Connessioni - parte IV
"L'amore è una concezione" riprese lei dopo molti giorni che i due non si erano visti.
Nef aveva dovuto affrontare parecchi impegni di lavoro e lo aveva fatto nella confusione mentale più totale. Fra le pressioni della manager che gli aveva fatto sottilmente capire che fosse il caso che la smettesse di frequentare 'quella sciacquetta', le interviste, i set fotografici, i contratti da concludere e la band che spettegolava dietro i suoi eccessi, aveva avuto una settimana decisamente pesante, perciò non ebbe voglia di rispondere a un'esclamazione tanto concisa quanto insensata.
La ragazza quindi continuò. "Io credo che l'amore non esista. È solo il frutto di aspettative che le persone riversano su coloro che scelgono come compagno, una sensazione di riflesso che alimentano da soli. L'amore muore così come nasce. Basta un litigio, un tradimento e finisce perché è solo un sentimento autoalimentato."
"Da quando sei diventata così filosofica?"
"Volevo solo dirti il mio parere sull'amore, visto che tu lo butti sui tuoi divertimenti"
"Io non butto niente, cretina, i divertimenti sono divertimenti"
"Capisco" rispose.
"Quindi che aspettative hai su di me?" si sincerò lui
"Nessuna"
"Sei una bugiarda" la schernì.
"Sono solo obiettiva" continuò lei "Sarebbe stupido riporre aspettative su una persona che può avere tutte le donne che vuole, quando vuole e che mi ha detto chiaramente in faccia che preferisce divertirsi piuttosto che avere una relazione"
"L'amor non si comanda" citò lui.
"L'amore non esiste, è solo una concezione" concluse scartando una scatola di preservativi.
Nei giorni successivi, la ragazza seguì le prove della band su una nuova canzone composta da Ted.
Il chitarrista generalmente usava prima comporre la musica, il testo per lui era secondario; il brano quindi era momentaneamente senza titolo né parole. Lo provavano solamente con le basi strumentali, mentre Sushi canticchiava sopra la base principale. Ad un certo punto, però, la melodia si interrompeva: Ted aveva intenzione di fare un repentino cambio di ritmo, ma non riusciva ad inquadrare bene la sequenza di note e battute, quindi tutta la band discuteva per portare avanti il pezzo. Passarono ore e la ragazza era esausta. Le piaceva la canzone, almeno fino al punto in cui l'aveva sentita, ma trovava estenuante doverla rifare tutte quelle volte, per poi inciampare sempre allo stesso punto.
A sera i quattro si congedarono fra scherzi e battute "Dai Ted, faglielo 'sto regalo di compleanno a Nef!" lo incitò Joanna.
"Sì, facciamogli godere un altro po' di successo prima che tiri le cuoia!" rimarcò Jess.
"Spiritosi! Fatemi un regalo tutti quanti e andatevene affanculo!" concluse Nef alzando il dito medio.
"È il tuo compleanno?" gli chiese mentre usciva dalla sala prove. "Fra tre giorni" rispose "Anche tu vuoi dirmi che ormai sto più di là che di qua?"
"Non so nemmeno quanti anni compirai" rispose svagata.
"Mi prendi per il culo?" ma lo sguardo serio di lei non lasciava dubbi sulla sua sincerità. Ridacchiò sconcertato "Non posso crederci, è tipo... quanto? Un anno che scopiamo? E non sai nemmeno quanti anni ho?! Beh ti lascio con un po' di matematica: sono nato nel '68." disse allontanandosi.
"Nemmeno tu sai quanti anni ho, se è per questo!" rispose mentre sollevava le mani per cercare di fare il conto.
"Sei nata esattamente 10 anni e 10 giorni dopo di me" rispose sicuro.
"No, aspetta! Come fai a saperlo?" si sorprese, arrestando le dita.
"È scritto nel fascicolo che mi ha dato la polizia quando ti ha affidata a me, sorellina! Ah, e senti una cosa, piccola, me lo faresti un regalo di compleanno?"
La ragazza non era abituata a fare regali, oltretutto era l'ultima richiesta che si sarebbe aspettata da quell'eccentrico personaggio. Rimase fissa a guardarlo mentre lui si riavvicinava.
"Potresti evitare di ronzarmi intorno per i prossimi giorni? Che so, fino a tre-quattro giorni dopo il mio compleanno... Sai vorrei spassarmela un po', insomma, vedere gente, andare per locali, fare festini, invitare qualche amico e non sono ancora pronto per presentare loro la mia sorella psicopatica che brandisce coltelli e non sa camminare senza skates ai piedi. Capisci vero?"
Ecco, quella era una richiesta degna di lui. Dopotutto non poteva certo dargli torto, lei non era il tipo di persona che si sapesse comportare fra la gente. "Va bene" disse e quella risposta fu sufficiente al bassista per dileguarsi.
Nelle notti in cui Nef naufragava nella mondanità, Fade volle provare di nuovo la sensazione di indossare la sua arma. Strinse a sé la cinghia di cuoio per tenerla ben ferma ed estrasse il coltello dalla fodera. Le ritornarono alla mente tutti gli anni passati in compagnia di quell'unico amico. Tastò la sensazione del manico ruvido fra le sue dita e poggiò la lama sulla guancia, valutandone il freddo contatto. Forse quello era davvero un esempio di legame indissolubile, un giuramento fatto e niente al mondo avrebbe potuto liberarla da esso. Si rese conto che scappare non serviva a niente, la sua arma sarebbe stata sempre lì a tormentarla. Nef e tutto quello che le stava accadendo erano solo una parentesi e, alla fine, si sarebbe ritrovata a proseguire per la sua strada da sola.
Le notti passavano in compagnia di quei pensieri, a volte disturbati dal viavai di gente che si recava al privè dove si stavano consumando rumorosi party. Fade rimaneva chiusa nella sua camera evitando di uscire per incontrare chiunque. Scrisse nel diario diversi pensieri, tutti più o meno uguali ai precedenti.
Una sera Nef andò a bussare alla sua porta "Buon compleanno monella!" le disse quando l'uscio si aprì. In effetti lei aveva perso la cognizione del tempo e non si era resa conto che fossero passati già dieci giorni dal megafestino in onore del leader del gruppo.
Ci mise un po' a rispondere. "Grazie. Non sono abituata a..."
"Visto che mi hai fatto un regalo, te ne ho portato uno anche io" continuò lui e le mostrò un piccolo ciondolo a forma di coltello appeso ad un laccio di cuoio "Considerato che ci tenevi tanto, ho pensato che questo potesse essere un oggetto carino."
La ragazza non sapeva come reagire, certo è che se non avesse già riottenuto il suo coltello, probabilmente lo avrebbe ucciso sul colpo. Nef non aveva idea di quello che aveva rischiato e di come uno stupido ciondolo non potesse essere minimamente paragonabile alla perdita della sua arma.
Alla fine sorrise. "Grazie, ma non lo voglio."
"Eh? Dai piccola, non ti sarai mica offesa per via delle feste?"
"No, è che non indosso mai collane o braccialetti: mi fanno sentire prigioniera e poi questo regalo mi legherebbe troppo e non credo sia plausibile, in fondo se Jag non tornasse e non vi arrivassero più i finanziamenti, io me ne dovrei andare, giusto?"
"Così dice il contratto" confermò lui.
"Grazie comunque."
"Ok, ma un bicchiere te lo fai?"
"Sì, quello lo accetto volentieri."
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Spazio autrice.
Grazie per essere giunti fin qui.
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