Un nuovo inizio - parte II


In poco tempo i due si trovarono dentro un angusto locale dalle pareti rivestite di legno. Dietro al bancone, un corpulento uomo era intento a tagliare della carne per un panino.

"Questo è il miglior kebabbaro della città. Vieni, mangiamo, sto morendo di fame!" spiegò avvicinandosi. Lei lo seguì indecisa se fidarsi o meno, ma il suo stomaco non lasciava dubbi: anche lei stava morendo di fame.

"Ibrahim!" interpellò il ragazzino. L'uomo si girò con fare sospettoso ma poi s'illuminò alla vista del caschetto rosa.

"Jag, sei tornato! Sbaglio o ti sei rimpicciolito?" lo schernì.

"Sei tu che sei ingrassato, testa bucata!" rispose il bambino con un guizzo di odio negli occhi; guizzo che l'uomo notò e cercò di placare: "Scusa, scusa, stavo solo scherzando! Ti preparo un bel panino!"

"Bene" tagliò corto lui ancora visibilmente adirato, ma poi cambiò umore. "Ti presento Fade!"

"Buongiorno signorina" replicò Ibrahim voltato di spalle intento a tagliare nuova carne.

"Buongiorno" fece eco lei, atona.

"Ibrahim, io vado a lavarmi le mani, per me il solito" ordinò il bambino avviandosi verso una porta scura, e sparì.

Dopo minuti di interminabile silenzio, l'uomo si girò tenendo in mano un panino imbottito di carne. "Che cosa vuoi?" domandò con fare serio.

"In che senso?" rispose lei sospettosa.

"Che cosa vuoi nel panino. Puoi mettere le cose che ho qui" disse indicando con un movimento degli occhi alcune vaschette incastonate nel bancone, piene di brodaglie strane. Lei le guardò disgustata: "Va bene così!" e afferrò l'enorme panino offertole.

L'uomo prese una sigaretta accesa, abbandonata su un angolo del bancone, che lasciò cadere una lunga scia di cenere.

"Devi stare attenta signorina. Jag non è quello che sembra" sentenziò, poi diede una grossa tirata riducendo la sigaretta al solo filtro.

"Che significa?" chiese lei rispolverando tutti i vecchi sospetti. Il paninaro si accostò appoggiandosi sul bancone, come per dirle un segreto. Fade, dal canto suo, si avvicinò, ma non troppo, per ascoltare. L'uomo, prima di cominciare a parlare, buttò fuori la tirata di fumo proprio in faccia alla ragazza che cominciò a tossire violentemente, fra le innumerevoli cose che odiava c'era anche il fumo di sigaretta.

Continuò a tossire con gli occhi che le bruciavano e i polmoni in fiamme, il panino le cadde mentre i forti colpi di tosse la rintronavano. Per quanto potesse sembrare assurdo agli occhi del gestore, cadde priva di sensi sul pavimento appiccicoso.

"Signorina!" urlò l'uomo terrorizzato sgusciando da dietro il bancone per soccorrerla, ma troppo tardi: Jag stava uscendo in quel momento dal bagno.

"Ibrahim!" ruggì feroce il ragazzino "Che diavolo hai combinato?" chiese buttandosi in ginocchio vicino alla ragazza prendendole la testa.

"Niente, io le stavo dando il panino e poi lei è svenuta!" balbettò lui in evidente stato confusionale.

"Va' a prendere un bicchiere d'acqua!" ordinò mentre cercava di farla rinvenire.

L'uomo si alzò e ritornò dietro al bancone sbattendo ovunque e riempiendo goffamente un bicchiere. "No, no, no, no! Non puoi lasciarmi proprio adesso..." mormorò Jag mentre aspettava.

"Ecco l'acqua!" esclamò l'uomo raggiungendoli e così dicendo lo versò interamente in faccia a Fade sotto lo sguardo pietrificato del bambino. La ragazza si svegliò esplodendo in un urlo.

"Ibrahim!" lo sgridò nuovamente con ferocia "Si supponeva che dovesse berlo!"

"Scusa, Jag! Scusa!" si giustificò nel più totale panico.

"Lascia stare!" interruppe lei indispettita dal chiasso.

"Come ti senti?"

"Molto pulita" rispose sarcastica.

Per tutto il tempo successivo l'uomo non spiccicò più parola, mentre i due mangiavano al tavolo. Fade era ancora scombussolata e avrebbe voluto spegnere il suo petulante compagno che continuava a parlare come una macchinetta impazzita, cercò quindi di concentrarsi sul sapore del panino che in verità non le dispiacque affatto.

I due uscirono, lei salutò Ibrahim che ricambiò intimidito. Un po' era colpita da come un uomo così corpulento ubbidisse tanto umilmente agli ordini di un gracile ragazzino. Jag, invece, uscì senza nemmeno voltarsi indietro.

"Come ti sembra la città?" le chiese dopo alcuni metri di cammino.

"Niente di che..." rispose lei incerta "Che hai intenzione di fare ora?"

"Ho già parlato con la manager dei Momuht, domani mattina mi incontrerò con la band."

"Come diavolo hai fatto a convincerli così facilmente?"

"Semplice, sarò co-finanziatore di tutti i loro futuri progetti. Domani andrò a discutere la quota, vieni anche tu!"

"Io non ne capisco niente di queste cose, non..."

"Mi serve solo qualcuno che funga da segretaria" spiegò Jag "Un bambino da solo non è poi così credibile."

"Seguito da una squinternata sui pattini, lo sarà anche meno!" sentenziò lei.

"Ah ah! Non conosci i gusti della band! Andiamo, devo farti sapere tutto di loro" concluse "C'è un internet point qui vicino!"

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