Connessioni - parte II
Quella sera e le successive attese i passi di Nef, ma non ve ne fu traccia. Stremata da quel comportamento insensato decise, una notte, di andare da lui. Bussò alla porta ma non ottenne risposta, bussò ancora intimando sottovoce "Sono io, lo so che sei lì dentro. Aprimi!" Esasperata dal silenzio, la ragazza prese la scheda e si fece strada da sola.
Irruppe nella stanza trovando Nef disteso sul letto, con le mani dietro la testa, completamente nudo. L'inaspettata situazione la colse di sorpresa e, cercando di indietreggiare sui pattini, scivolò e cadde sulla moquette.
"Ti aspettavo monella" disse lui schernendola.
"Mi aspettavi un cazzo! Deficiente!" urlò lei tentando di rialzarsi. La ragazza si rizzò sulle gambe massaggiandosi un'anca, lo guardò e, imbarazzata, si voltò da un'altra parte "Si può sapere che diavolo stai facendo?"
"Ti metto a disagio? Non è certo la prima volta che mi vedi così! O è passato così tanto tempo dall'ultima volta, che hai dimenticato tutto? Non dirmi che in questi mesi sei stata all'asciutto!"
"Al contrario di te, io non ho orde di ammiratori che vengono a chiedermi di togliergli la verginità" rispose lei stupita da come le fossero uscite quelle parole.
L'uomo si sedette sul letto "Volevo solo vedere se fosse vero."
"Cosa?"
"Che hai le chiavi delle nostre stanze".
Sussultò per l'essere stata scoperta. Lui semplicemente allungò una mano pretendendone la restituzione, che avvenne dopo un attimo di esitazione.
"L'ho capito quando Jess ci ha raccontato che una sera voleva sentire un po' di musica e a momenti gli si sfondavano i timpani perché il volume era al massimo. Lui ascolta tutto in cuffia..."
Fade si sentì stupida come un bambino preso con le mani nella marmellata. Ecco perché non usciva musica da quell'aggeggio infernale: le cuffie erano collegate.
"Dai, consolati" continuò lui "A parte questo piccolo particolare nessuno sospetta niente, sei stata un'ombra nel ficcanasare e solo io conosco il dettaglio delle schede extra del moccioso, quindi nessuno verrà a reclamare. Jess avrà un po' di confusione mentale per un po', ma gli passerà."
La ragazza continuava a non capire cosa c'entrasse tutto quel discorso con l'averlo sciorinato senza vestiti. Doveva ammettere che sapeva ogni volta come sorprenderla e, per l'appunto, era rimasta senza argomenti di conversazione.
"Comunque stasera non ho voglia di trombare."
Lei a momenti cadde di nuovo. Ma come ci riusciva? Come era in grado ogni volta di tenerla sul filo del rasoio facendola oscillare come un esperto giocoliere?
"Ma chi? Che? Non ho voglia neanche io, se per questo!" disse sbugiardandosi.
"Ah-ah, sei poco credibile, birbantella! Allora cosa vuoi?"
"Volevo sapere che fine avesse fatto Jag" rispose trovandola un'ottima scusa per sviare il discorso "È da quando siete partiti che è sparito e io credevo davvero che fosse con voi..."
"Negativo baby, io fortunatamente non l'ho visto in nessuna delle nostre tappe" ma la cosa corrucciava anche lui. Che fine poteva aver fatto quello psicopatico in miniatura? Non è che davvero li avesse seguiti per tutto il tour senza farsi vedere? Rimasero entrambi a fissarsi in ponderazione. La ragazza cominciò ad agitarsi, resistette un altro minuto poi si diresse verso di lui.
"Alt!" disse lui alzando una mano tesa "Credi che mi sia scordato lo scherzetto che mi hai fatto l'ultima volta?"
Lei lo fiocinò con uno sguardo, ma si aspettava una simile reazione "Non era uno 'scherzetto', idiota!" e così dicendo sfilò dalla tasca dei pantaloni un pacco di preservativi e glielo lanciò sul letto: Fade, dopo aver visto le foto su internet, aveva cominciato a rubare scatole di preservativi. Nel tempo ne aveva prese talmente tante da poter andare avanti per mesi; era decisa che si sarebbe ripresa tutte le notti - presunte o veritiere - che il bassista aveva passato con le sue fan. Le aveva contate, moltiplicate per le svariate sciacquette e aveva anche arrotondato per eccesso per togliersi ogni dubbio. Era ovvio che in cinque mesi d'assenza era risultato un numero esageratamente alto e più la cifra si alzava col passare dei giorni, più la ragazza si ossessionava.
"Voglio solo ricominciare da dove abbiamo lasciato" disse sfilandosi la maglia. "A me pare di ricordare che ci siamo lasciati con l'impronta della tua mano impressa sulla mia faccia, ma va bene, diciamo che ora siamo pari" scherzò mentre si godeva lo spogliarello.
Fade si trattenne. Gliene avrebbe dovuti dare almeno altri centocinquanta di ceffoni come quello per considerarsi minimamente alla pari, ma ora non le importava più. Abbandonò i pattini e fu proprio davanti a lui. "Va bene allora ripassiamo le regole generali" continuava divertito mentre la ragazza si slacciava i pantaloni proprio davanti al suo naso "Te le ricordi vero? Prima regola: nessun pensiero di legami duraturi." Lei lo spinse a sdraiarsi sul letto "Seconda regola: niente più 'scherzetti'." A quelle parole gli infilò le unghie nella carne con forza "Ahi! Ho capito te le ricordi le regole!" concluse mentre, rilassandosi, lasciò la ragazza continuare.
«Terza regola: fuori dalla camera dopo la scopata» si ripeté Fade mentre chiudeva la porta dietro di sé.
"Cominci ad avere una certa età Nef, non te lo puoi più permettere!" lo schernì Jess qualche mattina dopo in caffetteria. Ted e Joanna confermarono ridacchiando in sottofondo.
Nef non aveva proprio voglia di rispondere alle provocazioni; in effetti aveva dormito poco, preso in ostaggio da quell'ossessiva e passionale furia dai capelli rossi. Si domandava dove avesse imparato tutte quelle cose che gli faceva - considerato che gli aveva giurato di non essere stata con altri - anelando di scoprirne di nuove la notte a seguire. Al contempo anche Ted aveva i suoi grattacapi, non spiegandosi come mai il suo PC fosse così intaccato da svariati trojan.
Fade li raggiunse in caffetteria e i discorsi si placarono, scambiò un veloce sguardo con il bassista: anche lei aveva gli occhi circondati da occhiaie e lo sguardo spento. Si limitò a farsi un caffè e andarsene silenziosa, senza salutare nessuno.
"Secondo me ci rimarrai secco" lo schernì Ted "Hai visto? Quella stanotte torna a farti la festa!" "E lasciala fare" disse lui assestandosi meglio sullo schienale, per alleviare il fastidioso prurito che gli procuravano i graffi sulla schiena.
"Ad ogni modo" interruppe Sushi "Devi tornare in forma per la ripresa delle prove" e quella fu l'unica cosa che disse prima che un MMS la distraesse, tirandola fuori dal discorso.
"Beh se ti stanchi la puoi passare a Ted!" continuò Jess sfottendolo.
"Perché a te ti farebbe schifo?" gli fece eco il chitarrista.
"No, guarda, io le tavole da surf le cavalco solo in mare! In effetti non mi spiego come mai continui a vederti con quella. Hai abbassato gli standard, oppure semplicemente le tue fan sono rinsavite tutte di un colpo?"
"Magari si è innamorato!" propose Ted cominciando a palleggiare la cosa con Jess.
"Non dite stronzate!" li minacciò il bassista con un sottile astio nella voce "E poi non sono cazzi vostri chi mi scopo" concluse alzandosi per andare a fumare una sigaretta. Naturalmente i tre continuarono a confabulare alla sue spalle per buona parte della mattinata.
Col tempo tra i due si insinuò una certa confidenza, ogni tanto, infatti, scambiavano anche qualche parola tra un incontro e l'altro. Fade venne introdotta ad un vasto mondo per lei finora sconosciuto: la musica. Nef rimase sconcertato da come la ragazza ignorasse qualsiasi riferimento ai pilastri che avevano fatto la storia del rock; dal canto suo lei gli spiegava che nella vita che conduceva prima non c'era molto spazio per quelle 'sciocchezze'. La cosa non garbò al bassista che le impose di ascoltare un album da lui scelto a ogni loro incontro, selezionava quindi una playlist sul suo smartphone che lasciava andare di sottofondo ai loro piaceri notturni.
Alla ragazza non importava niente della musica, anzi, la infastidiva perché a volte sembrava che Nef prestasse più attenzione ai giri di basso che a lei e non capiva mai, quando faceva delle esclamazioni di piacere, se si riferissero al suo operato o all'assolo nella canzone. Ad ogni modo c'erano anche dei lati positivi, infatti, a volte - rompendo le regole per giusta causa – le permetteva di rimanere nel suo letto per sentire la fine dell'album. Si sdraiava quindi a fianco a lui e, cullata dalle note, ne sentiva il tepore, saggiava il suo odore misto al sudore e si avvolgeva in quella sensazione di protezione che aveva provato la notte che gli aveva chiesto di rimanere a farle compagnia. Lui ogni tanto giocava distrattamente con i suoi capelli sottili, lasciandoli cadere dalle mani per osservarli posarsi delicatamente sul suo corpo. La fine dell'album decretava, come una crudele campana di mezzanotte, la fine della magia.
Capitava a volte che litigassero per cose banali, l'uomo la mandava spesso su tutte le furie dicendole che non era per niente 'equipaggiata', poi la stringeva a sé lasciando che sfogasse su di lui la rabbia in un tira e molla di odio e passione. Un giorno parlarono persino di amore. Il discorso venne fuori mentre il bassista si stava lamentando degli altri componenti del gruppo. Si accaniva in special modo su Ted, perché lo considerava un pappamolla e lo mandava fuori di testa quando parlava dei suoi alti ideali d'amore. Saltò poi fuori il discordo della sua relazione, non tanto segreta, con Sushi. Il bassista quella sera era particolarmente eloquente e spiegò il suo punto di vista sull'amore: essenzialmente una perdita di tempo. Lui non aveva certo intenzione di sprecare la sua vita a soddisfare le pretese di una compagna. Aveva la sua musica, i suoi divertimenti e il suo alcol a riempirgli l'esistenza. "In effetti stasera devo aver bevuto un po' troppo" concluse mentre tirava la ragazza a sé sul letto. Lei inalò il suo respiro misto di tabacco e alcol secco, mentre gli sfiorava il collo con le unghie.
"Perché bevi?" chiese.
"Per non pensare, piccola" disse lui mentre le infilava le mani sotto la maglia "Quando il cervello ti si riempie troppo di merda, ti fai due o tre bicchieri, e pum! Sei libero da ogni cruccio della giornata."
Lei si fermò a soppesare quelle parole. «Non pensare più a niente.» Era quello che desiderava da anni, quello per cui correva di notte fra i vicoli, cercando di essere più veloce dei suoi pensieri, dei suoi ricordi, dei suoi incubi.
L'uomo, vedendo che lei non reagiva alle sue carezze, si fermò a guardarla con gli occhi intorpiditi.
"Voglio provare" gli disse.
"Provare cosa?"
"Bere. Ubriacarmi. Insomma, dimenticare."
Lui la guardò divertito, adorava spassarsela con tipe ubriache per via della loro imprevedibilità, ma scelse di tenerla sulla corda "Ma se hai detto di non aver mai bevuto! Non mi sembra una buona idea."
"E da quando ti preoccupi per me?" tagliò corto facendolo cedere.
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