🌹12. Nonna 🌹


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Si stavano guardando ormai da qualche minuto, nessuno dei due aveva intenzione di proferire parola, tanto meno ringraziare o domandare come stava... Questo fino a quando non tornò la donna che li colpì dietro la nuca entrambi e gli intimò di andare nel salone.

Una volta lì Wooyoung sorrise nel vedere come era arredata la stanza.

Non era tanto grande ma il giusto per contenere un piccolo divanetto con sopra un copri divano tutto merlettato, un tavolino e due poltrone ricoperte come il divano, un mobile dalla parte opposta dove vi era sopra una TV vecchio stile, sulla parete a destra una libreria piena di giornali e libri messi un pò in disordine e dall'altra parte una lunga cristalliera dove vi erano ogni tipo di bicchiere o piatto.

«Perché sorridi come un ebete?»

La voce del moro lo fece sbuffare, non sapeva il motivo ma la riteneva irritante come lui.

«Perché ti sembrerà strano ma adoro la semplicità...»

«Quindi mi stai dicendo che il figlio di papà non ami di più il lusso in cui vive? Ci credo poco... Conosco molto bene i tipi come te...»

Wooyoung si girò portando le mani sui fianchi guardando con rabbia San, che in tutta risposta aveva portato lo sguardo verso la finestra ignorandolo.

«Primo... Odio essere considerato figlio di papà quando non lo sono affatto... E secondo tu non mi conosci affatto da potermi etichettare...»

«Ah no? Sei il figlio del sindaco, hai tutti i lussi del mondo, ti puoi permettere di avere un vestiario di marca, tipo quello che hai addosso... Hai tutti che ti leccano il culo solo per il tuo cognome...»

«Quindi pensando che abbia il suo cognome e viva nella sua casa io sia come tu mi descrivi? Sbagli di grosso signorino...»

Finalmente San portò lo sguardo in quello del castano, nel suo sguardo poteva vedere come la rabbia e la tristezza facevano a lotta per chi avrebbe dovuto prendere il sopravvento... Però questo non lo fece fermare dal parlare ed esporre il disgusto che aveva per i tipi come Wooyoung.

«Se tanto non sei figlio di papà... Dimmi una sola cosa che ti sei guadagnato da solo... Una sola e forse potrei cambiare idea...»

Il castano aprì e chiuse più volte la bocca, voleva ribattere e dire che lui si era guadagnato molte cose da solo, che nessuno lo aveva aiutato... Ma la triste realtà era un'altra...

Fin da quando aveva memoria il padre era stato sempre presente in ogni cosa che faceva: nel primo diploma alle scuole, nel primo lavoro, nelle serate con gli amici... In tutto ciò che faceva il padre era presente come un'ombra.

Abbassò lo sguardo sentendosi sia arrabbiato che deluso di sé stesso... Non voleva che suo padre fosse un punto così forte nella sua vita però non poteva farci niente.

«La verità ti fa male vero? Adesso se permetti voglio riposare...»

San lo superò andandosi a mettere sul divano, alzò le gambe e le poggiò sul tavolino chiudendo gli occhi, ma la sua tranquillità durò poco perché entrò la signora nella stanza e lo guardò male, si avvicinò dandogli una tirata di orecchie.

«Vecchia ma sei matta?»

«Sono matta fin da quando sono nata... Ti ho detto mille volte di non mettere i tuoi luridi piedi sul tavolino... La prossima volta te li taglio...»

San sbuffò poggiando i piedi a terra massaggiandosi l'orecchio, guardò la donna fulminandola per poi notare che sul tavolino erano poggiati due piatti di ramen bello caldo e fumante.

«Avevo dimenticato questa regola...»

Si abbassò prendendo la ciotola annusando il contenuto.

«Ci credo è più di un mese che non vieni a trovarmi... Si tratta così tua nonna?»

Wooyoung in tutto ciò rimase in silenzio sull'uscio della porta osservando i due, fino a che la donna non disse quella parola nella sua testa non pensava minimamente che fossero parenti, lei era bassa e robusta mentre San era alto, snello e messo bene fisicamente, ciò lo mostrava la sua maglietta nera stretta.

«Lo so nonna... Solo che ho avuto molto da fare con il locale... Sai la mia attività e quella di Tae... Il tempo passa così velocemente che dimentico tutto il resto...»

Sorrise prendendo le bacchette tirando su dei spaghetti iniziando così a mangiare, la donna scosse il capo guardando il nipote.

«Però Tae viene e mi chiama...»

San si strozzò quasi con gli spaghetti, sapeva bene che l'amico era un frequentatore assiduo della casa, infatti in quei giorni gli diceva sempre di chiamarla o andare da lei ma lui non lo faceva mai dimenticandosene.

«E tu non ti unisci?»

«Ohh... Si mi scusi...»

Fece un piccolo inchino alla donna avvicinandosi, si sedette al fianco del moro e prese la sua ciotola di ramen, doveva ammettere che non era abituato a mangiare del semplice ramen e per di più seduto sul divano... Era troppo abituato al tavolo della sua sala da pranzo e i silenzi dei suoi genitori.

«Dimmi come ti chiami?»

Alzò un sopracciglio osservando la donna, sapeva per certo di essersi già presentato quando era entrato in casa... Guardò prima San che gli fece spallucce guardando poi di nuovo la donna e sorriderle.

«Mi chiamo Wooyoung... Jung Wooyoung...»

«Ohh che bel nome... E dimmi un pò sei il fidanzato di San?»

Stavolta a strozzarsi erano in due, si guardarono per poi distogliere subito lo sguardo sotto le risate della signora.

«Nonna non dire stronzate... Io e lui non stiamo insieme, l'ho solo aiutato per non farlo finire nei guai... Poi a me piacciono le donne non i bambini viziati.»

«Si è così signora... Lo stesso vale per me sulle preferenze la differenza e che non mi piacciono i ragazzi presuntuosi e antipatici.»

Stavolta lo sguardo che si lanciarono non era di imbarazzo ma di rabbia mischiato a presa in giro.

«Che carini... Odio e amore tra voi due no?»

«Nonna ti ho detto di smetterla di vedere K-drama, da quando lo fai vedi storie in tutti i luoghi...»

«E tu dovresti smetterla di prendermi in giro, fatti vedere più spesso e mangiare senza aprire bocca che senno sputi tutto fuori...»

Il moro aprì la bocca a formare una O alle parole della nonna, si riprese quasi subito scuotendo il capo e tornando a mangiare mentre borbottava.

Wooyoung ridacchiò alla scena divertito da come la donna riusciva a zittire il ragazzo al suo lato avendo la vittoria in pugno.

Poteva affermare che quell'aria gli sarebbe piaciuta anche in casa sua, divertirsi con i suoi parenti e i suoi genitori, essere sé stesso e non un estraneo... Abbassò il viso e tornò a dare retta alla ciotola giocando con le bacchette.

«Tutto bene ragazzo?»

«Si signora, va tutto bene...»

«Primo, chiamami nonna... Secondo, dallo sguardo che hai non sembra andare tutto bene...»

Wooyoung prese e poggiò la ciotola sul tavolo, alla fine la fame gli era passata sia per i pensieri che per la rabbia che aveva contro il ragazzo al suo fianco.

«Non è niente di speciale... Solo non sono abituato a mangiare così...»

«Cosa succede principessina, hai bisogno delle posate dorate e il maggiordomo?»

Il castano alzò gli occhi al cielo e sbuffò alzandosi, fece un inchino verso la donna.

«Vi ringrazio tanto dell'ospitalità signora... Cioè nonna... Ma ora devo andare...»

«Caro puoi rimanere quanto vuoi... Oppure aspetta che San abbia finito e ti porta lui...»

«No va bene così... Non vorrei essere ancora di disturbo a suo nipote... Con permesso.»

Lasciò un ultimo sorriso alla donna e uno sguardo a San per poi andare verso l'uscita.

«Non lo segui?»

San alzò lo sguardo dalla ciotola e guardo la nonna confuso.

«Cosa?»

«Ho detto non lo segui il tuo amico?»

«Non ha bisogno della balia... E io non voglio fargliela...»

«Ohhh sei uno stupido scimmione... Alzati e seguilo, poi lo porti a casa...»

Si alzò dando uno schiaffo forte sulla spalla del nipote tirandolo su, un pò scocciato il moro si alzò e sbuffò lasciandole un bacio sulla fronte... Sapeva bene che doveva fare come diceva senno erano guai.

Con un pò di noia prese il suo giacchetto e seguì il castano fino a fuori, lo fermò dal polso prima che scendesse le scale.

«Cosa vuoi?»

«Ti riporto a casa...»

«No, grazie... Non ho bisogno della balia...»

Lo aveva sentito bene quando aveva risposto a quel modo alla donna, quel ragazzo era capace di fargli perdere le staffe con un niente.

San non riuscì a dire niente che sentì il rumore di una moto e quando portò lo sguardo all'ingresso del vicolo vide Taehyung avvicinarsi con ancora l'amico di Wooyoung dietro.

«Vedi non hai bisogno di farmi compagnia, ho il mio amico che può farlo...»

Senza aspettare oltre si avvicinò alla moto abbracciando l'amico non appena scese, salutarono il riccio e si allontanarono senza perdere altro tempo.

«Sapevo di trovarti qui... Tutto ok con il figlio del sindaco?»

«Sempre il solito... Tu invece? L'amichetto?»

Taehyung si tolse il casco e scese dalla moto dando una pacca sulla spalla dell'amico.

«Simpatico... Si è pure divertito nella fuga... Devo dire che non sembra un cattivo ragazzo...»

«Sono figli di papà... Quella specie meglio tenerla lontano...»

San fece spallucce e gli diede le spalle tornando in casa della donna seguito dall'amico che scosse il capo alle sue parole... Lui sapeva bene che i figli di papà erano un pò così, ma quei due ragazzi sembravano un'altra storia.

Intanto mentre camminavano lungo il marciapiede guardandosi attorno, Felix si era reso conto fin da subito che il suo amico era molto silenzioso... Non aveva spifferato nemmeno una vocale e continuava a guardare di continuo il telefono forse l'attesa di un messaggio o di mandare un messaggio.

«Tutto ok Woo?»

Il nominato si fermò e sospirò lasciando andare tutto il nervoso che aveva dentro, la colpa di tutti quei pensieri e la rabbia che covava era per via del moro che senza mezzi termini gli aveva buttato la verità in faccia.

«No Lix... Ho appena capito che la mia vita fa più schifo di quello che sembra...»

«Di cosa parli?»

Wooyoung notò che poco più avanti vi era una panchina, camminò verso di essa e si sedette alzando la testa e guardando il cielo, quando erano in città per via delle luci le stelle non si vedevano bene ma in quel tratto di strada, dove tutto sembrava spento e tacere il cielo si vedeva chiaro e limpido.

«Amico così mi preoccupi... Di cosa parli?»

«Prima che voi arrivaste, diciamo che il bell'imbusto mi ha fatto notare una cosa che io tentavo di nascondere... Lui mi ha fatto capire che alla fine dei conti la mia vita e solo manovrata da mio padre... Ogni cosa che faccio ha sempre e solo la sua firma anche quando penso di no...»

Sospirò poggiando la testa alla testiera della panchina chiudendo gli occhi, quella verità detta ad alta voce faceva ancora più male del dovuto.

La cosa che gli fece più male era che, dopo questo piccolo sfogo, il suo amico non aveva detto nemmeno una parola... Si girò a guardarlo vedendo che teneva il viso basso come se fosse colpevole di qualcosa.

«Lix... Conosco quello sguardo... Cosa mi nascondi?»

«Tutto ciò che hai detto è vero... Ogni cosa che facciamo, che sia andare in viaggio o mangiare fuori... Tuo padre è sempre dietro tutto ciò...»

«Perché non mi hai detto niente?»

«Lo volevo fare... Ma tuo padre e il mio sai bene che sono amici... Lui controlla anche ciò che faccio io... Quindi...»

«Quindi hai fatto la talpa fino a oggi su tutto ciò?... Grazie Lix...»

Wooyoung si alzò dando le spalle a Felix che in tutto ciò non si alzò ma rimase fermo con il viso basso.

«Andiamo a casa... Ho bisogno di dormire...»

«Pensavo che non volevi parlare con me... E che volevi stare solo...»

Un altro sospiro uscì dalle labbra di Wooyoung portando le mani in tasca del giubbino iniziando a camminare... Se gli rivolgeva la parola era solo per un motivo perché conosceva i metodi del padre.

«So che la colpa non è tua... Mio padre ha molti modi per convincere e portarlo dalla sua parte, io ne sono un esempio, mi usa come vuole lui e io non riesco a staccarmi...»

Felix si alzò avvicinandosi all'amico osservandolo.

«Mi dispiace Woo... Avrei voluto...»

«Tranquillo... Sistemerò questa cosa...»

«Come?»

Felix lo guardò con un sopracciglio alzato un pò confuso dalle sue parole, se voleva sistemare la situazione una era la soluzione ma non pensava che l'amico arrivasse a tanto.

«Lo scoprirai presto... Ora andiamo sono stanco...»

Senza aggiungere altro, riprese a camminare seguito dall'amico a poca distanza, tra loro non vi fu più nessuna chiacchiera, neanche quando varcarono le porte dell'enorme villa del castano se non solo la buona notte prima di andare a dormire.

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