Mi-Sun e i Sette Nani

>>Personaggi<<

Eolo come Kim Tae-Hyung
Cucciolo come Jeon Jung-Kook
Mammolo come Park Ji-Min
Gongolo come Jung Ho-Seok
Dotto come Kim Nam-Joon
Pisolo come Min Yoon-Gi
Brontolo come Kim Seok-Jin 
Biancaneve come Mi-Sun


C'era una volta in una piccola penisola, chiamata Corea, situata nell'Estremo Oriente, - fra la Manciuria e l'arcipelago giapponese, - una principessa il cui nome rimandava ai significati di bellezza e bontà: Mi-Sun.

Ella rispecchiava appieno queste due definizioni: aveva lunghi capelli neri e fluenti che raccoglieva sempre con una bacchetta d'argento in uno chignon un po' spettinato; i suoi occhi sembravano due smeraldi che si assottigliavano nel momento in cui sorrideva mettendo in mostra, senza vergogna, i denti un po' sporgenti ma dritti e rigorosamente bianchi e splendenti; le guance un po' paffute non stonavano con il resto del corpo minuto ed agile, - quando ballava sembrava sempre spiccare il volo,- ed il suo cuore era colmo di sincerità ma anche di troppa ingenuità.

Era sì bella che tutta Seoul, la capitale e al contempo città natale della creaturina, era incantata e ammaliata dal suo fascino. Gentile con tutti, sorridente e altruista, Mi-Sun aveva soli quattordici anni e già godeva appieno delle grazie di tutto il popolo che presto avrebbe dovuto governare insieme al suo futuro marito, nonché futuro Re.

Il sorriso della principessa non si spense nemmeno quando sua madre perse la vita qualche anno prima, in un brutto incidente stradale: la sua forza e il suo ottimismo vinceva sempre su tutto cosicché tutti potessero prenderne esempio e poter finalmente creare un mondo migliore, o perlomeno iniziare dalla sua amata Corea.

La sua ambizione venne però spazzata via dall'arrivo di una donna che presto sarebbe diventata la sua nuova mamma: Min-Hee. Ella era bramosa di potere, ricchezza e bellezza tanto che iniziò a provare una profonda invidia per la giovane acclamata dal regno.

"Specchio servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?" chiedeva sempre all'oggetto che era al suo servizio come un vero e proprio schiavo umano. "Lei, mia regina, è la più bella del reame" rispondeva prontamente il piccolo vetro incorniciato d'oro.

Ma da quando la piccola Mi-Sun aveva raggiunto l'età puberale, lo specchio della donna non poté più mentire: la bellezza della creatura superava di gran lunga tutte le grandezze che erano esistite fino a quel tempo.

La gelosia della Regina fu tale da assumere un cacciatore affinché la uccidesse, in questo modo avrebbe finalmente risolto il problema e goduto della bellezza e della ricchezza eterna.

"Aprile il petto e portami il suo cuore: solo così avrò la certezza della sua scomparsa" aveva ordinato al cacciatore. Ma questi, mosso da compassione e tenerezza lasciò fuggire la piccola Mi-Sun regalandole un biglietto dell'autobus.

"Va' lontano da qui, scappa mia dolce Sun e non tornare: la Regina vuole ucciderti"

La piccola, spaventata, ringraziò il buon uomo e seguì il suo consiglio: non sapeva quale fosse la sua destinazione ma avrebbe viaggiato fino al capolinea, il più lontano possibile da Seoul. I suoi sogni furono in un attimo distrutti e per la prima volta avrebbe voluto piangere disperatamente fino ad addormentarsi.

E così fece.

https://youtu.be/pnnG53EZChk

(Ho appena scoperto questa canzone e non so perché mi ricorda i Nani quando tornano da lavoro ahaha e ho voluto inserirla in questa parte..se volete, leggete con questa canzone sotto)

Tra le montagne di Tong-myon, come era solito a quell'ora del giorno inoltrato, echeggiavano soavi le voci dei sette piccoli minatori di giada, - gli unici rimasti ancora a lavorare sodo in quei 400 metri di profondità sotto il terreno, - che cantavano e ballavano melodie K-Pop nel loro viaggio di ritorno verso casa: dopo un'estenuante giornata di fatiche amavano svagarsi tra musiche e danze, tra risate e burle di vario genere.

Vi chiederete: perché piccoli? Che fossero bambini in schiavitù? Assolutamente no!

Questi ultimi erano semplicemente dei nani.

"Non ho soldi ma voglio andare via, in un posto lontano, non ho soldi ma voglio alleviare questa stanchezza" era sempre Hoseok il primo ad iniziare a ballare e cantare, per poi incitare con un sorriso a trentadue denti gli altri suoi amici: era "colui che si gongolava di gioia", sempre di buon umore, sempre pronto a dar la carica ai suoi fedeli compagni, anche a quello sfaticato di Yoongi, che avrebbe potuto dormire giorni interi in uno stato, oserei dire, comatoso, e a quel brontolone di Seokjin che aveva sempre di che lamentarsi, - "il cibo non è buono, cucino meglio io" - "oggi fa troppo caldo" - "oggi fa troppo freddo" - "non sopporto più questa miniera infernale".

"Yolo yolo yolo yo, dov'è la festa?" proseguivano poi il più piccolo tra loro, - il maknae, il cucciolo - Jungkook, e il suo migliore amico Taehyung, considerati i più infantili e birboni, sempre pronti a far casino e a giocare nei momenti di pausa, e non. Amavano inventare parole ed utilizzarle nelle canzoni che improvvisavano, e si divertivano a prendere in giro gli altri cinque amici nel loro gergo segreto.

"Non preoccuparti, vai vai (Tutti quanti!)" si aggregavano poi anche gli altri due,- Namjoon e Jimin,- al coro finale e saltavano insieme e si abbracciavano per gioire di un'altra giornata andata a buon fine e caricarsi di energia per quella successiva.

Namjoon era una sorta di leader, aveva sempre la soluzione a tutti i problemi che sorgevano tra loro, ed era "dotto": parlava ben tre lingue diverse, era un maestro in matematica, - era lui che eseguiva i conti a fine mese con la vendita di giada ai mercanti,- conosceva tutti gli Stati del mondo con annesse capitali, fiumi, laghi e chi più ne ha più ne metta. Era il cosiddetto "nerd" non solo per le grandi doti intellettuali, ma anche per la passione che nutriva per i manga, i supereroi, i giochi online e le serie televisive: la sua vita balzava tra lavoro, televisore e libri di testo.

E infine vi era Jimin che veniva scambiato sempre per il più piccolo a causa della statura,- estremamente bassa anche per un nano, - il viso angelico e tondo come quello di un bambino e la sua estrema timidezza: già, Jimin era l'imbarazzo fatto a persona. Bastava davvero poco per farlo diventare rosso fino alle orecchie: cercava sempre di coprirsi con le manine da neonato ma, fallendo ogni volta, sprofondava nella vergogna assoluta.

"Etciù" sciolse così Taehyung l'abbraccio che i nani si stavano dando in gruppo.

"L'allergia di Tae sta iniziando, torniamo a casa prima che peggiori" intervenne il leader con estrema saggezza.

Taehyung veniva chiamato anche Eolo, il Dio dei Venti, non solo perché era praticamente allergico a tutto ciò che annusava e toccava, ma anche per la sua ineffabile bellezza: le sole parole umane non avrebbero mai potuto descrivere appieno il vero fascino di quel nano dai capelli biondi e setosi, come la criniera di un cavallo, e gli occhi azzurri e luminosi quasi quanto il sorriso di Hoseok. Amava molto curar l'aspetto infatti, nonostante il duro lavoro da minatore, le sue mani affusolate erano sempre morbide e pulite ed il profumo di bagnoschiuma al latte di mandorla mischiato al sudore della propria fronte, dava vita ad un'essenza mai sentita prima e che nessuno avrebbe potuto avere all'infuori di lui. Poi, con della giada bianca, aveva creato due piccoli ciondoli, - uno per se stesso e uno per Jungkook,- e lo portava sempre al collo, come una sorta di collarino che gli dava le sembianze di un cucciolo fragile ed affettuoso. Non stonava nemmeno quel naso perennemente rosso, a causa dell'allergia, su un viso pallido e candido: era il particolare che lo distingueva dalla massa.

E Jungkook ne era completamente folgorato.

Quando ricevette quel ciondolo in regalo lo indossò tutto contento e, guardandosi allo specchio, si promise di non toglierselo mai. E così fu.

Adorava tutto di quel nano, dalla sua inestimabile bellezza al suo animo gentile e un po' ingenuo; amava quando si estraniavano dagli altri e, insieme, inventavano giochi e parole per trascorrere il tempo libero a loro disposizione; aspettava sempre con ansia il piccolo bacio sulla guancia che gli donava al momento del risveglio e del sonno; fremeva sempre dalla voglia di cantare con lui a fine lavoro e di cingergli il bacino con le sue braccia forti e possenti rispetto a quelle dell'altro, magre e leggiadre come una dolce fanciulla. Temeva di aver preso una seria cottarella, per nulla passeggera.

"Come stai hyung?" il maknae si rivolse al suo amico con occhi ricolmi di preoccupazione e d'amore mentre si incamminavano verso casa.

"Sto bene, grazie" gli sorrise in risposta il biondo. A quella visione Jungkook sentì il suo cuore accelerare e gli occhi accecarsi fronte cotanto splendore, ed il suo viso non poté nascondere lo stupore che stava provando.

Jimin, che aveva osservato tutta la scena, iniziò a ridere e a mandare occhiatine al suo maknae che lo risvegliarono dall'incantesimo e lo fecero arrossire dalla punta dei piedi fino alla punta dei suoi capelli corvini e bagnati dal sudore di una giornata impegnativa.

Ricambiò lo sguardo e lo maledì mentalmente: aveva confessato i suoi sentimenti solo a Jimin e quest'ultimo a sua volta gli aveva detto di trovarsi anch'egli in una situazione simile, con l'unica differenza che il suo diretto interessato era, nientepopodimeno che, Min Yoongi. "Appena glielo dirai tu, glielo dirò anch'io" così aveva concordato Jungkook con il suo hyung dal viso angelico e paffuto e, data la sua timidezza, si sentì sollevato: era convinto che mai si sarebbe dovuto dichiarare.

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Stasera cerco di pubblicare l'ultimo capitolo di "You made me again" o al massimo domani che sono incasinatissima :D

Fatemi sapere se vi piace come inizio..saranno cinque parti in tutto. Saranghae <3




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