Capitolo 3
«Buongiorno, Aki-chan!!!» la stridula voce di Lynna mi accolse quella mattina. Appena entrai nello spogliatoio lanciai la giacca verso il mio armadietto aperto e con gli occhi cerchiati la guardai.
«Buongiorno, Lynna» la sua voce gioiosa era irritante. Come faceva ad essere così bella e perfetta tutti i santi giorni?
«Stamattina alla radio locale è stata diramata la notizia che sono alla ricerca di un pervertito dai capelli rosa... deve essere andato parecchio bene l'appuntamento al buio» rigirò il coltello nella piaga, ridendosela sotto i baffi.
«Non sono in vena di scherzare stamattina» digrignai. Non solo ero stato lasciato a braghe abbassate come un mammalucco, in più ero stato beccato dalla guardia notturna del parco, attirato probabilmente dall'ombra in fuga di Fukuda.
In preda all'imbarazzo più totale mi alzai il pantalone alla bene e meglio, con i boxer bloccati all'altezza del cavallo e me la diedi a gambe. Non fu una ritirata semplice, la guardia non mollava la presa e mi inseguì quasi per tutto il paese nel tentativo di catturarmi. Riuscii a far perdere le mie tracce solo prendendo la via della gousushon.
Per quanto ne fossi spaventato, preferivo la tremarella piuttosto che la denuncia di atti osceni in luogo pubblico, o peggio. E fu una mossa vincente, a quanto pare non ero l'unico ad essere intimorito da quella casa, neanche la guardia notturna si addentrò per quella via ma questo non mi aveva salvato del tutto.
I miei tratti fisici erano abbastanza distintivi in quella piccola cittadina, diffonderli significava sputtanarmi in pubblica piazza, chiunque aveva ascoltato la notizia mi avrebbe puntato il dito contro.
«Vedila così, adesso la tua fama di arrapatone non farà che accrescere».
«Ma cosa dici! È terribile invece! Vedi, anche se non sembra io ho del pudore! Non voglio essere visto come il maniaco del villaggio». L'unica cosa che mi interessava era tornare ad avere una vita sessuale sana e tranquilla. E questo non avrebbe aiutato.
«Davvero? L'hai comprato di recente? Il pudore dico».Avevo poco sonno alle spalle ed ero di cattivo umore, solitamente il suo punzecchiare mi avrebbe fatto ridere ma quella volta non avevo più voglia di ascoltarla prendersi gioco della sfortuna che ultimamente mi aveva colpito.
Sbattei la portella dell'armadietto e senza neanche chiuderlo a chiave mi avviai nel reparto. Avrei voluto nascondermi, per evitare i pettegolezzi e le risatine ma la giornata passò senza troppi intoppi. Solo qualche vecchietta più arzilla mi riservò occhiate complici alla "So cosa hai fatto" e la cosa mi fece salire i brividi lungo la schiena.
Probabilmente gli altri mi giudicavano a voce troppo bassa, oppure la radio locale non aveva poi così tanti ascoltatori, a parte Lynna. Ma sapevo che la mia gogna era semplicemente rimandata, il giorno successivo, al rientro da scuola avrei dovuto affrontare Fukuda-chan e le sue compagne di classe.
Il lunedì si schiantò nella mia vita come un suv nella fiancata di un camion che trasporta cristalleria, o almeno così la vedevo. Già mi immaginavo tutte le amiche di Fukuda che mi deridevano per la figura di merda che avevo fatto.
Non doveva andare a finire così, di quel passo sarei dovuto emigrare nelle isole del sud per avere qualche possibilità di rivedere il mio gioiello splendere come ai vecchi tempi. Il pomeriggio arrivò inesorabile e uno dopo l'altro i ragazzi della scuola superiore si riversarono nel negozio per prendere qualche gachapon o qualche ghiacciolo per sconfiggere il primo caldo che anticipava la stagione estiva.
Ero pronto a tutto, ai risolini, alle battutine e lavorai come un forsennato nel tentativo di non accorgermi vedere la punizione divina che mi aspettava e invece Fukuda non si fece neanche vedere.
Notai il suo gruppo di compagne che entrò a prendere delle bibite ma tutto sembrava normale.Che si fosse tenuta per sè ciò che era accaduto nel parco? E se così fosse perchè non entrare nel negozio? Non voleva più vedermi o era semplicemente assente?
Quei pensieri mi tormentarono, ero terrorizzato dall'idea di aver rovinato come un coglione il rapporto con Fukuda e il pensiero che se avesse voluto avrebbe potuto denunciarmi non mi fece dormire. Ma i giorni passarono tranquilli e dopo un pò Fukuda tornò. Sorridente e intraprendente come sempre anche se era chiaro che teneva le distanze da me.
Accettai, a malincuore, quella situazione e tornai a comportarmi normalmente. Mi capitava di filtrare con lei e in tutta risposta la vedevo diventare rossa e fuggire via.Quel comportamento era davvero strano, non lo comprendevo ma, nonostante tutto, le cose sembrano a posto.
Una parte di me sperava di no ma sapevo che prima o poi saremmo tornati a parlare di quella sera e a quel punto avrei dovuto rivelarle che avevo problemi di impotenza?Magari lei sarebbe stata davvero comprensiva?
«Okamoto-san?» la voce di Fukuda attirò la mia attenzione. Era un sabato sera ed io ero ancora lì, piegato sulle mie ginocchia, alle prese con la noiosissima conta di vasetti di marmellata di Azuki.
«Buonasera Fukuda-chan! Esci anche stasera?» le domandai mentre il mio sguardo la scrutava dal basso verso l'alto. Indossava la divisa scolastica e le sue gambe richiamavano con intensità la mia attenzione.
«Non esiste! Oggi c'è la diretta dei Paranormal scream! Ti va di venire da me dopo il lavoro e seguirla insieme?»
Ecco la seconda opportunità che speravo mi si presentò inaspettata, mi rizzai in piedi e mi sistemai una ciocca di capelli.
«Volentieri, ma non so a che ora finiamo oggi, solitamente facciamo tardi quando inventario, va bene se passo a qualsiasi orario finisca?»
Lei annuii insolitamente timida, prese delle patatine e delle bevande in lattina e pagò salutandomi con un sorriso. Non prima però di averci scambiato l'indirizzo email.
Era ormai orario della diretta e non mancava molto per la chiusura.«Aki-chan! Sta per cominciare» Lynna apparì alle mie spalle e con fare agitato gironzolava nel corridoio.
«Sta per cominciare cosa?».
«La diretta dei paranormal scream!».
«Non pensavo che piacessero anche a te gli show sul paranormale» esclamai sincronizzando la televisione sul canale yourtv degli scavezzacollo.
Avevo fatto qualche ricerca su loro, erano un gruppo di cinque ragazzi molto giovani, parlavano un inglese molto stretto e si divertivano un mondo a spaventare i loro spettatori. Erano molto famosi per le urla che inserivano, a caso, nei loro video. Li trovavo molto teatrali e fastidiosi.
«Cosa c'è, piace anche alla tua ragazza?» ridacchiò maliziosa «No, in realtà queste cose solitamente mi spaventano, ma diciamo che é nato un interesse recente» aggiunse guardando lo schermo tesa.
Mentre parlavamo sulle schermo cominciarono a girare le prime scene della casa del fantasma ripresa da fuori.
«Quella casa fa soggezione anche a te?» le domandai, da una parte volevo evitare il più possibile di guardare, il mio stomaco si torceva ad ogni scena, ma dall'altra anche io ero curioso di conoscere cosa ci fosse all'interno e perché ne avevo una paura così viscerale.
La gousushon era evitata da tutti, sia dagli anziani che dai giovani, spinti dai loro moniti.
«Sono davvero coraggiosi, o molto incoscienti» disse deglutendo mentre la telecamera si inoltrava nel giardino buio della villa «Nemmeno i fantasmi osano avvicinarsi a quel luogo, lì vive il kamankokujū »
L'ascoltai sovrappensiero, ero molto deciso a finire gli ultimi compiti e correre a casa di Fukuda, mi stavo già pregustando il momento in cui si aggrappava a me in preda al panico e io forte e risoluto che la rassicuravo tenendola tra le mie braccia.
Il tempo di mettermi la giacca e Lynna era già sparita, mai una volta che mi aiutava, o mi aspettava per fare due passi insieme.
Abbassai io la saracinesca in assenza del signor Chomei e giocherellando a lanciare e riprendere le chiavi di casa presi il telefono.
Prima controllai i messaggi. Fukuda-chan mi aveva inoltrato la sua posizione allegando un cuore, poi mi collegai su yourtv per continuare a vedere la diretta. Indossai le cuffiette bluetooth e mi immersi nell'ascolto della diretta.
Erano ancora all'esterno, giocherellavano con qualche calcinaccio distruggendo ciò che era ancora intatto e stavano raccontando la storia dell'architettura dell'edificio, risalente ai primi anni dell'ottocento era di fattura tipicamente rumena.
Una cosa molto atipica e che fece accapponare la pelle dei conduttori visto che sembrava risalire quasi al periodo in cui era ambientata la leggenda di Dracula. Cosa pensavano di trovarci? Il fantasma del conte succhiasangue?
«Abbiamo parlato con qualche abitante del posto e ci hanno raccontato che il nome del posto "Saikan" sembra derivare da saisho no kanmon , che significa prima barriera. A quanto pare si narra che qui vicino ci sia l'ingresso per il mondo degli yokai, degli spiriti e che il villaggio era sempre infestato da creature soprannaturali. Poi un giorno arrivò il proprietario di questa magione, il kamankokujū. Si dice che era forte come un dio, selvaggio come una bestia e che usava inarrestabili poteri oscuri. Gli abitanti si piegarono a lui e alla fine riuscirono a strinsero un patto con lui. Avrebbe protetto il paese dagli yokai e loro in cambio gli avrebbero dato in sacrificio ogni mese una giovane pura»fece una pausa e inquadrarono la porta dell'edificio, per un attimo ebbi un brivido per tutta la schiena.
«Si dice che ad un certo punto gli abitanti si ribellarono ai soprusi del mostro e si raccolsero davanti alla casa per ucciderlo. Ancora oggi nessuno osa avvicinarsi alla proprietà, sembra che la sua ombra vaghi tra queste mura. E oggi vedremo di disturbare questo kamacoso, o come si chiama lui»A quel punto aprirono la porta ed ebbi un sussulto, come se fossi stato lì presente con loro.
Istintivamente comincia a camminare più velocemente, come per fuggire al riparo.
I ragazzi dei paranormal scream invece cominciarono subito l'esplorazione gasati, tenendo in mano l'attrezzatura necessaria per ricevere i segnali del paranormale. Le lancette di quegli aggeggi schizzavano ovunque mentre i cretini se la ridacchiavano facendo finta di essere spaventati.
Io non riuscivo a staccare gli occhi dal telefono, sconvolto. Tutto stranamente di quel luogo mi sembrava familiare. Le orribili abagiure colore panna ammuffite, i tappeti luridi, l'orologio a dondolo con i vetri spaccati... poi un flash spacco la mia mente.
Un ringhio riecheggiò nei miei pensieri e quegli occhi rossi che mi guardavano nella penombra con un sorriso distorto ma compiaciuto apparvero nei miei ricordi.
Quei ragazzi non sapevano a cosa andavano incontro... erano in serio pericolo. Non sapevo come ma io ero già stato in quella casa e il fatto che non me fossi ricordato prima era ancora più assurdo!
Io lo avevo visto, il mostro della magione era vero e gli avrebbe fatto del male.
Dovevo avvisarli.
Strinsi il telefono tra le mani, alzai il volume per assicurarmi di continuare ad ascoltare la diretta e senza pensarci due volte mi diressi veloce verso la magione.
Arrivai al cancello e diedi un'occhiata alla diretta, prima di fiondare nella casa come un ossesso e mi resi conto erano al piano superiore ad ispezionare le camere, in una trovarono una specie di forziere e si apprestavano ad aprirlo.
Mi diedi un po di slancio e usai la parte integra del muretto distrutto per riuscire a scavalcarlo con un solo salto ma caddi finendo con la faccia tra l'erba del giardino.
Ferito nell'orgoglio mi alzai, non potevo perdere altro tempo, continuavano a girarmi in testa l'immagine dei denti del mostro, il sangue che scorreva e senza pensare al dolore mi apprestai a raggiungere la porta.
La spalancai e senza esitare mi precipitai ai gradini ma sentii subito le urla dei giovani squarciare il silenzio della magione.
Il sangue mi si gelò e non con un coraggio che non sapevo di avere sali i vecchi gradini a due a due per fare irruzione nella stanza dove si stava consumando il misfatto.
Era troppo tardi, i ragazzi erano riversi a terra, probabilmente morti con lo sguardo scolpito dal terrore di ciò che avevano visto e la videocamera, che aveva ripreso tutto, affianco a loro. Ma non si vedeva neanche l'ombra di ciò che li aveva attaccati.
Deglutii e cominciai ad indietreggiare lentamente, avevo il respiro corto e avevo preso a sudare come se mi trovassi sulla graticola.
Mi guardai intorno con gli occhi sgranati e le orecchie tese a captare ogni minimo movimento nel buio della magione. Era lì, ne ero certo e dovevo scappare prima che mi attaccasse.
Qualche istante dopo i due occhi rossi si rivelarono. Accadde tutto in pochissimi attimi, sentii una voce, ma non fui capace di distinguere nessuna parola, avevo le orecchie che mi fischiavano e l'unico suono che riuscivo a percepire era il battere del mio stesso cuore, come il percuotere di un tamburo a tempo.
Smisi di respirare, sperando che questo potesse bastare per evitare quello che stava per accadere, e per un istante il silenzio e l'immobilità che ci circondava erano assoluti poi la distorta figura oscura, proprietaria di quegli occhi rossi, mi aggredì.
In preda al panico persi l'equilibrio e caddi di schiena, cercai di urlare ma mi mancava il respiro e quasi immediatamente la vista mi si annebbiò.
Sentii la punta di diversi artigli sfiorarmi il corpo, salire dal mio ventre in maniera lenta e intensa, per superare il petto e arrivare al collo, ebbi un brivido poi il dolore si impossessò di quello che era rimasto dei miei pensieri, il rosso sostituì l'oscurità e mi accompagnò fino a quando non riaprii gli occhi.
Gli uccellini cinguettavano fuori alla finestra della mia camera da letto, ero tremendamente assonnato e una sensazione che non provavo da tempo tampinava tra le mie gambe.
Completamente incredulo alzai la coperta che mi copriva la parte inferiore del corpo e non ci furono più dubbi.
Finalmente l'alzabandiera era tornato, e ruggiva orgoglioso come ai vecchi tempi.
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