5: Voglio che se ne vada!
Premessa: breve raccontino, scritto da telefono. Scusate i segni del maggiore e del minore, non ho ancora il PC :(
L'officina era stranamente pulita, nonostante qualche chiazza di olio a terra.
Più che officina, sembrava in realtà un grosso garage adibito a tale. In quella giornata che svoltava verso la notte, in quel sole macchiato di arancio e blu, quell'officina spiccava tra le graziose casette antiche, più o meno come l'occhio nero di un panda.
Da sotto una vecchia DeLorean del 77 sbucavano una pancia prominente, due gambe muscolose e lunghe, una serie di strumenti e una Peroni da 66.
Ogni tanto, una mano si allungava per prendere un cacciavite. O la birra.
<Dai su> supplicò una voce <Senti, mi si è piazzata in casa> si udì un emissione brusca e rumorosa dalla bocca <maleducato>
<Se vuoi il mio aiuto> disse l'uomo da sotto la macchina <Devi essere gentile con me, e ovviamente darmi qualcosa in cambio.>
<Tipo?>
<Tu dimmi cosa dovrei fare. >
<Beh... >
<Tiro a indovinare: andare là e ululare per ore, ringhiere se si avvicina... >
<Esatto!>
<Mi hai preso per un fenomeno da baraccone?> ringhiò l'uomo. Con un movimento veloce scivolò fuori dall'auto, e guardò Giacomo con aria feroce. Giacomo arretrò, spaventato. Era un uomo sulla quarantina, molto muscoloso, con braccia enormi. Il viso aveva due enormi occhi gialli incavati, inquietanti, una barba nerissima lo copriva quasi del tutto, unendosi a una gran massa di capelli ricci folti e fitti. Bevve la birra tutta d'un fiato, poi si alzò per prenderne un'altra dal minifrigo nell'angolo <perché non la spaventi tu?>
<Non mi diverte spaventare, Max. A te sì. Se vai come lupo... >
<Va bene, va bene, ma in cambio, tu dovrai andare da Elena Weber. La tedesca all'angolo della strada. Dovrai sussurrarle nel sonno che Max è l'uomo adatto per una piccola avventura estiva.>
<Il tuo fascino non funziona? > Max ringhiò e avanzò verso di lui con aria minacciosa. Deglutendo, Giacomo arretrò ancora, fino a finire nel muro.
<Dice che non faccio per lei, la professorina> sbuffó <Mai fidarti degli insegnanti di filosofia. No aspetta... > aggrottó le sopracciglia <era sempre filo qualcosa, con "germanica" attaccato. E poi sono insegnante pure io, e i bambini mi adorano! Più le mamme a dire il vero.>
<Allora lo farai?>
<Scambio di favori. Domani la tua discendente sarà così spaventata da scappare da questo paese> e gli tese la mano, che Giacomo attraversò con la sua.
<Dico, ma c'è un Galimberti sano di mente?> ringhiò Max il giorno dopo, quando Giacomo andò a trovarlo in officina. Avanzò minaccioso verso il fantasma, che si nascose dietro una vecchia auto <quella è pazza! Sexy, ma pazza! Sai se è libera?>
<Pa... Pare abbia un fidanzato. Ma Max, che è successo?>
<Mi sono messo là a ululare e ringhiare. Per un'oretta non sento nulla, poi si è affacciata alla finestra. Ed io ho ululato, no? Allora lei mi HA SPARATO!>
<Deve aver trovato il fucile di Ava!>
<Quello con cui mi sparava quando ero bambino> Borbottó Max, afferrando un grosso cacciavite.
<Beh, non ti colpiva mai, non lamentarti> Max ringhiò e gli lanciò contro il cacciavite. Dimenticando di essere un fantasma, Giacomo cercò di schivarlo.
<Comunque lei ha sparato in aria e sono scappato. Oggi l'hanno vista chiedere al sindaco cosa fare contro i lupi. Bah... Con la professoressa è andata bene?>
<Oh emh... È partita questa mattina, urlava "casa infestata"> il lupo sbuffó.
<Male a entrambi, eh? Comunque sospetto che Greta non se ne andrà tanto presto. Ava vuole che resti qui.>
<E tu come lo sai?>
<Era alle sue spalle questa notte. Le urlava "non in aria, nelle palle!">
<Io non l'ho vista.>
<Forse non vuole farsi vedere> strappò una birra e la sollevò in aria <A quella vecchia stronza. Alla salute!> bevve tutto d'un fiato, sotto lo sguardo invidioso di Giacomo
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