Fade out - parte III
Uscì solo nel pomeriggio; nel corridoio incontrò Sushi che rimase a testa bassa ad aspettare che lui passasse."Mi dispiace" sussurrò la cantante. Lui non rispose ma apprezzò che, per una volta, la ragazza dai capelli corvini avesse espresso un concetto senza stare appiccicata al suo odioso smartphone.
Si diresse nell'ala adiacente e bussò alla camera di Jag. Lo accolse una stanza piena delle sue vecchie cianfrusaglie, ebbe quasi un brivido di disgusto nel constatare che pezzo di imbecille fosse stato un tempo.
"Hai saputo?" chiese.
"Si" rispose il ragazzino nella penombra del suo letto a baldacchino, con il viso illuminato dalla luce biancastra del notebook.
"Tu lo sapevi, vero? Del suo danno al cervello."
"Mi aveva pregato di non dirtelo. E comunque non sarebbe cambiato nulla."
Nef rimase un momento in silenzio.
"Immagino che tu non possa farci niente" avanzò sentendosi stupido per quella richiesta insensata.
"I soldi possono molto, ma non arrivano a corrompere la morte" rispose guardandolo con una sorta di pietà.
L'uomo uscì dalla stanza.
Si diresse in un magazzino dove veniva accatastato tutto il ciarpame e ne trasse due scatoloni di media grandezza. Raggiunse il seminterrato, entrò nella stanza della ragazza e, con la sola compagnia del suo stesso silenzio, cominciò a sistemare le sue cose. Nella prima scatola infilò tutte le cianfrusaglie rubate, nella seconda alcuni vestiti, gli asciugamani e i pattini, il guardaroba della ragazza non vantava molti elementi.
Per finire Nef raccolse il diario da terra, facendosi strada fra i suoi ultimi pensieri. Cercò la pagina bianca di cui parlava, era davvero una burla degli eventi inserire una pagina talmente candida in mezzo a un diario così cupo. Sfogliò indietro e lesse l'ultima frase scritta dalla ragazza, era una sola, al centro della pagina, impressa premendo così forte da lasciare un solco profondo.
Lo fece annichilire, ma poi capì.
Prima di chiudere il diario, lo sfogliò indietro per rileggere un pensiero che gli era rimasto impresso la prima volta che lo vide.
03 Settembre 2001
Vorrei essere il mare
vorrei disgregarmi in milioni di pezzi
e vorrei che ogni pezzo
si disperdesse nel mondo,
così che io possa vivere per sempre
ma senza soffrire come soffro ora.
Perché tutto quello che getti nel mare
prima o poi ritorna da te.
Posò il diario sulle scatole accatastate e portò tutto in macchina. Fece partire il motore e si lasciò il resto alle spalle.
Percorse diversi chilometri di autostrada, accompagnando lo scorrere della striscia tratteggiata sull'asfalto ai suoi ricordi. Ripensò al casino che aveva combinato con la setta e di come fosse rimasto colpito dalla noncuranza con cui la ragazza aveva affrontato il sacerdote. A come si erano avvicinati nonostante lui fosse un pezzo di merda, alla tenacia con cui lei lottava per sopravvivere a quel mondo che le stava cadendo sopra a pezzi. Gli abusi, l'omicidio, la clinica, gli arresti, il continuo vivere come in un ring; poi richiamò alla memoria quando lei si concesse, spogliata di tutte le sue difese, e sentì di nuovo l'autenticità della sua passione. A confronto lui aveva vissuto in un utero d'oro, altro che icona maledetta: non aveva la minima idea di cosa significasse affrontare i problemi. Ma non voleva pensare a lei come un rimpianto, non lo avrebbe permesso. Arrestò la macchina presso una scogliera a picco sul mare, un forte vento smuoveva l'erba tutt'intorno. Nef prese il diario e l'aprì sull'ultima frase che Fade aveva scritto. Ho capito cos'è l'amore. E adesso so di non averti mai amato.
Era rivolta a lui.
Sorrise. Si stava riferendo a quelle parole, quando lei si scusò mentre veniva portata in ospedale. Non afferrava il perché si ostinasse a costruire barriere nei suoi confronti. Forse ammettere di amare qualcuno è una prova molto più difficile da affrontare di qualsiasi combattimento o processo. Anche per lui era così, non aveva mai ammesso di amarla e persino in quel momento non sentiva di voler approfondire cosa fosse quel sentimento che provava nei suoi confronti. 'L'amore è una concezione', ne conveniva con lei.
Strappò la pagina bianca dal suo diario, la piegò e la mise nel portafoglio; avrebbe custodito per lei il giorno felice che non era mai riuscita a raggiungere. Infine scese dalla macchina e scaricò gli scatoloni.
Ricordando le parole del suo diario li buttò in mare, lasciando che le sue cose si sparpagliassero per il mondo.
Rimase solo il diario.
Il vento scompigliava i capelli dell'uomo, mentre lo teneva con una mano a picco sul mare. Sotto, le onde si infrangevano rumorose sugli scogli; gli tornarono alla mente quel carattere tumultuoso, quelle emozioni in tempesta e di come quel diario fosse l'ultima cosa che ancora lo legava a lei, ai giorni della sua vita passati agli studi.
E mentre lo lasciava scivolare fra le dita pensò a come 'Tutto quello che getti nel mare, prima o poi ritorna da te.'
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Spazio autrice
Lo so che sono una maledetta depressa, ma per vostra gioia, il romanzo non finisce qui, ci sono ancora due capitoli + il seguito (Le Ceneri della Fenice - Living Hell)!
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