Capitolo 14
Hinaya Shōyō's pow:
Era diventato tutto rosso, chissà cosa avrà pensato, io ho preso la chiave e messa in un certo posto solo perché..
Si, okey, due pensierini me li stavo facendo anche io...
Forse più di due.
Ci guardammo per dei secondi che sembrarono eterni, e poi proferii parola.
"Lo hai detto tu..." Sussurrai e intanto si era alzato e mi guardó con aria di sfida.
"Infatti, te l'ho promesso da quando sono entrato, H-Hinata io non riesco a lasciarti stare, ed è tanto per uno freddo come me." Disse e io sorrisi all'istante, si me lo aveva detto, quando gli chiesi di lasciai stare la prima volta.
Mi continuai ad avvicinare finché non fui davanti a lui, sentivo il suo respiro irregolare, cosa ci stavamo facendo?
Non lo sapevo per certo ma in quel momento volevo solo che lui mi prendesse e mi baciasse.
E così fece facendomi riprendere dal mio attimo di trance, ovviamente ricambiai e pensai solo che eravamo in quella stanza e che era il nostro momento.
Tutto quello che ci circondava non aveva la minima importanza.
Io stavo pensando solo a lui.
E lui stava pensando solo a me.
Mi prese per i fianchi e io di rimando mi avvigghiai al suo collo come un koala.
Ci guardammo negli occhi e un lampo gli scorse nei suoi color mirtillo che mi piacevano tanto.
Ero pronto.
Lo volevo e basta.
Eravamo quasi al dunque quando sentimmo bussare inisistentemente alla porta, mi spaventai.
Guardai con sguardo un po' terrorizzato lo psicologo, mi iniziai a mettere a posto perché ero improponibile, dalla testa alla camicia bianca che era ora mai stropicciata.
Ci passai le mani sopra come per stirarla meglio, ma niente di che, me la riallacciai finché potei perché ero pieno di segni violacei sul collo e ci mancava solo che qualcuno li avesse visti.
"Kageyama Tobio apri la porta, che tu sia in colloquio o meno, adesso si parla." Disse la voce dell'infermoere dai capelli legati e marroni, lui ai mise a posto e mise la mia cartella per far sembrare che non stavamo facendo niente di male.
Mi guardó rossissimo e mi chiese la chiave, che in verità non avevo messo li..
Aprí la porta e il castano entró in ufficio e ci guardó.
"Io non me la bevo, sono caro e buono ma, cazzo, dai." Disse Asahi e io lo guardai stranito.
"Tsk. Io di stronzate del genere non ne voglio sapere, sai che odio quando insinui certe cose, io non voglio mica finire in isolamento." Dissi con tono incazzato e mi alzai di botto.
Il moro mi guardó con occhi curiosi ma allo stesso tempo confusi.
"Hinata, sai che ti puoi fidare di me, vi potete fidare, non lo dirò a nessuno." Disse e per un attimo negli occhi del corvino vidi la voglia di raccontare tutto ma cazzo, no.
Stoppai il tutto alzando gli occhi al cielo.
"Asahi, non c'è niente, è il mio psicologo, non potrebbe mai e poi mai essere il mio tipo." Dissi con una voce debole, mi avevano fatto male quelle parole, e le avevo dette io.
Guardai il vuoto per pura paura di scontrarmi con lo sguardo del corvino.
Il moro uscí dalla stanza e chiuse la porta delicatamente, il silenzio ci inebriò come un vento gelido.
Sentivo il suo sguardo su di me e poco dopo decise di parlare.
"Allora... beh, hai recitato bene, per un attimo ci sono cascato." Disse e io cercai di riprendermi.
"Kageyama sei strano, che hai?" Gli chiesi con tono abbastanza preoccupato.
"Niente, cioè dopotutto, mai e poi mai noi potremmo stare insieme." Disse con tono abbastanza acido.
"Preferivi che gli dicessi tutta la verità? Non so se ti rendi conto.. Ah si, Asahi io e lo psicologo della struttura psichiatrica ci stiamo frequentando, lo avrebbe dovuto dire e ti sarebbe arrivato di tutto dietro." Dissi precisando il tutto con tono leggermente più alto del normale.
Mi si avvicinò velocemente.
"Mi da altamente fastidio non far sapere al mondo che tu sei mio, cioè che ci stiamo frequentando." Disse con un sorrisino e le gote arrossate.
"L'importante è che lo so io, degli altri non mi importa." Dissi per tornarlo a baciare come poco prima che il moro entrasse nella stanza.
Mi prese in braccio e mi posizionó a gambe aperte sulla scrivania, sentivo l'inizio della sua erezione strusciarai contro la mia, e questo mi faceva venire un tale imbarazzo che quando mi sdraió di botto e guardai il suo sguardo che voleva dirmi chiaramente cosa voleva, distolsi lo sguardo.
Sospirai di piacere quando passò delicatamente la mano sopra la mia erezione...
Scese con il viso vicino al mio e mentre mi toccava da sopra i pantaloni mi inzió a mordere delicatamente il collo, ed io che mi tratteneva dall'urlargli quanto lo volevo.
Mi tolsi la maglia di botto sentendo troppo caldo e mi guardò mordendomi il labbro inferiore per poi buttarsi a ispezionare il mio petto con la lingua finché non arrivó ai miei capezzoli.
I nostri occhi si scontrato o di nuovo e poi inizió a torturarmi un capezzoli tra le sue labbra e l'altro tra le sue dita, e lo tirava facendomi e citare ancora di più.
"Shoyo ti voglio." Disse e così ci levammo tutti gli indumenti rimanendo nudi, ci guardano e ora mai non sentivo più quell'imbarazzo iniziale.
"Immagino tu sia strettissimo..." Sussurró al mio orecchio e mi fece umidificare due sue dita per bene.
Mi misi a novanta, con il corpo caldo attaccato alla scrivania fredda di metallo
Infiló il primo dito lentamente, si non scopa o da tanto, però avevo già avuto un ragazzo e avevo già fatto alcune esperienze quindi sentivo più piacere che dolore.
Lo mosse delicatamente e appena sentì che volevo di più inserì il secondo per poi sforbiciare dentro di me facendomi uscire un gemito involontario dalla bocca.
Lo vidi mordersi il labbro e dopo un po' che ero pronto mise il suo membro davanti alla mia apertura, ero pronto.
Ero pronto ad essere di Tobio.
Ero pronto ad essere il suo ragazzo.
Death Note dell'Autrice:
Buongiorno ragazzuoli, scusatemi per l'inattività però tra scuola e io che mi sono trasferita non ho avuto tempo per scrivere.
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto se volete farmelo capire mettete una stellina e un commentino, e niente vi voglio bene.
❤️
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