⚜FAERNEYS- Haya n' Avas

La notte scese lentamente su Haara, i festeggiamenti terminarono e le strade si fecero sempre più deserte.
Faerneys lo percepí distintamente, nonostante fosse ancora chiusa nella caverna.
Stava decisamente meglio, però.
Le avevano dato da mangiare e da bere, uno stufato di montone e del vino inacidito, e le avevano consegnato un vestito, una sottana, delle calze e un paio di stivali bassi, decisamente troppo grandi per lei.
Aveva indossato tutto, grata del fatto che tutti gli indumenti fossero ben imbottiti, e non temeva più di soffrire il freddo gelido della notte.
Era ormai completamente buio, ma la luce della fiaccola le rendeva facile distinguere tutti gli oggetti contenuti in quella piccola caverna: un tavolino basso, di legno grezzo e scheggiato, con una caraffa sporca piena d'acqua.
Una sedia, una lampada spenta e il materasso imbottito di paglia dove era seduta completavano l'arredo.
Faerneys non sapeva bene cosa pensare di tutta quella situazione.
Il misterioso carceriere non si era più fatto vedere dall'ultima volta, e la ragazza iniziava a temere che si fosse dimenticato di lei o che avesse deciso di abbandonare quell'impresa.
Non riuscire a cavare un ragno dal buco era la cosa peggiore di tutta quella bizzarra situazione.
Perché era stata rapita?
Non riusciva a immaginare altri motivi che non fossero un riscatto, ma al momento sembrava un pretesto poco plausibile.
Non vedeva l'ora che tornasse quell'uomo a farle visita: questa volta avrebbe posto tutte le domande che voleva.
Rimanere lì senza nulla da fare era snervante.

Improvvisamente i cardini cigolarono in maniera sinistra, e la porta si aprì.
La sua ombra tremoló fino a sfiorare gli stivali di Faerneys, mentre veniva spalancata.
Il suo carceriere entrò nella piccola stanza e, dopo aver chiuso la porta, si sedette accanto a lei.
Faerneys non sapeva mai cosa dire quando lo vedeva; se prima di incontrarlo sapeva esattamente cosa gli avrebbe detto, adesso non riusciva nemmeno ad aprire la bocca.
L'uomo, invece, afferrò un lembo del tashkar nuziale che la ragazza aveva tolto, e lo rigiró fra le dita. La luce della torcia investì le piccole pietre, facendole scintillare in ritmi ipnotici.
《Sono felice di vederlo nella polvere》commentò, gettandolo di nuovo per terra.
《Perché?》azzardó Faerneys, prima di mordersi il labbro inferiore, pentita di aver parlato.
《Da dove vengo io, le spose si vestono di azzurro. E cantano come spiriti della foresta, intonano gli inni a Haghya quando la luna è più alta nel cielo. E i matrimoni non sono forzati》
Gli occhi celesti dell'uomo la guardarono intensamente in volto, e Faerneys si lasciò sfuggire un brivido.
《Haya n Avas》pronunciò, stringendo gli occhi per non piangere. Lui le strinse una mano, deciso.
《Ora e per sempre, principessa. Avete capito. Io sono come voi》

Faerneys era ancora decisamente sorpresa per poter dire altro.
Rimase a guardarlo in silenzio, mentre preparava con cura un bagaglio, riempiendolo di cibo e bevande sigillate.
Erano all'esterno della grotta, in una piccola radura di erba fresca, piena del frinire dei grilli.
La notte lasciava finalmente respirare Haara, e il caldo che saliva dalla terra rendeva totalmente inutile il mantello imbottito di lana bianca che la ragazza portava. Prima ancora di pensarlo, l'uomo le tolse la cappa pesante e la arrotoló come una coperta, assicurandola alla sella di uno dei due cavalli.
《Principessa, lasci che la aiuti a montare》disse, porgendogli la mano, ma la ragazza scosse la testa.
《So ancora cavalcare, grazie. Posso farcela da sola》rispose, con un timido sorriso.
Mentre saliva in sella, Faerneys pensò quanto fosse strano sentirsi di nuovo chiamare principessa.
Non ragazza, non Ejimana, ma principessa.

Anche lui montó e, silenziosamente, condusse il cavallo lungo un piccolo sentiero, quasi invisibile nell'oscurità.
Faerneys lo seguì tentando di evitare quanti più massi possibile, perché il cavallo non si ferisse.
La notte era calda e silente, mentre i due cavalieri percorrevano quel ripido passaggio, avvolti dalle tenebre e dagli alberi, sempre più radi con l'avvicinarsi della spiaggia.
La ragazza calcoló che si trovassero poco lontano dal centro cittadino, probabilmente avevano soggiornato per tutto il giorno in prossimità del monte Azita, senza però raggiungere una quota elevata. Se aveva indovinato, quasi certamente occorrevano tre o quattro ore per raggiungere il mare, salvo ovviamente eventuali imprevisti. Faerneys speró con tutto il suo cuore che andasse tutto bene.
L'uomo era il compagno di viaggio più silenzioso che avesse mai avuto.
Cavalcava davanti a lei, a poca distanza, e sembrava quasi non respirasse, talmente era discreto.
Osservava però con molta attenzione, scrutando l'orizzonte e gli alberi in continuazione.
Dopo qualche tempo di cammino, Faerneys iniziò a sentire dolore alle gambe, terribilmente indolenzite.
Non cavalcava da ben cinque anni, e rimettersi in sella per una lunga marcia non era facile come credeva.
In compenso, il suo cavallo era molto docile, e ubbidiva prontamente ad ogni cenno di redini della ragazza, quasi riuscisse a percepire in anticipo i suoi comandi.
Improvvisamente, il cavallo dell'uomo si bloccò di fronte a lei, e Faerneys fu costretta a tirare bruscamente le redini.
Il suo destriero nitrí debolmente, e l'uomo si voltò di scatto, gli occhi spalancati.
Il suo dito indice le ordinò di fare silenzio.
La ragazza non riusciva a capire il motivo di quell'arresto immotivato ma, dopo un po', comprese.
In lontananza, forse cinquecento o settecento metri da loro, si sentivano delle voci.
Ridevano e chiacchieravano animatamente, quasi incuranti di poter ricevere assalti o di poter essere spiati.

Riconobbe almeno tre voci differenti, e il rumore degli zoccoli delle cavalcature confermò il presentimento che non fossero semplici popolani.
Una simile baldanza signifaca solo una cosa: quegli uomini erano ben armati, e non temevano lo scontro.
Faerneys tentò di richiamare l'attenzione dell'uomo di fronte a lei, che guardava in silenzio l'orizzonte.
Possibile che non decidesse di fare nulla?
Le voci si percepivano sempre più distinte, si stavano avvicinando e loro due restavano immobili in mezzo al sentiero.
L'uomo non sembrava interessato a cambiare strada, né tantomeno a nascondersi.
Faerneys era disperata.
《Stanno arrivando! Ci scopriranno, andiamo via!》sussurrò, in preda al panico.
Tentò di avvicinarsi ma, per qualche strano motivo, il suo cavallo si rifiutava di muoversi, per quanto forte tirasse le briglie.
Finalmente, l'uomo si voltò a guardarla.
Iërejg je aishe》le disse, gli occhi seri e convinti.
Fidati di me.
A Faerneys non restò altro che annuire.
I tre uomini emersero dall'ombra.

Lo stupore si dipinse vivido nei loro volti, ma quei medesimi visi si dipinsero ben presto di scherno.
Erano tutti e tre molto giovani, indossavano l'armatura leggera e, alla cintura, portavano spade corte.
Anche i loro cavalli erano corazzati, e i tre soldati li montavano alla maniera di Ashmira, cioè senza sella.
Faerneys era bloccata dal terrore.
《Stranieri, che ci fate qui a quest'ora?》esclamò uno di loro, probabilmente il capo.
《Stiamo andando al porto, abbiamo una nave》rispose pronto l'uomo, senza cambiare di una virgola il suo tono di voce calmo e sicuro.
《Non partono navi da Haara stanotte》rispose il soldato, con un sorriso beffardo dipinto sul volto.
L'uomo si finse sorpreso.
《No, affatto. Ne partono invece, e molte》
《Non dovresti contraddirmi straniero. Le parole che porto sono veritiere》ribatté il giovane, rabbuiandosi.
Faerneys iniziò a temere il peggio.
《E queste parole di chi sarebbero?》
《Del mio padrone, di me stesso》
L'uomo sorrise apertamente, e l'altro rispose alla stessa maniera. 《Meraz di Ashmira il Mercenario. Quale onore》commentò.
《Con chi ho il piacere di parlare, straniero?》rispose Meraz, con un ghigno.
《Con l'uomo che ti ucciderà》
Fulmineo, spronó il cavallo.
Il giovane stallone si lanciò in avanti, e l'uomo estrasse una spada.

La lama cozzó rumorosamente con lo scudo di Meraz che, pronto, si era difeso.
《Uccidermi non è cosa facile straniero. Vedremo se ci riuscirai》commentò, gettando via lo scudo e estraendo una daga.
L'uomo non demorse e tirò un fendente poderoso, con tutta la forza che possedeva.
Faerneys osservò stupefatta i muscoli del braccio tendersi allo spasimo sotto la manica.
Meraz di Ashmira, però, era molto rapido; parava i colpi con velocità, e restituiva al meglio tutti i affondi.
Improvvisamente, la ragazza vide del sangue zampillare dal braccio del suo carceriere.
L'uomo strinse i denti, e continuò a combattere.
《Prima era solo un dubbio, ma ora è una certezza. Sei tu che hai rapito Faerneys del Nord, la promessa sposa del mio acquirente》commentò, il viso stravolto dalla rabbia.
Nonostante il dolore, l'uomo sorrise.
《Non sei lo stupido caprone che sembri, allora》
Meraz di Ashmira gettò un'occhiata avida a Faerneys, quasi fosse un forziere ricolmo d'oro.
《Tu sarai il mio lasciapassare per tornare a casa》le disse, prima di lanciarsi di nuovo contro l'uomo.
Lui era pronto, ma la stanchezza cominciava a far sentire il suo peso.
La fronte era completamente imperlata di sudore, e i capelli lunghi erano talmente bagnati da appiccicarsi sul collo.
L'uomo, dopo l'ennesimo affondo, cadde da cavallo.
La ragazza lanciò un grido, ma i due soldati le bloccarono il cavallo, prendendolo per le briglie.

Meraz scese dal suo destriero, e si avvicinò all'uomo.
Alzò la spada, la punta appoggiata alla gola.
《Addio, straniero che mi avrebbe ucciso. La morte non può nulla》
Prima ancora di averlo pienamente deciso, Faerneys saltò giù dal cavallo.
I due soldati rimasero spiazzati e uno di loro tentò di riprenderla, ma la ragazza era più veloce.
D'istinto si gettò su Meraz, proprio quando stava per porre fine alla vita dell'uomo.
La spada gli volò via dalle mani, finendo a terra poco lontano.
Meraz di Ashmira la guardò, furioso.
《Che credevi di fare, stupida cagna?》
Faerneys rimase come congelata ma, prima ancora di decidere cosa fare, vide un'ombra scura piantarsi nella spalla di Meraz.
Mise a fuoco un coltello, un piccolo pugnale.
Il Mercenario urlò di dolore, ma i due non restarono a guardare.
L'uomo afferrò le briglie del cavallo del guerriero e gli balzò in groppa.
Tirò Faerneys per un braccio e la fece salire accanto a sé.
La ragazza non riuscì a vedere più nulla.
Chiuse gli occhi e si strinse addosso all'uomo, che partì al galoppo più sfrenato di tutta la sua vita.

Note dell'autrice
Ecco finalmente un nuovo capitolo!
Ritroviamo Faerneys e "l'uomo" (non preoccupatevi, scoprirete presto qualcosa in più su di lui) che si salvano per un pelo dalle grinfie del temibile Meraz di Ashmira, occupato a cercare la principessa per conto del Khadir.
Spero che stiate vivendo delle feste grandiose!
Ancora tanti auguri per tutto e al prossimo capitolo!

Ps: che ne pensate della nuova copertina? È opera di Skadegladje, la grafica migliore del mondo!

Baci

Sophie

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