Connessioni - parte I
La ragazza passò parecchie settimane navigando su internet; nel frattempo aveva appreso delle funzionalità aggiuntive per fare delle ricerche più precise. Un giorno scoprì che nel motore di ricerca si potevano anche immettere delle immagini. Subito si precipitò in camera di Jag in cerca di una sua foto ma, rovistando fra le sue cose, trovò solamente dei disegni. Considerandoli un inizio, tornò al computer.
Seduta di fronte al monitor, rimase un momento interdetta: non aveva la minima idea di come inserirle nel motore di ricerca. Rovistò per le stanze dei musicisti trovando qualche spicciolo sul comodino di Ted e in un cassetto di un mobile di Nef, infine una banconota nella tasca di una tuta di Jess. Da Sushi non osò nemmeno entrare.
Spense il portatile, staccò la spina dalla presa e mise tutto sottobraccio per recarsi al più vicino negozio di computer. Arrivò spossata al bancone e, appoggiando rumorosamente laptop, caricabatterie e disegni, interpellò il commesso "Quanto mi costa mettere questi disegni in questo computer?"
Il ragazzo la guardò leggermente sbigottito. Trovava davvero assurdo il comportamento di quella bizzarra ragazza e le rispose trattenendo una risata "Non c'era bisogno di portare il PC, te li scansioneremo e metteremo su un disco!"
I minuti successivi scorsero lenti come il neon dello scanner che completava il suo passaggio sui disegni. Fade era irritata, non era colpa sua se non ci capiva niente di quella roba e, se lo avesse saputo, non si sarebbe di certo accollata quel peso morto di un portatile fin lì.
Il commesso, capendo le limitazioni tecnologiche della ragazza, accese il computer e le spiegò come fare per aprire le immagini del disco. Alla fine la ragazza pagò, uscì soddisfatta e in preda a una sottile euforia data dall'impazienza di provare la ricerca.
Tornata nella stanza di Ted sistemò tutto e avviò il PC, caricò un'immagine sul motore di ricerca ma non trovò nulla. Provò una seconda e una terza, alla fine, alla quarta immagine, trovò delle rispondenze. Il ragazzino aveva caricato un suo disegno su un social network di artisti e, cercando di capirci qualcosa, Fade scoprì che si faceva chiamare 'evilNat29'; vide anche che la data di pubblicazione era Febbraio 2001, quindi abbastanza recente. Lesse i commenti al disegno, che erano dei semplici botta e risposta, ma tranne appurare che dall'infantilità delle risposte erano sicuramente di Jag, non riuscì a dedurre niente di più. Cercò ancora fra altri disegni ma si perse in una miriade di link e rimandi che la fecero allontanare dal suo obiettivo iniziale. Decise di ricominciare e digitò nel motore di ricerca il nickname del ragazzino. Trovò che si era registrato in alcuni forum, la maggior parte dei quali di devoti ai Momuht.
Prima di provare ad addentrarcisi, la ragazza si soffermò in un forum dedicato agli 'Scienziati in erba' che forse spiegava il perché il marmocchio andasse sempre in giro in camice bianco.
Nel forum vi erano argomenti di discussione su varie invenzioni, la maggior parte strambe e senza nessuna logica scientifica. La ragazza notò che Jag aveva commentato qualche idea che riteneva interessante, ma non ne aveva proposta nessuna. Le saltò all'occhio, invece, come le risposte, in questo forum, fossero tutte di un tono molto meno infantile.
Scorata dal non venirne a capo, si ributtò sui forum dei Momuht, ma l'ultima visita del ragazzino risaliva a prima che la band partisse per il tour, quindi a quando Jag era ancora agli studi. Si lasciò catturare da un post scritto tutto in maiuscolo e seguito da una miriade di punti esclamativi. All'interno una ragazza raccontava, con toni esagerati, la sua presenza all'ultimo concerto della band, corredando il tutto con una miriade di foto, per lo più mosse. Descrisse la sua 'fortuna' di aver incontrato il gruppo e mostrò gli scatti che si era fatta fare insieme ad esso, mentre altre persone, in una sorta di ipnosi euforica, le ripetevano quanto fosse stata miracolata. Fade sbuffò in un sorrisetto sdegnato, se solo quella gente li avesse conosciuti personalmente forse non li avrebbe considerati così meravigliosi. Eppure, dalle foto, i quattro componenti sembravano diversi: si prestavano agli autografi, a fare le foto e a brindare con le birre che gli venivano offerte dai fan all'uscita dal backstage. Perfino Nef sorrideva, cosa che gli aveva visto fare di rado dal vivo.
Scorrendo altre foto notò come i galletti del gruppo se la spassavano a farsi adulare dalle seguaci in calore con indosso sorrisi smaglianti e vestiti succinti.
La ragazza scorreva veloce quelle foto, tutte uguali, tutte pregne di una goliardia, di una falsa felicità legata ad aspettative talmente tanto anelate, da esplodere insensatamente quando sorpassavano il confine dalla carta stampata alla realtà.
Li trovava tutti idioti, attaccati a ideali sterili. Sicuramente quella gente non aveva la minima idea di cosa significasse lottare per vivere, cullata e abituata a ottenere quello che voleva. La rabbia le saliva al solo pensiero, amplificata dalle testimonianze visive di Nef che manteneva la sua promessa di spassarsela con delle altre. Indistintamente dall'età, toccava e si lasciava toccare, mentre la gente, accalcandosi intorno, sventolava foglietti da autografare. Si alzò in piedi e chiuse il portatile rigirando il monitor sopra la tastiera. Ritornò in camera in preda a una furia provata solo poche altre volte in vita sua.
Nella sua stanza rifletté sul quel comportamento insensato, non si spiegava il perché, ma si sentiva estremamente apatica. Incolpava Jag di averla sottratta alla sua routine precedente, ma si rendeva anche conto che forse non avrebbe potuto continuare a vivere in quel modo per sempre, prima o poi le autorità l'avrebbero beccata o qualcuno l'avrebbe uccisa, nella più fortunata delle ipotesi. Quel cambiamento l'aveva riempita di emozioni ed esperienze nuove che ora le erano state aspirate via tutte in una volta, lasciandola vuota.
Si scosse e decise di uscire.
Le strade che incontrava erano meste come lo scorrere dei suoi pattini. Erano lontani i tempi in cui scivolava zigzagando fra i vicoli lasciando solo un alone rosso dietro di sé.
Procedendo, guardava riflessa sulle vetrine la sua figura esile e curva e i capelli che le ricadevano davanti la faccia. Si faceva pena da sola. Aveva persino lasciato il suo coltello a casa, lei che non se ne separava mai. Era diventata il riflesso sbiadito di se stessa.
Continuò a girovagare senza meta per buona parte della notte pensando a Nef, ai sentimenti contrastanti che provava per lui, a come aveva potuto essere tanto crudele con lei, al suo modo diretto di parlare senza considerare i sentimenti di chi avesse davanti ma, al contempo, divenire anche un rifugio in cui poter dimenticare i sette punti della sua cicatrice e tutto ciò che c'era stato prima di essi. Dopotutto è così che meritava di essere trattata, lei per prima disprezzava se stessa e ogni diverbio verbale o fisico che le sfregiava l'anima era più che meritato.
Più pensava quelle cose, più scriveva nel diario quei pensieri, più cresceva in lei il desiderio di non essere mai esistita.
Il giorno del rientro della band agli studi miscelava dentro Fade sensazioni contrastanti. Non aveva idea di come interfacciarsi e, soprattutto, di come si sarebbero comportati gli altri dopo mesi che non la vedevano. Il fatto che anche Jag, l'unico collante fra lei e la band, fosse sparito chissà dove, la rendeva ansiosa. Si limitava ad attendere nella hall dell'edificio, accanto a una sempre maggior inespressiva manager, che nemmeno le rivolgeva più la parola.
Finalmente un'ampia macchina dai vetri scuri si fermò davanti all'ingresso e ne uscirono i quattro componenti, tutti lamentando dolori in diverse parti del corpo dovuti al viaggio di rientro. Ted e Nef si fermarono nel cortile per accendersi una sigaretta, mentre Sushi e Jess entrarono con l'intenzione di andarsi a fiondare nelle loro camere.
Incrociando la manager e la ragazza, i due si limitarono a dare un saluto generale.
"Salve!" disse la cantante. "Come andiamo?" rimarcò il batterista senza nemmeno fermarsi ad aspettare un responso. La manager fece eco con un "Bentornati", mentre Fade non riuscì nemmeno a connettere il cervello prima che i due si dileguassero. Proprio non capiva come si potesse fare una domanda e contemporaneamente fregarsene altamente della risposta. Quando Nef si stagliò di fronte a lei, i due rimasero a scrutarsi. "Ciao" ruppe il ghiaccio la ragazza alzando leggermente una mano. "Dov'è il moccioso?" rispose lui senza entusiasmo, guardandosi attorno. "Beh, è da parecchio che manca agli studi, più o meno da quando siete partiti, pensavo addirittura che si fosse intrufolato nei vostri bagagli..." ma si interruppe notando che Nef non l'ascoltava.
Il bassista si limitò a guardare la manager la quale rispose con un cenno del capo.
"Bene, può restare" concluse passando oltre. La ragazza capì che in quello scambio di sguardi si era consumato un dialogo molto più grande. Probabilmente Nef voleva sapere se scomparso il ragazzino, fossero scomparsi anche i finanziamenti e se la manager avesse dato risposta positiva, lei se ne sarebbe anche potuta andare al diavolo. La sua permanenza lì dipendeva solo da quello, senza mezzi termini.
La manager girò i tacchi e se ne andò lasciando trapelare il disprezzo nei confronti della ragazza, ma a lei non importava: era il comportamento di Nef che la mandava fuori di testa. Irritata si dileguò scivolando sui pattini, ignorando Ted che era appena entrato e stava per salutarla.
"Non mi caga nessuno..." disse fra sé il ragazzo dirigendosi nella sua stanza.
Nota dell'autrice: Nell'immagine originale qui sopra Fade era senza maglietta, ma Wattpad me l'ha bannata quindi l'ho dovuta censurare. Poi promuovono After e storie con stupri consenzienti, ma che ce frega a noi!
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