Le cose che non sai di me - parte III

Fade non aveva più parlato con Nef e il viavai di ragazze nel suo privé era ripreso come prima. Se ne era fatta una ragione, lei era una fra le tante, e nemmeno fra le sue migliori, conquiste. Si era dileguata dalla sua vita silenziosamente come vi era entrata, non prima, però, di essersi fatta consegnare, tramite Jag, la copia della chiave della sua camera appartenuta al bassista.

Una notte si ritrovò a girovagare in un quartiere poco illuminato, affiancato da un piccolo parco. Senza pensarci troppo su, riprese la via del ritorno, ma vide un paio di persone con felpe e cappuccio che trafficavano con qualcosa, appoggiati a un angolo di un vicolo. Accortasi di essere stata notata girò repentina per una strada secondaria. Purtroppo si trovò faccia a faccia con un altro paio di tipi dal fare sospetto "Ehi bella!" disse uno di loro avvicinandosi. La ragazza stava per fare retro front ma i due di prima stavano procedendo a sbarrarle la strada. Messa alle strette, Fade non poté fare altro che mettersi sulla difensiva, pronta a sguainare il coltello se l'avesse ritenuto necessario. Quel posto non era il suo territorio, cosa che le dava punti di svantaggio.

"Amica, che razza di cosa hai sulla testa?" le disse il ragazzo additando la sua stramba acconciatura.

"Che sei venuta a fare?" intimò l'altro.

"Niente" rispose con la voce più ferma che poteva.

"Qui non si viene a fare niente, bella!" fece intuire un terzo, mentre tutti si avvicinavano circondandola.

Fade tirò fuori la lama "State lontani!"

I quattro ragazzi trasalirono per un momento, ma poi cercarono di minimizzare.

"Ehi sorella, non c'è bisogno di fare così"

"Già, non volevamo farti niente di male"

"Andatevene o ve la faccio pagare!" urlò lei.

"Sei venuta per la roba? Guarda che se ti serve te la vendiamo..."

"Niente droga! Lasciatemi solo in pace!"

Mentre due ragazzi stavano per andarsene, un terzo, approfittando di un attimo di distrazione, l'afferrò per il polso, rigirandole indietro il braccio. "Ferma! Polizia!" esclamò.

Gli altri tre ragazzi abbassarono la guardia sbuffando "Ci mancava solo una psicopatica a farci saltare la copertura" furono le ultime parole che sentì mentre veniva caricata in macchina.

Dopo un primo interrogatorio da cui la polizia non trasse un ragno dal buco, gli agenti si limitarono a sbattere la ragazza in una cella per riprovarci il mattino successivo.

Fade stava seduta su una panchina fissata al muro a guardare i suoi pattini scivolare avanti e indietro, in un moto ipnotico che le permetteva di non fare illazioni su ciò che le sarebbe successo; restando sveglia per tutta la notte. In tarda mattinata la porta scorrevole della cella di custodia si riaprì. Venne scortata e fatta sedere di nuovo in un ufficio dove l'attendeva un nuovo agente.

"Dunque ricapitolando" iniziò l'uomo in divisa "Ti chiami Fade, il cognome non te lo ricordi, senza documenti e senza una nazione di provenienza, i tuoi genitori sono morti in un incidente, andavi in giro con un coltello da dodici cm in tasca che hai usato per minacciare i miei uomini in incognito..."

"Sono loro che mi hanno circondato, la mia era legittima difesa" puntualizzò la ragazza.

"Abbiamo fatto analizzare le tracce di sangue sul tuo coltello: ne sono stati riscontrati almeno quattro tipi, il che fa dedurre che forse i fatti non stiano proprio così" lasciò intendere l'uomo "Ora ricominciamo: il tuo nome e cognome?"

Nel frattempo, da un'altra parte, si stava svolgendo una feroce, seppur unidirezionale, discussione.

"Non è affar mio se l'hanno beccata gli sbirri!" sbraitò Nef furioso "Hai idea di quel che rischio con il tuo ridicolo piano? Io sono costantemente perseguitato da paparazzi, non posso dare loro in pasto un simile scoop!"

Jag, dal canto suo, rimaneva del tutto tranquillo "Le carte sono già tutte compilate, la cauzione pronta per essere versata, mi serve solo qualcuno che ci metta la faccia. Lo dovresti fare tu, sarebbe un gesto carino nei suoi confronti dopo tutto quello che le hai fatto passare, no?" Lo schernì sapendo di colpire un nervo scoperto.

Il musicista lo squadrò con un'occhiataccia "Questa storia non deve divenire pubblica" lo ammonì a mo' di resa.

"Andiamo, sai meglio di me che fiumi di soldi possono aprire molte porte e chiudere altrettante bocche! Ho già pensato a tutto!" lo rincuorò il bambino con voce avida.

Nef ancora non era abituato a quei suoi repentini cambiamenti di personalità, però soppesò bene le sue parole: aveva ragione, in fondo anche lui aveva accettato di firmare un ridicolo contratto quinquennale che lo legava a quell'improbabile investitore, solo per l'ebbrezza provata dalla lunga fila di zeri in fondo al budget proposto.

Il pomeriggio stesso Fade fu richiamata nell'ufficio.

"Abbiamo novità per te. Grazie all'attenuante di non averti colto in fragranza di reato, abbiamo disposto una cauzione per il tuo rilascio e qualcuno l'ha pagata; inoltre farà da garante per la tua persona. Il soggetto in questione si chiama Neffen Shaw, che ha dichiarato di essere tuo fratello da parte di madre, ma di non aver saputo della tua esistenza fino a che tu, raggiunta questa città, gli hai chiesto asilo in quanto l'unico parente più prossimo rimasto in vita. Confermi questa versione dei fatti?"

"Sì?!" rispose lei confusa. Aveva capito che dietro a una storia così strampalata non poteva che esserci Jag, ma trovava ancor più assurdo che la polizia se lo fosse bevuta. A ogni modo, pensò fosse saggio non aggiungere altro.

"Bene, il tuo fratellastro ha firmato la dichiarazione. Per poter uscire devi firmare anche tu, ma dubito che possiamo eseguire l'atto se ti ostini a non volerci dire il tuo nome e cognome."

Fade fissò per qualche secondo il suo lasciapassare, poi girò il foglio a sé e prese una penna firmandolo. L'agente ritirò il foglio e lesse "Jane Merrick. Bene, metto a verbale e fra un'ora sarai fuori di qui" concluse.

Passato quel lasso di tempo, fu liberata. Le erano state date istruzioni di salire su una berlina nera con le quattro frecce accese che l'aspettava parcheggiata di fronte al commissariato. Uscendo la notò e si avvicinò cautamente. I vetri erano scuri e riflettenti e non riusciva a vedervi dentro. Il finestrino si abbassò un poco mostrando Nef ridicolmente camuffato con occhiali da sole, foulard e basco "Ciao sorellina!" la schernì!

"Che cazzo ci fai tu qui?" indietreggiò lei, disillusa dal trovare Jag.

"Rischio il culo per te! Ora se vuoi farmi il piacere di salire, prima che qualcuno ci noti..."

"Non ci penso proprio!"

"Allora sappi che se non sali subito su quest'auto, quegli agenti che aspettano proprio là, sono pronti a riportarti dentro seduta stante!"

La ragazza si girò ed effettivamente squadrò due poliziotti fermi in piedi. Ogni tanto uno dei due parlava alla ricetrasmittente.

Fiaccata dalla notte in cella, non volle discutere oltre, fece il giro dall'altra parte della macchina e salì.

Il viaggio trascorse per i primi minuti nel più totale silenzio. Come al solito fu Nef a interromperlo. "Allora, è stata proprio una fortuna scoprire di essere fratellastri solo dopo che noi..." si interruppe notando lo sguardo pieno di astio negli occhi della ragazza. "Va bene, scherzavo..." disse riconcentrandosi sulla guida.

"E così ti chiami Jane..." riprese.

"Non chiamarmi con quel nome, ti prego" gli rispose con un filo di voce.

"Perché no? È carino..."

"Come mai hai messo in piedi tutta questa sceneggiata, signor Neffen Shaw?" cambiò discorso la ragazza.

"Chiedilo al tuo infantile amico, ha pensato a tutto lui. E poi ha detto che te lo dovevo... A ogni modo" continuò "Dobbiamo procurarti dei documenti, così eviteremo tutto questo casino in futuro. Ah, e visto che ci sei, perché non provi a spiegarmi il motivo per cui te ne vai in giro brandendo coltelli da cucina e come ti sei procurata quel grazioso ricamo sulla coscia?"

"Mi è sempre piaciuto giocare con i coltelli" disse lei a risposta di entrambe le domande.

"La trovo molto eccitante."

"La passione per i coltelli?" chiese divagando.

"La tua cicatrice. Devo dire che l'ho trovata strana al principio, ma poi mi sono proprio arrapato nel vedere uno sfregio così violento sul tuo corpicino minuto."

La ragazza non sopportava la sua esagerata sincerità e non aveva proprio voglia di rivangare quello che era successo fra loro. Oltretutto aveva perso il suo coltello, cosa che le procurava un'ansia fuori dal normale. Quel coltello significava molto per lei, vi era legata da un vincolo quasi sacrale. Era la 'sua croce' per citare le passate parole di Nef.

Doveva recuperarlo a tutti i costi.

"Rivoglio il mio coltello" interruppe il silenzio.

"Cosa?"

"Torna indietro e fatti ridare il mio coltello!" ordinò.

"Sei matta?" alzò la voce anche lui "Mi vuoi far tornare alla polizia a reclamare un oggetto sequestrato?"

"Fallo e basta!"

Nef accostò furibondo a un lato della strada e cominciò ad aggredire la ragazza. "Si può sapere che merda hai nel cervello? Ti rendi conto dei casini che mi faresti passare? Per cosa poi? Perché tu possa continuare a scorrazzare di notte e minacciare altre persone?"

"Non sono affari tuoi!" urlò lei di rimando, tentando di aprire la portiera della macchina, preventivamente bloccata.

"Sì che lo sono! Da quando sei in custodia sotto il mio fottuto nome, Jane Merrick!"

"Non chiamarmi in quel modo!" urlò isterica, cominciando a battere i pugni sul vetro.

L'uomo l'afferrò per le mani tirandola a sé, cercando di fermarla "Calmati adesso! Calmati!" disse placando la voce e ammorbidendo la presa ""Calmati e dimmi cosa c'è che non va in te, Fade.""

La ragazza smise di agitarsi abbandonando ogni resistenza.

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Disegno realizzato dalla talentuosa Debtti

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