AZERBAIJAN (Stagione 2017): Il tradimento

Il caos arrivava sempre nei momenti meno opportuni, sia quello materiale, che si traduceva in alettoni rosa sparsi per il tracciato, sia quello spirituale, che Lewis sentiva di vivere in quel momento. Era stata una gara molto caotica, di quelle in cui i colpi di scena si erano susseguiti uno dietro l'altro. I telespettatori che l'avevano guardata da casa di sicuro non si erano né annoiati né addormentati, ma forse avevano fatto fatica a ricordarsi ogni singolo passaggio.

Gli highlight scorrevano veloci sul televisore, quella sera: le Toro Rosso che si scontravano alla partenza, Raikkonen e Bottas che si scontravano alla partenza, con il povero Valtteri costretto a precipitare nelle retrovie, fare una sosta ai box e tornare in pista doppiato...

A Raikkonen era andata meglio, aveva proseguito, almeno finché, poco più tardi, la sua ala posteriore non si era staccata, con pezzi gettati alla rinfusa sulla pista, spianando la strada a Bernd Maylander e alla safety car.

In quei momenti Lewis aveva interpretato la parte del dominatore incontrastato, sempre davanti a tutti, seguito da una sagoma rossa e, dietro di essa, dalle vetture più improbabili: le Force India e le Williams si sarebbero potute giocare il gradino più basso del podio, quel giorno.

Poi le Force India erano uscite di scena, spalmandosi l'una contro l'altra, proprio dopo tutti i proclami di Perez e Ocon che, dopo le polemiche canadesi, si erano sprecati in tanti discorsi sulla necessità di garantire il bene della squadra. Poi...

Lewis spense la TV, non poteva sopportare di rivedere ancora una volta quella scena terribile, e non si riferiva certo alla bandiera rossa esposta poco dopo, né al ritiro del povero Massa, destinato a non avere nemmeno una piccola gioia, fermato da problemi tecnici proprio nel giorno in cui, a sua insaputa, avrebbe potuto, con un po' di fortuna, riportare se stesso e la Williams alla vittoria.

Di scene terribili ce n'era una sola e non era nemmeno quella, a gara inoltrata, in cui Lewis aveva perso il poggiatesta ed era stato costretto a una sosta extra ai box. Quello era sopportabile, diversamente da quanto successo in precedenza.

Uscì dalla stanza e scese a fare due passi, tormentato da quanto era accaduto quel giorno.

Diede un'occhiata al cellulare.

Gli aveva scritto Tina Menezes, pilota della Caterham, con la quale qualche volta scambiava qualche parola o eventualmente andava a bere qualcosa la domenica sera dopo la gara, quando non c'erano ospiti vip a scroccare da lui.

"Come stai?"

"Potrebbe andare meglio. Tu?"

"Sono viva. Ho appena finito di guardarmi la gara."

Wow, fantastico, magari Tina sarebbe intervenuta in difesa dell'altro suo amico... Lewis non sapeva se aspettarsi il peggio.

Scrisse la prima cosa che gli venne in mente: "Povero Felipe".

"Concordo, povero Felipe. Era terzo, dietro a te e a Sebastian. Poi Sebastian è stato penalizzato e tu sei dovuto rientrare ai box. Se Felipe fosse stato ancora lì, poteva vincere."

"Ma non è successo."

"Non mi sarei mai potuta immaginare che un giorno Ricciardo, Bottas e Stroll salissero sul podio tutti insieme. Anzi, non mi sarei nemmeno aspettata che Stroll potesse salire sul podio insieme a chiunque altro."

"Povero Lance, è solo un ragazzino. Va bene, ha un sacco di soldi e ha potuto avere tutto quello che desiderava, nella vita, ma non c'è bisogno di prenderlo di mira a questo modo."

"Ehi, stai calmo, stavo solo scherzando. Per caso sei di cattivo umore stasera?"

"Tu non lo saresti, se fossi al posto mio?"

"Guarda che, se tu avessi frenato a caso davanti a me, probabilmente avrei fatto di peggio."

Lewis spalancò gli occhi.

Davvero una persona responsabile come Tina aveva scritto una cosa così stupida?!

"Non ho fatto niente di tutto ciò. Se vuoi possiamo incontrarci, così ti spiego quello che è successo."

Era un'idea assurda, era ormai tardi quella sera e magari Tina era già partita per Valencia, sua città di residenza, o per il Brasile, suo paese natale, ma Lewis aveva già inviato il messaggio quando se ne rese conto. La fortuna, comunque, era dalla sua parte: la Menezes accettò l'incontro, proponendogli di incontrarsi in un bar del centro città, mezz'ora più tardi.

A Lewis servì molto meno di mezz'ora per raggiungere il posto, che era poco distante. La porta era aperta, ma il locale non era molto illuminato. Non c'era nessuno nella sala, quando entrò, ma si mise a curiosare un po' in giro.

Il gestore del bar era nel proprio ufficio privato, la cui porta era aperta, e si era addormentato sulla scrivania. Era chiaro che Lewis e Tina avrebbero dovuto scegliere un altro posto, oppure limitarsi a fare una passeggiata, quando fosse arrivata.

Guardò l'orologio, rendendosi conto che mancava ancora qualche minuto all'ora dell'appuntamento. Dopotutto Tina non era una ritardataria, a parte quando prendeva sei secondi al giro in qualifica con la sua vettura color coccodrillo.

Poteva aspettarla lì, pensò, e intravide, di sfuggita, qualcuno che si apprestava a varcare la soglia...

...

...

...

...ma non era la sua amica. Lewis si ritrovò di fronte nientemeno che l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare quel momento, quel traditore di Sebastian Vettel, che senza una ragione ben precisa si era permesso di affiancarlo in regime di safety car al solo scopo di tirargli un'insensata ruotata e che, alla fine della gara, lo aveva accusato di avere frenato davanti a lui di proposito. Quel malefico ferrarista era senza ombra di dubbio un grande visionario, ma finché si lamentava in maniera discreta, Lewis trovava la cosa tollerabile. Quello che era accaduto quel pomeriggio, invece, andava oltre ogni logica ed era uno dei peggiori affronti che avesse mai subito durante i suoi anni in Formula 1. Anzi, poteva aggiungerci anche le serie minori.

Finché non aveva lasciato il circuito, Lewis aveva fatto il possibile per evitare Sebastian. Sapeva che avrebbe potuto commettere gesti estremi, tipo commettere un omicidio, e che ciò era disdicevole. Sapeva che avrebbe dovuto avere a disposizione il tempo di calmarsi, prima di vedere il ferrarista anche solo a distanza di molti metri... e il tempo di calmarsi non l'aveva avuto affatto! Anzi, il replay visto alla TV e l'infondatezza delle accuse mosse da Tina via Wattsapp non avevano fatto altro che peggiorare le cose. Sebastian non aveva dato il buon esempio ai bambini, quel giorno, e Lewis non vedeva perché toccasse proprio a lui ristabilire l'ordine primordiale delle cose.

Lewis guardò storto il suo avversario e, prima che l'altro potesse rivolgergli la parola, ovviamente per insultarlo, si sentì interpellare proprio da Sebastian.

«Cosa ci fai qui?»

«Non mi pare di doverti rendere conto dei miei spostamenti. Piuttosto che cosa ci fai tu, in giro così come se niente fosse, dopo quello che mi hai fatto?»

«Come sei melodrammatico, Lewis, comportati correttamente e vedrai che nessuno ti farà niente.»

Lewis si mise le mani tra i capelli.

«Ah, tu mi vieni a dire di comportarmi correttamente? Tu, lo sfasciacarrozze che mi ha lasciato su una fiancata i segni delle proprie ruote? Non pensi di essere l'ultima persona al mondo a potersi permettere di commentare quello che faccio?»

Sebastian alzò un braccio, facendogli il poco elegante gesto di mandarlo a quel paese.

«Vedo che questo posto o è chiuso o stava per chiudere, quindi posso anche andarmene?»

«Certo, è più facile che fare un discorso sensato.»

Sebastian gli voltò le spalle.

«Non faccio discorsi sensati con te.»

Su quello, quantomeno, erano d'accordo. Parlare con uno come lui non aveva senso, non in quel momento, almeno. Tuttavia, non gli avrebbe lasciato l'ultima parola.

«Cosa fai, scappi di fronte alle tue responsabilità? Non potrai fuggire per sempre.»

Sebastian tornò a girarsi.

«Te l'ho detto, sei troppo melodrammatico. Non hai proprio nient'altro a cui pensare?»

«Sì, una cosa a cui pensare ce l'ho, ed è che non hai rispetto per nessuno.»

Sebastian alzò le spalle, con indifferenza.

«Di certo non per gli stronzi come te.»

Wow, fantastico, non solo quella situazione esisteva solo ed esclusivamente per via dei suoi colpi di testa, ma addirittura osava insultarlo?!

Lasciò che se ne andasse, poi lo seguì fuori dal bar, lungo la strada deserta.

«La vuoi sapere una cosa, Sebastian? Gli stronzi sono quelli che quando sono felici stanno a ridacchiare parlando di gabbiani, poi non appena le cose vanno male prendono a sportellate gli altri piloti.»

Sebastian non si voltò.

Si limitò ad alzare una mano, tenendo un dito al vento; non lo stesso dito che mostrava per celebrare le sue vittorie.

Lewis gli si avventò addosso alle spalle, cogliendolo di sorpresa e buttandolo a terra. Il ferrarista cadde sulle ginocchia, borbottando qualcosa tra i denti.

«Come dici?» gli domandò Lewis.

«Ti stavo mandando a fanculo, in italiano.»

Fece per rialzarsi, ma Lewis si buttò su di lui. Sebastian riuscì a ribaltarlo e rimasero in mezzo alla strada, avvinghiati l'uno all'altro, colpendosi a vicenda ripetute volte...

...

...

...

...finché Tina Menezes, non fece, come sempre a sproposito, il suo ingresso trionfale. Lewis si maledisse per avere accettato il suo invito a incontrarsi.

Tina lo afferrò per un braccio e lo rimise in piedi.

«Si può sapere che cazzo stai facendo?» lo rimproverò. «Non ti si può lasciare da solo un minuto che combini casini.»

Lewis alzò gli occhi al cielo. Non lo sorprendeva affatto che Tina se la fosse presa soltanto con lui. E va bene, era Sebastian quello che era a terra con il naso sanguinante, ma almeno concedergli un po' di fiducia...

Non si scomodò nemmeno di risponderle. Ovviamente, da brava crocerossina, la Menezes andò subito a soccorrere il suo principe azzurro, quello di cui era innamorata segretamente, ma che non avrebbe mai avuto.

Sebastian si alzò aggrappandosi a lei, che lo abbracciò per rincuorarlo. Era una scena troppo zuccherosa per i gusti di Lewis, che si allontanò scuotendo la testa.

Era meglio andarsene, andare a dormire, dimenticarsi una volta per tutte di quel giorno orribile. Quando rientrò nella sua stanza si sedette sul letto e prese fuori il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni, dentro la quale l'aveva tenuto durante il suo scontro con Sebastian.

Lo schermo si era crepato.

Imprecò, poi aprì Instagram, non il profilo ufficiale, ma quello privato, sotto falso nome seguito soltanto dai suoi conoscenti più stretti.

Fece scorrere la pagina, andando a cercare le foto più vecchie. C'era un selfie scattato insieme a Tina e a Sebastian all'inizio della stagione. Tina era al centro ed era stata lei l'autrice di quello scatto.

Non era la sola. C'erano un sacco di foto, sia di Tina sia di Sebastian, e Lewis sentì l'impulso di cancellarle tutte.

Prima di potere fare alcunché, gli arrivò un messaggio.

"Ricordati che ti voglio bene."

Era Tina.

Lewis sorrise.

No, non avrebbe cancellato nulla. Non tutto il passato era da eliminare e almeno la Menezes, per lui, ci sarebbe stata per sempre, anche se era innamorata di quel ferrarista di merda e dei suoi occhi azzurro shocking, anche se Lewis non aveva ancora avuto modo di spiegarle la vera versione dei fatti.

"Ti voglio bene anch'io" le scrisse. Poi si spogliò e si infilò sotto le coperte, sperando che l'indomani fosse un giorno migliore di quello appena terminato.

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