La scelta - parte I

***Attenzione: Capitolo ad alta dose di smielatura***

16 Maggio 2005

La vita scorre veloce fra le strade di questa crudele metropoli.
Scivola tra l'indifferenza di altre vite e continua correre,
rapida, divenendo quasi invisibile alle altre esistenze.
E corre, corre sempre di più,
fino a giungere in un posto nel quale, finalmente, rallenta:
dove i pensieri si mescolano ai ricordi.

Nef camminava a passo sostenuto fra le vie della città, aveva un appuntamento a cui non voleva rinunciare.

Durante il suo tragitto, notò solo pochi particolari del mondo che gli veniva incontro: un luna park in lontananza, dei taxi, un punk dai capelli verdi e un gatto nero, che appena lo vide scappò diffidente.

Entrò nella porta posteriore di un edificio di periferia e cominciò a salire le scale fino a giungere sul terrazzo del tetto, dove Fade lo stava aspettando. Lei guardava di sotto, appoggiata al parapetto, mente un leggero vento le muoveva i capelli. Le si avvicinò, poggiandosi al suo fianco per riprendere un po' di fiato.

"Nef."

"Dimmi, piccola."

"C'è qualcosa nella tua vita che ti penti di non aver fatto?"

"Un sacco di cose" rispose dopo un attimo di esitazione.

"Io mi pento di quel giorno in cui, come ora, guardavo di sotto e stavo per dare una soluzione a tutti i miei problemi."

"Volevi farla finita?"

"Si, ma qualcosa mi ha salvato. La stupida speranza che forse le cose sarebbero potute andare meglio."

"Ti riferisci a me?"

Ma la ragazza non rispose.

L'uomo posò le mani sulle sue spalle, si rese conto per la prima volta di quanto la sua statura svettasse sopra quella di lei. Dopo aver assaporato le sue labbra screpolate le disse "La vita, come un bacio, ti pone di fronte a un bivio fra il coraggio e la paura. Sta a te la scelta" e se ne andò lasciandola da sola.

La ragazza si era tolta i pattini e aveva scavalcato il parapetto che recintava il terrazzo. Reggendosi con le due mani, guardava di sotto.

"Il coraggio... La paura..." valutò "Devo fare la mia scelta..." e si lasciò andare.

La gravità sembrava apparente mentre il suo corpo fendeva l'aria, il tempo si era dilatato lasciandola cadere per un lasso infinito di secondii. "Nef" pensò "Quando ti guardo, quando guardo nei tuoi occhi, io..." una lacrima le si staccò dal volto.

L'uomo era sceso di sotto. Aspettava, appoggiato a un muro, con una sigaretta in bocca che aspirò fino al raggiungimento del filtro, poi lanciò lontano il mozzicone intento ad andarsene. Fu in quell'istante che la ragazza lo raggiunse gettandogli le braccia al collo e lo baciò. "Ho fatto una scelta" gli disse.

La caduta, il volo, erano solo frutto della sua fantasia.

Passarono diversi mesi, la band era in fase di registrazione di un nuovo album. Lei assisteva al lavoro del gruppo dalla sala del fonico. A volte si fermava a rimirare le miriadi di levette che componevano i grandi mixer, rimanendo sconcertata nel vedere i tecnici andare con mano sicura a spostarne una piuttosto che un'altra. Si fece spiegare il loro funzionamento, ma si rese conto di quanto, osservandole, quelle leve sembravano moltiplicarsi sotto i suoi occhi, rendendola incapace di muoversi su di esse.

Dopo le prove, Nef e Fade si ritrovavano sempre nel privè per mangiare qualcosa insieme. Quella sera la ragazza aveva preso pollo con patate arrosto in una rosticceria dal vago sapore casalingo, i due spizzicavano con la forchetta dallo stesso vassoio.

Fade era particolarmente eloquente, gli raccontò dei pareri che i fan avevano scritto sul forum dei Momuht ed espresse la sua opinione su come la band avrebbe dovuto interagire di più con loro. Nef guardava stranito la scena di lei che chiacchierava e, in preda a una strana euforia, sottraeva una a una le patate divorandole. Ben presto il vassoio si svuotò e la ragazza infilzò l'ultimo pezzo "Ti spiace?" gli chiese indicando quel misero superstite sulla sua forchetta.

L'uomo si alzò di scatto e lei reagì istintivamente rizzandosi in piedi e mettendosi sulla difensiva. Indietreggiò, mentre lui si avvicinava, fino a che si ritrovò con le spalle al muro.

"Guarda che se la vuoi tu, non c'è problema" si giustificò porgendogli il boccone.

"Non la voglio. Rispondi solamente a questa domanda: ti senti strana ultimamente?"

"Strana? Io... beh, tu lo dici sempre che sono strana..." balbettò confusa.

"Fammi vedere una cosa" le sollevò la maglia.

"Ma che fai?"

"Sei di nuovo incinta, Fade."

"Cosa? No!" urlò, ma lui era già andato a rovistare in un cassetto "Dove avevo messo quel dannato tester?"

"Avrò messo su qualche chilo perché mangio troppo, non c'è bisogno che..."

Nef fu categorico "Prendi questo cazzo di tester e vai in bagno e non uscire fino a che non avrai il risultato!" le ordinò mettendole una scatola in mano.

La ragazza uscì dalla stanza in preda al panico, mentre il bassista si era buttato sul divano ad aspettare il suo ritorno, con indosso un'espressione torva.

Fade camminava avanti e indietro con in mano il risultato del tester che dava ragione all'uomo.

«Potrei scappare» si arrovellava «Andrò in uno di quei consultori che ti fanno abortire senza fare troppe domande, ma poi cosa cazzo faccio? Dove andrò a vivere?»

Stette un buon quarto d'ora a farsi domande, ma poi tornò nella stanza dove l'uomo l'attendeva in piedi facendosi compagnia con dello scotch.

"Allora?" chiese serio.

"Ecco, in effetti... non c'è da preoccuparsi, faremo come l'altra volta..."

L'uomo posò il bicchiere avvicinandola. Lei si aspettò un ceffone, ma trasalì quando sulla sua guancia, invece, si posò un tocco lieve. "Fade, io voglio tenere il bambino" disse, per poi seguire con lo sguardo la traiettoria che coincideva con il mezzo svenimento che fece capitolare a terra la ragazza con un tonfo.

"Sei diventato matto?" gli urlò lei dalla moquette.

Nef si chinò sulle ginocchia "Piccola, sono tre anni che viviamo insieme, abbiamo avuto i nostri alti e bassi, discussioni e litigi, ma siamo qui ancora. Teniamo questo bambino" insistette.

"Che futuro pensi possa avere un figlio con un padre che sta in tournée per sei mesi all'anno e una madre in preda alle turbe psichiche?"

"Ridurrò gli impegni della band e riguardo te, beh, non sembri più tanto schizzata da qualche anno a questa parte" minimizzò mentre l'aiutava a rialzarsi "So che è una richiesta inaspettata ma ti chiedo solo di pensarci per questa notte. Domani mi darai la risposta e io l'accetterò, qualunque essa sia."

"Non cambierò idea!" rispose uscendo dalla stanza e chiudendo la porta. L'uomo non poté fare altro che constatare la veridicità di quelle parole e finì di bere il suo drink.

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