capitolo 12 -Quella notte-
Qualche giorno prima
Era molto tardi per esser arrivata l'ora di andare a dormire. la mezzanotte era passata da un bel po' di tempo, ma nonostante ciò Trebor non riusciva a dormire.
Ormai stava passando sempre più tempo da solo, non che la cosa fosse nuova, ma non degnava di un saluto nessuno che fosse nel suo dormitorio.
Si sentiva sempre più solo e depresso man mano che passavano le ore, i minuti, e perfino i secondi.
Molte notti ormai piangeva, gli mancava sua sorella, si sentiva sempre in colpa per quello che le aveva fatto.
L'aveva uccisa per proteggere se stesso, e ora se ne pentiva.
Flashback:
Tutto era successo quando aveva sei anni e sua sorella Blaire quattro.
Quel anno era molto difficile sia per i due bambini e sia per la madre, Joanna.
Ogni giorno c'era la stessa routine.
Sveglia alle sei di mattina.
Colazione alle sei e mezza.
Doccia alle sette.
Scuola dalle otto fino alle sei di sera.
Cena alle otto.
E letto alle nove.
Sempre la stessa storia. Non poteva mai fare altro apparte i compiti. Tutti i bambini della sua età gli chiedevano di uscire, fare una partita a calcio, andare a casa loro ma doveva sempre rifiutate. Fu così che iniziò ad essere rifiutato da tutti.
Non poteva persino guardare la tv o leggere un libro.
Tutto in quella casa era vietato, a momenti lo era anche respirare.
Ogni sera durante la cena, la madre chiedeva ai figli come era andata la scuola, loro rispondevano sempre bene.
Infatti a Blaire andava tutto bene si divertiva sempre alla scuola materna, non era la stessa cosa per Trebor.
Lui tutte le volte che andava a scuola, veniva insultato, anche dai più grandi, preso a pugni e a schiaffi, odiato da tutti solo perché non aveva un padre e di conseguenza, secondo le opinioni degli atri era un male.
Era odiato anche perché non poteva permettersi una vita come tutti i suoi coetanei, secondo loro era un fallimento umano.
Una sera però Trebor fece una domanda a sua madre:
-Mamma, perché papà se ne andato?-
-Si mamma perché?- chiese Blaire curiosa
-Oh tesori miei- disse mentre metteva giù la forchetta e si puliva la bocca con il tovagliolo.
-Nessuno lo sa, se ne andato di notte, la mattina quando mi ero svegliata non lo trovai più, lo cercai disperatamente per giorni e giorni, ma di lui non c'era più traccia- disse respingendo una lacrima.
-Ma deva pur aver lasciato un biglietto o qualcosa con su scritto delle spiegazioni!- disse Trebor.
-No, nulla- disse sua madre non riuscendo più a trattenere le lacrime.
-Sai- disse sorridendo -hai preso molto da lui, gli occhi castani, i capelli neri e lisci, persino alcuni suoi lineamenti del viso, quando ti guardo vedo sempre lui-
Trebor, questo, non sapeva se prenderlo come un complimento o meno.
-Mamma ma perché non mi ricordo più nulla di papà? Insomma, se ne andato solo due anni fa, dovrei ricordarmi qualcosa di lui, la sua voce o la sua risata ad esempio-
-Oh tesoro, papà ti ha cancellato qualsiasi ricordo legato a lui!-
-Ma perché! e come ha fatto poi?-
-Vedi giravano voci che dicevano che lui aveva poteri magici, ed era così, a volte passavamo delle sere durante le quali lui mi faceva vedere tutte le magie che sapeva fare, vedi lui era speciale, da piccolo era stato in un campo, chiamato Campo dei Sopravvissuti, ma questa cosa te la racconterò quando sarai più grande-
-Mamma andiamo, questa è una delle tue solite scuse per non dirmi la verità!- urlò Trebor uscendo di casa.
I mesi passavano, e Trebor si tormentava sempre di più sul sapere dove fosse finito il padre, non si dava mai pace.
Intanto si accorgeva che la madre preferiva passare solo del tempo con Blaire, lui si sentiva sempre più solo, era arrivato ad essere trascurato perfino da sua madre, la donna che lo aveva messo al mondo e lo aveva cresciuto, la persona con cui aveva passato più tempo insieme o almeno fino all'arrivo di sua sorella. Lei era stata adottata, i suoi genitori erano morti in un incendio.
Lui voleva sapere. Era ossessionato dal sapere. Voleva, anzi, doveva conoscere il passato del padre. Sua madre però non accennava mai il discorso.
Un pomeriggio dopo essere tornato da scuola era così tanto arrabbiato per il fatto che voleva spiegazioni che uccise sua sorella.
-MAMMMA!!! SONO STUFO!!! VOGLIO DELLE SPIEGAZIONI!!!- sbottò con tutta la potenza che aveva nelle sue corde vocali.
-Tesoro non è ancora ora- disse la madre in tono calmo
-ORA BASTA!!!!- urlò.
La madre stava tenendo in braccio Blaire. Poi tutto accade in fretta. Trebor scagliò dal nulla una palla di fuoco che colpì la madre e la sorella. Sua madre se la cavò con un'ustione ma la sorellina non ce la fece. Morì, solo perché Trebor era arrabbiato, ma quella non era sua intenzione, uccidere Blaire. Come aveva fatto?
-OK tesoro, siediti-
Così dicendo la madre raccontò a Trebor che suo padre era speciale, aveva combattuto nella G.G.O. e che suo padre era il Demone più potente del campo.
-Quindi sarò anche io un demone?- chiese Trebor curioso.
-Può essere sennò sarai o un tritone o un vampiro, un lupo, un figlio di Roma o di Grecia.- disse la madre.
Il ricordo svanì.
Stava piangendo ancora una volta, una delle tante. Era immerso nel buio. Finchè non accadde una cosa.
All'improvviso la stanza in cui si trovava Trebor, che era sempre vuota, nessuno dormiva in camera sua, era rifiutato anche al Campo, si illuminò di verde fosforescente.
Si avvicinò un uomo incappucciato che lo marchiò a fuoco con uno strano simbolo. Era un cerchio con dentro un focolare e due ali di demone.
Le uniche cose che sentì prima di trovarsi in uno stato di trans furono:
-Ora, sei sotto al mio marchio, non puoi più scapparmi-
Eccomi con un nuovo capitolo che non era nella prima versione!!
Io vi ringrazio troppo
Siamo a 900 visualizzazioni anche se non melo aggiorna sul telefono 🤣
Dunque come sapete lasciate una stellina e commentate!!
Julia 🔥❤
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