol pensiero di quei due insieme mi fa salire l'acidità allo stomaco. Avverto un brivido sinistro trapassarmi la colonna vertebrale ed un singulto partire dal petto sino a raggiungere le labbra. Do loro le spalle, non volendo soffrire ancor di più, e cammino con Robert verso la nostra camera d'hotel. Non appena varco la soglia, rimango interdetta: c'è solo un letto matrimoniale! Guardo allibita la stanza, uscendo in gran fetta e scrutando Robert con cipiglio.

«Qualcosa non va?» Domanda confuso.

Gli faccio cenno d'entrare mentre gli altri attendono in corridoio con sguardi confusi e spaesati. Solo Leila sghignazza maliziosamente. Sarà stata una sua idea? Prima che possa domandarglielo, ritorna Robert con sguardo omicida.

«Ragazzi un po' di gioia! Sembra abbiate visto un Vuoto!» Esclama Leila con ilarità.

«Peggio.» Ringhio di rimando.

«Questa volta sono d'accordo con l'umana.» Risponde rapidamente Robert, affiancandomi. «Ho una compagna!»

«Cosa significa?» S'intromette Søren. «Di che state parlando?»

«Nulla.» M'intrometto irritata. «Va bene così. Ci adegueremo.»

Robert mi guarda interdetto, ma gli faccio cenno di star zitto.

«No.» Ringhia Søren. «Adesso spiegate tutto.»

«In hotel era disponibile solo una camera con letti singoli, ovvero quella tua e di Kendra. Noi altri, invece, alloggeremo in quelle matrimoniali.» Spiega Leila mellifluamente.

«COSA?! Non se ne parla.» Sbotta Søren alterato. «Loro dormiranno separati.»

Guardiamo sconvolti il Warg dinanzi a me. Il cuore perde un battito e la gola mi si secca. Avverto uno strano calore propagarsi dal petto fino al basso ventre, facendomi fremere. Sento caldo, troppo caldo. Devo cambiare aria. Subito.

«Forza Kendra.» Esordisce Søren, afferrando la Warg per un polso e strattonandola dietro di sé. «Questa camera è nostra.»

Detto ciò, ci sbatte la porta in faccia. Guardo gli altri, incapace di capire cosa sia appena accaduto, mentre si odono la voce stridula della Warg e quella più roca di Søren. Stanno litigando, perché?

«Cos'è appena successo?» Chiedo confusa.

«Nulla, nulla.» Risponde Leila, ghignando malignamente. «Voi alloggerete lì.»

Poco dopo entriamo in un'altra camera d'hotel, costatando sollevati che ci sono due letti singoli. Mentre Robert s'intrattiene fuori con Arthur, mi dirigo in bagno. Osservo incredula la vasca idromassaggio per poi azionarla e lanciare un gridolino per la troppa gioia. Quand'ero piccola potevo solo sognare di poter rilassarmi in una vasca del genere ed ora invece è qui, davanti a me. Senza perder tempo chiudo la porta, mi denudo e cautamente mi immergo. Afferro una delle tre scatolette con i sali, svuotandola nell'acqua calda. Osservo le bollicine colorate mentre l'odore di pino inonda la stanza. Aziono l'idromassaggio e poggio il capo su un cuscinetto, rilassandomi. Chiudo gli occhi ed inspiro l'odore di pino a pieni polmoni. Sospiro beata. 

Søren...

«Cosa?!» Sobbalzo con le gote arrossate a causa di ciò che avevo pensato. 

Ho le palpitazioni e non riesco a tranquillizzarmi: «Devo pure combattere contro il mio cuore prima che lui me lo distrugga!»

Scuoto il capo interdetta e cerco di terminare il bagno quanto prima. Poco dopo esco dalla vasca, mi asciugo con un asciugamano, morbido e profumato, ed indosso l'intimo.

TOC TOC!

Sobbalzo ed istintivamente stringo l'asciugamano al petto, emettendo un gridolino a causa dell'inaspettato rumore.

«Muoviti ad uscire o sfonderò la porta.» Mi minaccia giocosamente Leila.

«Non lo faresti mai.»

«Non ti conviene sfidare una donna gravida con gli ormoni impazziti.»

Scoppio in una fragorosa risata e mi dirigo verso la porta, aprendola così da permettere a Leila di stringermi a sé e baciarmi la guancia destra.

«A cosa devo questo tuo sbalzo d'umore?» Trattengo a stento una risata.

«Dobbiamo prepararci per il Galà.»

«Sì, ma il mio abito lo hai tu.» Le ricordo con disapprovazione. «L'hai scelto per me e non me l'hai ancora fatto vedere.»

«Infatti sono qui con il vestito ed i trucchi.» Squittisce allegra, battendo gioiosamente le mani. «Forza! Forza! Forza!»

Si sposta alle mie spalle e mi spinge verso il centro della stanza. Fortunatamente Robert non c'è o l'avrei uccisa con le mie stesse mani. Odio farmi vedere mezza nuda dalla gente. L'ho sempre odiato. Leila mi fa accomodare su una sedia ed apre il suo beauty-case, mostrandomi un'infinità di trucchi. Impugna un pennello con la mano destra ed uno strano oggetto tetraedrico con l'altra. Si avvicina minacciosamente al mio volto con quegli arnesi quando la blocco per i polsi.

«Adesso che c'è?» Chiede infastidita.

«Ho un bisogno disperato di vedere la mia famiglia, o per meglio dire ciò che ne rimane.»

«Va' avanti.»

«Mi accompagneresti da loro?»

Leila alza il capo e fissa l'orologio: sono le 18:36. Dopo mi guarda e mi sorride con gentilezza. 

«Questo vuol dire che dovremo muoverci.»

«Grazie! Grazie! Grazie!» Mi alzo di scatto dalla sedia, precipitandomi tra le sue braccia. «Però non dovrà venire nessun altro con noi.»

«Ne parlerò con Arthur.»

«Leila...ti prego.»

«Dovrò avvertire mio marito, ma non verrà nessun altro a parte noi. Non ti preoccupare, fidati di me.»

«Leila...se non fosse che sono una donna e mi piacciono gli uomini, ti sposerei seduta stante.»

«Sei una lusinghiera nata.» Sghignazza paonazza in viso. «Ora al lavoro!»

Accenno un sicuro sì col capo, sorridendo felice. Leila non perde tempo e comincia subito a dipingere il mio volto: applica un ombretto color carne sulle palpebre, sfumando i lati con del marrone scuro, colora la lima inferiore della palpebra con una matita scura, allunga le ciglia con del mascara nero, colora le mie gote con della terra rosata e spalma sulle labbra un rossetto color carne. Senza permettermi di guardarmi allo specchio, mi spinge verso il letto per poi sparire nell'altro atrio. Poco dopo torna con una gruccia in mano ed un telo nero chiuso appeso ad esso. Lo fa dondolare dinanzi ai miei occhi incuriositi, aprendo poi la cerniera. Ed ecco che mi mostra un vestito corto sino al ginocchio, mono-spalla a manica lunga color verde bosco con sfumature aranciate. Ammiro estasiata la scelta fatta dalla mia amica. È un abito veramente bellissimo. Leila scoppia in una fragorosa risata, notando divertita il mio viso completamente sconvolto da così tanta raffinatezza e semplicità.

«Da ciò posso desumere che ti piaccia.» 

«Mi piace? Certo che no!» Esclamo interdetta. «Lo adoro!»

La stringo a me e le deposito un bacio sulla guancia, ridendo felice. Poco dopo ci ricomponiamo e Leila mi aiuta ad indossare l'abito e ad allacciare il piccolo nastro. Mi porge un paio di scarpe chiuse arancioni tendenti al marrone vivo. Le provo e subito corro a specchiarmi. Guardo l'abito, le scarpe ed il trucco. Stento a riconoscermi...sono davvero così bella? Leila interrompe la mia silenziosa contemplazione, gridandomi di sedermi poiché deve piastrarmi i capelli. Adesso sì che sembro una vera amazzone!

«Questa sera farai strage di cuori!» Esclama Leila soddisfatta del suo operato. 

Poggia le mani sulle mie spalle e ride allo specchio. Mi giro a guardarla e la stringo a me. 

«Grazie di tutto.» Ammetto sinceramente. «Grazie davvero.»

Una lacrima fuggitiva le solca la gote piena, ma subito scuote il capo in diniego. Sorride come al solito e mi incita ad aiutarla. Faccio come richiesto, osservandola truccarsi e sistemarsi i capelli come una vera professionista. Alla fine si specchia e sorride felice dell'operato. Questa sera indossa un top argentato merlettato in pizzo ed una gonna blu elettrico che le nasconde parzialmente la pancia, sporgente ed appunta. Ormai manca poco all'arrivo della piccola peste! Afferriamo entusiaste i cappotti ed usciamo dall'hotel. Chiamiamo un taxi ed insieme ci dirigiamo verso la casa dei miei nonni materni. Lungo il tragitto avverto il cuore battere prepotentemente contro la gabbia toracica, il respiro mozzarsi e le gambe liquefarsi. Percepisco il sangue fluire rapido nelle vene e la salivazione azzerarsi. Sento le budella arrovellarsi su loro stesse e gli occhi pizzicare. Le mani mi tremano tanto da catturare l'attenzione di Leila, che mi sorride rassicurante e poggia una sua mano sulle mie, bloccando di conseguenza il tremore. Le mimo un "grazie" e lei di tutta risposta scuote in capo per tranquillizzarmi. Poco dopo arriviamo a destinazione, paghiamo il tassista e scendiamo dal veicolo. Osservo nostalgica e triste la casa di mia madre, avvertendo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Perdo un battito e diniego con forza. Ce la devo fare! Rassicuro Leila ed insieme ci avviamo verso l'ingresso. Con titubanza e tremore alzo il braccio destro. Esito un secondo e busso. Quasi subito odo la voce roca di mia nonna. Le gambe per poco non mi cedono mentre il cuore non smette di battere furioso in petto. La porta si apre e subito noto il suo volto segnato dall'agitazione dovuta alla corsa e dall'età avanzata. È dimagrita ed è più bassa rispetto al nostro ultimo incontro. Il viso è più scarno e le gote hanno perso colore, come il resto del volto. Il suo sguardo è spento mentre le vene scure riaffiorano sulle mani e sul collo.

«Nonna.» Sussurro appena in preda all'emozione.

Di tutta risposta l'anziana sbatte le palpebre più volte, incredula. Dischiude le labbra secche e screpolate, ma da esse non fuoriesce alcun suono. Alza le sopracciglia per lo shock ed un fulmine rapido trapassa i suoi occhi spenti.

«Nonna.» Ripeto con più sicurezza.

Istintivamente e con titubanza mi avvicino a lei. I suoi occhi mi analizzano come fossi un ologramma. Avanzo sino a far sfiorare le punte dei nostri piedi. Mi fermo, alzo le braccia e le sorrido rassicurante. Senza perder altro tempo l'abbraccio forte a me. In un primo istante è rigida, come una statua di marmo, ma poi si scioglie contro il mio corpo, lasciandosi andare in un pianto liberatorio. Singhiozza contro il mio petto, stringendomi con forza tra le sue braccia. Balbetta parole sconnesse e colme di vitalità. Dopo esser rimaste così per qualche minuto, decidiamo sia ora d'entrare in casa ma soprattutto d'allontanarci da occhi indiscreti. Non appena Leila chiude la porta d'ingresso alle sue spalle, nonna si precipita in salone, chiamando a gran voce mio nonno. Lui di tutta risposta le urla contro, in quanto lo ha distratto dalla visione di un vecchio film western. Non appena però i suoi occhi si poggiano sulla mia figura, questi si velano di lacrime ed il suo volto si rattristisce. Con calma e con qualche difficoltà si alza dal divano e cammina barcollante verso di me, fermandosi a pochi passi. Mi scruta incredulo, aprendo e chiudendo rapidamente le palpebre. Dopo poco sorride stonato dalla felicità mentre due piccole lacrime lucenti rotolano giù, bagnandogli le gote incavate. Mi stringe a sé e piroetta felice con me al suo fianco. Grida, mi guarda e grida ancora. È felice. È veramente felice. Dopo i primi momenti di riconciliazione, prendiamo posto in salone.

«Come hai fatto a venir qui?» Chiede nonno ancora scosso.

«In realtà è una storia molto lunga e non ho il tempo materiale per raccontarvela. Almeno non questa sera.»

«Andrai via presto?» Domanda nonna rattristita.

«Tra cinque minuti.» Risponde Leila.

«Come mai?» S'intromette nonno.

«Dobbiamo esser al Galà al massimo per le 21:45.» Spiego sbrigativamente. «Vi prometto che tornerò e che poterò come me Anna.»

I loro volti s'incupiscono di colpo, facendomi sorgere un dubbio: «Dov'è Anna?» 

Si guardano indecisi sul da farsi, mostrando un'espressione addolorata. Nonna cerca conforto negli occhi del nonno, i quali luccicano per le lacrime non ancora versate. Si guardano in cerca d'aiuto ed alla fine è l'uomo di casa a scuotere il capo, voltarsi nella mia direzione e darmi una risposta: «Circa due anni fa quei bastardi della famiglia Neri hanno portato via tua sorella.» 

«Perché?» Sussurro incredula.

«Dicono sia l'unica che al momento possa emergere in società in quanto gli altri nipoti, di sangue e non, non sono ancora nell'età giusta.» Spiega irato. «Ce l'hanno portata via con la forza.»

«Ci hanno minacciato di esiliarci fuori dalle mura, trovando qualche finto debito non pagato.» Dice nonna singhiozzando. «L'hanno portata via tra le lacrime e le urla.»

Silenzio. Nessuno fiata. Avverto lo sguardo preoccupato ed addolorato di Leila su di me, però non voglio guardarla perché sicuramente irromperei in un pianto disperato. 

«Non l'avete più vista?»

«Una volta in tv.» Ammette nonno. «Ed è cambiata.»

«Impossibile! Non dimenticherebbe mai la sua vera famiglia. Mai!»

«In fin dei conti sono i vostri nonni paterni e membri del Consiglio.»

«Anna non è così sciocca e materialista. Non saranno i soldi, i vestiti o i ragazzi a cambiarla. E loro non sono i NOSTRI nonni paterni, ma dei basta...»

Leila scoppia in una fragorosa risata. La guardiamo sbalorditi poiché non comprendiamo la sua ilarità in un momento del genere. Leila se ne accorge dopo, scusandosi e dicendo che le mie accuse sono sempre troppo esilaranti. Nonna ci saluta, accompagnandoci all'ingresso, ma non prima d'avermi fatto baciare nonno su entrambe le guance. Sull'uscio poi mi rivela con calma: «I tuoi zii stanno lavorando sodo. Entro massimo dieci anni sarai di nuovo qui, tra noi. Cerca di resistere ancora un po'.»

«Mio cugino come sta?»

«Sta bene, frequenta la prima elementare ed è una vera peste! Ti vuole bene, tutti te ne vogliamo...ti aspetteremo a braccia aperte.»

La stringo a me e son costretta a far appello a tutto il mio autocontrollo per non irrompere in un pianto disperato. Compio un profondo respiro, la guardo dritto negli occhi e le prometto: «Tornerò e porterò con me Anna. Vivremo tutti insieme, proprio come una volta.»

«Ne sono sicura.»

Nonna mi lascia andare così Leila la saluta per poi salire sul taxi. Stringo la maniglia della portiera e mi giro un'ultima volta con le lacrime agli occhi: «Mamma e papà...» 

«Lo so bambina mia, lo so.» Ammette singhiozzando. «Vivi per loro, per noi. Lotta e vendicaci.»

«Lo farò.»

Due parole. Tre sillabe. Sei lettere. Un unico e profondo significato. Lotterò, sanguinerò e rinascerò pur di vendicarli. Lo farò. Salgo sul taxi ed immediatamente il tassista mette in moto il veicolo, sfrecciando lungo le vie della grande città. Leila avvolge le sue mani intorno alle mie ed immerge i suoi occhi nei miei. M'infonde coraggio ed amore, ma soprattutto la forza per poter combattere. Non sarò sola finché avrò lei. Accenno un debole sì con gli occhi velati di lacrime. Combatterò.

Come avrete ben capito questo capitolo è dedicato a tutti i nonni. Non è semplice esser genitori ed ancor più nonni. Perché? I nonni dovrebbero essere quelle persone che ti viziano e proteggono dal mondo, dovrebbero esser il tuo secondo rifugio dopo i genitori e rappresentare il posto ameno della tua infanzia. Purtroppo però vi sono nonni con la N maiuscola e persone bastarde che non meritano di esser né esser genitori né tanto meno nonni.

Nel capitolo si può notare come i nonni paterni mettano in contrasto Anna con i nonni materni e di come godano nel vedere l'altra parte della loro famiglia in crisi. Bene...non ho scelto a caso questo tema, poiché ne ho voluto parlare.

Al giorno d'oggi il divorzio è all'ordine del giorno e molto spesso non sono solo i genitori a portare la guerra tra i figli ma anche i nonni. Assurdo!

Con ciò...vorrei far riflettere molte persone, soprattutto adulte. Bisogna comprende quanto male si può fare con una singola azione e di come un bambino possa rimaner traumatizzato. Siate nonni e non dittatori di guerra e sciagure.

‼️‼️Torniamo ad esser umani ‼️‼️

Detto ciò...vi aspetto al prossimo capitolo ♥️

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