LE NUOVE USCITE #11: Ετερόφωτος - SPECTRAL LORE (GIUGNO 2021)
Artista: Spectral Lore
Titolo: Ετερόφωτος (traslitterato: Eterofotos)
Tipo: Full-Lenght
Genere: Atmospheric Black Metal
Data di rilascio: 23 aprile 2021
Etichetta: I, Voidhanger Records
Formati: CD, Vinile, Digitale
Durata: 1 ora 16 mn 11 sec
Valutazioni:
88 - truemetal.it
81 - metallized.it
7.5 - metalitalia.com
7.5 - grindontheroad.com
80 - grizzlybutts.com
3.0 - angrymetalguy.com
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Mi ero dimenticata dell'esistenza di Spectral Lore, band che nei miei anni da dura e pura metallara ho ignorato senza una motivazione, ma la recensione di ElegantStork dell'album III mi ha fatto ricordare di questa one-man-band dalla Grecia e sotto etichetta nostrana!
Così oggi ho deciso di recensire per voi il nuovo album Eteròfotos, che già colpisce non poco per l'enigmatica copertina.
Prima di cominciare, vi riporto le interessanti parole dell'artista dietro questo progetto, Ayloss:
<< Ετερόφωτος is conceptually a sequel to Sentinel, which was a kind of cosmic enlightenment story, in which after some trials the protagonist is transported to a "City of the Gods", where the eternal values and greatest knowledge of the universe are being guarded. In Ετερόφωτος however, the Sentinel sees an earth which is at the brink of war and destruction and seeing that the Gods are indifferent, decides to reject eternal enlightenment and return to it. In a way it's a concept in which I'm reviewing and expanding not only the previous story, but also some things I thought in general around then. It's central message is a rejection of equal distances and a call to action. >>
Tradotto:
<< "Eteròfotos" è concettualmente un seguito a "Sentinel" (album del 2012), che raccontava una storia basata su un'illuminazione cosmica, nella quale dopo delle prove il protagonista è trasportato in una "Città degli Dei" dove sono protetti i valori eterni e la più grande saggezza dell'universo. In "Eteròfotos" invece, la Sentinella vede una Terra sull'orlo della guerra e della distruzione, e vedendo che gli Dei sono indifferenti a ciò, decide di rinunciare all'illuminazione eterna e ritornarci. In un certo senso è un concetto nel quale sto rivedendo ed ampliando non solo la storia precedente, ma anche alcune cose che pensavo in generale al tempo. Il suo messaggio centrale è un rifiuto dell'indifferenza e una chiamata all'azione. >>
Inoltre, nell'intervista sul blog Invisible Oranges, ha affermato ciò riguardo al titolo:
<< We're nothing but a hodgepodge of all of our influences, negative or positive. Nothing is being born out of the void, as a Greek saying states. In Greek the word "Ετερόφωτος" tends to have a negative meaning and refers to people who don't have a character of their own, are defined by trying to imitate others. It's a meaning that is primarily ascribed to the moon and therefore associated with female qualities as well. The opposite is "αυτόφωτος" which means self-enlightened and is a word that, on the contrary, is used always positively, at the same time when "nothing is being born from the void" and I find the contradiction between these two very characteristic. So, I wanted to claim/recontextualize the word because it has a beautiful sound and meaning. >>
Ancora tradotto:
<< Non siamo altro che un amalgama di tutte le cose he ci influenzano, negative o positive. Nulla nasce fuori dal caos, come dice un proverbio greco. In greco la parola "eteròfotos" tende ad avere un significato negativo e si riferisce alle persone che non hanno una propria personalità, e si definiscono imitando gli altri. E' un significato principalmente associato alla luna e dunque associato alle qualità femminili. L'opposto è "autòfotos" che significa "che si illumina da sè" ed è una parola che, al contrario, è usata sempre positivamente, ma allo stesso tempo si dice che "nulla nasce dal caos" e trovo la contraddizione tra queste due cose piuttosto peculiare. Per questo motivo, volevo ricontestualizzare e valorizzare la parola perchè ha un bel suono e un bel significato. >>
Come dicevo, l'idea dietro questo album è veramente interessante!
Ora non ci resta che vedere come è tradotta musicalmente.
Ατραπός (traslitterato "Atrapòs"), che in greco significa "sentiero", nelle lyrics è descritto il ritorno alla natura umana del protagonista: per i primi 5 minuti è un incessante amalgama di riffs velocissimi, dalle cadenze elleniche e blast beats incessanti dall'aria epica; verso i 6 minuti il tratto folkloristico si accentua di più e vi è una parte più melodica e meno veloce, poi interrotta da sonorità acustiche e atmosferiche attorno agli 8 minuti. Tutto ciò prende una piega molto particolare: risuonano cori inquietanti e il sound mi ricorda un'amalgama tra i Tool e Burzum, cosa che mai mi sarei aspettata di dire in una recensione di un disco black metal!
Dopo il finale coinvolgente e un po' alla Rotting Christ, ecco The Golden Armor che narra quella che sembra essere una perdita dello status del protagonista, ora senza una casta di appartenenza, alla quale ha rinunciato. La potenza dell'intro di questa canzone è dello stesso livello della precedente e procede seguendo uno stile più tradizionale e creando un'atmosfera più cupa, sebbene abbia a metà canzone una sequenza di note dall'aria molto medio-orientale, che conferma l'originalità che percorre questo progetto.
Initiation Into The Mystery esprime la rivalutazione del materiale, del corporeo, a scapito di ciò che è attiene allo spirito, che è sopravvalutato: epica e tradizionale, ci si sentono delle influenze sinfoniche, grazie ai synths in background che riconducono al black metal degli anni '90. Successivamente la drum machine intesse un ritmo ipnotico che si intreccia agli accenti folk delle chitarre.
The Sorcerer Above The Clouds abbandona per un po' l'aggressività delle tracce di prima, grazie all'intro acustica e melodica: ora il protagonista si sente liberato dagli schemi mentali imposti dai saggi e ritrova l'entusiasmo di un bambino nell'atto del conoscere. Successivamente saranno riprese le sonorità black, ma subiranno un rallentamento disposto ad hoc a metà canzone, che sorprende con dei synths metallici. Da lì in poi la traccia si fa ancora più angosciante e drammatica, fino a stupire con un finale quasi post-metal.
Apocalypse narra il ritorno su una Terra divisa dalle guerre: è aperta da un riff cupo, che da' un senso di inquietudine non indifferente e le percussioni ricordano dei tamburi che inaugurano una battaglia. Credo sia la traccia più oscura e incalzante fin'ora: la paragonerei ad una specie di mondo caotico immerso in un'atipica parvenza di quiete.
La penultima traccia è la title-track: la Città degli Dei è stata distrutta. Ritorna il consueto black metal ellenico, ma verso i 6 minuti ritroviamo lo stile che avevamo visto due tracce fa, che avevo associato al post-metal, ma stavolta costituisce un crescendo che prelude a un finale che definirei virtuoso e che termina con solenni vocals.
Chiude il disco la lunghissima instrumental Terean, di ben 19 minuti: è la rappresentazione musicale di uno spazio desolato e vuoto, puro ambient con isolate vocals al vocoder.
Dopo questo lunghissimo viaggio musicale di un'ora, posso giungere a delle conclusioni.
Non aspettatevi un album dal facile ascolto: le tracce son lunghe, complesse e ostiche, quindi serviranno diversi ascolti per assorbire quest'album, tant'è vero che ho dovuto pubblicare questa recensione un giorno più tardi, proprio perchè dovevo capire appieno tutto questo.
C'è tanta tecnica, ci sono contaminazioni inaspettate e che arrivano al momento giusto, c'è tant'aria ellenica (com'è giusto che sia) e le tracce seguono anche sonoricamente lo storytelling delle lyrics. All'inizio ci si sente schiacciati da tutto questo caos, ma pian piano tutto comincia ad assumere dei contorni e si riescono a distinguere le sfumature di queste canzoni, che direi sono ambiziose.
Insomma, questo è un album filosofico, cerebrale, razionale e, francamente sto in difficoltà nell'assegnargli un voto, perchè potrebbe apparire addirittura odioso a coloro che sono abituati a sonorità old school, grezze, heavy metal, ma catchy, e allo stesso tempo potrebbe essere l'amore a prima vista di un abituale ascoltatore di dischi più sperimentali.
Dove mi trovo io? Mi trovo nel mezzo: sono nella via per comprenderlo, sono un po' indecisa, ma alcuni riffs li sto cominciando a memorizzare e mi rendo conto che oggettivamente c'è tanto lavoro compositivo dietro, che non è lasciato al caso...
quindi,
IL MIO VOTO PER QUEST'ALBUM E': 9-
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Bene, questa puntata - non facile - è giunta al termine!
Se avrete lo spirito giusto e l'audacia per ascoltare quest'album, fatemi sapere cosa ne pensate!
Intanto vi linko i canali ufficiali della band nei commenti!
Alla prossima uscita!
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