16. Untitled
Quando Alex uscì di casa per andare a prendere Mikey, Gerard si mise a gironzolare in ogni stanza dell'appartamento per curiosare in giro. Gli faceva uno strano effetto essersi trasferito in una casa dove non c'erano adulti, e la padrona era una ragazzina appena diciottenne. Gli capitava spesso di pensare a quando dovesse essere difficile per Alex essere così sola, e trovava comprensibile la sua necessità di sentirsi legata a qualcuno, il più possibile.
Alex accostò davanti al marciapiede fuori casa Way. Fuori faceva freddo, e lei stava ben chiusa in macchina con i finestrini chiusi e lo stereo che suonava un cd dei Ramones, sul quale lei cantava tamburellando le dita sul volante a tempo. Quando Mikey aprì lo sportello lo fulminò, smettendo di cantare all'improvviso «La prossima volta che sei più in ritardo di me ti lascio qui e me ne vado da sola, sia chiaro...» gli disse.
Mikey la guardò in silenzio per un pò, poi fece un respiro profondo «Ok, c'è un piccolo problema...» disse finalmente quando trovò il coraggio.
Alex sembrava non aver capito «Come, scusa?» chiese.
Lui sospirò «Scusa, mi dispiace da morire, ma mia madre è da quando siete andati via che piagnucola come una bambina ricordando l'infanzia di Gerard giorno per giorno e mi ha chiesto di farle compagnia almeno stasera...» spiegò dispiaciuto. Aveva chiesto a sua madre di rimandare la serata dei ricordi a qualsiasi altro momento. L'avrebbe ascoltata volentieri anche a notte fonda o alle cinque del mattino, purché lo lasciasse libero ora che finalmente aveva un appuntamento con Alex. Ma a lei sembrava non importasse, o comunque aveva bisogno di sentire almeno Mikey al suo fianco, ora che il figlio maggiore aveva lasciato casa.
Alex fece una smorfia «Dici sul serio?» chiese delusa, mentre tutta l'agitazione da primo appuntamento l'abbandonò.
Lui annuì «Mi dispiace...» mugugnò. Perfetto,pensò, Alex non me lo perdonerà mai, è finita prima ancora di iniziare.
«Wow... cioè... » pronunciò lei a voce bassa, scontenta «Ma doveva essere il nostro primo appuntamento...» mormorò. Aveva pensato a quella serata per tutto il pomeriggio, ed ora Mikey le stava dando buca e lei voleva farsi piccola piccola e svanire nel nulla. Era ridicolo.
«Mi dispiace tantissimo... potremmo... potremmo farlo un'altra volta, ok?» propose Mikey sperando che lei dicesse di si. Alex fece spallucce «Ok... però che palle... ci tenevo tanto...» rispose lei.
Mikey sorrise «Davvero? Cioè, ci tenevi a questo appuntamento con me?» chiese fiero di sé. Alex sospirò «Si, e ora smettlia di compiacerti e va da tua madre...» rispose rimettendo in moto la macchina.
«E tu dove vai?» chiese lui.
«A casa, direi... Ci sentiamo, ok?» disse prima di andarsene.
Mikey sospirò rientrando in casa da sua madre. Tra tanti giorni in cui poteva avere il bisogno di compagnia aveva scelto proprio quello sbagliato, ma sembrava che Alex non se la fosse presa troppo, e sorrise ripensando al fatto che comunque era davvero dispiaciuta all'idea che l'appuntamento fosse saltato. Non che gli piacesse farla star male, ma era davvero una dose enorme di autostima per lui rendersi conto quanto Alex ci tenesse e tutto il resto.
Alex non sapeva bene perché, ma mentre guidava verso casa, con lo stereo a tutto volume, sentiva il bisogno, l'urgenza di piangere. Era come se potesse scoppiare da un momento all'altro, se non avesse lasciato che le lacrime venissero fuori.
Prima di tutto, era incredibilmente dispiaciuta. Non voleva fare la bambina, ma sul serio, avrebbe volentieri battuto i piedi a terra e piagnucolato"Doveva essere il mio primo appuntamento!". Si sentiva quasi stupida, e in parte Mikey aveva ragione, a lei non importava poi tanto fare la principessa della serata, farsi offrire una cena galante o farsi aprire lo sportello della macchina. Però l'idea di qualcosa di completamente nuovo, e quel lieve fastidio allo stomaco che si era fatto sempre più evidente più si avvicinava a casa Way le erano piaciuti così tanto che sentirsi dire "Mi dispiace ma stasera non si fa niente" era stato come un pugno in faccia. Faceva anche più male di vedere Frank e Gerard fare i carini davanti ai suoi occhi. Si, e pensandoci bene nemmeno le importava più, di Frank e Gerard. Voleva quel dannato primo appuntamento, quello di cui aveva tanto sentito parlare dalle sue compagne di scuola, solitamente negli spogliatoi della palestra dopo le estenuanti lezioni di Educazione Fisica. Certo, loro avevano sempre qualcosa da ridire sul posto in cui le avevano portate, o l'abbigliamento del proprio cavaliere, o qualsiasi altra cosa, ma facevano gara a chi avesse avuto l'appuntamento migliore. Ed ora anche lei, ci aveva fantasticato così a lungo che non vedeva l'ora quel momento arrivasse. Invece era stato rimandato a chissà quando, e doveva tornarsene a casa dove era sicura al cento per cento che avrebbe trovato Frank e Gerard impegnati in Dio solo sapeva cosa, e sentirsi sola ancora una volta.
«Se state facendo roba vi avverto: sto per salire al piano di sopra, quindi vestitevi, chiudete le porte e nascondete i vostri giocattoli sadomaso!» urlò Alex quando fu finalmente tornata a casa, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle per essere sicura che Gerard e Frank la sentissero. Si strofinò il volto con le mani, nella speranza che non si notasse che aveva pianto, e poi lentamente si tolse la giacca e la lanciò sul divano prima di dirigersi a passo lento verso le scale. Quando fu al piano di sopra sentì le voci di Gerard e Frank provenire da quella che fino al giorno prima era una semplice camera per gli ospiti, ma che ora era diventata proprietà di Gerard Way. Sospirò e si diresse verso di loro.
«Posso entrare?» domandò bussando un paio di volte sulla porta. Dall'interno Gerard rispose di si, così lei aprì lentamente la porta. Erano sdraiati sul letto con un paio di lattine di birra vuote sul comodino, e l'odore della marijuana era incredibilmente pesante e cominciò a diffondersi per tutto il corridoio. Entrambi indossavano solo i pantaloni.
«Come mai sei a casa?» chiese Gerard aggrottando le sopracciglia preoccupato. Alex fece una smorfia, gettandosi sul letto tra lui e Frank, con la testa poggiata un pò sulla spalla di Gee ed un pò sul petto di Frank. Si mise a guardare il fumo che Frank stava espirando, poi gli tolse la canna dalle mani e fece un tiro lunghissimo.
«Mikey mi ha dato buca...» disse infine, quando sputò fuori il fumo.
Frank scoppiò a ridere di gusto «Stai scherzando? Mikey Way che ti da buca al vostro primo appuntamento?! E'... è assurdo, dimmi che stai scherzando!» disse divertito.
Alex sospirò «E' tutto vero. Mikey mi ha dato buca. Ora smettila di ridere o ti do un calcio sulle palle. E' una serata del cazzo. Cioè... credo di essere così sfigata che sperare in qualsiasi cosa è diventato praticamente uno spreco di tempo...» borbottò.
Gerard le carezzò i capelli «Dai, non è così grave...» disse per consolarla. Alex gli passò la canna con una smorfia sul volto «Senti chi parla, quello che appena Frank dice mezza parola sbagliata comincia a farsi mille paranoie inutili... e poi, con tutto il rispetto, Gerard, farsi dare buca da Mikey Way è molto, ma molto demotivante...».
«Ehi! Non sei per niente carina!» la riprese Gerard in difesa di suo fratello.
Frank scrollò le spalle «Beh, non ha tutti i torti. Insomma, ha un appuntamento con Alex-» disse, poi si voltò a guardare Gerard «-e non cominciare ad imparanoiarti» disse lanciandogli una frecciatina «...e cioè, dopo tutto il blaterare dell'altra sera non può certo dargli buca... Ah, non sa proprio come ci si comporta con le ragazze...» commentò.
Gerard sollevò un sopracciglio «Eh si, certo, perché tu invece sei l'esperto in materia...» disse scherzando.
Alex sospirò e si tirò su «Vabbè, io me ne vado a dormire... voi fate i bravi, e se fate qualche porcheria cercate di non svegliarmi con i vostri gemiti di piacere, gentilmente...» disse sorridendo ed uscendo dalla stanza.
Entrò in camera sua, che era proprio di fronte a quella di Gerard, e si chiuse la porta alle spalle. Senza nemmeno togliersi i vestiti di dosso si buttò sul letto con la faccia rivolta verso il cuscino. Con una mano, senza nemmeno dover guardare tanto era abituata a farlo, premette il tasto di accensione dello stereo sul mobile accanto al letto, e cominciò a piangere in silenzio in tutta la sua solitudine, sulle note di uno dei suoi dischi preferiti.
Era appena passata l'1 di notte, quando Frank entrò in punta di piedi in camera di Alex. Lei stava dormendo raggomitolata su sé stessa, e sembrava incredibilmente angelica che si chiese cosa stesse sognando. Era al corrente dei frequenti incubi che venivano a trovarla quasi ogni sera, ma quella notte sembrava beata e rilassata. Si rese conto che aveva pianto, dalla macchia bagnata sul cuscino accanto al suo volto e dal filo di mascara scolato sotto i suoi occhi. Si chinò accanto a lei e le spostò una ciocca di capelli sistemandogliela dietro l'orecchio.
Sapeva che se c'era una cosa che la infastidiva a morte era sentirsi toccare il volto mentre dormiva. Poteva uccidere davvero qualcuno, se si sarebbe svegliata a causa anche solo di una carezza. Così cercò di fare attenzione. Non voleva certo farla svegliare inferocita. Avvicinò le labbra al suo orecchio e sorrise «Alex... svegliati...» sussurrò.
Lei fece una smorfia nel sonno.
«Ehi... svegliati, devo farti vedere una cosa...» ripeté lui, stavolta alzando un pò più il tono della voce. Alex finalmente aprì un occhio, poi anche l'altro e fece un'altra smorfia infastidita «Frank, che vuoi? Lasciami dormire...» disse cercando di girarsi dall'altra parte, ma non ci riuscì perché Frank l'aveva bloccata col braccio.
«No, devi svegliarti... Devi venire a vedere una cosa...» disse ancora lui, insistente, ora scuotendole un braccio. Lei aprì di nuovo gli occhi e deglutì «Ma che ore sono?» domandò guardandosi intorno, cercando di mettere a fuoco la stanza.
Frank scrollò le spalle «Non importa che ore sono, vieni con me e basta...» disse, aiutandola a tirarsi su, nonostante lei non si stesse impegnando affatto. Quasi trascinandosela dietro, finché lei finalmente si decise a tenersi in piedi da sola, l'accompagnò al corridoio e poi sui primi gradini della scala che portava al piano inferiore.
Il piano inferiore, per quello che si vedeva, era illuminato da una luce calda e debole che però non era fissa, visto il lento movimento delle ombre sulle pareti.
Frank sorrise avvicinandosi all'orecchio di Alex «Vai in salotto...» le disse.
Alex sbadigliò strofinandosi il volto, poi guardò Frank «Se tu e Gerard avete intenzione di fare una porcata a tre me ne torno direttamente a dormire...» disse con la sua solita ironia. Frank alzò gli occhi al cielo e le diede una leggera spintarella sulle spalle per incitarla a scendere «Tu vai giù e basta...» ripeté, guardandola mentre incerta prese a scendere i gradini lentamente, fino a sparire al piano inferiore.
Sorridendo soddisfatto, Frank se ne tornò in camera di Gerard, dove lui lo aspettava con ansia, seminudo e pronto a passare un'altra magica serata.
Il salotto era cosparso di candele di ogni genere, colore e dimensione. Le loro fiamme, alcune più accese, altre più deboli, creavano un particolare gioco di luci ed ombre nella stanza. Il tavolino da caffè davanti al divano era apparecchiato con una bottiglia di vino e, Alex li riconobbe subito, nonostante fosse confusa e ancora un pò assonnata, un paio di calici di cristallo del servizio che sua madre tirava fuori ogni notte di capodanno sin dai tempi dei tempi.
Alex si guardò intorno e cercò di fare mente locale. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, e per un attimo si chiese se non stesse semplicemente sognando. Lanciò un'occhiata alla cima delle scale, ma Frank non c'era più. Quando riportò lo sguardo nel salotto, si trovò davanti Mikey, che sorrideva imbarazzato mentre si faceva strada lentamente verso di lei, portando in mano due piatti colmi di cibo che, dall'aspetto e dall'odore, non doveva essere il massimo.
«Mikey...» fu tuttò ciò che riuscì a dire. Lui sorrise. Finalmente qualcuno era riuscito a lasciare Alex senza parole. Lei gli andò incontro e fece una smorfia «Non sono sicura... è un sogno o sono sveglia?» chiese guardandosi intorno ancora una volta.
Tutto aveva dell'incredibile. Sembrava proprio lo scenario di una cena romantica in stile primo appuntamento.
Mikey scrollò le spalle, posando i due piatti sul tavolino «Mi dispiace davvero per il nostro appuntamento... e appena mia madre si è addormentata sono venuto qui... ed ho pensato che fosse una cosa carina, sai, tutto questo, insomma...» disse arrossendo lievemente.
Alex annuì. Era tutto incredibilmente bello, grandioso, e il cuore cominciò a batterle fin troppo velocemente per i suoi gusti.
«...però... tutti i ristoranti erano chiusi e l'unica cosa aperta che sono riuscito a trovare è McDonald's...» spiegò poi Mikey imbarazzato indicando i due piatti. Alex guardò in quella direzione e riconobbe due cose simili a cheesburger secchi e freddi, sistemati nei piatti accanto ad una manciata di patatine fritte dall'aspetto decisamente pessimo, e fece una smorfia «...facciamo che magari evitiamo di mangiare?» propose ridacchiando.
Mikey fece spallucce preoccupato «Lo sapevo, avrei dovuto provare io a cucinare qualcosa.... mi dispiac-». Alex gli si avvicinò all'improvviso e strinse le mani nelle sue «Ehi, tranquillo, va benissimo così... anzi, non potevo chiedere di meglio, ok?» disse per tranquillizzarlo, sorridendogli «...andava bene anche un sacchetto di popcorn e una Sprite per quanto mi riguarda...» spiegò.
«Davvero? Avrei voluto portarti anche dei fiori ma poi Frank mi ha detto che sei allergica...» disse lui.
«Oddio, si, ti prego, non portarmi mai dei fiori. Anche perché dubito di essere in grado di farli sopravvivere a lungo, nelle mie mani...». Poi si misero seduti uno di fronte all'altro intorno al tavolino, e Alex sospirò mentre Mikey versava da bere nei calici.
«Che hai?» domandò lui preoccupato.
Alex scrollò le spalle «Niente, è solo che... insomma, se mi dicevi che avevi intenzione di fare tutta questa cosa, magari mi facevo trovare in condizioni migliori, piuttosto che mezza addormentata...» disse guardandosi e cercando di sistemarsi al volo i capelli con un gesto delle mani.
Mikey le sorrise arrossendo, mentre con tutto il coraggio che poteva raccogliere nei meandri del suo io disse «Sei bellissima lo stesso...».
Se c'era una cosa che Alex poteva affermare con certezza era che Mikey Way riusciva a renderla incredibilmente felice. Riusciva a fare delle cose semplici ma incredibilmente dolci, per lei. Come quando le aveva ridato quel disegno che lei aveva fatto per i suoi da bambina, ad esempio.
Sorridendo da dietro il suo calice colmo di vino rosso - gentilmente concesso dalla credenza di casa Way - Alex pensò che se avesse conosciuto e frequentato Mikey da più tempo - il tempo giusto per capire quanto fosse speciale quel ragazzo - probabilmente la sua cotta per Frank sarebbe passata già da un bel pò.
Bevve un sorso di vino e poi sorrise di nuovo, quando il suo sguardo e quello di Mikey si incontrarono per un lungo istante colmo di piacevoli e leggeri brividi nello stomaco.
«Credo seriamente che questa sia la serata più bella di tutta la mia vita, Mikey...» disse quasi sussurrando. Lui si sentì lusingato e incredibilmente felice. Ora si che capiva il bello dell'amore, come lo aveva descritto Gerard. «...e stasera ho realizzato che, senza di te, mi sento incredibilmente sola...» aggiunse arrossendo.
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Meno due alla fine, bela gente!
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