Un nuovo inizio - parte III
Collegati alla rete, i due sbirciavano i più nascosti - per così dire - segreti della band. Il bambino esultava per ogni link di gossip sulla loro vita privata cercando di spiegare, in modo del tutto scomposto, la loro storia alla ragazza, la quale non riusciva a capirci nulla.
Jag decise di entrare nel sito ufficiale: un video montato ad hoc, con immagini prese dai concerti, invase l'intero schermo.
"Guarda!" sghignazzò con soddisfazione "Ora ti faccio vedere la scheda del chitarrista!" e cliccò un link col mouse.
Si aprì una pagina singola, con un collage di oggetti visti dall'alto sparpagliati su un tavolo. In basso a destra c'era una foto polaroid che ritraeva metà faccia del ragazzo 'emo', celata, oltretutto, dietro una mano che lasciava intravedere solo un occhio incredibilmente azzurro fra la fessura allargata delle dita.
"Deve essere questa la massima rappresentazione di intrigo e mistero che vige in questo periodo" pensò lei. Nel resto della schermata c'erano sparpagliati oggetti che dovevano rappresentare in qualche modo la personalità del ragazzo. Block notes con scarabocchiati sopra composizioni e appunti, un accendino, una tazza di caffè vuota con una sigaretta spenta dentro, un catalogo di strumenti musicali, un coltello serramanico aperto a metà. Lo stesso tavolo era inciso, probabilmente con quest'ultimo, di segni incomprensibili.
La ragazza non ascoltava minimamente le spiegazioni, tanto era presa dallo scoprire particolari nuovi sullo schermo. La sua attenzione venne interrotta quando il ragazzino decise di passare a una nuova pagina. Cliccò quella della cantante: la ragazza dai capelli neri e lo sguardo strafottente.
Stesso scenario di prima: in basso, la foto polaroid di una ragazza seduta a un chiosco giapponese di noodle. Le tende appese, che calavano dal tetto del banchetto, ne celavano l'identità lasciando comunque supporre che a sedere ci fosse lei. Anche qui oggetti sparsi ne facevano trapelare l'identità: una bambolina dalla grande testa bionda era appesa con un cordino a uno smartphone di ultima generazione che mostrava sul suo schermo l'andamento di una traccia audio, un mini xilofono con bacchette e il pupazzo di un gatto fu tutto quello che Fade riuscì a carpire prima che il ragazzino cambiasse di nuovo schermata.
I due si affacciarono sulla pagina del percussionista: ciò che risaltò subito alla vista furono le due bacchette da batteria incrociate sul tavolo. La polaroid del ragazzo lo ritraeva mentre, giocando a basket, si accingeva a tirare a canestro in un salto spettacolare. Fra le altre cose, un MP3 con cuffiette, una fascia sportiva e un CD dell'opera omnia di Beethoven, particolare che lasciò perplessa la ragazza, visto il tipo di band.
L'ultima schermata che il bambino aprì fu quella del bassista nonché leader del gruppo. Sul suo tavolo erano presenti solo un portacenere traboccante di sigarette spente, un bicchiere con gli ultimi sorsi di whisky, delle bustine con corde di ricambio per il basso e una pezzo di fune con dei nodi. La sua foto polaroid mostrava solo la sua mano, dito medio alzato, che sfoggiava un anello con inciso '666' sopra.
"Se siamo fortunati domani potrai vederli dal vivo!" commentò lui. "Non ci tengo proprio!" replicò la ragazza "Piuttosto, se proprio devo farti da segretaria, comincia a dirmi i nomi di questi fantocci."
Le sorrise con sguardo d'intesa e le illustrò i dettagli del loro incontro.
Il mattino seguente vide Fade estremamente provata, Jag, oltre ad averle fatto visitare la città per quasi tutta la notte, non aveva più smesso di parlare della 'sua band'. Si ritrovò a seguirlo controvoglia mentre lui, contrariamente, camminava con passo svelto e trionfale verso l'ingresso degli studi dei Momuht.
La manager del gruppo li invitò a sedersi al tavolo rotondo in vetro satinato della sala riunioni per attendere l'arrivo della band.
Dopo un'interminabile attesa, dalla porta entrarono i quattro membri. Il moccioso era talmente estasiato da rimanere a bocca aperta con un sorriso beota, tanto da farle dubitare che stesse perfino respirando.
In sequenza entrarono "Nef, il bassista" ripassò mentalmente Fade "Ted, il chitarrista, Joanna detta 'Sushi', la cantante e Jess, il batterista spilungone" a chiudere il gruppo.
Il primo entrò trionfalmente, sfoggiando dei rumorosi ninnoli tintinnanti al collo, aveva i pollici sprofondati nelle tasche dei jeans stretti che andavano a morire dentro degli stivali da cowboy intarsiati. Il secondo lo seguiva con postura curva, aveva i capelli talmente appiccicati sulla faccia da sembrar essere stati leccati da una mucca, jeans strappati e T-shirt completavano la sua figura. La ragazza, stivali a mezza coscia, gonna corta e una maglietta sfumata in colori sgargianti, li succedeva con lo sguardo attaccato al suo smartphone, intenta a scrivere messaggi con le dita veloci. L'ultimo del gruppo, un giovane dallo sguardo profondo, li seguiva con l'espressione di uno che in quel momento avrebbe voluto essere su un altro pianeta, indumenti con firme di alta moda in evidenza, vestivano la sua statura. I quattro si sedettero al tavolo seguiti dalla manager che subito iniziò il discorso: "Bene, immagino conosciate già i nomi dei componenti, quindi lascio a voi le presentazioni."
"Io sono Jag e questa è Fade!" cominciò il ragazzino, riprendendosi. Le dita veloci di Sushi si fermarono un attimo nell'udire quei nomi, poi ripartirono rapide. "Ho intenzione di finanziare tutti i vostri futuri progetti: album, concerti, video musicali, tutto! Ho a disposizione fondi illimitati, quindi non trattenetevi dall'osare."
Dopo un'occhiata d'intesa con la manager, il bassista, Nef, replicò: "Bene, e che cosa vorresti in cambio?"
"Voglio far parte della band!" rispose il ragazzino con tono talmente fermo da non farlo più sembrare tale. Tutti gli sguardi ora erano su di lui.
"E cosa sai suonare?" interpellò l'altissimo Jess.
"Non è nel mio interesse suonare. Io voglio solo vedervi all'opera, assistere alla creazione dei nuovi pezzi, seguire le prove, stare qui, insomma."
Un attimo di interminabile silenzio seguì quelle parole.
"Bene" concluse Nef "La band valuterà la tua offerta, ci sentiamo" così dicendo tutti i membri si alzarono e lasciarono la stanza.
Prima di chiudere dietro di sé la porta, Nef si girò verso i due "Jag, vero? Vieni con me, devo discutere con te di alcune cose. Lasceremo qui la tua segretaria per contrattare con la manager."
A quelle parole Fade sussultò, ma era stata preparata all'evenienza, sapeva quindi cosa fare. Il bambino si rizzò immediatamente in piedi e corse dal suo idolo come un cagnolino ammaestrato. La porta si richiuse dietro di loro.
La ragazza riportò l'attenzione sulla manager che attendeva in silenzio, si alzò sui pattini e la raggiunse ponendole un grosso plico di fogli che Jag le aveva detto di consegnare senza dire niente. La donna li prese e cominciò a visionarli attentamente.
Nel frattempo Jag seguiva Nef nei lunghi corridoi degli studi, accelerando di tanto in tanto il passo per non aumentare la distanza fra loro. Gli altri tre membri si erano volatilizzati nelle loro stanze.
Dopo aver sceso una rampa di scale arrivarono a un'angusta porta bianca. Il musicista afferrò i ninnoli della sua catenina, isolò fra essi una chiave con la quale fece scattare la serratura ed entrarono.
Jag si ritrovò in una specie di privé dalle luci soffuse, le pareti dipinte di viola e un grosso divano bianco ad angolo con davanti un tavolino basso del medesimo colore.
Il musicista si addentrò dietro un grosso bancone: "Che posso offrirti? Vino, liquore, un cocktail?"
"Non bevo cose di quel genere" rispose il bambino seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia.
"Per forza, in fondo sei solo un moccioso" sentenziò versandosi del whisky.
"Non sottovalutarmi" fu la risposta ferma mentre del ghiaccio cadeva nel bicchiere.
L'uomo si sedette sulla sponda opposta del divano cullando il whisky con moto circolatorio. "Dunque sei davvero chi credo che tu sia?"
"Sì, ho visto il tuo annuncio su internet e sono venuto qui di persona a portarti quello che chiedevi."
"E quella ragazza sarebbe...?" L'uomo indagò evitando di esporsi troppo.
"È la vergine che cerchi per il 'festino' della tua setta."
Un sorso di whisky gli andò di traverso; quel ragazzino non faceva troppi giri di parole, quindi tanto valeva andare dritti al sodo. "Fra un mese ci sarà il rito e io non posso permettermi di fare errori. Hai interpretato il mio messaggio cifrato, non so come tu ci sia riuscito e come sia arrivato a me, ma quando hai pronunciato i nomi in codice di fronte a tutti ho dovuto verificare per forza che non si trattasse di una coincidenza."
"Nessuna coincidenza" incalzò il bambino "Riguardo a come ti ho rintracciato, dispongo di una capillare rete d'informazioni, posso arrivare a chiunque."
L'uomo bevve il whisky d'un fiato risputando un cubetto di ghiaccio nel bicchiere. "Bene" concluse "Potete restare."
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"La vostra proposta è davvero allettante" riepilogò la manager alzando gli occhi dai fogli "Provvederemo subito a stipulare un contratto."
Fade annuì, anche se totalmente ignara di cosa significassero tutte quelle colonne di numeri sui fogli. Poco dopo Jag la raggiunse esultante: "Fade! Possiamo fare un giro degli studi! Andiamo!" Fece appena in tempo a prendere i soprabiti che venne letteralmente trascinata via dal bambino in piena onda euforica.
I due seguirono Nef che camminava orgoglioso fra i corridoi degli studi, spiegando che li aveva fatti costruire lui stesso. Nei periodi più intensi - in special modo quando dovevano registrare un nuovo album - pretendeva che tutti i membri del gruppo fossero presenti h24; aveva quindi predisposto delle camere dove ognuno avrebbe potuto dormire: tornare alle proprie case era quasi escluso, se non per motivi del tutto eccezionali.
In quel periodo stavano giusto incidendo il loro nuovo album.
L'uomo fece fare un rapido giro della sala prove, della sala incisioni e missaggio, di un piccolo cinema privato, della sala giochi e delle più banali cucina, sala caffè e angolo bar-vineria. Salirono poi di un piano usando l'ascensore e attraversarono un lungo corridoio con delle porte: la prima era imbrattata con delle bombolette spray, la seconda decorata da un gatto 'neko' portafortuna appeso, la terza era piena di graffi come le pareti di un manicomio e l'ultima, scolpita in bassorilievo, raffigurava un grande demone mesopotamico. Su tutte le porte era appeso il cartellino 'Non disturbare.'
"Questa è la mia camera..." detto ciò Nef estrasse una tessera magnetica dalla tasca posteriore dei jeans e la passò in uno scanner al lato della porta che si aprì con un rumore sordo.
La stanza si stagliò agli occhi esterrefatti dei due ospiti, l'uno emozionato per un sogno che si stava avverando, l'altra per ciò che vi era al suo interno. L'ambiente aveva un'atmosfera inquietante, era annebbiato da una cortina di fumo che lasciava intravedere appena gli oggetti in penombra. Appena si accese la luce, tutto divenne più distinto: fra piante di cactus, statue etniche, modellini di aerei, bottiglie e lattine piene e vuote lasciate ovunque, ciondoli appesi, lampade al plasma e una pelle d'orso al muro, spiccavano anche croci rovesciate, stampe di esseri demoniaci, tarocchi, arazzi con figure mitologiche e, sul letto disfatto, un basso e un posacenere pieno di mozziconi. Coronava il tutto una puzza insopportabile.
Fade si fece da parte, disgustata, lasciando Jag solo nella contemplazione. Il bambino si precipitò dentro e Nef ne approfittò per approcciare la ragazza. Con aria da playboy appoggiò una mano sul muro e chiese "Allora ti piacciono i Momuht?"
"Abbastanza" rispose lei mentendo, scocciata da quell'atteggiamento.
"Sembri alta con quei pattini, quanti anni hai?" continuò il musicista.
"Non sono affari tuoi" rispose guardando altrove.
"Ehi! Non fare così, tanto dovremmo conoscerci per forza visto che vivrai qui!"
A quelle parole si voltò adirata. "Che storia è questa? È Jag che vuole stare qui, io che c'entro? Jag!"
Tagliò il discorso col bassista e affrontò il vero fulcro del suo problema: raggiunse la porta e richiamò più volte il bambino sotto lo sguardo divertito dell'uomo "Esci da questa stanza puzzolente!" urlò, ma lui non l'ascoltava nemmeno, restando estasiato di fronte una stampa di sabba di streghe appesa al muro. "Jag!"
Sarebbe voluta andare a prenderlo per un orecchio, ma la puzza per lei era troppo nauseabonda e si limitò a strillare dalla porta talmente forte che gli altri membri uscirono dalle loro rispettive stanze per vedere cosa stesse capitando e, quando i loro occhi caddero contemporaneamente su Nef in cerca di risposte, questi non fece altro che dare una scrollata di spalle e concludere "Il contratto è firmato!"
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