2: Ospiti a Villa Galimberti


«No, Nick quasi senza testa non è abbastanza spaventoso. O senza testa o con la testa, Giacomo. Gli ospiti erano delusi, molto delusi» brontolò Greta. La fama di villa Galimberti come "Albergo infestato" si era ben presto diffusa in tutta Italia e all'estero, e Greta doveva selezionare le prenotazioni, anche se aveva alzato i prezzi.

Nel decidere quel rialzo, le era parso di sentire la risata malefica della nonna Ava tintinnarle nelle orecchie.

«Via» aveva borbottato alla sua bisnonna.

Però gli affari andavano veramente bene, da quando Giacomo aveva deciso di dare sfogo alla sua vera natura che no, non era spaventare, visto che era il primo a sobbalzare quando la vedeva sbucare in un corridoio.

«Tra i due, quello cui posso passare attraverso SEI TU.»

«Veramente anche io posso passare attraverso di te!»

«Io sono quella di carne! Tu sei quello senza carne!»

«Veramente dovrebbe esserci ancora qualcosa attaccato alle ossa, se vuoi vado a recuperare il mio corpo e a controllare... mi presti il tuo smartphone? Faccio una foto per farti vedere.»

«Non ci tengo particolarmente a vedere il tuo scheletro. Mi basti tu. Come fai a spaventarti se vedi qualcuno?»

«Tu sei così silenziosa... »

«MA TU SEI UN FANTASMA!»

«Lascia stare» le diceva il suo ragazzo «Dimentica i fantasmi paurosi. Tu hai Giacomo.»

«Perché non fa paura?»

«Perché sembri finto! Mi hanno chiesto quale macchinario usassi per gli effetti speciali. Giacomo, io una sola cosa ti chiedo di fare, ed è quella che sai fare meglio: andare in giro per questa casa, suonare il violino con me, mostrarti ogni tanto, se ti va... »

«Quindi non devo spaventarli?»

«BASTA LA TUA PRESENZA A FARLO!» gli aveva urlato contro Greta. «Basta che compari ogni tanto.»

«E va bene. Alla fine un po' mi diverte, e poi gli altri fantasmi mi invidiano. Dicono che aspettano anni che qualcuno arrivi, e poi appena muovono qualche oggetto scappano. I tuoi almeno restano qua.»

«I miei cercano queste cose.»

«Oh anche i loro. Sai che ha combinato Amelia con la complicità di Max?»

«Ho paura a chiederlo.»

«Beh, Max ha sconsigliato a un gruppo di ragazzi di recarsi nella vecchia villa dei Bartolli. È disabitata, ma ogni tanto Amelia si diverte a infestarla. Insomma, ha detto di non andare, ha raccontato cose terribili di ragazzi morti di paura... »

«Ovviamente i ragazzi sono andati, vero?»

«Esatto!» rise Giacomo «Max ha contattato tutto il gruppo di fantasmi... che a proposito, sono arrabbiati con te.»

«Eh?» domandò Greta. «Me lo dici dopo. Cos'ha fatto Max?»

«Prima hanno terrorizzato un po' i ragazzi. Poi Max è arrivato in forma lupo, e li ha inseguiti per ore. Ha finto di non riuscire a prenderli subito. Abbia avuto diversi cacciatori di fantasmi e di lupi mannari per mesi, sai? La gente in paese era divertita.»

«Ooook. E perché i tuoi amici sono arrabbiati con me?»

«Beh, dicono che non li inviti mai qua. Loro vorrebbero davvero parlare con qualcuno che non scappa appena entrano, e invece tu e il tuo ragazzo... » storse il naso «... devo proprio presentarti Max, a proposito. Insomma, tu e il tuo ragazzo non li avete mai invitati.»

«Segnerò sull'agenda di incontrarli allora. Anzi, portameli tu qui. Uno alla volta. Non quando ho ospiti, portali direttamente nelle mie camere, va bene? Così non spaventano nessuno.»

«Beh, loro si divertirebbero anche a spaventare, ma più che altro vogliono parlare con qualcuno di vivo. Alcuni di loro non ricordano com'è essere vivi» Greta sgranò gli occhi.

«E vogliono che glielo dica io?»

«No beh.... semplicemente vogliono che tu mangi qualcosa mentre sei qui. Hai mai notato che ti attraverso ogni volta che bevi una cioccolata calda?»

«Me la rendi freddissima per sentirne il sapore?»

«Esatto! Così è come berne una insieme» Greta non riuscì nemmeno a rimproverarlo.

«Qui c'è il primo soggiorno» disse Greta una nebbiosa mattina di dicembre. Portava in giro una simpatica famiglia di cinque biondissime persone, che sembravano non aver mai visto una persona con i capelli rossi come i suoi. La guardavano straniti per il suo abbigliamento semplice, i suoi jeans e il suo maglione largo verde, con scritto "serpeverde". Sperava che desse idee a Giacomo su come presentarsi, a onor del vero. I capelli erano legati in una lunga treccia che arrivava alle gambe, e gli occhi grigi indicavano i vari quadri.

«Quello è un mio antenato. Giacomo Galimberti» da vivo Giacomo non era stato un brutto uomo. Rosso come lei e tutti i Galimberti, con gli occhi azzurri e piccolino di statura, com'era anche lei, che non superava il metro e sessanta, anche se Giacomo era più alto. E magro, molto magro. La famigliola guardò il ritratto. «Pare abbia avuto una brutta morte, si dice squarciato da cavalli» e sperò che Giacomo la sentisse «O massacrato da un uomo cui aveva rubato la moglie. Non ne sono sicura.»

«Sono morto nel sonno a centocinque anni!» le sussurrò con puntiglio Giacomo, in quel momento visibile solo per lei. «Non avrei potuto rubare una moglie neanche a pagarla, però ammetto che da giovane l'ho fatto, eh» e i suoi occhi si fecero sognanti.

Eva sorrise e guardò la famiglia.

Erano una madre, un padre e tre figli, di cui il più piccolo sembrava avere appena cinque o sei anni.

«Quella era la mia bisnonna Ava» indicò il ritratto «È morta a centosette anni. Beh, avremmo festeggiato il compleanno di lì a un mese, ma... ha deciso di andarsene prima. Non vi preoccupate» sorrise di fronte ai loro visi corrucciati. «È morta nel sonno.»

«Almeno si è spenta serenamente» disse il padre di famiglia.

«E volevo vedere se faceva pure storie!*» borbottò Giacomo «Cento e otto anni... ma veramente? Va bene che aveva deciso di superarmi già da bambina, ma di tre anni... vecchia serpe.»

«Quella invece era la madre della mia bisnonna. Greta Galimberti, si chiamava come me.»

«E ti somigliava tantissimo!» disse la figlia maggiore indicando il ritratto. Sembrava avere non più di tredici o quattordici anni, ed era stata con lo sguardo sul telefono fino a quel momento. Il fratello minore, un ragazzino di otto anni, guardò prima il ritratto poi Greta stessa.

«Wow!» sussurrò «Fa quasi paura.»

«Sentite» intervenne Greta. «Avete tre bambini piccoli. Vado contro i miei interessi, ma devo consigliarvi di andarvene. Ci sono affittacamere in paese.»

«Perché?» domandò la madre.

«Perché avete tre bambini, e qua ci sono i fantasmi. Potrebbero spaventarsi.»

«Oh ma figurati» sbuffò il padre. «Le solite chiacchiere per turisti. Saranno degli effetti speciali. Come quella testa mozzata che è appena apparsa vicino al quadro di Giacomo» Greta sorrise, mentre madre e figli impallidivano «Per caso è morto decapitato?»

«Centenario nel suo letto» confessò Greta ridendo «Ma secondo me un po' di donne le ha rubate in giro. Era molto carino, sapete? Il terrore dei mariti» e Giacomo le diede una gomitata nello stomaco che le fece subito sentire molto freddo. «Vi avviso: pagate notte per notte, perché il pagamento è anticipato e non do rimborsi» il padre sbuffò.

«Pago per tre notti» disse con aria da sbruffone.

«Va bene. Vi avverto anche che qui di notte non si dorme. Ci sono fantasmi che suonano il violino. Non guardate troppo i vostri telefoni, sono comparse foto strane su quelli di alcuni clienti.»

«Quello è colpa di Amelia» le sussurrò Giacomo «È molto vanitosa, si diverte a fotografarsi.»

«E state lontani da qualsiasi camera che non siano le vostre o il soggiorno, che sarà adibito a sala colazione, pranzo e cena. Intesi?» e guardò soprattutto i bambini, che annuirono, ammutoliti.

«E questi rumori?» domandò il figlio di mezzo, abbracciando la madre. Si sentiva infatti un suono sordo di qualcosa contro un muro.

Tunf.

Tunf.

Tunf.

Poi un gemito.

Nella stanza scese il silenzio per parecchi secondi.

«Quello è il mio ragazzo che cerca di appendere qualche quadro. Ne abbiamo trovati a decine mai messi sui muri, e sono davvero belli! Sicuri di voler restare? Siete impalliditi... ah per i gemiti? Ogni tanto si martella un dito. Vi va di sentire un duetto di violino?»

«Noi... » sussurrò la madre «Ecco, credo che andremo in stanza a rinfrescarci un poco.»

«Wow mamma, guarda la foto del mio telefono!» disse il figlio di mezzo.

Sul telefono del bambino, era infatti comparsa una foto di Giacomo che abbracciava il bambino.

«Avrei potuto dargli una foto della mia tomba» confessò Giacomo qualche ora dopo, mentre la famiglia dormiva. Si erano chiusi tutti nella stessa camera. «Ma è solo un bambino, ho preferito un piccolo selfie. Penseranno a un fotomontaggio, ma intanto si sono spaventati. Ed io mi sono divertito. Quel bambino sembra uno con cui si può chiacchierare.»

«Vuoi parlarci tu?»

«Nah, ho già contattato i fantasmi della città in cui abita. Ho detto loro di presentarsi piano, senza spaventarlo, se vorranno fare due chiacchiere senza paura di spaventare qualcuno.»

«Ottima idea! Vuoi un po' di te?»

«Se non fossi già morto ti sposerei! Sicura che Max...?»

«Giacomo... »

Fine.



Appunti di fine storia: "E volevo vedere se faceva pure storie" è una citazione a Dylan Dog :) c'è un bellissimo albo in cui lo dice. Spassossima la parte in cui parlando di una medium morta, risponde "almeno adesso può parlare tra sè e sè"

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