Le cose che non sai di me - parte I

Il mattino dopo Nef si risvegliò nel grigiore della sua stanza. Si sedette sul letto sfatto con addosso solo un paio di boxer scuri; sentì subito il bisogno di accendersi una sigaretta per fare mente locale su ciò che era successo la sera precedente.

Alla seconda boccata, una voce spezzò il silenzio.

"È successo un bel casino, ieri."

L'uomo buttò fuori il fumo dai polmoni. "Non ho chiesto il gazzettino di prima mattina, moccioso, come sei entrato qui?"

"Come finanziatore maggioritario ho ricevuto dei benefit speciali, fra cui i passepartout di tutte le stanze dello studio."

Jag comparve dall'ombra amalgamandosi perfettamente con le creature demoniache che decoravano la stanza, Nef lo guardò di taglio: "Sei davvero uscito da un incubo. Si può sapere cosa vuoi?"

Il bambino prese il suo usuale atteggiamento sbarazzino "Io voglio solo stare nella band! La ragazza vergine è stata solo un espediente per arrivare qui. Non puoi negare che sia stato tu a richiederla!"

"Già! Poi mi sono pentito di entrambe le cose! Di aver mandato quel messaggio su internet e di aver firmato quello stupido contratto con te!" concluse schiacciando la sigaretta sul bordo del comodino, dato che il portacenere era stracolmo.

"Lei come sta?" chiese con la certezza che il ragazzino lo sapesse.

"Si riprenderà, ho avuto modo di osservarla a lungo, è forte e non dirà niente dell'accaduto."

"Come puoi saperlo? Se quella parla io sono fottuto, cazzo!" si alzò gesticolando convulsamente.

"È senza documenti e sola. Pensi che andrebbe alla polizia o possa confidarsi con qualcuno? Ho pianificato tutte le evenienze e non ho scelto lei a caso. Poi lo zampino birichino del fato ha voluto che si chiamasse proprio Fade, come nel tuo annuncio" concluse mostrando un ghigno compiaciuto.

"Cazzo..." disse l'uomo fra sé cercando i vestiti nella confusione della stanza "Adesso devo andare, mi aspettano per le prove!"

Fade non si fece vedere negli studi per qualche giorno. Se ne stava chiusa per lo più in camera cercando di contrastare i suoi pensieri, aveva provato a scrivere altre cose sul suo 'stupido diario', ma le erano usciti solo frasi sconnesse e incomprensibili. L'unica che l'aveva soddisfatta era 'Tutto quello che mi accade, me lo sono meritato'.

Ogni tanto si arrestava trattenendo il fiato per via di rumori sospetti provenienti dal corridoio, ma non erano mai i passi di Nef. La ragazza si domandava cosa avrebbe fatto o detto se l'avesse avuto di nuovo faccia a faccia. Sentiva che avrebbe dovuto spaccargli il muso, ma al contempo quel nuovo pensiero stava preponderando nella sua mente. Desiderio. Lo odiava per quello che le aveva fatto, ma sapeva anche che probabilmente era stato lui a chiamare la polizia. Non capiva. Si ripeteva che non avesse senso cercare di farla fuori e poi chiederle di dimenticare tutto con un bacio. Quel bacio, che come una lieve scossa elettrica viaggiava sotto l'epidermide, le dava al contempo una sensazione di disgusto e voglia di provarlo ancora. E quel preservativo che le aveva tirato, lo trovava rozzo e sfrontato ma al contempo eccitante. Lei non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi e non sopportava l'idea che qualcuno avesse rotto così prepotentemente la sua difesa. Sentiva di non volerlo più vedere ma, allo stesso tempo, che forse glielo avrebbe permesso, che forse avrebbe voluto che le sue mani la toccassero scivolando sulla sua pelle, infilandosi fra i suoi capelli, per poi darsi una scrollata contrariata di tutto ciò che aveva pensato fino a quel momento. Era un tarlo che non riusciva a scacciare se non attraverso le mute parole scritte su delle pagine nere.

La mattina seguente la ragazza decise di parlare con Jag.

Anche se era solo un marmocchio strambo, era l'unica persona con cui avrebbe potuto fare una chiacchierata. Bussò alla porta di una stanza che il bambino si era fatto dare al primo piano di un'ala opposta alle camere della band. Il solo fatto di dormire al loro stesso piano lo riempiva di un'esagerata euforia.

Jag aprì la porta in pigiama, ancora stordito dal sonno.

"Ancora dormi?" chiese Fade entrando "Sono già le undici!"

Il bambino rispose biascicando qualcosa sul fatto che le creature della notte dormono di giorno, poi le chiese come mai fosse lì.

La domanda la colse impreparata, effettivamente anche lei non sapeva bene perché si trovasse lì, visto che non credeva fosse il caso di raccontare gli ultimi avvenimenti al ragazzino. Si limitò a sedersi su una sedia accanto alla scrivania e bofonchiare un "Passavo di qui per caso. Tu hai qualche novità?"

Come se gli avessero iniettato della caffeina direttamente nelle vene, il bambino si svegliò dal torpore e cominciò a elencare tutte le sue esperienze di spettatore ai backstage del gruppo. Raccontò di come si svolgessero le prove, di come fosse buffo che Ted cercasse la costante approvazione di Nef, della voce melodiosa di Joanna e di come si distraesse ogni cinque minuti per controllare l'arrivo di nuovi SMS, dei costanti litigi fra lei e Jess per l'arrangiamento delle canzoni che poi scaricavano sul povero Ted; ma non parlò mai di Nef, notando la reazione nervosa che comportava nella ragazza.

Finito il resoconto il silenzio cadde fra loro. Quindi riprese provocandola "Non vuoi sapere di Nef?"

Lei colse l'ironia e del tutto infastidita replicò solo "Che vuoi che debba sapere? Avrà passato tutto il tempo a bere, fumare e incontrare le sue 'fan'!"

"Sembra quasi che tu sia gelosa!" incalzò.

"Sei proprio fuori strada" tagliò corto "...e comunque non mi importa saperlo. No."

"In realtà Nef mi sembra molto turbato da qualche giorno a questa parte" continuò Jag come se non avesse sentito o non gli fosse importato minimamente di cosa gli avesse risposto "È nervoso e irascibile, non che prima non lo fosse, ma ora sembra proprio preoccupato per qualcosa di grosso! Non è che c'entri qualcosa tu?" concluse il ragazzino con fare malizioso.

Lei sussultò ricordandosi certi particolari di quando conobbe Jag, di come lui si trovasse sempre nel posto in cui si trovava lei, o di come avesse realizzato quel disegno così maledettamente adiacente alla realtà. Gli si avvicinò furibonda e gli chiese con voce ferma "Tu che cosa sai?"

"Ma lo sa tutto lo studio che lui ha una cotta per te!" sghignazzò il ragazzino trattenendo a stento un risolino di eccitazione. Le emozioni di Fade salirono al cervello tutte in una volta, facendola ripiombare a sedere sulla sedia. Dopo un attimo di stordimento riprese "Questo è quello che sa lo studio!?"

"Sì, sembra che sia solo tu l'unica a ignorarlo!" continuò sghignazzando sottovoce.

La ragazza si rincuorò al pensiero che il fatto di qualche giorno prima non fosse stato scoperto, anche se non le andava giù di essere al centro di un imbarazzante pettegolezzo che coinvolgesse una persona di così dubbia moralità.

"Capisco, grazie per l'avvertimento, adesso ho un motivo in più per stargli alla larga! Vogliamo mangiare un boccone da Ibrahim?" concluse alzandosi.

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