capitolo 15

Rientro in casa , ma non molto tempo dopo, dalla finestra intravedo passare qualcuno e dirigersi al cancello d'uscita.

È Miriam! sta andando già via. Si è fermata poco da lui.

-Certo! A lei non riserva il trattamento che riserva a me.

Lei è una ragazza per bene, viene rispettata e trattata come si tratta una ragazza ricca e che non è straniera come me, una sua pari insomma.

Io sono solo un tappeto su cui pulirsi le scarpe sporche -

Che rabbia!! Questo pensiero mi fa ancora più male, e continuo a piangere.

Mi butto sul letto, dopo tanti singhiozzi, faccio un respiro profondo e mi calmo finalmente.

Guardo in direzione del tavolo della cucina e mi sembra di vedere qualcosa di strano.

Delle carte colorate

Continuo a fissare il tavolo per riuscire realizzare nella penombra della stanza cosa fossero.

Mi alzo e mi dirigo in quella direzione.

-Cosa?-
Rimango sbalordita quando realizzo cosa vedono i miei occhi.

Duecento franchi in due banconote da cinquanta e una da cento.

Mi ha pagata? Mi ha... pagata?

Sto per avere un attacco di panico.

Crede che il sia una prostituta?

Se avessi voluto prostituirmi non sarei venuta a lavorare qui come cameriera e farmi umiliare da lui in questo modo!

Mi fa male realizzare questo, anche se sapevo benissimo a cosa andavo incontro quando ho accettato la sua proposta.

Ho deciso! Domani mi licenzio da qui. Andrò a parlare col signor Edward e darò le dimissioni. Torno a Milano, Alice la mia amica sono sicura che mi ospiterà per qualche tempo.

Non sopporto più questa situazione.

Mi addormento tutta vestita per la stanchezza e la frustrazione

Il giorno dopo al lavoro faccio finta di nulla.

Non ho il coraggio di alla mia amica che voglio andare via, sarà difficile farglielo accettare.

Ma non importa, l'importante è andare via da questa casa che già mi ha procurato troppe sofferenze e umiliazioni, a partire dall'odio e la gelosia che la padrona nutre nei miei confronti.

Dirò a Lia che qui non mi trovo bene e che ho trovato un altro lavoro in Italia, sono sicura che mi capirà.

Glie lo dirò all'ultimo minuto così non avrà tempo di convincermi a restare.

Finito il turno vado nell' ufficio del signor Edward.

-Vuoi davvero andare via Karen? Come mai? Mi dispiace davvero che tu non sia riuscita ad ambientarti qui da noi, mi sembri una brava persona e molto affidabile.

E va bene la scelta e tua.

Se davvero non ti trovi bene qui è giusto che tu vada , preparo la lettera di dimissioni e poi te la faccio firmare.
Domani mattina vieni nel mio ufficio che ti do lo stipendio di questo mese anche , va bene?-

-La ringrazio per la comprensione signor Edward a domani mattina-

Ho finito la mia giornata lavorativa, l'ultima in questa casa.
Vado in cucina per vedere se Lia c'è ancora, ma non la trovo è già andata via.

In realtà le due sono passate già da più di mezz'ora.

Sarà tornata casa, lei è davvero sempre tanto stanca considerato le notti brave che passa col suo Matteo.

Sorrido pensando al suo sguardo malizioso quando la mattina mi racconta quello che ha fatto col suo ragazzo.

Mi dispiace tanto dovermi separare dinuovo da lei, saremo potute essere felici qui, lei con Matteo io con Antonio, invece no le cose sono andate tutte all'inverso.

Antonio è un bugiardo, ed io ho perso la testa per un ragazzino che mi tratta come un giocattolo da rompere e buttare via all'occorrenza.

Che tristezza...

Mentre penso tutte queste cose sono arrivata davanti alla porta del mio appartamento, alzo lo sguardo, e vedo un bellissimo mazzo di rose rosse.

Lo prendo subito ed entro a casa prima che passi qualcuno e mi veda con il mazzo di rose in mano.

Che belli!! Chissà chi li ha messi li.

C'è un bigliettino!

Lo apro con ansia.

PER KAREN
UNA PERSONA DAVVERO SPECIALE
TI CHIEDO UMILMENTE SCUSA.
B.H

Gli ha mandati Bryan.

Mi dispiace, non posso perdonarlo.

Metto i fiori in un vaso e conservo il bigliettino.

Poi tiro fuori la valigia e inizio a mettere le mie cose dentro.
Domattina dopo che il signor Edward mi darà lo stipendio me ne andrò da qui.

TOC TOC...

Sento bussare forte la porta, rimango in silenzio, non ho il coraggio di aprire.

Toc toc..

- Karen aprimi per favore!-

Sento chiamare insistentemente.

Dopo un pò sono costretta ad aprirgli.

Bryan entra con prepotenza.

-È vero che vai via? -

Poi guarda in direzione del letto e vede la valigia aperta sopra.

-Allora è vero!!-

Io non rispondo

-Te ne vai per colpa mia? Dimmi!-

-Chi te lo ha detto?-

-Ho sentito mio padre che chiamava l'agenzia per chiedere di mandare una ragazza di servizio perché tu te ne vai. Ti prego, non andare-

-Ormai ho deciso, e poi a Milano ho trovato un altro lavoro, andrò via domani stesso-

-Se sono io il problema, ti giuro che se resti non mi avvicinero mai più, e mai ti mancherò di rispetto.-

-No Bryan, tu mi hai ferito nel profondo, mi hai trattato come la più volgare delle prostitute-

-Ma io non volevo-

Non gli faccio nemmeno finire la frase, prendo i suoi duecento franchi e li sbatto sul tavolo .

-A proposito, riprenditi pure i tuoi soldi, la sotto scritta non è in vendita come i tuoi stupidi giocattoli okey?-

-Cosa c'entra, ho voluto farti un regalo, tutto qui-

-Falli pure a Miriam i tuoi regali, io non ne ho bisogno. Ed ora per favore, esci da qui, ho da fare le mie cose -

Gli apro la porta e gli indico con l'indice di uscire.

Lui a quel punto non può fare altro che ubidirmi ed uscire dal mio appartamento.

Richiudo la porta e le lacrime invadono dinuovo il mio viso.

Finisco di raccogliere le mie cose, lascio solo quel poco che mi serve domani mattina.

Sono angosciata, e questo non è niente! Adesso arriva la parte più difficile. Dire a Lia che vado via da villa Hartman.

Riposo un pò e poi mi faccio coraggio.

Non posso dirglielo domani, devo farlo stasera, così decido di recarmi al suo alloggio per dargli la notizia.

Mentre mi dirigo da lei, è ormai buio, giro lo sguardo verso la palestra ma le luci sono spente, lui non è la dentro come fa di solito a quest'ora.



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