La scelta - parte II

L'attese fino a tarda notte, poi si rassegnò e tornò nella sua camera. Tolse maglia e pantaloni e si infilò sotto le coperte rimandando tutto alla mattina successiva.

Fade vagava per le strade della città assorta nei suoi pensieri "Teniamo il bambino! Teniamo il bambino! Come può chiedermi una cosa del genere? Io non voglio, non posso, essere... madre..."

Era sabato sera e in giro vi erano molte persone ad animare le strade. L'allegria che la circondava le rendeva ancora più triste. "Come può una persona come me generare una vita?"

Si ritrovò ad attraversare la strada senza guardare e udì un forte stridio di pneumatici, voltandosi vide dei fari che le venivano addosso. Rimase paralizzata come un gatto. "Attenta!" disse una voce, mentre una mano le afferrava la giacca tirandola via dalla carreggiata.

Il guidatore si attaccò al clacson, la insultò, poi ripartì.

"Stai bene?" le chiese un uomo dai capelli brizzolati cercando di soccorrerla, ma lei non riusciva a sentirlo, si era cinta il ventre con le braccia, spaventata, non pensava a nient'altro che all'incolumità della vita che portava in grembo.

La cosa la terrorizzava e la emozionava al contempo, forse c'era davvero stato un cambiamento in lei. Forse Nef era diventato qualcosa di importante in quegli anni.

L'uomo insistette "Vuoi che chiami un'ambulanza?"

"No, No. Grazie. Grazie davvero" rispose mentre una lacrima le scese sul volto. La ragazza fuggì dalla folla che le si era radunata intorno.

Tornata agli studi, entrò nella camera di Nef che stava dormendo, senza fare rumore gli si avvicinò e lo svegliò con un bacio.

"Uhm, piccola. Che succede" si destò stiracchiandosi.

"Voglio tenere il bambino."

L'uomo si scosse dal torpore e, alzandosi, tirò la ragazza a sé sul letto, sovrastandola. "Dillo di nuovo."

"Diventerai padre, Nef"

Si lasciò sopraffare dal suo abbraccio, sentendosi strana, come se quella decisione non appartenesse a lei.

La mattina seguente fu svegliata dall'uomo "Fade, dobbiamo andare." La notte precedente si era addormentata stremata, tanto che non si era nemmeno tolta i vestiti e i pattini. Si rizzò sulle coperte biascicando per il sonno. "Andare dove?" chiede riconnettendosi alla realtà.

"Dobbiamo dirlo agli altri" rispose prendendola per il polso e spronandola ad alzarsi.

"Che cosa? No guarda, io non me la sento..." ma lui non ascoltò ragioni.

Percorsero i corridoi degli studi discutendo animatamente, o meglio, Nef elencava le cose da fare e lei tentava senza successo di dire la sua. Arrivarono alla sala prove dove il resto della band aspettava spazientita per il ritardo del bassista. Si aprì la porta e l'uomo entrò con passo trionfale, mentre la ragazza rimase vicino la porta cercando di farsi più piccola che poteva.

"C'è una buona novella, colleghi" disse avvicinandosi loro "Fade è incinta!"

"Congratulazioni!" rispose Ted entusiasta "E chi è il fortunato padre?"

La risposta fu una fragorosa sberla sulla schiena "Sono io, idiota!"

Joanna e Jess risero a quella buffa improvvisata, poi la cantante si avvicinò alla ragazza.

"A che mese stai?" domandò.

"Veramente non lo sappiamo, abbiamo scoperto solo ieri..."

"Da come mangia direi che quasi ci siamo" la schernì il bassista e lei non gradì molto la sua puntualizzazione.

"Le prove sono annullate per oggi, dobbiamo andare da un medico" concluse Nef portandosi via la ragazza.

Il dottore visitò Fade e la invitò a rivestirsi, confermò a entrambi che era giunta alla quinta settimana, le prescrisse degli integratori e consegnò un opuscolo con degli alimenti da evitare durante la gravidanza. Lei ascoltò in silenzio tutte le direttive senza mai parlare.

All'uscita dallo studio medico lui le chiese cosa non andasse. "Sono solo un po' preoccupata" rispose.

"Qualche ripensamento?"

Alzò lo sguardo verso di lui trovandovi un punto saldo a cui aggrapparsi nei momenti di paura. "No" disse stringendogli la mano.

I mesi passavano e la gestazione procedeva senza problemi. Ciò che stupiva di più la ragazza erano tutte le attenzioni che riceveva da quello stesso uomo che un tempo viveva nel menefreghismo più assoluto. A ogni pausa si precipitava a trovarla, oppure le telefonava se era fuori per lavoro. Le aveva procurato apposta un cellulare per chiamarlo in caso di bisogno. Si sentiva bene nonostante fosse tutto cambiato, a partire dal fatto che non potesse più indossare i roller; soffriva per la mancanza di quella sensazione di libertà che le dava pattinare, ma quelle limitazioni erano ripagate quando Nef appoggiava la testa sul suo pancione per ascoltare i movimenti del bambino, quando l'accarezzava con una dolcezza mai espressa prima, quando le si stendeva accanto nel letto e la cingeva aspettando che si addormentasse.

Quella notte fece un sogno. Si era svegliata in un luogo sconosciuto, era nuda e aveva solo vuoto intorno; si rannicchiò a terra tremando per il freddo. Chiamò Nef, ma non le usciva la voce. Aveva paura. Paura di essere stata abbandonata. Paura di perdere il bambino. Il freddo si fece più pungente. Cominciò a tossire, i colpi di tosse si fecero sempre più forti, fino a che non vomitò una massa informe dalla bocca che cadde proprio di fronte a lei. Sentiva un bambino piangere ma non capiva dove fosse. Quell'ammasso si muoveva, era ricoperto da una sostanza viscosa e scura, forse sangue. Cominciò a scavarvi dentro con disperazione. "Il mio bambino!" ripeteva "Dov'è il mio bambino?" Sentiva le forze scemargli mano a mano che affondava le mani nella sostanza appiccicosa, le sue braccia divennero flaccide, come se avessero perso l'ossatura e si afflosciavano verso il basso mentre disperata tentava di riprenderne il controllo.

Si svegliò di soprassalto e si guardò intorno per sincerarsi dove si trovasse. La camera da letto era rischiarata da una fioca luce d'emergenza.

Nef dormiva accanto a lei, con un braccio sotto il cuscino e la faccia sprofondata in esso. Guardò le sue spalle leggermente scoperte, sovrastate dalla sua chioma scura, e si rasserenò.

Il tempo era quasi giunto a conclusione e i due andarono dal ginecologo per un'ultima visita. La ragazza si stava legando i capelli per uscire, quando l'uomo la cinse da dietro. Apprezzava molto il fatto che, grazie alla futura nascita, i seni della ragazza fossero cresciuti e non lo nascondeva. "Sei felice?" le chiese mentre la stuzzicava.

"Assolutamente!" rispose lei sfottendolo.

"Assolutamente? Assolutamente cosa?" cominciò a farle il solletico, cosa che lei non sopportava.

"No! No!" urlava mentre, ridendo, cercava di dimenarsi.

"Non sei felice?" continuava lui con la sua tortura.

"Si! Si!"

"No o si? Dovresti decidere una buona volta!"

"Ti prego, sto per vomitare!" lo implorò non riuscendo a fermare le risate.

"Ok, ok. Scusa" concluse abbracciandola.

La ragazza prese fiato "Ti odio" gli disse continuando a ridacchiare.

In un raro momento di relax con il resto della band, il bassista ebbe un breve dialogo nella sala caffè.

"Allora Nef, il grande momento è arrivato! Come ci si sente?" chiese Ted.

"È come prendersi una sbornia colossale, ma senza il mal di testa a seguire. Salute!" rispose alzando il bicchiere e brindando con gli altri.

"E Fade? Come sta?" aggiunse Sushi.

"A volte sembra felice. A volte piange disperata. Credo di non essere mai riuscito a capire fino in fondo i suoi sentimenti"

"Sarà solo confusa" lo rincuorò Jess "Dai vecchio mio, lei ti ama!"

Nef sorseggiò l'ultimo sorso dal suo bicchiere.

"Ma non me lo ha mai detto" pensò fra sé.

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