Tre domande
La mattina dopo Jane si destò attirata dal rumore del cellulare. I gatti subito si rizzarono in piedi cominciando a scandire il coro melodrammatico con cui imploravano il pasto mattutino.
Lesse il messaggio ancora mezza addormentata e si stizzì immediatamente "Ehhh... ma che è?"
51°29'03.7"N 0°15'38.5"W - 7PM
Verso le 11, quando il suo cervello aveva carburato del tutto, capì che si trattava di coordinate geografiche e di un'ora.
'Guarda genio, che le coordinate che mi hai dato vanno a finire dentro un lago!' avrebbe voluto scrivergli. Si limitò, per una sorta di rispetto non dovuto, a scrivergli: 'Sei sicuro che l'indirizzo che mi hai dato sia corretto?'
Non ottenne mai risposta. Per fortuna il luogo non era troppo distante da dove si trovava, con un'ora di autobus se la sarebbe cavata.
La cominciarono ad attanagliare i dubbi, come si sarebbe dovuta comportare, e sopratutto vestire? Il freddo che il mese di novembre aveva portato con sé non permetteva una vasta gamma di opzioni e il luogo indicato dalle coordinate non sembrava essere troppo confortevole per fare due chiacchiere. Sperava solo che non l'avrebbe affogata nel lago per qualche ignoto motivo, ma l'accarezzava di più l'idea che a quell'appuntamento non si sarebbe presentato nessuno.
Optò per un paio di jeans stretti e degli tronchetti neri con un po' di tacco. La parte superiore era sempre stato un problema da gestire. Essendo priva di 'respingenti' era sempre insoddisfatta di come le stavano le maglie. Pensò anche che forse non si sarebbe nemmeno dovuta togliere il giacchetto. Probabilmente avrebbero camminato nel parco, cominciò a sognare ad occhi aperti, fino a che l'immagine di lei affogata nel lago riaffiorò facendola rinsavire.
"Che cavolo! Devo smetterla di farmi i 'viaggi'!"
Mise, sopra ad un lupetto viola a collo alto, una maglia colorata con le maniche svasate e scollatura a barchetta a scoprire una spalla. Si domandò se fosse il caso di truccarsi, ma lei non lo faceva mai. Aveva in casa un paio di trucchi, ma giusto per scrupolo. Provo a 'dipingersi' la faccia, ma tutte le volte lavava via il risultato: per fortuna mancavano ancora parecchie ore alle sette.
Alla fine aveva optato per non truccarsi affatto. In fondo lui l'aveva vista senza trucco la sera del concerto, anche se forse era troppo ubriaco per notarlo.
Raggiunse il luogo dell'appuntamento con 5 minuti di anticipo. Si trattava di un laghetto all'interno di un parco, al cui centro sorgeva un obelisco che si rifletteva sulle acque increspate dal vento.
A fianco, un piccolo tempio con un colonnato ionico e il corpo cilindrico si stagliava candido su un prato verde molto curato. Sembrava il luogo ideale per un sacrificio umano, rabbrividì. Si strinse le braccia attorno le spalle osservando le acque scure e poco profonde dello specchio d'acqua.
"Ciao monella"
Una voce da dietro le sue spalle la fece sussultare.
Si voltò e trovò il bassista appoggiato con la spalla sul muro bianco del tempio con una sigaretta in bocca.
«Monella?» pensò Jane un po' stranita, ma le veniva anche da ridere. Le sembrava quasi di essere in uno di quei cartoni animati in cui il ragazzo si atteggia in pose da 'figo'.
Si era decisa a seguire il proprio copione. Si avvicinò all'uomo e fermandosi davanti a lui gli tese la mano. "Piacere".
Lui alzò un sopracciglio divertito. "Ma che cavolo di comportamento è?" pensò "Ti trovi sola in un parco con una rockstar e la prima cosa che fai è stringergli la mano?"
Nef si tolse la sigaretta dalla bocca e la schiacciò contro uno dei blocchi di marmo che costituivano il lato del tempio, poi la buttò lontano. A lei non piacque affatto quel comportamento: il fatto di essere milionario non significava che bisognava trattare le cose intorno come se fossero spazzatura, pensò continuando a tenere la mano tesa.
L'uomo gliela strinse: aveva una mano grande e calda. La mano di lei invece era sottile e ghiacciata, tanto che al musicista sembrò quasi che, alla sua stretta, si potesse spezzare in mille cristalli.
Il contatto con la sua pelle lo fece esitare, voleva concentrarsi su di esso, capire se sentiva qualcosa, se ci fosse una sorta di qualche strana vibrazione che gli desse conferma che lei fosse, per qualche assurda ragione, Fade. Ma non provò nulla.
"Senti, mi spiace ma ho tipo solo 10 minuti, quindi ti va se facciamo un gioco?"
La faccia di lei si pietrificò «Un gioco? Che è per davvero un maniaco?» Non aveva fatto in tempo a pensare, che lui riprese. "Facciamo che ad ogni nostro incontro, ci facciamo tre domande a testa, ti va? Comincio io. Quanti anni hai?"
"Err.. io... 20..." balbettò confusa.
Ponderò contrariato che Fade avrebbe dovuto avere 26 anni.
"Quale è il tuo cognome?"
Lei si inalberò, decisa a non rispondere.
"E dai, ormai il gioco è cominciato e tu hai accettato di partecipare!" la persuase scherzandoci sopra.
"Umh. Hurt."
"Jane Hurt?" rifletté fra sé confuso non trovando connessioni al cognome dell''altra' Jane.
"Come mi hai conosciuto?"
"Un anno fa, quando ero in ospedale, hanno trasmesso un servizio sulla tua band dove dicevano che eri da poco uscito da un coma a seguito di un grave incidente, ma che eri già al lavoro su un nuovo album. Pochi mesi dopo è uscito 'Rebirth' e l'ho presa un po' come una canzone che mi rappresentasse: anche io ero da poco uscita da un grave incidente."
"Che tipo di incidente?" incalzava lui.
"Non dovevamo fare tre domande a testa?" rispose furba, aspettandosi il classico sforamento di domande.
"Ok! Ho posto io le regole. Tocca te." Si arrese realizzando anche che il tempo fosse quasi scaduto.
"Ma tu sei tipo un maniaco, uno stalker o un assassino?" chiese lei per sincerarsi della cosa.
"Aha!" Rise alla domanda fin troppo diretta. "No, non sono un maniaco, non sono uno stalker e non sono un assassino!"
"Come...?"
Lui la interruppe "Guarda che ho già risposto alle tue tre domande!"
"Mi prendi per il culo?" si infiammò lei, e in quell'espressione Nef rivide qualcosa.
"Va bene, ti concedo ancora una domanda." scherzò trattandola quasi come una bambina.
La ragazza ci rifletté su per un po' "Cosa vuoi da me?"
Una domanda legittima. Pensieri e ragionamenti schizzavano nella testa del bassista senza trovare il modo di mettersi in fila uno dietro l'altro.
"Voglio solo capire." disse rabbuiandosi "Mi spiace ma adesso devo andare, possiamo vederci di nuovo?"
Non aspettò nemmeno la risposta e si dileguò con passo svelto.
Quella sera la passò liscia giustificando il tempo che aveva impiegato per "comprare le sigarette" simulando una improbabile chiusura del negozio che lo aveva costretto a cercarne un altro. Per sua fortuna, il musicista non abitava troppo distante dal parco dove si era incontrato con la ragazza.
Jane invece tornò a casa dove l'aspettavano i suoi animali che le corsero incontro con i codini dritti, intonando la solita nenia di supplica per la pappa. Si sentiva sospesa fra l'eccitazione e la delusione. Farsi due ore di mezzi per incontrarlo per soli 10 minuti e rispondere a domande che sembravano più un interrogatorio non era proprio il genere di appuntamento che si aspettava. Lo sapeva che non doveva farsi troppi 'viaggi' su quell'uomo.
Ma voleva ripensare a tutti i dettagli per renderli un po' più speciali. Si era tagliato i capelli. Quasi non riusciva a riconoscerlo all'inizio, troppo abituata alla fisionomia nelle foto che giravano per il web. Doveva ammettere che aveva perso un po' del suo fascino con i capelli corti, ma almeno lo aveva visto da sobrio e sembrava una persona che davvero portava dentro i segni di quello che aveva passato. Poi la sua mano era davvero calda. Aveva desiderato che non lasciasse più la sua, quanto confortevole trovava quel calore.
Poi chissà che voleva capire? Non poteva essere un po' più chiaro? Avrebbe continuato con i suoi interrogatori i prossimi 10 minuti che si sarebbero fugacemente incontrati? Non poteva biasimarlo, si convinse, non immaginava cosa potesse significare essere un idolo, con giornalisti e paparazzi pronti a scrivere qualsiasi cosa su di te, se sgarri anche per un secondo. Era sorpresa di come avesse rischiato ad incontrarla, nonostante ciò.
Si preparò controvoglia la cena e mentre mangiava scrollava le pagine web sul suo pc portatile per vedere se ci fosse qualche notizia su eventuali storie passate del bassista.
Trovò alcuni articoli che accennavano al giorno dell'incidente. Aveva già letto dei pettegolezzi sulla presunta 'ragazza dai capelli rossi' che Nef avrebbe portato all'ospedale il giorno prima, ma poi la notizia era stata smentita e l'ospedale dichiarò che non avevano mai ricoverato nessuno con quelle fattezze. Per il resto, prima di quei fatti, veniva descritto come donnaiolo, trasgressivo e attaccabrighe. Avevano versato tonnellate di inchiostro quando si era fidanzato con la futura manager del gruppo e aveva detto di aver messo la testa a posto.
"Uff" sbuffò lei. "Ci manca solo che la sua ragazza ci scopra e faccia la figura della fan sciacquetta!" chiuse il pc con decisione, rendendosi conto che era ora di pensare alla giornata lavorativa che l'attendeva il giorno seguente.
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Angolo autrice: Vi piacciono i giochini? A quanto pare a Nef molto! AHA! Per tutto il romanzo ho mantenuto anonimo il posto dove si svolge il racconto. Adesso avete capito dove si trova? Se inserite le coordinate su google maps (prive delle virgolette iniziali e finali, e dell'ora dell'appuntamento) lo troverete! Ed è subito romanzo interattivo!
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