L'accordo - parte I

Era passato qualche giorno da quegli ultimi eventi e il clima agli studi era diventato decisamente più rilassato. Niente più pettegolezzi né occhiate giudicanti. Restava sempre il problema, per la ragazza, di recuperare la sua arma.

Ne aveva parlato con Jag, che vedeva come l'unico in grado di risolvere una situazione così spinosa. "Vedremo il da farsi" aveva risposto il ragazzino dopo aver ascoltato la sua richiesta. Ma tutto ha un prezzo.

Jag infatti, con la scusa della promessa in sospeso, l'aveva convinta a essere più partecipe alla vita della band assistendo a qualche sessione di prove e a lei non era dispiaciuta affatto la loro musica. Le loro giornate scorrevano al passo degli impegni del gruppo; tra una riunione col direttore artistico per il prossimo video musicale e l'ennesima intervista, la ragazza aveva cominciato a capire i meccanismi di interazione fra i componenti, come Nef sgridasse continuamente Ted per errori che lei non riusciva a percepire, di come quest'ultimo se la intendesse con Sushi e del cattivo sangue che correva fra lei e Jess. Durante le prove cercava di notare se il bassista ogni tanto la guardasse da dietro il vetro, ma si arrese all'evidenza che quando imbracciava il suo strumento per lui non esisteva altro. Da un lato apprezzava questo aspetto, sul suo lavoro era professionale e si poteva dire di essersi meritato il successo ricevuto. Il fatto che fosse a conoscenza del suo passato la rendeva incerta su come comportarsi, lui non la scherniva più come un tempo ma era anche scesa una sorta di indifferenza nei suoi confronti, cosa che la faceva corrucciare.

Per disgrazia o per fortuna, un giorno, i due si incontrarono da soli nella caffetteria. L'uomo se ne stava seduto al tavolo a scribacchiare appunti con davanti una tazza da caffè vuota. Lei si arrestò in piedi, indecisa sul da farsi.

"Serviti pure" disse il bassista senza alzare gli occhi dal notes. La ragazza si avvicinò alla macchina del caffè e premette per un espresso. Non sapendo che dire argomentò la cosa più banale che le venne in mente: "Che fai?"

"Sto rie-arrangiando un pezzo di un nuovo brano" si limitò a rispondere.

Lei prese il caffè e gli si avvicinò. "Hai finito di leggere il tuo libro?"

La penna smise di muoversi e lui alzò lo sguardo stanco verso di lei. "Vieni nella mia stanza stanotte. Devo farti vedere una cosa."

La totale disconnessone fra la domanda e la risposta la fece vacillare. "Ok" rispose e si congedò capendo che non doveva disturbarlo ulteriormente.

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