18.

"Ho un'altra, Claire". Quelle parole continuavano a martellarle in testa, a ritmo sempre più lento fino ad essere scandite una per volta. Ho. Un'. Altra. Altra. Altra. Non era di certo stupida: da un paio d'anni aveva notato i comportamenti insoliti di Edmund: non era più suo marito, non era più l'uomo che ventisette anni prima aveva sposato. Era un viandante che faceva sosta da troppo tempo in quella casa, condividendola con lei ed Alexis. Eppure, Claire aveva chiuso un occhio su tutto: sulle chiamate senza risposta, sul lavoro prolungato in ufficio, sulle trasferte... Non riusciva ad ammettere a se stessa di aver fallito come moglie e come donna. Cosa aveva sbagliato con Edmund tanto da spingerlo nelle braccia di un'altra? Si dice che gli errori sono commessi dalla coppia, ma ora Claire percepiva solamente se stessa come la parte poco funzionante di quel binomio trascinato avanti da troppo tempo. Aveva negato a se stessa l'evidenza. "Ridicola. Sei ridicola, Claire" sentiva mormorare nella sua testa, ormai offuscata per poter ragionare. Le lacrime le solcavano il viso e i singhiozzi le acceleravano il respiro. Edmund quel giorno preferì tornare a pranzo, abitudine ormai persa da tempo.

<<Ed, tutto bene?>> lo accolse sulla porta di casa, non appena sentì il rombo del motore nel vialetto.

<<Ho bisogno di parlarti, Claire.>> Le sue parole uscirono velocemente, dirette e fredde, senza alcuna sfumatura emotiva.

<<Non ho preparato nulla per pranzo>> si accinse a rispondere, già verso i fornelli per cucinare qualcosa di rapido a suo marito. Forse quel darsi da fare, senza soffermarsi minimamente alle parole appena udite, era un modo per evitarle: in cuor suo, Claire sapeva cosa Edmund stava per dirle. Ma non voleva ascoltare. Non ora. Forse domani. Ma domani sarebbe stato identico ad oggi e a cinquecento giorni prima, quando aveva intuito qualcosa.

Edmund glielo comunicò con la stessa freddezza e indifferenza con cui in banca si comunica il saldo finale. E lui quel giorno aveva deciso di tornare prima a casa per saldare il suo conto. Una comunicazione rapida, senza giri di parole, ma difficile da metabolizzare più di qualunque altra rivelazione. Erano passate più di cinque ore da quando sentì il motore dell'auto allontanarsi, chiedendosi se mai l'avesse nuovamente udito. Era rimasta lì, accovacciata sul letto. Un letto che da ora in poi avrebbe ospitato solamente il suo corpo. Un corpo fragile, inerte, incapace di reagire a quel dolore così grande che le faceva sussultare il cuore e affannare i polmoni. Davanti a sé, una montagna di fotografie che ritraevano i loro momenti insieme. Voleva farsi male, sentire quella sofferenza ancor più profondamente per rendersi conto che era reale: suo marito in meno di un minuto l'aveva tirata fuori da quel velo scuro ma sottile dietro cui si era nascosta per troppo tempo. Non si chiese chi potesse essere l'altra donna, ma solamente perché non lei. Non più lei. Avrebbe voluto tornare indietro di trent'anni e respirare ancora quell'aria primaverile che aveva fatto loro compagnia in un pomeriggio di maggio, quando imbarazzati trascorsero del tempo insieme da soli passeggiando per le stradine di Sandal, con gli occhi bassi e le labbra sorridenti. Anche quel giorno Ed aveva gli occhi bassi, ma non si trattava di certo dello stesso imbarazzo di anni prima. Eppure non lo percepì pentito, anzi le era sembrato di avvertire un sospiro di sollievo dopo quella rivelazione. Chissà da quanti giorni aveva pensato di dirglielo senza mai avere abbastanza coraggio; chissà per quante notti aveva desiderato avere l'altra donna accanto a lui. Eppure Claire era lì, sempre accanto a lui, sperando di poter sistemare tutto con la semplice forza del suo pensiero e con tanta speranza, senza ricorrere a ciò che sempre l'aveva spaventata: il dialogo. E quella che aveva nascosto dentro di sé come una piccola briciola, in suo marito era diventata una valanga che ora si era riversata su di lei, annientandola del tutto.

Sentì dei rumori provenire dall'ingresso. Alzò lievemente il capo dal cuscino, percependo l'udito ovattato per le troppe lacrime. Dai passi leggeri avvertì che non era Ed, che sicuramente era tra braccia nuove. Era Alexis. Si affrettò ad accumulare le foto e le gettò sotto il letto, infilandosi poi sotto il piumone.

<<Buonanotte, mami>> sentì sussurrare da dietro la porta.

L'amore vero, senza menzogne all'altro e ancor di più a sé. Era questo che augurava più di ogni cosa al mondo a sua figlia.


*

Alexis aveva trascorso una lunga giornata e sentiva mille emozioni ribollire in lei, troppe per farle prendere sonno. Si stese sul letto, sorridendo alle stelle luminose che costellavano la parete del soffitto. E un rumore sovrastava il ticchettio dell'orologio accanto a lei sul comodino: era il suo cuore, che spavaldo danzava nel suo petto.

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