La rinascita - parte II

La sera scese, lei aveva fame ma non aveva voglia di uscire, contrariamente a quanto aveva sempre affermato nei mesi passati: "Se avessi il mio coltello andrei subito fuori a combinare casini!" si era ripetuta chissà quante volte in preda all'ansia di riaverlo. E invece se ne stava lì, a fissare il vuoto, senza la minima voglia di reagire.

L'ultima cosa che scrisse nel suo diario fu:

08/07/2001

La cosa sta diventando monotona. Non riesco più a contenere questa rabbia nei miei confronti.
E allora perché non lo faccio? Perché non pongo fine a questa mia esistenza?
Forse perché ci vuole coraggio. Un coraggio che non ho mai avuto.
Ho sfogliato le pagine di questo diario. Ce ne sono ancora molte da riempire, forse non le scriverò mai tutte, forse smetterò questa stupida cosa di scrivere pensieri su uno stupido diario e comincerò a vivere davvero. O al contrario...
C'è una pagina completamente bianca in mezzo alle altre.
Mi ha irritato in principio.
Proprio nel mio diario, cazzo, doveva capitare un errore di tipografia? Ma poi ho pensato che forse poteva essere un segno.
Tutte queste pagine nere che rappresentano la mia vita.
Possibile esista almeno una pagina bianca, un piccolo pezzo di cielo fra tutte queste nubi?

Chissà se riuscirò mai a raggiungerla,

e a scriverla...

Poi lo tenne chiuso molti giorni a seguire.

In un momento di noia, la ragazza prese l'ascensore e si recò nella camera di Jag per rubare le schede che erano rimaste sparpagliate sul tavolo, quindi andò nell'ala adiacente.

Dopo averne provate un paio, la porta di legno intarsiata si aprì e accolse la ragazza in una stanza silenziosa e buia.

Accendendo l'abat-jour sul comodino, Fade la trovò anche pulita e ordinata, ben diversa da come la ricordava dalle notti che passava con Nef. I posacenere erano stati svuotati e lavati, il letto rifatto e le sedie liberate dalla montagna di vestiti che l'uomo usava cambiarsi e gettare incurante in giro per la stanza.

Si fece crollare sul letto e affondò la faccia nel cuscino. Sentì il flebile odore del bassista fra le fibre e respirò l'aroma che ne mischiò i ricordi. Le cose brutte che erano successe fra loro, in un attimo sembrarono svanire, dissolte da tutte quelle notti in cui si erano incontrati proprio su quel letto. Ripensò a una delle prime notti, quando lui, dopo averla fatta inginocchiare, le chiese di provare un gioco nuovo e lei aveva reagito in malo modo, respingendolo e rannicchiandosi in un angolo a mugolare. L'aveva sentito crollare sul letto e lasciarsi andare a un sospiro frustrato mentre sussurrava "Cosa cazzo sto facendo?" Doveva aver pensato che fosse psicopatica, o, forse, lo pensava già da tempo e lei gliene aveva solo dato conferma. Si raggomitolò fra le coperte desiderando di essere diversa, di non avere tutta quella merda in continuo riflusso nel cervello.

Quando si risvegliò, abbozzolata fra le coperte, si ricordò di una melodia leggera che non rievocava da tempo, composta da delicati archi e clarinetti.

Era passato parecchio dall'ultima volta, ma ricordava che quella musica aveva il potere di calmarla, di farla 'rinascere': aveva bisogno di risentirla.


Si infilò i pattini e afferrò i passepartout, quindi si diresse di fronte la porta della camera di Jess. Ricordava dal sito web che vi erano dei cd di musica classica sulla scheda profilo del batterista, chissà che non avesse quello che cercava. Fece subito centro e la porta si aprì al passaggio della prima scheda.

La ragazza si intrufolò in una stanza che sembrava più una palestra che una camera da letto, ornata dai più svariati attrezzi, molti usati come appendiabiti, e da poster di film che avevano fatto la storia. Nessun televisore, ma un vistoso impianto stereo completo di piatto giradischi e delle casse spropositatamente grandi piazzate ai quattro angoli della stanza. Si avvicinò ad un mobile alto e cominciò a visionare i CD musicali disposti ordinatamente per nome e genere; delle etichette adesive aiutavano nella ricerca.

La sezione 'classica' era al centro del mobile, lasciando dedurre che voleva essere quella più a portata di mano.

Fade proprio non riusciva a capire come fosse possibile che un batterista amasse la musica classica, ma forse non era poi così strano: lei di batteristi non ne conosceva, ad ogni modo non riusciva a conciliare le due cose. Si entusiasmò nel vedere che c'era una raccolta di composizioni di Stravinskij e aprendo il CD trovò il pezzo che desiderava: 'L'uccello di fuoco'.

Provò a far funzionare il mastodontico stereo, ma desistette. Vi erano come diversi componenti impilati uno sopra l'altro e ognuno recava la scritta 'on'. In un primo momento li accese tutti e restò a guardare confusa le miriadi di lucine e equalizzatori che pulsavano. Trovò persino il cassetto del cd, ma quando premette play non sentì una nota di musica. Alzò il volume e cominciò a premere a caso i pulsanti senza nemmeno più leggerne le scritte. Alla fine, scocciata, tirò fuori il cd, richiuse il cassetto e premette tutti i pulsanti di spegnimento che riportarono il mostro a dormire.

Uscì dalla stanza portando con sé il CD e si rintanò di nuovo da Nef. Da lui non trovò nessuna traccia di uno stereo. Provò quindi nelle stanze di Ted e Sushi. In quella della ragazza entrò per un attimo ma ne uscì subito. L'aveva accolta una camera decisamente troppo ordinata, anche se piena di cianfrusaglie. Su due grosse vetrine ai lati del letto erano esposte centinaia di riproduzioni tridimensionali di personaggi manga e in un angolo appartato, un tavolino con sopra appoggiato un servizio da sakè. Per finire, sulla parete in fondo era appeso un gigantesco televisore al plasma circondato da mensole con DVD sopra.

«Una fanatica dei cartoni animati» concluse «Meglio non toccare niente o rischio di fare la fine dello scrittore di quel film, quando la sua fan psicopatica scoprì che le aveva mosso un soprammobile sul comodino...» e richiuse la porta.

Nella camera di Ted trovò lo scenario opposto: c'era un'enorme varietà di strumenti musicali sparpagliati un po' ovunque a lasciar intendere che il musicista li sapesse suonare tutti; da tastiera musicale, a chitarra, sax, bonghi, xilofono e melodica a comunissime campanelle, appese sul muro in scala di grandezza.

La ragazza si muoveva a tentoni per non urtare niente, aveva già constatato quanto Nef tenesse al suo basso, non osava pensare che tipo di attaccamento potesse avere il chitarrista per quella flotta melodica. Nessun risultato. Anche da Ted non c'era traccia di uno stereo, ma la ragazza lo considerò giustificabile. Che se ne sarebbe fatto con tutti quegli strumenti?

La ricerca proseguì per un po' nel resto degli studi. Trovava surreale non riuscire a sentire della musica nello stabile di una delle band più popolari del pianeta. Alla fine si arrese e chiese a un inserviente che le indicò che, in caffetteria, ce ne sarebbe dovuto essere uno chiuso in una scansia.

Con il suo stereo portatile in mano Fade tornò nella stanza del bassista. L'aggeggio era di facile utilizzo: apertura cassetto e play, come sarebbe dovuto essere in un mondo normale, ma la ragazza era stata lontana dal progresso tecnologico per troppo tempo negli anni in cui aveva vissuto da sola, quindi distante era anche la sua concezione di 'mondo normale'.

Selezionata la canzone si distese sul letto ad ascoltare le note, impercettibili all'inizio.


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top