La rinascita - parte III
Fade aveva creato tutto uno scenario su quella composizione e la ripassava a memoria ogni volta che la riascoltava. Vicino la casa dove abitava prima, infatti, vi era un teatro dove per un lungo periodo si era provato un balletto proprio su quella base.
Immaginava una fenice che viveva in un giardino di salici piangenti bianchi. Era sola ma non infelice. Passava il tempo volando fra i rami sottili e specchiandosi nell'acqua di un lago talmente fermo da sembrare di cristallo. L'animale usava rompere la sua immagine riflessa sfiorando con un artiglio la superficie dell'acqua e giocava coi fili d'erba mossi dal vento di un prato verde sconfinato.
Ma poi arrivava l'uomo, avido cacciatore, per catturarla e metterla in una gabbia, o ucciderla per esporre le sue piume su di un qualche cappello alla moda. La fenice fuggiva volando a zigzag fra i salici per non farsi prendere, l'uomo la inseguiva calpestando il suo giardino incantato, distruggendo gli alberi che le davano riparo e avvelenando le acque del lago per farla desistere a continuare a vivere in quel posto. Fino a che, messo alle strette, l'uccello decideva di morire piuttosto che lasciarsi prendere, avvolgendosi in un fuoco che ne lasciava solo resti carbonizzati. Il cacciatore, a quel punto, osservando la polvere disfarsi fra le sue mani, contemplava il suo gesto, l'amarezza di non aver raggiunto il suo scopo e se ne andava. Lasciando la Fenice libera di rinascere.
Un po' alla volta, dalle sue ceneri, riprendeva forma e cominciava ad ascendere, accompagnata dalla musica in crescendo. Tutto intorno era distrutto, il suo mondo era andato ma lei avrebbe continuato a volare e impedire a chiunque di raggiungerla. Ed ecco che in quel preciso momento la musica si fondeva talmente tanto con la sua immaginazione che rinasceva anche lei, epurata dalla cattiveria di coloro che avevano tentato di catturarla, spezzando i rami che la proteggevano e rovinando il mondo che si era costruita intorno.
La sinfonia finì con una chiusura di archi che coincidevano con il sospiro della ragazza e il corpo pervaso da un brivido che le portavano un'estasi di pace e silenzio.
[...]
Giorni dopo, tornando a curiosare nella stanza di Ted, notò che il chitarrista aveva lasciato il suo portatile chiuso su un tavolo, sommerso da una miriade di carte e fogli di appunti musicali.
La ragazza l'aprì e, trovato il tasto di accensione, lo avviò. Dopo un lentissimo caricamento, la schermata si fermò all'immissione della password.
Non aveva idea di che parola potesse immettere, immaginò diverse possibilità e provò cose banali, quali 'Ted', 'chitarra', 'Sushi', 'Joanna', 'Momuht'... ma tutte davano lo stesso risultato: 'password errata'. Fade si scoraggiò quasi subito e si mise ad osservare intorno. Notò che - come nella schermata del sito che aveva visto nell'internet point - il tavolo era interamente coperto di scritte, incise probabilmente con la punta di un coltello. Cominciò a leggerle incuriosita. La colpì constatare che la frase più ricorrente fosse 'Voglio essere libero', scritta anche in diversi idiomi, fra cui l'inglese 'I want to be free' circondato da lettere e numeri di cui non capiva il senso.
Essere libero. Libero da cosa? Non riusciva a collimare il senso di quella frase con quel ragazzo che viveva praticamente come gli pareva e piaceva. Forse il successo poteva essere considerato una gabbia?
Si distolse da quei pensieri e provò subito ad immettere quelle frasi come password, ma tutte davano feedback di errore.
Capì poi il significato della sconclusionata fila di lettere e numeri: 'I 1 2 B 3': 'I one two B three', assonante con la frase inglese scritta ripetutamente sul tavolo. Provò quella sequenza e il computer si avviò. Si aprì automaticamente una pagina a tutto schermo, bianca, con in mezzo solo una casella e un cursore che lampeggiava. Sotto, in piccolo, la frase: 'Immettere le parole chiave che si desiderano ricercare'.
Fade era confusa. Aveva usato il computer qualche volta quando era adolescente, ma era tutto molto diverso da come ricordava. Provò a scrivere una parola e premette il tasto invio. Venne schiaffeggiata da una schermata piena di scritte.
Cercò di capirne il senso, mosse goffamente il mouse nell'intento di ottenere un qualsiasi risultato.
Dopo svariati tentativi intuì basilarmente il funzionamento del tutto. Il PC era connesso a internet e lei, immettendo parole in quella schermata, riusciva a visualizzare pagine inerenti alle frasi scritte. Provò a cercare il sito dei Momuht che le aveva fatto vedere Jag e, scimmiottando il ragazzino, capì anche il funzionamento dei link in un sito web. La seconda cosa che fece, dopo aver navigato un po' a random, fu cercare Jag: chissà che quello non potesse essere il modo per rintracciarlo da qualche parte nel mondo.
Non avendo altri riferimenti scrisse solo il nome. Ottenne una serie di link molto variegata, ma nessuno di essi si connetteva al ragazzino dall'aria stramba. Decise di raffinare la sua ricerca aggiungendo al nome delle caratteristiche tipo 'capelli rosa', 'camice da scienziato pazzo', perfino 'con un sacco di soldi', ma più scriveva parole, più apparivano risultati distanti da quello che cercava.
Si fece presto notte e la ragazza finalmente staccò lo sguardo dal monitor. La schiena le faceva male e gli occhi le bruciavano. Non riusciva a credere di aver passato tutto quel tempo lì davanti, saltando anche il pranzo, senza aver combinato praticamente nulla. Decise di chiudere tutto e recarsi a vedere se ci fosse stato un po' di cibo da rimediare, ma non aveva idea di come si spegnesse quell'aggeggio ipnotico. Pensò al metodo più rapido ed efficace e staccò la presa dal muro. Il PC fece un suono acuto, come se gli fosse stato inferto un doloroso colpo; la schermata diminuì di luminosità, ma non accennò a spegnersi. Fade trasalì per un momento. Quella strana reazione l'aveva spaventata talmente tanto da farle salire le palpitazioni, eppure non si spiegava il perché; in fondo era solo un pezzo di plastica e chip. Si calmò e si sedette cercando di capire cosa ci fosse che non andasse. Alla fine ebbe l'idea di scrivere nel motore di ricerca 'come si spegne un computer', scoprendo che in internet si trovavano anche cose banali come quelle. Quindi lo mise correttamente a dormire.
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Vi lascio il video che ha ispirato questo capitolo. Firebird from Disney 2000
https://youtu.be/3eG_O1wEJ40
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