Eccelsi
Non riesco a contenermi. Ho le lacrime agli occhi ed il battito cardiaco accelerato. A causa delle urla alcune persone si sono avvicinate incuriosite e con loro anche due uomini in smoking, i quali mi afferrano brutalmente per le braccia e mi spintonano sin fuori la magione. Mi volto per ribattere, ma mi lanciano contro il soprabito. Crollo di ginocchia a terra, esausta e con il cuore spezzato, sussurrando senza fiato: «Anna...»
Tremante mi alzo da terra. Indosso il soprabito e mi guardo intorno. Mi sento inerme, inutile e sconfitta. Lascio che l'oscurità mi accolga mentre m'incammino verso le strade semibuie della città, lasciandomi alle spalle una villa luminosa, colma di gente e buona musica. Ad ogni passo sussulto, singhiozzo ed osservo disinteressata il paesaggio notturno. Il petto mi duole e le lacrime sgorgano senza che possa arrestarle. Il mio unico scopo era ritrovare mia sorella e salvarla da questo mondo corrotto, malato e mostruoso. Forse sono arrivata troppo tardi oppure troppo presto affinché lei capisca. Eppure io la amo così tanto, nonostante tutto. Non posso arrendermi, non adesso che l'ho finalmente ritrovata. Scuoto il capo e mi asciugo le lacrime. Mi guardo intorno e consto di ritrovarmi vicino ad una villetta. Avverto rumori discreti nel cortile, perciò mi fermo dinanzi al cortile. All'improvviso dal giardino della villetta sbuca una bambina di appena dieci anni. Il vestito bianco però contrasta con il viso sporco e stravolto. I capelli biondi sono ingarbugliati ed unti di terriccio. La bimba trema, perciò la stringo a me. Singhiozza contro il mio petto visibilmente sconvolta. Con delicatezza le scosto una ciocca di capelli dal viso e le accarezzo la gote arrossata: «Cos'è successo?»
«Vuoto.»
La bambina m'indica un punto preciso dinanzi a noi, perciò mi costringo a porre maggiore attenzione. Un secondo dopo vengo pervasa dal terrore: c'è una crepa nel grande muro che separa la città dall'ambiente esterno mentre un Vuoto troneggia su un pergolato non molto distante da noi. L'incisione nera si allarga e le cavità oculari, profonde e scure, ci scrutano sin dentro l'anima. Le braccia lunghe, sproporzionate e pallide toccano terra, facendoci sobbalzare. Gli artigli, aguzzi e neri, stridono famelicamente contro l'asfalto. Allunga una gamba. Un tonfo. Il piede tocca terra. Allunga l'altra gamba. Un tonfo. L'altro piede tocca terra. Mi riscuoto, stringo la mano della bambina ed iniziamo a correre. Non ci voltiamo e proseguiamo sin quando non arriviamo in un parcheggio che porta al centro della città. Urliamo a squarciagola, sperando che qualcuno ci senta e corra in nostro aiuto. Nulla.
BOOM!
Sobbalzo con il cuore in gola e lo fisso terrificata. Il Vuoto è a pochi metri da noi.
BOOM!
Sobbalzo di nuovo e scatto verso destra. All'improvviso un allarme risuona in città. Un Warg dal manto nero e gli occhi eterocromi, uno rosso e l'altro giallo, è atterrato sul tettuccio di una macchina rossa, distruggendola.
«Søren...» Sussurro in preda alla commozione.
I suoi occhi saettano da me al Vuoto. Un ringhio, poi un ululato.
«Andiamo!» Grido alla bimba, prendendola di nuovo per mano.
Corriamo a perdifiato, nonostante udiamo tonfi, allarmi e ringhi. Non ci voltiamo neppure per un istante sin quando la bimba non crolla di ginocchia a terra. L'aiuto ad alzarsi e riprendiamo la fuga: «Forza! Manca poco.»
Le gambe si muovono rapide, il cuore martella in petto, il respiro diventa sempre più irregolare, la bile sale e scende lungo la gola e gli occhi saettano febbrili in cerca d'aiuto. Arriviamo al centro della città. Ci fermiamo un attimo dinanzi al palazzo più alto, poiché la bimba è stremata. Per fortuna non manca molto. Mi giro e con difficoltà salgo le poche rape di scale dell'edificio di fronte a quello dove ci siamo precedentemente fermate. Saliamo correndo le scale quando avvertiamo un tonfo ed un ululato. Proseguiamo celeri sino a giungere dinanzi ad una porta in metallo. Con un calcio potente colpisco il cardine arrugginito, riuscendo così a creare un varco. Entriamo nella stanza per poi scrutare impaurite i tetti non molto distanti da noi.
«Søren.» Lo chiamo a bassa voce, consapevole che lui mi abbia sentito.
All'improvviso una luce accecante inonda l'edificio dinanzi al nostro ed una pioggia di bolle di sapone cade dolcemente sino ad infrangersi contro il pavimento e le pareti in pietra. Lo spettacolo dura qualche minuto fin quando l'ultimo piano s'illumina di luce propria. Le bolle di sapone, infrangendosi contro la roccia, irradiano luce e colore. Con difficoltà dischiudo le palpebre, notando soltanto adesso che all'interno dell'enorme attico del palazzo di fronte ci sono donne e uomini vestiti con una tunica bianca mono-spalla senza maniche, una cintola dorata legata al basso ventre ed i piedi fasciati in sandali marroni. I capelli e la barba sono ben curati e luminosi proprio come le loro pelli diafane e leggermente rosate.
«Gli Eccelsi!» Sussurro incredula tra me e me.
Un tonfo. Un ringhio.
«Søren!» Esclamo con il cuore che mi scoppia in petto.
Lui di tutta risposta ringhia, puntando il muso scuro verso gli Eccelsi. Accenno un sicuro sì col capo.
«ECCELSI! ECCELSI!» Urlo con tutta l'aria che ho in corpo per poi esser seguita dall'ululato di Søren. «AIUTATE QUESTA BAMBINA! AIUTATELA!»
Occhi vispi, chiari e scuri, ci fissano con freddezza, calcolando l'importanza della situazione. Li richiamo e li esorto ad aiutarci, pregandoli a gran voce. Alla fine una di loro, una solamente, si sporge oltre la finestra. Il suo busto s'inclina appena, schiacciando così i seni gonfi contro la veste candida ed il muretto, mentre i capelli setosi svolazzano a causa della brezza notturna. Ci fissa infastidita con i suoi occhi scuri e ci delizia con un finto sorriso, facendoci ben intendere le sue reali intenzioni: «Cosa volete?»
«Salvate questa bambina, vi prego.» La imploro. «Soltanto lei.»
«Perché?»
Un suono sordo arriva distintamente alle nostre orecchie. La bambina trema non appena udiamo lo stridere degli artigli del Vuoto. Søren mi si affianca, dandomi coraggio.
«Salvatela vi prego!»
Adesso anche gli altri Eccelsi ci scrutano con freddezza e diplomazia.
«Chi è lei per voi?»
«Una bambina che DEVE vivere.» Spiego fuori di me. «SALVATELA!»
Prima che gli Eccelsi possano ribattere. Søren artiglia il vestito della bimba con le sue fauci, lanciandola verso di loro. L'Eccelsa tende le mani, ma non fa nulla. Non usa i suoi poteri, non si sporge più del dovuto, ma attende. È questione di un attimo ed il volto della piccola si smagrisce, l'anima sale in cielo ed il suo corpo si svuota definitivamente. Il Vuoto è saltato, l'ha afferrata ed ha mangiato la sua anima sotto lo sguardo freddo e distaccato degli Eccelsi. Osservo allibita e terrorizzata la scena, crollando di ginocchia a terra. Una, due, tre lacrime solcano il mio viso mentre le labbra riprendono a tremare convulsamente. Una voragine mi si crea in petto mentre la testa viene colpita da una forte emicrania. Perché non l'hanno salvata? Avevano il potere per farlo ed invece l'hanno lasciata morire. Sono immortali, essenze del cielo, ma non hanno fatto nulla per salvare un'anima innocente. I loro vestiti candidi non si addicono per nulla al loro animo corrotto. Loro che sono discesi dal Cielo per difenderci e salvarci dai Vuoti non hanno fatto nulla, anzi sono rimasti lì, fermi, a guardare ed a godersi quell'immondo spettacolo. All'improvviso la luna viene oscurata dal Vuoto che salta ancora nell'aria, scagliandosi verso di me. Lo vedo cadere in picchiata, ma rimango immobile con le lacrime agli occhi. Chiudo le palpebre, pronta per ricevere il colpo di grazia, ma ciò non avviene. Lentamente li riapro, ritrovandomi dinanzi ad una scena raccapricciante: Søren è intento a sgozzare il Vuoto. La creatura immonda ed umanoide si contorce convulsamente tra le fauci del Warg, emettendo rantoli mostruosi ed insopportabili, sin quando non crolla a terra esanime. Søren alza il capo esausto, mi rivolge uno sguardo enigmatico e si accascia esausto. Riprende le sue sembianze umane, mostrando così le ferite subite sul suo corpo nudo. Corro verso di lui ed, incapace di toccarlo, lo fisso con le lacrime agli occhi. Un taglio netto è inciso sul pettorale destro al punto tale da vedere la carne viva e pulsante. Il sangue zampilla e sporca la sua pelle perfetta. Piango mentre prendo dolcemente il suo volto tra le mani. Lo stringo a me e mi libero della paura e del dolore. Dopo poco ritorno in me e, premendo l'indice ed il medio contro la sua gola, consto che è ancora vivo. Sospiro sollevata mentre il cuore batte rapido per la gioia: «Søren.»
CHIEDO VENIA PER LA MIA SPARIZIONE!
Ho passato un periodo orribile a causa di un ragazzo e poi sono stata impegnata con il lavoro. Ora dovrei esser riuscita a rimettermi in sesto e, nonostante i futuri ritardi, dovrei aggiornare con più regolarità la storia. CHIEDO ANCORA SCUSA!
Caos, caos puro. Siiiii! Cosa ne pensate? In questo capitolo vi ho fatto notare altre figure essenziali: gli Eccelsi. Loro sono...no! Voglio sapere cosa ne pensate voi! Cosa credete che siano? Pareri? Opinioni?
Io vi aspetto comunque al prossimo aggiornamento 😘😘
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