Capitolo 4

"Non ti sopporto!" Gli urlai contro e lui di tutta risposta fece spallucce, non capivo, perchè mi rispondeva? Perchè mi istigava? E soprattutto perchè mi tratta diversamente da come hanno fatto tutti gli altri psicologi?

A quelle domande non avevo risposta ma sapevo che in quel momento volevo buttarlo giù da quel fottuto albero.

"Perchè tra tutti devi stare proprio a infastidire me??" Gli chiesi ma lui stette zitto, si giró verso di me e poi abbassó lo sguardo, mise una mano alla testa e poi accennó un sorriso.

"I-Io scendo... non mi sento molto bene.." Disse lui e cosí capii che da li a poco sarebbe svenuto, mi impanicai ma cercai di non farlo notare mentre scendevamo insieme.

Appena arrivammo a terra, cercó di respirare tranquillamente, mi guardó e chiese il permesso agli infermieri di andare un attimo nel suo ufficio.

Io mi sentivo in ansia, volevo seguirlo ma appena provai ad andare da lui Tsukkishima mi mise una mano sulla spalla dicendomi che dovevo andare a parlare con lui in separata sete, ovvero l'infermieria.

"Ma che ti prende? Eri migliorato perchè fai cosí, sei un bambino o cosa!?" Mi chiese visivamente innervosito, non dissi una parola come a ogni colloquio che mi obbligavamo a fare, tenni la testa alta e dopo che mi diede la terapia uscii da li.

Involontariamente stavo andando verso l'ufficio dello psicologo, mi diedi uno schiaffo mentale, con quale faccia stavo andando a parlargli?? Lo avevo fatto stare male come ogni persona che entrava nella mia vita...

Stavo per entrare nella stanzina quando sentii una voce al suo interno che non era la sua, mi attaccai alla porta per capire se mi  fosse interessata o meno quella conversazione.

"Tobiuccio te lo avró detto mille volte di non andare nei posti alti, ti senti male e poi guarda come sei ridotto ora!!" Disse una voce che sentivo di riconoscere, mi appiattii di più per sentire la risposta di Kageyama.

"Non me ne frega, e comunque non chiamarmi Tobiuccio.. Devi capire Oikawa che non ho deciso io di salire, sul momento l'ho fatto e basta." Rispose lui con tono più acido di come mi sembrava solitamente.

"Tobio-chan stai cambiando.. Da qunado pensi agli altri e non solo a te stesso?" Gli chiese e lui sbuffó, sentivo dei passi pesanti e poi un tonfo, un urlo ed entrai di botto.

Kageyama era steso per terra e Oikawa era preoccupato vedendo il suo amico privo di sensi, le gambe mi tremavano e mi fiondai su di lui per sentire il battito del cuore che trovai più lento di uno normale.

"Svegliati Bakeyama! Mi vorrai far prendere un colpo!" Dissi mentre posizionavo la sua testa sopra alle mie gambe, gli spostai le ciocche corvine dal viso con molta delicatezza.

"Tu! Oikawa tiragli su le gambe o vammi a prendere un panno bagnato, muoviti!!" Urlai alla diva dai capellli color nocciola che aveva le lacrime agli occhi per lo spavento.

Lo guardai e aveva una faccia tranquilla, come se non ci fosse confusione, come se non avesse fatto una cosa paurosa solo per aiutarmi, come se importassi a lui come lui iniziava ad importare a me...

Oikawa arrivó con il maledetto asciugamano bagnato mentre ero nel fiume dei miei pensieri, mi ero mezzo spaventato e intanto vicino a noi si era messo Iwazumi che stava dicendo al moro di darsi una calmata.

Gli tamponai il collo e le tempie con l'asciugamano ricevendo in cambio dei visivi brividi, feci più piano e mentre guardavo il suo viso sperando solo che aprisse quei occhi color mirtillo, che mi diedero importanza anche solo per un secondo che sia per sempre...

Dopo una decina di minuti aprí gli occhi, rivelando una situazione molto imbarazzante.

"Tobio-chan ci hai fatto prendere un colpo! Ti senti meglio?" Gli chiese Oikawa e lui mettendosi una mano alla testa muguló qualcosa che non riuscimmo a capire.

"Sta zitto." Infine riuscí a dire, trattenni un riso e le sue perle blu si mischiarono con le mie color ambra, mi guardó tutto il viso ma si soffermó sui miei occhi.

"G-G...Grazie Hinata." Disse a fatica mentre si alzava lentamente dalle mie gambe facendomi sentire uno strano freddo.

"Di niente.. vedi di non svenire più." Dissi mentre sentivo un leggero rossore tingermi le guance e arrivare alle orecchie, uscii da quella stanza sentendomi pienamente in imbarazzo e andai al piano di sopra, in camera mia per poi accasciarmi al letto.

Non andava bene per niente, proprio no, i miei pensieri stavano facendo schifo e volevo farli sparire al più presto, misi la testa nel cuscino cercando di non pensare a quelle chiazze color mirtillo che mi stavano stregando.

Peró pteferivo pensare a lui invece che alla mia famiglia o ai miei ex amici...

Ovviamente da bravo masochista pensai a quest'ultimi e le lacrime scesero sul mio viso copiose, io non avevo più amici da quando ero entrato in quel posto, mi avevano abbandonato per paura di me e della mia stupida follia..

E poi per non parlare di Yachi... era una mia amica, ovviamente era qui con noi, nella psichiatria.. ma non finí bene perchè lei essendo molto permalosa diciamo che non era tutto rose e fiori.

Un giorno avevo le mie cuffie, lei era a parlare con un infermiere e per sbaglio le andai addosso, tolsi la cuffia sinistra per chuederle scusa..

"Per tutte le scuse che mi dovresti dire potresti anche evitartela, poraccio." Mi disse, feci finta di avere ancora la cuffia perchè sapevo che se no sarebbe degenerata la situazione, andai dritto e non mi girai..

Da li non ci parlammo più e ogni volta che passavo mi insultava, ovviamente solo se avevo le cuffiette, per questo motivo non sono stato più aperto a tutti e per questo parlavo a Kageyama con estrema cautela.

Avevo paura.

Una maledetta paura che mi rigirava lo stomaco.

Mi distrava.

Mi faceva sentire senza respiro.

E sentivo il corpo mollo, senza forze.

Stavo male e non volevo farci stare nessuno per colpa mia, Yachi era la prova che ero un pessimo amico e le avevo fatto male non facendo niente.

Ero un essere orribile.

I miei pensieri mi stavano prendendo a calci nello stonaco con contorno di schiaffi in faccia, qualcuno entró e mi alzó il viso il cui era pieno di lacrimoni scesi e asciugati.

"Cosa è successo?" Mi chiese con volce dolce e asciutta.

"Lasciami stare." Risposi per poi crogiolarmi in un attacco di panico, delle braccia mi circondarono e io piansi, piansi rumorosamente e costante.

In quelle lacrime c'era la mia anima.

La mia anima nera.

Che poteva e doveva solo soffrire.



Death Note dell'autrice:

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, per farmelo capire mettete una stellina e un commentino, e noi ci si rivede in un
prossimo
capitolo.

Ciao.

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