Capitolo 9
Cammino a passo svelto per le strade ciottolate del villaggio di cui ancora non conosco il nome, guardandomi intorno nella speranza di trovare un posto per la notte.
Il sole batte incessante sulle case che costeggiano la via, illuminando tutto di una calda luce dorata.
Non posso permettermi di rimanere qui ad ammirare il paesaggio, mi ripeto, non è una vacanza o una passeggiata pomeridiana, il mio obbiettivo è trovare una locanda e tornare da Erin.
Vederlo accasciarsi, per quanto vorrei fingere non sia stato così, mi ha veramente terrorizzata, ma non sono disposta a dirlo ad alta voce o a soffermarmici più di tanto, perché significherebbe renderlo reale. E renderlo reale può portare solo cose negative.
La mia mente mi riporta a quella stessa notte, a quanto abbia riposato bene tra le sue braccia, nonostante il freddo.
Mi riporta al calore del suo corpo, al suo petto che si alzava e abbassava ritmicamente, al battito del suo cuore così vicino al mio.
Inspiegabilmente mi ritrovo a sorridere al pensiero di essermi svegliata abbracciata a lui, e le mie guance prendono fuoco all'istante.
Abbasso lo sguardo, sicura di avere lo stesso colore di un papavero, per evitare che la gente intorno a me lo noti.
Che mi sta succedendo? Perché reagisco così?
È imbarazzo, semplice imbarazzo dovuto a quella vicinanza improvvisa... eppure l'imbarazzo non dovrebbe farti avere voglia di ripetere la stessa situazione...
L'imbarazzo non ti spinge a chiedergli di appoggiarti al suo petto e a rimanerci per tutto il tragitto...
Allora perché mi era sembrata la cosa migliore da fare? Perché avevo a stento trattenuto un sorriso di fronte ad una risposta positiva? Perché mi batteva così forte il cuore?
Qualcosa mi urta, facendomi perdere l'equilibrio.
Prima che possa rendermene conto sono per terra, le rocce ruvide mi graffiano i palmi da cui escono alcune gocce di sangue.
Stringo con la mano sinistra il polso dolorante, stringo i denti trattenendo un gemito, probabilmente si è rotto.
Poco distante giace un corpicino tremante, con uno sforzo immane mi alzo, rendendomi conto dopo un attimo che si tratti di una bambina.
La frangetta corvina le copre gli occhi socchiusi dalla paura, mentre scosta dalle guance alcune ciocche che le si sono incollate per il sudore.
Il vestito semplice che indossa e strappato in diversi punti, probabilmente a causa dell'impatto con la strada, e mi consente di notare le ginocchia sbucciate e gli avambracci rigati di rosso.
La bambina mi guarda, spaventata, è evidente che vorrebbe scappare ma non riesce a muoversi, forse a causa delle ferite, così mi avvicino lentamente, come per rassicurarla.
Indietreggia a fatica, trascinandosi dall'altro lato della strada.
La lascio fare, per quanto potrebbe farsi ancora più male esponendo la pelle lesa, consapevole che provando a fermarla rischierei solo di peggiorare le cose.
Per aiutarla devo avere la sua fiducia, costringendola a rimanere immobile otterrei l'esatto opposto.
-Ehy stai bene?- le domando dolcemente, piegandomi al suo livello.
-Mi s-scusi non l'avevo vista- sussurra con voce tremante, come se fosse sull'orlo delle lacrime.
-Tranquilla, non è successo niente- provo a confortarla, rivedendomi incredibilmente in lei -tu piuttosto, ce la fai ad alzarti?-
Annuisce, tentando di fare leva sulle braccia per tirarsi su, ma desistendo dopo pochi tentativi.
Abbassa la testa, scuotendola, dispiaciuta.
Le porgo la mano sana, incurante del bruciore che esplode al contatto e del continuo pulsare che sembra diventare via via più intenso, e lei l'afferra titubante.
La tiro verso di me, passandole un braccio intorno alla vita per sostenerla.
-dove sono i tuoi genitori? Dovremmo far medicare queste ferite...- le domando indicando il sangue che inizia a scorrerle sulle gambe.
-io...- riflette guardandosi intorno -loro non ci sono- soffia.
-Hai altre persone da cui posso accompagnarti? C'è veramente bisogno di una benda qui...- insisto dando a mia volta una rapida occhiata alle persone che ci camminano di fianco come se non ci fosse una bambina ferita con evidente bisogno di soccorso.
Scuote nuovamente il capo, stavolta con più decisione.
-Facciamo così allora, vieni con me, ci facciamo curare questi tagli e decidiamo il da farsi... ci stai?- le propongo, a corto di idee.
Annuisce piano, sospettosa, per poi porgermi la manina macchiata di terra e seguirmi.
-io sono Amber... tu invece?- provo a distrarla mentre percorriamo la strada per l'osteria.
-Charlotte- bisbiglia, costringendomi ad avvicinarmi per sentire meglio.
-Charlie?- ripeto, sinceramente confusa.
-Charlotte- mi guarda male lei, stavolta scandendo bene le lettere, facendomi ridacchiare.
-Charlotte... tu sei di qui vero?-
Con un cenno affermativo mi da conferma, fissandomi con aria interrogativa come per spingermi a continuare.
-Per caso conosci una locanda o un posto dove passare la notte? Ero uscita a cercarlo ma non ne ho visto nessuno...- le spiego.
-all'angolo della strada c'è un'osteria... la riconosci dalle tende azzurre...- punta il dito alle mie spalle -però si dice che la gestisca una vecchia strega... anche se secondo me non è vero- sorride, come a sfidarmi.
-una strega eh...- ricambio il sorriso, divertita -Eccoci... c'è un mio amico lì dentro che ci aspetta-
Entriamo, le campanelle sulla porta trillano segnando il nostro ingresso e portando, ovviamente, dozzine di sguardi curiosi su di noi.
Deglutisco, dirigendomi da Erin con la mano della bimba ancora stretta nella mia.
-Amber finalmen...- si blocca, passando rapidamente lo sguardo prima su di lei poi su di me -non pensavo avessi una figlia-
Sgrano gli occhi, tossendo, mentre di fianco a me una risata allegra riscalda la sala.
-Piacere signore, io sono Charlotte- si pulisce alla bella e meglio la mano sulla gonna, per poi porgergliela con un enorme sorriso a cui mancano due denti, stampato sulla faccia.
Rimango a bocca aperta mentre tutta la timidezza che aveva avuto nei miei confronti sembra scomparire.
-Piacere Charlotte, io sono Erin- ride lui in risposta, ricambiando la stretta con fare formale -immagino sia successo un piccolo incidente...- rivolge la sua attenzione verso il mio polso che ha iniziato a gonfiarsi.
Non me ne ero neache accorta...
-Colpa mia, non stavo guardando e sono inciampata addosso a lei- risponde prontamente, rivolgendomi uno sguardo vispo.
-aspetta qui, Charlotte... vado a prendere delle bende...- le dico, ricordandomi improvvisamente il motivo per il quale siamo tornati qui.
Raggiungo rapidamente il bancone, guardando mortificata l'oste che probabilmente è stanco di essere preso per un farmacista.
-mi scusi, veramente... oggi non è proprio giornata- ripeto per l'ennesima volta, ricevendo in cambio uno sbuffo annoiato.
Torno al tavolo dove il ragazzo sta conversando amabilmente con la bambina e rimango immobile, sconvolta dalla semplicità con la quale Erin si stia relazionando con lei.
Da lui proprio non me lo sarei mai aspettata.
-Charlotte, siediti qui- batto piano la mano sulla panca per invitarla a prendere posto.
La corvina, dal canto suo, fa come le dico, impassibile nonostante il bruciore che sicuramente l'alcol le sta provocando.
Per essere solo una bambina è veramente coraggiosa...
-Ecco fatto, ora dovrebbe andare meglio- le assicuro, ungendole lo strato di pelle fresca con una pasta alle erbe che dovrebbe velocizzarne la cicatrizzazione.
Charlotte annuisce contenta, per poi concentrarsi sul piatto di biscotti che l'oste ci ha tempestivamente portato alla vista della piccola.
-Ora tocca a te- Erin mi poggia una mano sulla spalla, sussulto, colta di sorpresa.
-cosa?- l'osservo senza capire dove voglia andare a parare.
-il polso- chino il capo, seguendo il suo sguardo che si posa sul polso ormai gonfio che sta assumendo un colorito violaceo decisamente poco rassicurante.
Tanto ero presa dall'aiutare Charlotte che avevo completamente dimenticato il dolore lancinante che mi trafiggeva la carne come una lama rovente.
-Dai avvicinati, che ti aiuto-
Obbedisco in silenzio, riflettendo su come in nemmeno una settimana mi abbia già medicato più di due volte... sono un disastro.
Cerco di concentrarmi su questi pensieri per non focalizzarmi sulle sue mani che sfiorano delicate le mie, stringo i denti mentre mi prende il polso per rendersi conto della gravità della ferita.
-mi sa che si è rotto...- afferma infine, avvolgendo il braccio con la benda e tirando per impedire all'osso di spostarsi -è il massimo che posso fare adesso, scusa-
Ritorno alla realtà, la bolla dentro alla quale ci eravamo rinchiusi scoppia come non fosse mai esistita, lo guardo disorientata.
-Cosa?-
-per il polso... è il massimo che riesco a fare- ripete dispiaciuto.
-Ah... non preoccuparti, non sento già più male- forzo un sorriso mentre il dolore esplode come a rimarcare quella mia bugia.
Erin solleva sospettoso un sopracciglio, sicuramente non bevendosi una menzogna così evidente, per poi scompigliarmi affettuosamente i capelli.
-Charlotte ha detto che qui vicino c'è un'osteria dove potremmo alloggiare- gli spiego riportando la mia attenzione sulla bambina che alza la testa, fiera.
-Allora prendiamo le nostre cose e andiamo... ho proprio bisogno di un bagno rinfrescante...- suggerisce lui con un ampio sorriso sul volto pallido, sporgendosi per prendere più valige di quelle che gli spettano.
-Non se ne parla- mi blocca severo quando provo a strappargliene una di mano per alleggerire il carico -non sei nelle condizioni di fare sforzi-
Provo a ribattere, ma è tutto inutile. Il ragazzo si è già diretto verso l'uscita, le nostre cose in una mano e una Charlotte saltellante dietro.
Non mi resta altro che seguirli in strada, riservando uno sguardo ammonitore al rosso, come potesse svenire da un momento all'altro.
-così mi consumi- mi provoca ridendo come se riuscisse a vedere i miei occhi fissi su di lui, nonostante fosse di spalle.
Arrossisco infastidita per essere stata colta sul fatto, ma continuo imperterrita a sorvegliarlo furtivamente.
L'osteria dalle tende blu consumate dal tempo è una vecchia struttura traballante a due piani, con una piccola sala di fronte all'entrata che sarebbe completamente spoglia se non fosse per il bancone macchiato posizionato ai piedi di una ripida scala a chiocciola di legno marcio.
-Forse dovremmo trovare un altro posto...- suggerisco osservando titubante l'ambiente circostante, ricevendo però in risposta un cenno di dissenso da parte della piccola.
-Non ce ne sono qui vicino-
-mi sa che ci toccherà rimanere qui- conclude Erin, scrutando la fasciatura -per voi è un problema?-
Scuoto il capo, seguita a ruota da Charlotte.
Un'anziana donna dai grigi capelli lunghi e dalla schiena curva fa il suo ingresso nella stanza, accompagnando ogni passo con il ticchettio del bastone che la sostiene.
-Buonasera- gracchia -come posso aiutarvi?-
-avremmo bisogno di due camere per stanotte- interviene posando sul tavolo una manciata di monete luccicanti.
La vecchia sorride soddisfatta -spiacente... con questo denaro potete permettervi solo una stanza-
Erin schiude la bocca indignato, sta per ribattere ma faccio appena in tempo a fermarlo posandogli una mano sulla spalla.
-Non importa, troviamo una soluzione dopo- gli sussurro all'orecchio, non volendo sprecare altro oro per quel giorno.
Il riccio acconsente anche se ancora stizzito, ci facciamo strada tra i corridoi serpeggianti della struttura fino ad arrivare di fronte ad una pesante porta sulla quale è inciso il numero 5.
Si spalanca con un cigolio mostrandoci l'interno freddo e decisamente poco accogliente.
Un letto giace a pochi passi dalla finestra serrata da cui si intravede il cielo, forse la parte migliore della stanza, mentre una poltrona di velluto rosso se ne sta a un lato, accanto ad un tavolino traballante e ad una sedia altrettanto instabile.
Charlotte indica lo schienale imbottito, mimando un "mio" con le labbra, per poi precipitarcisi.
Sposto lo sguardo verso il ragazzo, scoprendolo già rivolto su di me.
Entrambi abbiamo la stessa domanda che ci ronza in testa ma nessuno dei due ha il coraggio di darle voce.
È proprio la bambina a spezzare il nostro gioco di sguardi, ponendoci quel fatidico quesito che tanto stavamo evitando.
-Dormite insieme voi?-
La sua voce è innocente, ma l'espressione furba dietro i suoi occhi chiari dimostra tutto il contrario. Stupida bambina... si sta divertendo lei...
-Non preoccuparti Amber, io posso stare sulla sedia...- si offre lui, alzando i palmi in segno di resa.
-Non sono io ad aver bisogno di riposare, vorrei farti notare che a svenire sei stato tu- controbatto con aria truce, prima che possa aggiungere altro mi accomodo sulla sedia che scricchiola pericolosamente sotto al mio peso.
-Amber-
-Ho detto no-
-Amber mi ascolti??- continua, infastidito di fronte al mio atteggiamento.
-Non pensare a me, riposati- insisto altrettanto seria.
-Uffa quanto sei testarda- sbuffa seccato -c'è spazio per entrambi qui-
Non rispondo, mantenendo lo sguardo fermo su un punto indefinito al centro della parete sporca.
-Amber dico sul serio, dubito che quella sedia manterrà tutta la notte-
Proseguo imperterrita nel mio mutismo selettivo, sperando che magari si arrenda. Cosa che ovviamente non avviene.
Erin si alza, sento il suo profumo dietro di me sempre più vicino. Mi irrigidisco e trattengo il respiro.
-hai paura di dormire con Erin?- quella vocina così esageratamente ingenua della bambina interrompe ancora una volta il silenzio, costringendomi a fare qualcosa.
-No!- sbotto diventando completamente rossa, tappandomi immediatamente la bocca, rendendomi conto solo dopo di aver avuto una reazione leggermente esagerata.
Charlotte ghigna divertita.
-Basta mi arrendo, siete terribili- cedo alla fine, ancora con le guance in fiamme -non vi sopporto-
Erin tenta di trattenere una risata, fallendo miseramente.
Evito di guardarlo male solo perché incrociare i suoi occhi di ghiaccio in questo momento equivarrebbe solo ad un autosabotaggio.
E non posso assolutamente permettermelo.
💫ANGOLO AUTRICE💫
Non mi convince, non ho voglia di rivedermelo e soprattutto non pubblico da troppo, quindi ve lo prendete così come è (poi magari quando avrò tempo lo sistemerò)😶💀
Che ne pensate di Charlotte? (Non era prevista ma ci piacciono queste cose randomiche) 🌱
Enniente fatemi sapere cosa ne pensate come al solito, vi voglio bene ❤🙃
La vostra
💫Rob💫
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