Persone come me non dovrebbero avere sogni - parte III

La ragazza si risvegliò mentre la caricavano in un'ambulanza, Jag era accanto a lei che succhiava dalla cannuccia di un succo di frutta. Voleva chiedergli cosa fosse successo, domandargli perché si trovasse lì ma non ce la fece a parlare, sentiva solamente i medici tempestare il bambino di domande su quanti anni avesse la paziente, quale fosse il suo gruppo sanguigno e fu stordita dall'apprendere che lui sapesse tutte le risposte.

Il ragazzino salì in ambulanza e si sedette accanto a lei, continuando, inespressivo, a sorseggiare il suo nettare; le porte si richiusero e il veicolo partì di corsa con le sirene spiegate.

Il suono squillante penetrava nella testa della ragazza facendola impazzire di dolore mentre lo staff medico le controllava gli occhi e la pressione, interrogando il suo accompagnatore per sapere se ci fosse qualche parente da contattare.

"Dovreste chiederlo a lei" rispose con menefreghismo "Stava scappando da tutto e tutti" furono le ultime parole che sentì prima di svenire.

Riprese conoscenza in un letto d'ospedale. D'un tratto temette che qualcuno l'avesse riportata nella vecchia clinica, ma quando vide Jag seduto accanto a lei intento a disegnare su dei fogli, si rincuorò.

"Che è successo?" chiese.

Il bambino alzò lo sguardo "Credi che lo dicano a un moccioso di undici anni?" fu la risposta sarcastica "Chiama il dottore e fattelo dire."

La ragazza premette il pulsante per chiamare un'infermiera e, poco dopo, intervenne il medico ospedaliero. L'uomo spiegò che il giramento di capo era dato solo dalla stanchezza della notte passata in bianco. "Però" aggiunse "Abbiamo rilevato dei valori anomali nelle sue analisi, vorremmo farle un esame approfondito, per questo vorrei sapere se ha parenti a cui dobbiamo notificare la sua permanenza qui in ospedale."

"No" si affrettò a rispondere prima che Jag dicesse qualcosa "Sono sola."

Il medico era visibilmente corrucciato per quella risposta, ma lasciò la stanza senza dire niente.

"Jag, non lo dire a Nef, non lo dire a nessuno" lo supplicò.

Il ragazzino la guardò mostrando i denti in un sorriso "Come desidera, signora!"

Quella reazione le piacque poco, ma non le restava che fidarsi di quell'imprevedibile marmocchio.

Il pomeriggio Jag ritornò alla base e trovò una baraonda generale. Nef aveva indetto un'assemblea per comunicare che Fade era ritornata agli studi e gli altri non l'avevano presa affatto bene. La manager a momenti svenne e anche Ted, Joanna e Jess non gradirono affatto la notizia.

"Hai riportato la psicopatica qui dentro? Ci vuoi proprio male! Guarda che i soldi non si spendono da morti!" gli aveva urlato il batterista prima di alzarsi irruentemente dalla sedia e da lì era partito un litigio in cui tutti parlavano e nessuno ascoltava.

"Tranquilli!" irruppe il ragazzino nella sala riunioni "Fade se n'è andata!"

Gli sguardi si volsero su di lui e scese un mutismo generale nell'attesa che venissero aggiunti ulteriori dettagli.

"Mah, non so, ha detto qualcosa tipo che voleva vivere il presente e perciò se n'è andata" vagheggiò.

Fu tirato un sospiro di sollievo generale e tutti si sparpagliarono negli studi, tutti tranne Nef che sapeva che c'era dell'altro.

Quando rimase solo con il moccioso lo interrogò con uno sguardo arcigno.

"Che vuoi che ti dica?" riprese "Ha detto che rinchiusa qui non aveva modo di scoprire il mondo vero. Mi ha detto che vorrebbe conoscere persone nuove, provare altre avventure..."

Il bassista stette un momento in riflessione, poi sbuffò in un sorriso compiaciuto "E chi se lo aspettava che mi avrebbe dato retta?" disse fra sé "Ma dimmi moccioso, ha detto quando tornerà?"

"Di questo non ha minimamente fatto cenno" concluse lasciandolo solo nella stanza.

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