Capitolo 3
Raggiungo il ragazzo che mi sta aspettando al piano di sotto.
-sei pronta?-
Annuisco con un lieve cenno del capo.
-si... dovrei aver preso tutto-
-va bene, allora andiamo-
Erin si dirige all'esterno della locanda, aspettandomi sul ciglio della strada.
Tiro un respiro profondo e, senza guardarmi indietro, chiudo la porta per poi nascondere le chiavi nel solito posto, nel caso mio cugino fosse tornato all'improvviso.
Mentre ci incamminiamo una radura nel bosco, dove il ragazzo mi ha spiegato aver lasciato libero il suo cavallo in attesa del suo ritorno, rimango in silenzio, con lo sguardo fisso per terra, immersa nei miei pensieri.
Non mi era chiaro il motivo per il quale avesse lasciato il suo cavallo nel bosco, invece di portarlo nella stalla in città, consapevole dei rischi che avrebbe corso l'animale rimanendo libero nella foresta.
Quando gli avevo posto questa domanda, il ragazzo mi aveva liquidato spiegandomi gentilmente come, da dove provenisse lui, era normale lasciare libero il proprio cavallo anche per giorni interi, al posto di chiuderli in una stalla.
Erin aveva aggiunto che, se il cavallo si fidava a pieno del proprio padrone, sarebbe tornato da solo dove era stato liberato.
Al momento non gli avevo creduto, è solo un animale, come poteva capire tutte queste cose? Invece ora che siamo arrivati alla radura, mi trovo obbligata a riconoscere che il ragazzo non stesse effettivamente mentendo, il cavallo era veramente lì ad aspettarci.
-che ti avevo detto?- ride lui, guardandomi soddisfatto.
-uffa, va bene lo ammetto... avevi ragione- sbuffo io prima di scoppiare a ridere di fronte alla sua espressione compiaciuta che si sta scambiando con l'animale.
Il ragazzo accarezza piano il manto scuro del cavallo, che si guarda intorno con occhi vispi.
-Andiamo- dice ad un tratto, dopo aver assicurato con una fune la mia valigia al fianco possente dello stallone.
Mi porge una mano per aiutarmi a montare in sella.
-Sai cavalcare, vero?- mi domanda di fronte alla mia espressione preoccupata.
Annuisco debolmente -ho preso alcune lezioni da piccola ma non sono sicura di ricordare bene...-
-Tranquilla ti aiuto io-
L'animale è docile e rimane fermo mentre Erin si sistema alle mie spalle.
Nel prendere le briglie, il suo braccio sfiora il mio.
Mi irrigidisco a quel contatto.
-scusa... ti da fastidio se sto così? - chiede notando la mia reazione.
Scuoto il capo, rilassandomi, e mi affretto ad aggiungere -Tranquillo, partiamo.-
Il cavallo parte al galoppo sotto la leggera pressione delle ginocchia di Erin, strette sui suoi fianchi, e in poco tempo siamo fuori dal bosco.
Il viaggio trascorre tranquillo, il silenzio ci avvolge, interrotto solo dal battito degli zoccoli dell'animale sul terreno secco.
Sorpassiamo le ultime case del sentiero, abbandonando definitivamente il villaggio dove sono cresciuta.
Non sono mai andata oltre ai confini della mia terra e non posso fare a meno di domandarmi se ho fatto la scelta giusta, se è veramente questo il mio destino.
Percepisco il respiro del ragazzo sul collo, è caldo e regolare ma mi da comunque i brividi. Non è fastidioso, anzi, per un certo verso sapere che non sono sola in questa avventura e che con me c'è una persona che in poco tempo è riuscita a guadagnarsi la mia fiducia... mi fa sentire stranamente al sicuro.
La mia mente è divisa in due fazioni che sono perennemente in guerra tra loro: da una parte sono convinta di aver fatto bene a seguirlo e che posso fidarmi a pieno di lui, dall'altra mi ripeto che non dovrei riporre le mie speranze in qualcuno che non conosco bene, che partire è stata una decisione sconsiderata e che finirò solo per farmi male, come sempre.
Ormai sono abituata alle paranoie, non c'è giorno che passi senza di esse, non c'è giorno senza pensieri e preoccupazioni. Nonostante questo non riesco ancora a lasciarle andare, ad ignorarle, anche se sono consapevole di quanto mi facciano male. È una cosa più forte di me.
Il cavallo interrompe bruscamente la sua corsa, strappandomi via dalle mie riflessioni. È calato il Sole ed io, troppo persa nei miei pensieri, non lo avevo nemmeno notato.
Erin smonta dall'animale e si guarda intorno.
-perchè ci siamo fermati?-
-si sta facendo buio... non è sicuro cavalcare di notte da queste parti.- mi spiega pazientemente.
-dove siamo di preciso?- do una rapida occhiata al paesaggio che ci circonda.
Gli alberi qui sono diversi, non li ho mai visti nel mio regno. I loro tronchi sono chiari e caratterizzati da macchie di tonalità differenti.
"Le betulle sono una specie particolare di albero che cresce solo al di fuori dei confini del regno, in vaste foreste." Recito mentalmente, ricordando ancora le esatte parole che aveva detto un forestiero particolarmente loquace a mio cugino, qualche anno prima.
Quindi non eravamo più nel regno.
-abbiamo varcato il confine, siamo diretti a DalhiaCliff- conferma lui -se ripartiamo all'alba dovremmo riuscire a raggiungere il villaggio prima che il Sole tramonti-
DalhiaCliff... ne avevo sentito parlare. Era un villaggio abbastanza grande situato su una scogliera a picco sul mare dell'est. Si trovava non distante dalla capitale ed era noto per le sue coltivazioni di dalie, dalle quale aveva preso il nome. Per il resto sapevo fosse un paesino tranquillo, dove raramente succedeva qualcosa di grave, un posto dove le persone vivevano serene.
Avrei visto per la prima volta il mare...
-potremmo accamparci qui- suggerisco indicando un punto non troppo lontano, nel bosco di betulle.
-Buona idea, qui nessuno potrà disturbarci- sorride lui, guidando il cavallo fino alla radura.
Il ragazzo si allontana alla ricerca di qualche rametto secco per accendere il fuoco, lasciandomi sola ai piedi di un massiccio albero.
Alzo lo sguardo al cielo, il rosso del tramonto sta lentamente sfumando nel blu della notte, passando dal rosa al viola. Un quarto di Luna splende gentile nel cielo, alcuni raggi di luce chiara riescono ad oltrepassare la barriera di foglie che protegge lo spiazzo verde in cui mi trovo.
Qualcosa scricchiola alle mie spalle, un ramo che si spezza e fasci di foglie che si muovono come animati dal vento.
Mi metto in allerta, preoccupata. Mi volto, sicura che la causa di quel rumore sia Erin, ma dietro di me non c'è nulla.
Trattengo il fiato mentre mi alzo, avvicinandomi con cautela ad un cespuglio che sembra essere l'origine di quei movimenti.
Chino il capo per osservarlo da vicino, ho il cuore in gola.
Qualcosa continua a muoversi, scuotendo le foglie e, all'improvviso, una macchia scura fa un balzo verso di me, facendomi urlare.
Indietreggio agitando senza sosta le braccia, cercando di allontanare quella cosa da me, il mio piede si incastra in un sasso e inciampo, finendo rovinosamente per terra.
Una risata che conosco fin troppo bene mi fa alzare lo sguardo.
Erin è inginocchiato accanto a me e sta accarezzando la macchia scura che mi era saltata addosso.
Ora che la guardo meglio... quella macchia che mi aveva fatto gridare era solo uno scoiattolo dal pelo scuro.
Il ragazzo non riesce a smettere di ridere guardando l'espressione sconvolta sul mio viso.
Lo fulmino con lo sguardo -non fa ridere.- per poi abbandonarmi anche io ad una risata divertita.
-Sei letteralmente volata- dice lui con le lacrime agli occhi, non appena riesce a riprendere fiato.
-mi è letteralmente saltato addosso- mi difendo -mi ha colta di sorpresa-
-è solo uno scoiattolo- mi prende in giro -da come hai urlato pensavo ti avesse aggredito una tigre-
Gli faccio una linguaccia -ma stai zitto...-
Sogghigna muovendo le mani, imitando la mia reazione.
Incrocio le braccia e gli do le spalle, fingendomi offesa.
-attenta, lo scoiattolo potrebbe tornare- ride, avvicinandosi e poggiando una mano sulla mia testa -boo-
-che scemo- alzo gli occhi al cielo ridendo.
Anche dopo aver acceso il fuoco ed esserci sistemati attorno ad esso, il ragazzo continua a fare battute sull'accaduto, beccandosi diverse occhiatacce da parte mia.
-Va bene la smetto- alza le mani in segno di resa, mentre sorride con finta innocenza -lo scoiattolo era veramente spaventoso-
Sollevo un sopracciglio e lo squadro dalla testa ai piedi -mah- borbotto.
Si passa la mano tra i ricci rossicci, stendendosi a pancia in su.
Incrocio le gambe e rimango a guardarlo.
-che ne pensi?- mi chiede ad un tratto, lo sguardo perso nel cielo stellato.
-riguardo cosa?- sussurro.
-riguardo oggi... non hai parlato granché, non che di solito tu sia una grande chiacchierona, però oggi sei stata particolarmente silenziosa- gira la testa di lato per osservarmi.
-Non so... è che non sono mai stata così tanto tempo lontana da casa... è una strana sensazione...- rispondo sincera.
Non mi era mai capitato di sentirmi così, non avrei mai pensato di poter sentire la mancanza di un luogo alla quale non ero realmente legata.
-Ti capisco... anche io alcune volte sento mancanza di casa. Dopo un po' però ci fai l'abitudine- sospira -anche la compagnia aiuta... quando sei completamente solo la nostalgia si fa più forte-
Annuisco, mi manca la locanda, ma mi manca soprattutto Will... partire con Erin è stato un bene, rimanere sola ad aspettare mio cugino mi avrebbe solamente fatto stare peggio.
-Perchè sei partito..?- è una domanda che volevo fargli fin dall'inizio, ma non avevo ancora trovato il momento adatto e avevo paura di sembrare inopportuna.
-Immagino fosse il mio destino... Sentivo di dover partire, ne sentivo il bisogno. È come fosse stato il viaggio a scegliermi, e non io a scegliere di viaggiare. Ho solo seguito l'istinto, e per ora mi ha reso felice.- mi sorride e non posso fare a meno di ricambiare.
-E non ti capita mai di avere paura..?- l'idea dell'ignoto mi terrorizza, non riesco ad immaginare come qualcuno possa addirittura sentirne il bisogno.
Il ragazzo si ferma, sembra riflettere.
-più di quanto immagini, in realtà- lancia uno sguardo alle stelle sopra le nostre teste -ma ho imparato a controllarla, così a decidere sono io e non lei- piega un angolo della bocca verso l'alto, i suoi occhi brillano di determinazione.
-Sai... tempo fa conoscevo un ragazzo. Era un ragazzo sveglio e pieno di vita. Lui aveva tantissimi sogni, ma il più grande tra questi era quello di partire e viaggiare...- mi racconta, sorridendo nostalgico. -però aveva paura, e non era mai riuscito a partire...- il suo viso si rabbuia improvvisamente.
-E poi..?- bisbiglio.
-Un giorno ci fu un incidente che si rivelò mortale... se n'è andato con il rimpianto di non aver mai realizzato il suo sogno...- Erin ora tace e mi guarda, una luce triste illumina i suoi occhi, rendendo il colore più intenso.
-tu non vuoi commettere il suo stesso errore..?-
-non voglio vivere una vita piena di rimorsi a causa della paura- conferma lui, abbozzando un sorriso amaro.
-mi dispiace per il ragazzo...- bisbiglio, una lacrima mi bagna le ciglia e minaccia di scorrere sul mio viso.
-Hey non c'è bisogno di essere triste- il ragazzo si avvicina e mi sposta un ciuffo scuro dal volto, per permettergli di guardarmi negli occhi -è passato tanto tempo... lui avrebbe voluto essere un ricordo felice, non un racconto strappalacrime- accenna una risata facendomi imbarazzare ancora di più.
Mi asciugo gli occhi e mi stendo accanto a lui, volgendo l'attenzione alla cielo nero come l'inchiostro, puntigliato da piccoli astri luminosi.
-qual è la tua meta?- colta da un'improvvisa curiosità, le parole escono da sole, prima che possa controllarmi.
-eh?-
-la tua meta... dove vorresti arrivare- insisto.
-A dire il vero non lo so ancora- confessa ridendo -ma sono sicuro che quando la raggiungerò me ne renderò conto- aggiunge, facendosi più serio.
-quindi non sei alla ricerca di qualcosa?-
Scuote il capo -Ho sentito dire che il viaggio è la vera meta- si ferma per cercare le parole esatte -la vera meta è il cambiamento che un viaggio ti porta e le conoscenze che accumuli durante esso-
Sorrido, non ci avevo mai pensato ma, ora che me lo fa notare, il suo ragionamento ha senso.
Alla fine un viaggio si può definire tale solo se ti cambia dentro, solo se ti insegna qualcosa. Erin ha ragione e, magari, anche io riuscirò a trarre qualcosa da questa esperienza improvvisa.
Il cielo si fa piano piano sfocato ai miei occhi e in pochi istanti mi sento scivolare via dalle mie riflessioni, addormentandomi sotto il bagliore della Luna.
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Apro gli occhi alle prime luci del mattino e mi rendo subito conto che abbiamo dormito troppo.
-Erin- gli tocco leggermente il braccio, sperando di svegliarlo, ma è inutile.
Il ragazzo dorme beatamente e, così facendo, non riuscirò mai a farlo alzare.
-ERIN- alzo la voce, avvicinandomi al suo orecchio e scuotendogli violentemente le spalle.
Il ragazzo non risponde, così faccio per afferrargli il braccio, ma una mano mi blocca.
Le sue dita stringono il mio polso, non fanno molta pressione ma è sufficiente a farmi immobilizzare.
-Non è piacevole svegliarsi con qualcuno che ti grida nell'orecchio e ti tira il braccio- commenta, mettendosi seduto. Non accenna minimamente a liberarmi dalla presa.
Ho il cuore in gola.
-è l'alba passata, abbiamo dormito troppo- spiego, indicando con l'altra mano il cielo, ormai azzurro.
-ACCIDENTI HAI RAGIONE, È TARDISSIMO!-
Lo fulmino mentre lui mi guarda confuso. Con un cenno del capo gli indico la sua mano intorno al mio polso, che all'istante si stacca, lasciandomi libera di muovermi.
-ops- ridacchia.
-finalmente- mi massaggio il braccio, ancora rosso per la stretta, riservandogli uno sguardo di rimprovero.
In pochi minuti siamo di nuovo in sella, pronti a ripartire.
-Cambio di programma allora, se tutto va bene prima di mezzanotte dovremmo essere a DalhiaCliff-
Annuisco, stringendomi nelle spalle mentre impugna le briglie, per evitare il contatto delle sue braccia con le mie.
Anche stavolta, intorno a noi tutto tace, ma, a differenza di ieri, è tutt'altro che piacevole.
È un silenzio imbarazzato, quasi pesante, rende il tragitto ancora più lungo e stancante.
Sento le palpebre calare, il Sole è alto nel cielo e il caldo è soffocante.
Lo scalpitio degli zoccoli sul terriccio si fa via via sempre più confuso, a stento riesco a mantenermi seduta dritta e, per un paio di volte, rischio seriamente di cadere da cavallo.
Mi rendo conto di non farcela quando ormai è troppo tardi, non riesco più a controllare il mio corpo intorpidito, che si abbandona all'indietro, appoggiandosi al petto del ragazzo.
Percepisco le sue spalle irrigidirsi per poi rilassarsi, e il suo respiro cambiare intensità.
Vorrei scusarmi ma la mia testa sembra essere ormai distante dal resto del corpo e mi è impossibile formulare una qualsiasi frase.
Così rimango lì, ferma, con il capo abbandonato sul suo petto che si alza e si abbassa a ritmo del suo cuore, persa in pensieri confusi che non mi sforzo nemmeno di seguire.
Sento un braccio forte stringermi la vita e tirarmi verso di lui, non mi oppongo a quel contatto e ne rimango stranamente sorpresa.
Il suo corpo è piacevolmente caldo e la presa è decisa ma allo stesso tempo delicata, come se avesse paura di farmi male.
Resto in uno stato di dormiveglia per molto tempo, fino a quando non percepisco la terra mancare sotto i piedi e mi rendo conto che non stiamo più cavalcando.
-Mettimi giù- ordino al ragazzo che mi tiene in braccio.
-Ben svegliata- ride lui, ignorando la mia richiesta.
-Fammi scendere- insisto cercando di scalciare, ma lui fa finta di niente e prosegue per la sua strada.
-Smettila di dimenarti, mi fai male- mi rimprovera e, inspiegabilmente, lo ascolto.
-Ora però mi puoi lasciare? Sono in grado di camminare anche da sola- mi lamento, vedendo che il ragazzo non intende darmi retta.
-Stai un po' zitta, dai- sbuffa ridendo.
Metto il broncio e taccio, facendolo ridere ancora di più.
-Ora ti faccio scendere, abbi pazienza, siamo quasi arrivati.- dice con tono più dolce.
-Dove?-
-Poco più là c'è una piccola locanda, possiamo passare lì la notte- spiega -Eccoci, ci siamo- aggiunge finalmente, lasciandomi.
Tiro un sospiro di sollievo, battendo soddisfatta i piedi sul terriccio.
L'ingresso della locanda è molto carino e accogliente.
Ci sono fiori ovunque e la cameriera dietro al bancone ha una gonna dai colori vivaci e una dalia nei capelli raccolti in una treccia. Non posso fare a meno di sorridere, questo posto trasmette gioia. Le fiamme delle candele brillano, illuminando i tavoli pieni di gente dai volti felici. Questo posto mi ricorda molto la locanda di mio cugino, nonostante sia completamente differente. L'atmosfera è familiare e ci metto un attimo a sentirmi a casa.
Erin mi trascina al bancone, chiedendo alla giovane oste le chiavi per le stanze, per una notte. La ragazza gli porge due mazzi di chiavi lucide, salutandoci e augurandoci una buona permanenza.
Saliamo per le scale e ci fermiamo di fronte alle nostre camere, l'una accanto all'altra.
-riposati... mi sembravi molto stanca prima- Erin mi guarda con un sorrisetto allusivo.
Sento le guance prendere di fuoco al ricordo della mia testa poggiata al suo petto, e agito le mani con non curanza davanti al volto, sperando di riuscire a nascondere il rossore.
-Si si lo farò, tranquillo-
Il ragazzo alza gli occhi al cielo e apre la porta della mia stanza, invitandomi ad entrare.
-Buonanotte Amber- sussulto impercettibilmente nell'udire il mio nome, ma mi sforzo di mostrarmi impassibile.
-Anche a te- poi chiudo la porta alle mie spalle, buttandomi sul letto dalle lenzuola profumate, consapevole che, prima di riuscire a prendere sonno, passerà parecchio tempo.
In realtà non è stata una notte insonne. Appena mi sono poggiata sul materasso sono sprofondata in un sonno privo di sogni, al contrario di quello che immaginavo.
Quando la mattina alcuni colpi mi avevano riportato bruscamente alla realtà, ero rimasta piacevolmente sorpresa nel scoprire che fosse già mattina inoltrata e che avessi dormito molto più del solito.
Nell'ultimo periodo avevo avuto parecchie difficoltà a dormire di notte, non appena provavo a chiudere occhio, migliaia di scenari prendevano il controllo della mia mente, recandomi difficoltà non indifferenti nell'addormentarmi. Quando, invece, cadevo stremata sul letto, prendendo immediatamente sonno, strani sogni mi disturbavano, rendendo anche la notte un inferno.
Stanotte invece era stata diversa, più piacevole del previsto.
Mi affretto ad aprire e il ragazzo quasi rischia di perdere l'equilibrio, quasi cadendo tra le mie braccia.
Rido, nervosa, incrociando il suo sguardo accigliato per la figuraccia appena fatta.
-smettila- borbotta incurvando le sopracciglia, facendo così aumentare il mio divertimento.
-Per poco non finivi di faccia sul pavimento- lo prendo in giro, tirandogli un leggero colpetto sulla spalla.
-Ah ah ah... come sei simpatica.- sbuffa senza riuscire a nascondere un sorriso -Hai riposato bene stanotte?-
Annuisco -tu invece? -
-Al solito...- dice facendo spallucce -No, scherzo, dalla camera accanto si sentiva russare... temevo crollasse il muro per quanto era forte.-
Sto per scoppiare a ridere ma fortunatamente mi interrompo nell'istante in cui la porta della stanza adiacente a quella del ragazzo si spalanca, rivelando un omone dall'espressione burbera.
Assesto un calcio al ragazzo, che intanto, senza accorgersi dell'uomo, sta fingendo di russare.
-Ahi- soffoca un gemito, per poi girarsi all'istante e rivolgere un sorriso imbarazzato all'individuo che ci sta fissando severo.
-Menomale che me ne sono accorta- sospiro non appena si allontana -avrebbe potuto spezzarci tutte le ossa con una sola mano, se solo ci avesse sentito.-
-meglio non rischiare- conferma, passandosi pollice e indice sulle labbra, come per serrarle.
Sorrido -andiamo a fare colazione? Mi sembrano passati mesi dall'ultima volta che ho messo qualcosa sotto i denti-
-Colazione? Ora?- mi domanda confuso.
Ricambio il suo sguardo, non capendo cosa ci sia di strano nel voler fare colazione.
-è quasi mezzogiorno- mi spiega.
-Ah.-
Scoppia a ridere, prendendomi per mano -vieni, ti faccio fare il giro del villaggio-
Mi lascio guidare senza opporre resistenza, lasciando che il mio sguardo vaghi liberamente tra le abitazioni colorate che, a causa dell'oscurità e della stanchezza, non avevo potuto notare il giorno precedente.
Al centro del villaggio c'è una piazzetta rettangolare, il fulcro del commercio del paese.
Dalle tante piccole bancarelle dai tendoni vivaci e ricoperte dai fiori fanno capolino alcuni commercianti, per lo più uomini, dall'aria allegra e amichevole.
Erin mi trascina fino ad un banchetto in legno chiaro, sulla quale sono esposte, tra le altre cose, ghirlande di fiori profumati e foglie.
Lascia un pugno di monetine che tintinnano al contatto con la superficie ruvida del banco, e indica una corona di foglie verdi che riconosco essere di betulla, intrecciate con fiori dai petali gialli, bianchi e rossi.
Il venditore gli sorride porgendogliela poi, con un cenno del capo, mi indica e chiede -è la prima volta in questo villaggio?-
Senza aspettare una mia risposta, mi deposita una dalia color tramonto tra le mani, rivolgendomi un sorriso cordiale.
Rimango stupita, continuando a fissare il fiore senza capire cosa sia appena successo.
-Qui da noi è usanza regalare una dalia alle donzelle che mettono piede per la prima volta in paese... si dice siano di buon auspicio- mi spiega, comprensivo, l'uomo.
-Grazie- sorrido sincera, avvicinandola per poter studiare meglio tutte le sfumature dei petali.
Dopo aver salutato ci addentriamo in una delle numerose viuzze che collegano la parte abitata alla scogliera, e in pochi minuti, siamo ad un passo dal vuoto, a picco sul mare.
Le onde si stagliano violente sulle rocce appuntite, emettendo un rumore sordo.
Non avevo mai visto tale bellezza, quasi riesco a sentire il suono dell'acqua che si ritira, per poi tornare a colpire gli scogli.
Ne rimango estasiata.
Qualcosa mi si posa sul capo, alzo lo sguardo, incrociando quello di Erin.
Nei suoi occhi di cristallo vedo il mio riflesso.
La corona di fiori risalta sui miei capelli scuri, donandomi una luce che non pensavo mi appartenesse.
-Ti dona- commenta, accarezzandomi una ciocca castana e spostandola dietro al mio orecchio.
Sorrido, incapace di proferire parola.
Tutto in questo posto sembra magico e, per un attimo, tutte le preoccupazioni scivolano via, perdendosi negli abissi.
💫ANGOLO AUTRICE💫
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia stancato troppo (spesso mi faccio prendere un po' troppo la mano con le riflessioni).
Scusate per eventuali errori (ho ricontrollato tutto ma potrebbe comunque essermi sfuggito qualcosa)
Grazie a tutti voi per il sostegno, avete un posto speciale nel mio cuore❤
Vi voglio bene, la vostra
💫Rob💫
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