Fade in
Come ogni mattina Fade era di pessimo umore. Mentre pattinava fra le vie del suo quartiere, cercava di non pensare a niente tranne a quello che avrebbe mangiato per pranzo e, soprattutto, al modo di procurarselo.
Fin dal primo giorno che era apparsa per quelle strade, si era mostrata come una ragazza dagli abiti e dall'aspetto consunti, dalla pelle chiara – come se non fosse stata mai baciata dai raggi del sole - e dai lunghi capelli rossi raccolti in una stramba acconciatura.
Quasi a voler rappresentare un inquietante mostro mitologico, consumava barattoli di cera per capelli per creare una lunga falce che protendeva in avanti dalla fronte e due falci minori slanciate indietro dalla nuca.
Ai più sembrava davvero ridicola con quello strano e ingombrante 'accrocco' sulla testa, lo trovavano però utile perché visibile da lontano, dando la possibilità di cambiare strada in tempo per non incrociarla.
Fade si fermò presso un piccolo market sbirciando dentro dalla porta d'ingresso. Il posto non era un granché: piccolo, buio e pieno di cose ammucchiate l'una sull'altra senza nessun senso logico.
"È perfetto" pensò, e subito svanì all'interno.
"È talmente stretto che a malapena riesco a girarmi" contemplò mentre cercava un angolo più nascosto per racimolare qualche scatoletta di cibo. Appena trovato iniziò con aria vaga a visionare la mercanzia.
"Tonno sott'olio, olive verdi in salamoia, gamberetti, alici... Non è proprio il massimo ma accontentiamoci...". Dopo aver controllato l'assenza di un eventuale commesso insospettito, afferrò una scatoletta di tonno e la infilò in una tasca dei pantaloni lisi, la magliettaccia nera che indossava faceva il resto, ricadendo svasata sulle sue gambe a coprire qualsiasi gonfiore sospetto. Infine, come un'esperta artista di strada, scivolando all'indietro sui rollerblade, afferrò a caso un'altra scatoletta che mise nella tasca opposta, per poi finire il suo elegante numero in una giravolta davanti alla cassa, dove avrebbe finto di lamentare che nel negozio non ci fosse nulla di suo gusto.
La perfezione del suo piano fu, però, rovinata da un piccolo dettaglio, talmente piccolo da non essere visto. Ancor prima di iniziare la giravolta, la ragazza urtò contro qualcosa sul pavimento capitombolando a terra e sollevando in aria un mare di scatolette e generi vari. La rovinosa caduta la portò a trovarsi faccia a faccia con la causa del suo schianto, un bambino di circa dieci anni che la fissava sbigottito con occhi smisuratamente sgranati.
In un primo momento le venne l'istinto di aggredirlo, ma osservandolo bene, ritornò sui suoi passi: quel bambino aveva un qualche cosa di inquietante e affascinante al contempo.
Innanzitutto aveva i capelli color rosa - "Cosa piuttosto strana per un bambino" pensò - tagliati in una dritta acconciatura a caschetto, inoltre, era vestito in modo alquanto bizzarro. Aveva una sorta di camice da dottore in miniatura che gli cadeva scampanato su dei pantaloni mimetici troppo larghi per lui; infine portava sulla testa degli occhialoni rotondi dalle lenti rosse.
"Starà facendo un cosplay?" si domandò cercando di ricordare in che periodo dell'anno vigeva la Fiera del Fumetto in città e ancor di più cercando di ricordarsi che giorno, mese e anno stesse vivendo in quell'istante.
L'eternità del momento fu interrotta dagli schiamazzi del commesso che, notando la maglietta della ragazza scostatasi da sopra le tasche, aveva chiaramente visto delle protuberanze a forma di scatolette sotto la stoffa dei pantaloni, ed era proprio la forma di scatolette rubate.
Fade si rialzò scompostamente fra la confusione generale e lo sguardo incalzante del bambino, continuando a scivolare fra le confezioni sparse, per poi scappare a gambe levate e disperdersi fra i capillari del quartiere.
Appena certa di essere fuori pericolo, si fermò a prendere fiato scaraventando la spalla sul muro di un vicolo.
"Maledetto stupido moccioso!"
Si guardò di nuovo intorno con sospetto per poi allontanarsi veloce, di nuovo in orchestra col turbinare dei suoi pensieri.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top