Pensieri in negativo - parte II

Nel frattempo, in una stanza ben al riparo da orecchie indiscrete, Nef camminava impazientemente avanti e indietro.

"Non dovremmo andare a vedere come sta?" domandò agitato.

"Non è necessario, i miei uomini hanno seguito passo passo la vicenda e mi è stato confermato che non si tratta di lesioni gravi" rispose Jag, seduto ciondolando le gambe.

La fermezza e la serietà delle sue parole contrastavano in maniera così prepotente con quel comportamento, che Nef cominciò a domandarsi chi davvero fosse quel moccioso all'apparenza solo eccentrico, ma si distolse concentrandosi su un pensiero più importante: "Non posso permettere che me la facciano fuori! Mi serve viva per la cerimonia!"

"Fra una settimana starà bene" concluse Jag "Dalle solo il tempo di riprendersi e non infastidirla."

Nei giorni successivi infatti, con sorpresa della ragazza, nessuno andò a disturbarla. Un cameriere si limitava a portarle da mangiare su di un vassoio che lasciava fuori dalla porta e Nef non transitava più il corridoio con la sua conquista di turno, permettendole di uscire di soppiatto ogni volta che doveva andare in bagno. Ben presto le ferite sul viso si schiarirono e ritornò a farsi vedere in giro per lo studio, comportandosi come se nulla fosse successo.

"Sono passate le tue cose?" la interpellò Nef schernendola con una risata gracchiante, data da anni di dipendenza da sigarette. La ragazza cercò di non dare a vedere il suo fastidio e lo ignorò. Gli altri membri del gruppo la salutavano con distacco, proprio come il primo giorno che era arrivata. Solo Jag la salutò calorosamente.

"Ciao! Cosa hai fatto per tutto questo tempo?" le chiese con un enorme sorriso stampato sulla faccia.

"Non ti riguarda" controbatté lei, scura in volto.

"Oggi si discute sul piano di marketing della band! Vuoi partecipare?"

"Per quello che mi importa" replicò svogliatamente mentre si sedeva accanto a lui al tavolo della sala riunioni.

Fra i componenti del meeting si trovava anche un uomo dall'aspetto trasandato, con vistose occhiaie date probabilmente da eccessi di vita e sonno arretrato, un giubbetto di pelle scolorita e jeans consumati accentuarono questa convinzione in Fade.

"Lui è il direttore artistico dell'immagine della band" sussurrò il bambino alla ragazza.

"Andiamo bene" rispose lei con una punta di sarcasmo.

Ben presto la riunione degenerò nella confusione. Nef disapprovava tutte le idee del creativo sottolineando che a lui non fosse data abbastanza importanza, si decise quindi per una pausa sigaretta-caffè da consumarsi nel corridoio.

Lasciati soli, i due 'ospiti' piombarono in un pesante silenzio.

"Nef era davvero preoccupato per te, sai?" disse Jag studiando la reazione della ragazza.

"Non mi ha dato questa idea" tagliò corto lei alzandosi "Mi sono stufata di stare qui, me ne vado" e scivolò via sui pattini senza salutare.

La sera arrivò inaspettata e Fade ritornò al suo rifugio dopo una giornata passata a girovagare fra i mercatini natalizi ancora sopravvissuti. Svuotò le tasche dalle cianfrusaglie che aveva sottratto e si stese sul letto a pensare al niente, lasciando che il silenzio piombasse nella sua testa. Poco dopo sentì il rumore familiare di stivali da cowboy avvicinarsi nel corridoio. Scocciata dall'interruzione, si preparò a sentire il solito squittio di ragazza che elogiava il componente della band per poi allontanarsi, dissolvendosi, ma stavolta il rumore dei passi non era accompagnato e si fermò proprio davanti alla sua porta. Toc toc risuonò.

"Ehi birbantella, che fai tutta sola?"

"Vattene!" fu la risposta, ovattata dalla porta che li separava.

"Non mi dai certo modo di conoscerti meglio, piccola"

"E non lo avrai mai!"

L'uomo, più divertito che impressionato, continuò la sua farsa appoggiandosi allo stipite della porta. Tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che teneva nei pantaloni e portandosela alla bocca, iniziò il suo monologo: "Sai, me ne sono capitate molte di ragazzine come te fra le mani, frivole o desiderose di leccare un po' di successo. C'è chi mi ha tampinato per mesi dichiarandomi l'ineluttabilità del suo amore e chi solo per darmi una demo delle sue canzoni; ho avuto modo di passare in rassegna ragazze bellissime, romantic lolita, grintose punk, donne intelligenti e bambine con gli ormoni impazziti, ma nessuna prima di te è stata così vicina da sfiorarmi, e nonostante ciò rifiuti testardamente di farlo. So che te ne vai in giro di notte per tentare di soffocare la rabbia che ti esplode dentro. È una sensazione che conosco, ho composto migliaia di canzoni su quel senso di disadattamento che provi senza mai riuscire a dargli un vero corpo. Se un giorno vorrai darmi la possibilità di mostrarti lati di me che ancora non conosci, sai dove trovarmi."

Detto ciò i suoi passi si dispersero nel corridoio.

L'uomo rimase nel silenzio del suo privè con l'unica compagnia di una luce proveniente da una lampada di chissà quale svitato designer e una sigaretta in bocca, ancora spenta.

D'un tratto il rumore secco di un chiavistello che si apriva fece eco nel tunnel del seminterrato. "C'è cascata in pieno" pensò compiaciuto di sé "Questa meglio metterla via" si disse buttando la paglia sul tavolinetto basso e preparando la sua sceneggiata.

Il silenzioso procedere di Fade era accompagnato solo dallo scivolare sulla moquette nel corridoio scuro. Raggiunta la porta del privè, lasciata appositamente semiaperta, si fermò a osservare. Dentro, l'ambiente era squarciato solamente dalla luce bianca della lampada che tagliava trasversalmente la stanza, puntando su Nef. L'uomo era voltato di spalle, intento a togliersi la maglietta. La luce risaltava la sua muscolatura in un contrasto netto di chiaroscuri.

Sentì l'impulso di andarsene, ma rimase ancora, nascosta dietro la porta.

"Puoi entrare se vuoi" disse Nef cogliendola di sorpresa.

L'uomo si girò mostrando il suo torso nudo. Al collo aveva una miriadi di ciondoli attaccati ad una catenina, il petto mostrava una leggera peluria e il fisico, nonostante fosse tonico, cominciava a mostrare i primi segni dell'età. Nef, infatti, era il componente più anziano della band e, sebbene non avesse mai accennato alla sua età, sembrava essere vicino ai quaranta.

Togliendo la maglietta, i capelli neri gli si erano scompigliati dandogli l'aria di un ragazzino trasandato. "Scusa, mi stavo mettendo a mio agio, questo posto è l'unico dove posso trovare un po' di pace dalla vita di rockstar. Entra se vuoi, non ti mordo."

La ragazza non rispose, ma neppure si mosse dall'uscio. Non aveva praticamente sentito le parole del bassista, troppo persa a rincorrere pensieri che le sfuggivano. "Ti interessano i miei ciondoli?" disse lui cogliendola impreparata. Approfittando dell'attenzione della ragazza focalizzata sui monili, Nef si era avvicinato pericolosamente. Si slacciò la catenina e la porse a Fade, la quale la prese notando l'effettiva pesantezza di tutte quelle cianfrusaglie. "Sono le croci che porto al collo, letteralmente" disse lui trattenendo un mezzo sorriso e si avviò al solito bancone per versarsi qualcosa da bere.

Lei scrutò i ninnoli d'oro, d'argento e comune ferro. Scorse un teschio, una croce rovesciata, una medaglietta da soldato senza scritte, un monile con un serpente celtico, la chiave del privè e un'ala stilizzata. Non sapendo cosa fare entrò in silenzio e appoggiò gli oggetti sul tavolino basso davanti al divano.

Il musicista ruppe il ghiaccio esordendo con un "Questa sera voglio restare sobrio, tu?" La ragazza lo guardò storto, tacendo. Si aspettava qualcosa ma non sapeva bene cosa, forse una conferma alle parole udite prima. Lui, per nulla intimorito dallo sguardo torvo, continuò a parlare "Niente drink, eh? Allora tieni, ho una cosa per te!" prese qualcosa da sotto il banco e lo lanciò verso di lei. L'oggetto atterrò fra le sue mani dopo aver seguito la traiettoria di una morbida curva. La ragazza, capendo di avere fra le mani un preservativo confezionato, trasalì e cominciò a balbettare.

"Sai come si usa?" incalzava divertito.

Per lei era troppo: si sarebbe aspettata qualunque cosa, un litigio, anche prendersi a botte se necessario, ma quella strana piega proprio no.

"No! Cioè, sì! Insomma..." disse nella più totale confusione. Poi si riprese e semplicemente buttò l'imbarazzante argomento sul tavolino vicino ai ninnoli e corse fuori dalla stanza indispettita.

Il bassista non reagì minimamente, aveva già capito parecchie cose. "E allora ubriachiamoci..." disse aggiungendo una buona dose di alcol al suo drink.

Fade tornò alla sua stanza e chiuse a chiave. «Alla faccia del conoscere i suoi lati nascosti!» pensò. Si buttò sul letto cercando di scacciare nuovi, aggrovigliati, pensieri che le si stavano formando nella mente.

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