A pari merito.


« Manuel? »

Simone fa il suo ingresso in punta di piedi nella cucina, in cui trova Manuel.

Sono entrambi appena sveglio ma Manuel è già all'opera, intento a lavare le stoviglie della sera prima.

La voce del più piccolo è tenuta al più basso volume possibile, ridotta quasi ad un sussurro, perché Jacopino ancora dorme ed è davvero troppo presto per svegliarlo.

Del resto, sono solo le 07 di domenica mattina.

Raggiunge il compagno che è ancora di spalle verso il lavello, sta insaponando le ultime forchette. Le prende tutte insieme in un unico mucchio per poi separarle, strofinarle in ogni minima parte con la spugna, per poi posarle una ad una nel lavello, attento a non fare rumore.

Simone osserva i suoi movimenti lenti e metodici, c'è qualcosa di vagamente erotico in ogni gesto che Manuel compie.

Simone, sta letteralmente lavando i piatti. Ti dai una calmata? Pari 'n maniaco.

Si rimprovera mentalmente.

Ma del resto, crede faccia parte del gioco, fantasticare sul proprio marito praticamente tutto il giorno. Per questo, si perdona in fretta e si avvicina a lui, abbracciandolo da dietro.

Avvolge la sua vita con le braccia, lasciando aderire il busto alla schiena.
Poggia la testa sulla sua spalla e lascia sfuggire una lieve risata contro il suo collo, prima di avvicinare le labbra al suo orecchio, catturandone il lobo e stringendolo piano tra i denti.

«Buongiorno, amore mio»

La voce di Manuel è calda e avvolgente, seppur ancora vagamente assonnata.

Tira indietro la testa, poggiandola contro la spalla di Simone.
I suoi ricci spettinati accarezzano la sua pelle, solleticandolo piano.

Continua a bearsi di quelle attenzioni mattutine, allungando indietro le braccia per incrociarle intorno al collo dell'altro.
Le tiene rigide, per evitare di sporcarlo con la schiuma del detersivo dei piatti che sente scivolare dalle mani, lungo il braccio.

«Buongiorno, amore mio» gli fa eco Simone «come mai già sveglio?»

Manuel si stringe appena nelle spalle, non sa davvero cosa l'abbia portato a svegliarsi così presto, forse l'abitudine, forse i sogni insensati che l'hanno accompagnato tutta la notte.

«Non lo so, l'abitudine. » taglia corto.

Simone scioglie l'abbraccio per spostarsi verso la macchinetta del caffè.
È sicuro Manuel non l'abbia ancora preparato , è loro abitudine berlo insieme, ogni mattina, per ritagliare un paio di minuti tutti loro durante i quali approfittare del silenzio mattutino per parlare dei progetti della giornata.

«Pensavo al viaggio che abbiamo promesso a Jacopo.
Dovremmo iniziare a prenotà qualcosa se vogliamo mantene 'a promessa»

«Mh. Giusto» annuisce. Effettivamente, Manuel ha piena ragione.
Finalmente si avvicina il tanto agognato periodo di ferie per entrambi.

Hanno scelto quei giorni con estrema precisione matematica, per farli coincidere.

Simone ha chiesto con immenso preavviso dei giorni liberi dall'ufficio.

Manuel, invece, ha gestito tutti i lavori dell'officina in modo da tener liberi gli stessi giorni e permettersi una chiusura completa.

« Dove ti piacerebbe portarlo?»

«Non ne ho idea, Simò. Zero totale. » ammette.

Sciacqua intanto le ultime posate rimaste nel lavello, per poi chiudere il rubinetto e asciugare le mani nello strofinaccio che Simone gli porge.

«Potremmo andare in Francia. Nonna me raccontava sempre de città bellissime, durante i suoi tour. Magari trovamo-» raccoglie la tazzina di caffè caldo e fumante appena erogato dalla macchinetta, porgendolo al marito « amore, tieni. »

Si allunga verso il pensile per recuperare una seconda per preparare il suo.

«-dicevo, magari trovamo qualche offerta interessante. »

«In Francia, Simò? Ma non è meglio qualche città in Italia?»

«Che c'hai contro la Francia, scusa?»

«Non c'ho niente contro 'a Francia. Solo che pensavo che magari pe' Jacopo è meglio portarlo in un posto dove se chiede un bicchiere d'acqua non je correggono 'a pronuncia»

Jacopo che chiede un bicchiere d'acqua e quello stronzo de barista francese je corregge 'a pronuncia, mh. E magari poi Jacopo se mette pure a piangere.

La scena gli spezzerebbe il cuore.

Forse ha ragione Manuel. Niente Francia.

«Cuore di papà, ci resterebbe malissimo.» piagnucola, vittima di quel vortice di pensieri che vedono Jacopo in lacrime e pure assetato.

«Ecco, appunto.»

«Però c'è Disneyland. Pensa Jacopo a Disneyland, si divertirebbe da matti. »

Una luce si accende negli occhi di Simone che sta già immaginando il piccolo Jacopo incantato dalle mille attrazioni del parco divertimenti.
Il cuore inizia a battere più forte dall'emozione, solo al pensiero di vedere quel piccoletto felicissimo, con un mega sorriso stampato sulle labbra.

«Dai amore, lo portiamo a Disneyland? Dai, ti prego.» sfoggia il più grande paio di occhioni supplicanti che gli riesca e li punta diretti su Manuel. La voce tremolante e sottile.
«Ti prego, ti prego, ti prego.»

«Simò, no! Non me piace la Francia. E nun me piacciono i francesi! Sò troppo altezzosi! »

«Amore. A te non te piacevano nemmeno i ragazzi ma- » alza la mano sinistra, sventolandola piano sotto lo sguardo dell'altro
«-ho qui una fede al dito che ti smentisce, giusto un po', eh! »

Una risata imbarazzata sfugge dalle labbra di Manuel.
Scuote il capo, consapevole del fatto che Simone non la smetterà mai di giocarsi quella carta, ogni volta che vuole averla vinta.

«Non l'avevo mica capito che me piacevi veramente, quando t'ho detto quella cosa.» prova a giustificarsi. «E comunque ho capito l'antifona, stronzetto. Annamo in Francia però-»

non fa in tempo a finire la frase, Simone si è letteralmente lanciato tra le sue braccia, zittendolo con un bacio al caffè che sa di mille grazie.

Si stacca dall'abbraccio pochi istanti dopo e «Vado a prendere il computer! Si va in Francia!»

«Sì. Fai piano però! Che Jacopo ancora dorme!»

Simone si ferma dinanzi alla porta, una mano già sulla maniglia.

«Pensa come sarà felice appena lo scopre»

«Glielo facciamo scoprì co' un bigliettino» propone Manuel.
Ha lo sguardo assente, già intento ad ideare una frase a effetto che possa far capire al bambino la destinazione prescelta.

«ce l'ho! Je scriviamo "amore, papà Manu e papà Mone ti portano a conoscere Paperino" »

«Me pare perfetto!» risponde il più piccolo. La voce ancor più piena di entusiasmo.

Si volta verso la porta, la apre solo per uno spiraglio, prima di girarsi di nuovo verso il marito.

«Manu?»

«Sei il papà più bravo del mondo.»

«Famo che stamo a pari merito.»

Simone annuisce, un sorriso pieno d'amore si fa largo sulle labbra.

«A pari merito.»





Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top