Capitolo 6: Rivelazioni
Mi sveglio di soprassalto e sudata, mi guardo intorno ma non c'è nessuno, così mi metto indietro i capelli cercando di tranquillizzarmi. Vado a fare colazione e mentre mi preparo non posso fare a meno di pensare al fatto che sono passate due settimane da quando è successo tutto quello che è successo con Austin, e che adesso finalmente la mia punizione è finita. Potrei pure sorridere, se non fosse per Jeremy, il quale continua ad evitarmi. Credo si stia punendo da solo per aver dato di matto quando sono andata da Cole, non so veramente cosa fare. Voglio stargli lontana, è quello che mi piacerebbe fare, ma non ci riesco. Non posso stargli lontana, solo al pensiero mi viene la nausea. E molto probabilmente per lui è lo stesso, è per questo che mi sta alla larga: per punirsi.
Riuscirò mai a stargli dietro? Riuscirò mai a fidarmi di lui? Era tutto molto meno complicato quando c'eravamo solo io, Austin, Iris e l'allenamento continuo. Mi sentivo così superiore, a volte. Mi sentivo così.. potente e brava. Adesso invece mi sento solo in pericolo, perennemente in pericolo. E per niente brava. E per niente superiore.
Credo di essere cambiata in quest'ultimo anno, e spero in meglio. Il Natale è stato una noia qua nell'Istituto, però non mi è mai piaciuto il Natale, quindi credo sia comprensibile. Oggi invece è il 31 dicembre e non vedo l'ora che inizi un nuovo anno. Quest'anno ha portato tante morti con sé... è stato molto sgradevole come anno. Spero che quest'anno che sta per arrivare sia più bello, più gioioso e soprattutto con meno morti. Lo spero davvero tanto. E spero di stare con Jeremy, spero che Ivy ed Isaac si rimettano insieme e spero che tutte queste battaglie finiscano nel migliore dei modi.
La voce di Louis mi fa sobbalzare riportandomi nel mondo reale, sbuffo e scendo giù sapendo che mi toccherà un'altra volta stare vicino a Jeremy senza che lui mi rivolga la parola o uno sguardo. Mi siedo al tavolo e, come previsto, Jeremy è immobile e ascolta gli altri che parlano dei programmi di questa sera e della loro festa. Eireen mi chiede se mi unirò a loro e ovviamente io dico di sì, anche se non so cosa mettermi.
– Oh, sempre i soliti vestiti pomposi – esclamai Isaac masticando la sua fetta di pane con la nutella.
Ivy raddrizza subito la schiena come se avesse appena sentito un demone in arrivo e si gira verso Isaac. – Che hai da ridire sui vestiti che ci mettiamo? – chiede Ivy guardandolo male. Sembra che stia molto meglio, ma è una brava attrice; a volte mi capita di voler entrare in camera sua ed abbracciarla mentre piange, e ci provo ma lei mi dice di andarmene ed io le do ascolto.. sempre. So cosa significa volere stare da sole.
– Niente, è solo che sono sopravvalutati troppo lunghi – risponde Isaac guardandola nel modo che a me piace tanto, quel modo che mi da la conferma che prova ancora qualcosa per lei. Ivy arrossisce, si gira e mi guarda; sorrido capendo che ha letto qualcosa di imbarazzante nella mente di Isaac.
– E tu, Jeremy? – chiede Harry. Continua a cercare di farselo amico anche se dopo quello che è successo durante l'allentamento Jeremy nemmeno lo saluta. Quest'ultimo continua a guardare il suo piatto, sta pensando a qualcosa me non riesco a capire di cosa si tratta. Lo guardo mentre sembra proprio essere in un altro mondo, ed è così maledettamente perfetto anche quando non c'è con la testa! – Jeremy, ci sei? – chiede Harry guardandolo con la fronte aggrottata.
A questo punto Jeremy alza lo sguardo e sembra quasi non si ricordarsi dove si trova. – Come? – chiede guardando Harry con un'aria completamente spaesata.
– E tu? – ripete Harry, eppure Jeremy sembra ancora più confuso. – Ci vieni al ballo sta sera?
– Il ballo – borbotta lui. – Quale ballo? – chiede continuando ad essere il ragazzo disperso della situazione.
–Per festeggiare il nuovo anno! – squittisce Ivy, la quale muore dalla voglia di continuare a parlare di come sarà fantastico e ben arredato. Jeremy annuisce e poi continua a mangiare e fissare il suo piatto. – Sei vivo? Sai che giorno è oggi?
– A quanto pare è il 31 dicembre – risponde Jeremy, di nuovo soprappensiero.
– Tutto bene? – chiedo io con la fronte aggrottata, c'è qualcosa che non va; ma lui sembra non ascoltarmi, continua a guardare il piatto. Alzo lo sguardo verso Isaac, che fa spallucce facendomi capire che non sa di cosa si tratta. – Tutto bene, Jeremy? – ripeto io, un po' infastidita.
La mascella di Jeremy si contrae, questo significa che mi sta ascoltando. – Certo – risponde lui freddamente continuando a guardare quel maledetto piatto. Faccio un respiro profondo cercando di mantenere la calma, anche se, in questo momento, sembra proprio impossibile.
– Sei sicuro, amico? – chiede Isaac, abbastanza cupo. Jeremy alza lo sguardo verso di lui e rimane in silenzio, lo fissa e basta. È un po' inquietante.
– Ragazzi! Guardate chi c'è! – esclama Harry alzandosi di scatto dalla sedia e guardando proprio dietro di me.
Mi giro con il cuore in gola e sussulto. Non è possibile. Mi rendo conto solo adesso di essermi alzata dalla sedia e di stare respirando velocemente. Cody guarda tutti, ad un certo punto il suo sguardo si ferma su di me, ma non rimane a guardarmi per molto. Il mio cuore continua a voler uscire dal petto, addirittura Jeremy sembra essersi ripreso e sta fulminando con gli occhi Cody. – Che ci fa qua? Pensavo non potesse più ritornare – mormoro io, incredula.
– A quanto pare si sono sbagliati – dice Ivy, ormai accanto a me. – Devo andare a parlare con mio padre, ci deve essere qualcosa... – Si ferma di scatto e quando mi giro a guardarla è pallida come un cencio. Cerco di capirne il motivo e quando lo faccio sono costretta a fare un passo indietro per lo stupore. Quello che sto vedendo è una cosa impossibile: Louis Dempson sta scendendo le scale e sta andando verso l'uscita guardando Cody. – Papà! – urla Ivy, il padre si gira e viene verso di noi. Sembra invecchiato di dieci anni.
– Ragazzi, mi dovete ascoltare – sussurra lui, ormai davanti a noi. – Mi hanno licenziato – annuncia.
Faccio un altro passo indietro e quasi inciampo e cado per terra. – Cosa?! Perché?! – urlo io.
– Non lo so. Sta succedendo qualcosa di veramente strano in quest'Istituto – risponde Louis guardandosi dietro. – Ascoltatemi bene, ragazzi. Io non ci sarò più quando farete le solite cavolate, ok? Quindi vedete di non farle più. Ho sentito che il vostro nuovo preside è veramente uno tosto, è stato scelto dagli Anziani e...
– Ma perché? – chiede Jeremy, sbigottito. Anche lui mi sembra molto più grande, ora come ora.
Louis sospira e abbassa lo sguardo a terra, stanco. Sembra che tutto il peso del mondo gli si sia appena posato su quelle possenti spalle. – Non lo so. Mi hanno chiamato le segretarie degli Anziani e mi hanno detto che dovevo sgomberare il mio ufficio e andarmene a casa.
– Ma non ha senso! – sbotta Ivy piangendo. – Io vengo con te! – continua dopo un po' stringendolo a sé. A questo punto è inutile spiegare quanto il mio mondo si stia sgretolando, un'altra volta. Il mio cuore sembra stare da tutte le parti tranne che nella gabbia toracica.
– Lo sai che non puoi uscire da qua, piccola – dice Louis stringendola ancora di più, chiude gli occhi e sono costretta a vedere delle lacrime uscire dai quei occhi verdi.
Mi metto una mano sul petto commuovendomi, mentre con l'altra cerco quella di Jeremy, ma ovviamente non la trovo. Lo guardo con le lacrime agli occhi e lui, per la prima volta dopo settimane, ricambia lo sguardo. È perso e mi rendo conto solo adesso che per lui è come un secondo padre. Nei suoi occhi c'è solo confusione e tristezza, e questo mi fa stringere così tanto il cuore che lo abbraccio. Jeremy non ricambia l'abbraccio, ma va bene così, perché so che, per quanto si stia punendo, è felice che io lo stia abbracciando.
– Ragazzi, veramente, non sto scherzando. Le regole saranno molto più ferree d'ora in poi, e se non le rispetterete le punizioni non saranno una passeggiata, ok? Mi avete capito? – chiede e tutti annuiamo, anche se credo che sia più per lo shock che per altro. – Vi voglio bene, ragazzi. Ognuno di voi è stato importante per formare il nostro Istituto – aggiunge guardandoci. Non serve aggiungere altro, lo sa anche lui e infatti se ne va. Guardo Ivy che continua a singhiozzare tra le braccia di Isaac, il quale ha gli occhi chiusi e continua a scuotere la testa.
Lo so che è da incoscienti ma adesso non posso fare a meno di pensare a Cody e a come lui c'entri qualcosa in questa storia. Faccio per andare da lui quando qualcuno mi ferma, spero vivamente che si tratti di Jeremy, ma quando mi giro vedo solo Harry. – Non farlo, Cassie. Non peggiorare la situazione, è già abbastanza critica così – borbotta Harry scuotendo la testa.
Ivy scappa in camera sua e Isaac la segue chiamandola. Mi guardo intorno per cercare Jeremy, ma non lo trovo. – Dov'è andato Jeremy? – chiedo senza fiato.
– È corso via – risponde Scott. – Credo sia andato in camera sua – aggiunge e quando lo guardo annuisce.
Corro di sopra per andare da lui lasciandomi tutto alle spalle, lasciandomi tutti alle spalle. Entro in camera sua senza bussare e la camera è a fuoco, ogni centimetro della camera. Trattengo il respiro e poi tutta l'acqua che riesco a controllare entra dentro la camera, inzuppando anche Jeremy. Mi guarda male, ma faccio finta di niente e chiudo la porta, ormai dietro di me.
Rimaniamo per un po' a fissarci senza dire niente, o almeno non con le parole. I suoi occhi mi stanno facendo capire tante cose: ha bisogno di aiuto, so che sta per crollare, so che ha bisogno di qualcuno che gli dica che, anche se adesso niente va per il verso giusto, si sistemerà tutto. So che adesso ha bisogno di me. Avanzo verso di lui, mentre ad ogni mio passo si irrigidisce sempre di più. Mi fermo quando le mie scarpe toccano le sue, e alzo una mano per metterla sul suo petto, sul suo cuore. Batte forte e sento il dolore. Il dolore di aver perso un altro padre. Mi guarda come se fossi un incubo ma allo stesso momento un sogno fantastico. Cerco di dirgli tutto con gli occhi, di dirgli che andrà tutto bene, che sarò al suo fianco nonostante tutto, e che lo amo, lo amo veramente con tutto il mio corpo e con tutta la mia anima. – Ti amo – sussurro io con le lacrime agli occhi mentre lui sembra meno perso, più il Jeremy forte.
– Ti prego, Cassie, vattene – dice lui con voce tremolante.
Il mio cuore si stringe ancora di più, so che lo sta facendo per punirsi, ma credo si sia punito abbastanza. Gli prendo il viso con tutte e due le mani e lo bacio. Premo le mie labbra sulle sue così tanto che mi fanno quasi male, ma va bene così, deve sapere che ci sono, che sono qua per lui e che non me ne vado. Sento il fuoco e l'acqua, quel caldo e poi quel freddo attraversarmi il corpo e so che stiamo combattendo tutti e due per tenere i nostri poteri sottocontrollo. Gli stringo i capelli che da due settimane non spettinavo, e mi accorgo che sono cresciuti un po' e che gli stanno benissimo. Finalmente posa le sue lamni sulla mia schiena e mi stringe a lui. Mi appoggia al muro e quando apro gli occhi vedo il fuoco e l'acqua dietro di lui, eppure non mi fanno paura, so che non succederà niente di brutto in questo momento. Mi fermo a guardarlo e così si ferma anche lui; è così bello che potrei quasi svenirgli addosso con questi capelli arruffati e le guance rosse. Gli occhi sembrano brillare di luce propria, eppure sembra anche un po' addolorato ed è una sensazione che conosco bene. Gli metto i capelli indietro continuando a fissarlo, i suoi occhi sembrano più blu in questo momento e sono fantastici. Lui è fantastico, è veramente perfetto. Passo la mano dai suoi capelli fino alla sua guancia, chiude gli occhi ispirando forte e protende un po' il viso verso di me. Non me lo faccio chiedere due volte, accarezzo il suo viso e gli ripeto che lo amo.
– Cassie, quello che ho fatto... – inizia lui, ma si ferma chiudendo un'altra volta gli occhi, segno che sta ancora combattendo contro sé stesso per cacciarmi un'altra volta dalla sua camera. Quindi mi avvicino e lo bacio, lentamente per fargli capire tutto quello che sto provando in questo momento. Mi posa le mani sulla schiena e mi stringe a lui con forza, con un po' di affanno. Mi chiedo veramente se sia qeusto quello che vuole in questo momento, se sia il momento giusto. Lo faccio indietreggiare un po' per fargli capire che lo voglio, che se lui ne ha bisogno quanto me allora va bene. Si distacca da me prendendomi il viso con tutte e due le mani e mi guarda attentamente. – Sei sicura? – sussurra lui, e a me viene da ridere, perché non è proprio la domanda che mi aspettavo.
– Sì – rispondo, convinta, e mi congratulo con me stessa perché finalmente sono riuscita a controllare il tono della mia voce. Jeremy sembra pensarci un po' su ma, quando mi stringe e mi ricomincia a baciare con più passione di prima, mi rendo conto che sì, è il momento giusto.
– Tutti i Cacciatori sono invitati a raggiungere immediatamente il salone dell'Istituto – ordina una donna che non credo di conoscere.
Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è Jeremy, il quale si è appena svegliato. Mi mette una ciocca dietro l'orecchio guardandomi come se fossi veramente una persona straordinaria, senza la quale lui morirebbe. – Dobbiamo andare – sussurro io guardandolo, rossa in viso. Jeremy con i capelli ancora più arruffati e gli occhi assonnati è uno spettacolo molto gradito, mi verrebbe quasi da mandare a quel paese l'Istituto e di rimanere qua con lui.
– Ma che ti frega?! Ci sarà un nuovo cacciatore – dice lui accarezzandomi la guancia.
– Oh, sei molto allettante, Jeremy Ruterful, ma ti vorrei ricordare che le regole sono più rigide adesso.
– Cosa ci possono fare? Ci mandano a pulire i piatti? E se anche fosse? – chiede lui continuando ad accarezzarmi il viso. Alzo gli occhi al cielo sapendo che mi sta convincendo, però poi mi ricordo la voce fura della donna che ci ha ordinato di scendere e rabbrividisco. Mi alzo dal letto prendendo tutto il lenzuolo e me lo avvolgo intorno al corpo; Jeremy scoppia a ridere, eppure non riesco a girarmi per fulminarlo con lo sguardo per l'imbarazzo.
Dopo esserci preparati scendiamo giù, ma appena l'ascensore si apre una donna e un uomo ci accolgono con le mascelle serrate e le braccia incrociate. Prendo subito la mano di Jeremy, un po' spaventata, e lui me la stringe. – Bene, bene – borbotta l'uomo. – Vedo che qua abbia dei ritardatari. Dov'è andata a finire l'educazione, ragazzi? Vi è stato ordinato di scendere immediatamente.
– Non stiamo in un istituto di militari – ringhia Jeremy, gli stringo la mano per avvisarlo di non iniziare a fare il solito ragazzo arrogante, dal momento in cui non mi sembrano persone molto buone.
– Peggio, ragazzo. Peggio – ribatte la donna guardandolo in un modo che non mi piace.
– Va bene, ci dispiace. Possiamo andare adesso? – chiedo io, fredda come non mai.
I due mi guardano facendo un sorriso molto inquietante. – Non so. Che ne dici? Li mandiamo subito nell'ufficio di Alan, oppure aspettiamo prima le presentazioni? – chiede la donna fissandomi con gli occhi a fessura.
– Aspettiamo le presentazioni e poi li mandiamo da Alan – risponde l'uomo guardandomi, sembra un leone pronto a sbranare la sua preda.
– Sentite, è colpa mia, ok? Sono stato io a farle fare tardi, quindi se c'è qualcuno che deve essere punito sono io! – sbotta Jeremy lasciandomi la mano. Mi giro verso di lui, ancora più impaurita, e sussurro il suo nome. La sua risposta è solo un'occhiataccia.
– Ma che cavaliere! – esclama la donna avvicinandosi a lui. Sento tutto il mio corpo pronto a scattare e la gelosia fare capolino. – Peccato che lei sia qua, insieme a te. Dovete essere puniti tutti e due. E ora andate – prosegue la donna facendosi da parte. Ce ne andiamo subito, non ce lo facciamo ripetere due volte, e raggiungiamo tutti i ragazzi.
Davanti a tutti ci sono due persone: una ragazzo con un abito un po' troppo corto e un uomo dai tratti molto particolari e decisi. – Quindi... io sono Alan e lei è mia figlia, Paige – si presenta l'uomo con voce autoritaria. – Sono il vostro nuovo preside e le regole saranno molto – ma molto – più dure rispetto a quelle precedenti. La festa di stasera si farà, so che Ivy Dempson ha già organizzato il tutto e non voglio rovinare niente. Eppure mia figlia non approva quei vestiti eleganti.
– Sì, voglio dire.. – interviene la figlia. – Siamo nel ventunesimo secolo! Ce la possiamo fare ad usare dei vestiti un po' più corti? – propone sorridendo a Jeremy. Paige sembra essere una bellissima ragazza, ma sembra essere anche molto viziata e stupida. E forse sì, un po' sono intimidita da quei suoi capelli castano chiaro che le arrivano appena sotto le spalle, la carnagione un po' più scura di essi e gli occhi verdi.
– Ma è la tradizione! – urla Ivy, incredula.
– Ragazzi, dovete alzare le mani e, solo dopo avere il permesso, potete parlare – la rimprovera Alan guardandola dritta negli occhi e facendo chiudere la bocca a Ivy una volta per tutte.
Faccio segno a Jeremy di andare dalla nostra amica e lui annuisce con il volto cupo.
– Per ora è tutto. Avete qualche domanda? – chiede Alan, ma nessuno alza la mano. – Bene – aggiunge con un sorriso trionfante. – Allora a sta sera. Allenatevi. Non è una proposta, è un ordine.
Scuoto la testa, incredula. La vita in quest'Istituto senza Louis Dempson sembra un incubo. Ivy inizia ad urlare, dicendo che non può essere vero, e Isaac cerca di rassicurarla dicendole che si tratta solo di vestiti. – Solo dei vestiti?! – urla a questo punto Ivy. – È una tradizione che viene tramandata sin dall'inizio! I soliti vestiti corti sono insignificanti. Allora facciamo prima ad andare in discoteca come tutti gli umani normali! – sbraita ancora, prima di andarsene ancora più arrabbiata di prima.
– Jeremy Ruterful e Cassandra Moonic – ci chiama la donna di prima. – Venite – ci ordina avanzando verso l'ascensore.
Guardo Jeremy un po' spaventata, ma lui continua a guardare la donna con la mascella serrata. – Potrei bruciarla viva – mormora, infuriato. Gli stringo ancora di più la mano e scuoto la testa per fargli capire che non può dire così, che lo stanno proprio davanti a noi e ci possono sentire. – Non mi piace come ti guardano – ringhia Jeremy guardandoli male. Una scia di fiamme si crea dietro di loro.
– Jeremy! Smettila! – sussurro io, impaurita.
– Spegni queste fiamme, ragazzino – dice semplicemente l'uomo continuando ad avanzare, senza nemmeno degnarci di uno sguardo. Quando però le fiamme non si spengono l'uomo ripete con più enfasi: – Spegni-le-fiamme.
– Perché dovrei? – esclama Jeremy. – Ci state trattando come delle formiche insignificanti!
Prendo un respiro profondo e spengo le fiamme con l'acqua, bagnando un po' tutto il pavimento. Jeremy si gira verso di me e mi fulmina con gli occhi. – Così peggiori solo le cose – mormoro io rispondendo anche alla gara di sguardi.
– Brava, Whitesun – dice la donna facendomi rabbrividire. – Sai, Alan è molto contento di incontrarvi. In molti parlano di te, e devo dire che sono tutte cose fantastiche – continua, mentre entriamo nell'ascensore. Mi guarda sorridendomi. – La Whitesun che è riuscita a fare cose meravigliose. Eppure sei la prima ad essere punita. In molti dicevano che Louis Dempson aveva delle preferenze, ma non pensavo fino a questo punto.
Jeremy avanza verso di lei con fare minaccioso e, anche se vorrei farlo anch'io, lo fermo fulminando la donna. Tutti e due scoppiano a ridere facendomi arrossire sia per l'imbarazzo che per la rabbia che sto provando. – Voi ragazzini siete così stupidi! Pensate veramente di poter vincere contro di noi? Bé, vi sbagliate – esclama l'uomo.
– Vuoi vedere? Vi ritroverete a correre come delle fiamme viventi – digrigna i denti Jeremy.
– E non pensi ai nostri poteri? – chiede l'uomo.
L'ascensore si ferma e ci ritroviamo nel vecchio ufficio di Louis. Alan è in piedi e guarda fuori dalla finestra, pensieroso, con le braccia incrociate e le gambe un po' divaricate. – Signore – lo chiama la donna, Alan si gira e guarda prima i suoi collaboratori e poi me e Jeremy. – Qua abbiamo due ritardatari, in più hanno pure cercato di attaccare briga con noi.
– Bene. Potete lasciarci da soli – ribatte semplicemente Alan, e i due, un po' come cagnolini, lo ascoltano e se ne vanno senza dire altro. Abbasso lo sguardo sentendo quello troppo insistente di Alan. È un bell'uomo, sui quarant'anni e con i capelli bianchi e corti che ricordano quelli di un militare, occhi scuri e lineamenti del visto fin troppo marcati. – E così voi siete "I Destinati" – inizia lui avvicinandosi a noi. Jeremy prende subito la mia mano e la stringe, in ansia. – E tu, Cassandra Moonic, sei una Whitesun. Tutti mi dicono cose formidabili su di te. La coraggiosa e bella Whitesun. Eppure eccoti qua, già dal preside per aver ritardato e dato fastidio ai miei colleghi. Anche l'altro mio figlio è un po' come te, sai? – Jeremy mi stringe la mano facendomi capire che sta diventando geloso. – E tu, Jeremy Ruterful! Ho molti piani per te. In molti parlano di te. Il ragazzo con quel fantastico potere, pronto a morire per la sua anima gemella. In molti dicono che non andate d'accordo, ed io non posso far altro che sorridere. Ho altri piani per te, Jeremy. Mia figlia ti ha già messo gli occhi addosso e, credimi, può essere veramente molto testarda quando si tratta delle cose o delle persone che vuole.
– Mi dispiace, signore, ma io sto con Cassie e sono felice di stare con lei. Come dice sua figlia, siamo nel ventunesimo secolo ed io posso benissimo decidere con chi stare. Sua figlia non m'interessa minimamente, mi dispiace per lei – risponde Jeremy guardando Alan negli occhi. Non posso trattenermi dal sorridere e guardare Alan come per dirgli "sì, questo è il mio ragazzo. Solo mio".
– Vedo che non hai capito con chi stai parlando, Jeremy Ruterful – ringhia Alan.
– Non ci può ordinare con chi stare! – sbotto io, arrabbiata. Ora sono stanca, non posso avere anche lui contro di me. Louis era l'unico che riusciva a capirmi, vuoi per una semplice questione di empatia o vuoi per il suo potere; non posso ricevere ordini anche su con chi devo stare.
Alan mi guarda con aria superiore, ma questa volta decido di tenergli testa. – Hai un bel caratterino, Cassandra. Hanno fatto bene a farti Whiteusn.
– Oh, non può capire quanto – borbotto io fulminandolo con gli occhi.
Mi sorride in quel modo freddo, ho paura di lui e della sua reazione, eppure non me la sento nemmeno di abbassare lo sguardo e farglielo capire. – Tu puoi andare, Jeremy Ruterful – dice Alan continuando a guardarmi in un modo che non mi fa sperare.
– Io non me ne vado senza Cassie – risponde freddamente Jeremy.
– Sei sicuro di volerlo? – chiede Alan sorridendogli ancora di più. Jeremy lo guarda, confuso, e devo dire che lo sono anch'io. – Io sono molto duro con le regole. Mi piacciono le vecchie punizioni. Non so se capite cosa voglio dire – prosegue Alan facendomi capire ancora di meno. Forse questa volta ho esagerato, ma lui non mi sembra essere dalla parte della ragione, anzi.
I due collaboratori di Alan entrano nell'ufficio senza nemmeno bussare, sobbalzo vedendoli in un batter d'occhio accanto a Jeremy. Lo prendono per le braccia e fanno in modo che non possa muoversi, mentre io sono immobile per la paura.
– Che state facendo? – chiede Jeremy guardandoli con gli occhi spalancati. – Lasciatemi andare! – urla cercando di liberarsi dalle prese dei due. Spalanca ancora di più gli occhi vedendo Alan dietro di me. – Non ci provare nemmeno! Fermo! – grida, sempre più in preda al panico. Le fiamme prendono il sopravvento su tutto l'ufficio e poi succede qualcosa di veramente strano: una scossa percorre tutto l'ufficio di Alan, facendo spegnere le fiamme in un secondo. È come se l'ufficio fosse in una bolla d'acqua. Cado a terra a causa della scossa e i due collaboratori si mettono a ridere. Jeremy sembra sotto shock, e nella sua mente continua a ripetere una sola parola: scudo.
Mi giro verso Alan e faccio un balzo sentendo qualcosa pizzicare la mia guancia, che ora va in fiamme. Subito dopo sento la stessa sensazione sul braccio e poi sulla pancia. Il dolore è così forte che rimango a terra per un bel po' di tempo. – Ora puoi alzarti, Cassandra Moonic – dice Alan, e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che era da tanto tempo che non usavano il mio nome completo. – Fate entrare uno stregone e ditegli che le deve far togliere tutti i segni ma lasciarle il dolore – ordina Alan alla donna e all'uomo. Essi annuiscono e se ne vanno, lasciando Jeremy.
Quest'ultimo viene subito da me e mi scosta i capelli da davanti il viso. – Lei è un pazzo e un sadico! – urla mentre io continuo a rimanere per terra con la guancia, il braccio e la pancia in fiamme. – Usare una frusta! Ma si rende conto di quello che fa?!
– Ma certo che me ne rendo conto. Vedrai che ora non userà più quel tono con me, né proverà a sfidarmi un'altra volta – risponde Alan con nonchalance, dandoci la conferma che è veramente fuori di testa.
– Lei è matto! – urla Jeremy.
– Jeremy Ruterful, non ti farai mica punire anche tu, non è vero? – chiede Alan facendo una smorfia di disappunto.
– Io vado a parlare con gli Anziani. Lei è matto – ringhia Jeremy aiutandomi ad alzare. Non riesco bene a pensare, mi è difficile fare praticamente tutto in questo momento. Tutto il mio corpo sta andando in fiamme e a malapena ne ho il controllo.
– Gli Anziani sono partiti, c'è solo il Primo Anziano a Boston. Tutti gli altri sono dovuti partire – sogghigna Alan. Quindi è stato il Primo a licenziare Louis e a far entrare questo mostro dentro il nostro istituto. Quello che non capisco è: perché?
Sono in camera mia, ormai pronta per scendere a questa famosa festa. All'ultimo momento c'è stata una lite tra Ivy e la figlia di Alan, Paige. Si è scoperto che Paige è riuscita a cambiare praticamente tutta l'organizzazione della festa senza il permesso di Ivy, che è l'organizzatrice. O almeno lo era. L'hanno dovute dividere Isaac e Scott, altrimenti sarebbero arrivate alle mani. Per fortuna, non c'è stata nessuna punizione per Ivy. A quanto pare anche Alan ha delle preferenze, ed io non ne faccio parte; Jeremy invece sembra essere il primo della lista. Resta il fatto che alla fine ha vinto Paige e che io adesso stia indossando un vestito molto corto che mi ha ordinato di mettere la stessa Paige su un bigliettino. Credo l'abbia fatto con tutti. Il vestito sembra più una sottoveste di seta tra il lilla e il rosa, con dei tacchi un po' troppo alti bianchi.
Bussano alla porta ed apro senza nemmeno chiedere: so già che si tratta di Jeremy. Quest'ultimo indossa dei jeans abbastanza scuri con una camicia nera. Non mi piace molto vederlo in questo modo, con una camicia che non gli dona affatto, che non risalta affatto i suoi occhi. E poi perché proprio nera? E perché io proprio lilla? – Sei.. wow – afferma Jeremy dopo un po', facendomi arrossire. – Questo colore ti sta benissimo.
– Grazie, anche tu sei "wow" – lo imito io, non sapendo cos'altro dire. Scoppia a ridere e mi offre il suo braccio. Scendiamo in silenzio, non so lui ma io sono veramente nervosa di incontrare Paige. Sembra essere una ragazza veramente tosta e viziata fino alle punte dei capelli.
Appena apriamo le porte del salone, che stranamente sono chiuse, la musica rimbomba come non ha mai fatto. Si vede che è stato cambiato tutto, perché Ivy non avrebbe mai messo un palco per poi farci ballare delle donne che indossano i nostri stetti vestitini, ma rossi e con i tacchi neri.
– Oh, eccoti qua, Jeremy! – urla qualcuno. Appena mi riprendo dal vedere le donne che si muovo in un modo un po' troppo provocante, mi accorgo che accanto a Jeremy c'è Paige. La ragazza indossa il mio stesso vestito, ma è nero e le scarpe mi sembrano essere rosse. Purtroppo mi è difficile distinguere bene i colori, dal momento che le luci sopra di noi passano dal rosa all'arancione, e ad altri tremila colori. E quando vedo il colore del vestito di Paige lo collego subito al colore della camicia di Jeremy: è lo stesso.
La gelosia cresce dentro di me, quindi decido di stringere la mano di Jeremy e di iniziare ad indietreggiare verso la pista per ballare insieme a lui. Jeremy sogghigna come non ha mai fatto e so che ha capito tutto. Mentre mi avvicino a lui per ballare do un'occhiata a Paige, la quale mi sta fulminando con gli occhi. E per quanto mi riguarda può fulminarmi quanto vuole, perché intanto io ho lui e lei ha solo i suoi occhi.
Jeremy mi fa avvicinare ancora di più a lui mettendomi le mani dietro la schiena e sorrido sentendo i bottoni della sua camicia nera, quest'ultimo particolare mi fa venire un buco allo stomaco. – Perché non te la vai a cambiare? – chiedo io guardandolo negli occhi mentre balla a ritmo di musica. Sembra molto bravo, così bravo che riesce a far ballare decentemente anche me, e ce ne vuole.
– Cassie, lasciala stare. Non sono suo solo perché la mia camicia ha lo stesso colore del suo stupido vestito – borbotta lui, infastidito. – Sta sprecando solo tempo. Non ha nessuna chance con me. Sono tuo, proprio come tu sei mia – aggiunge posando le mani sui miei fianchi per farli muovere un po' di più.
– Ok, ragazzi! – urla il dee-jay fermando la musica. – Ora vi invito a prendere la vostra compagna con il vestito dello stesso colore della vostra camicia e a ballarci questo fantastico lento!
Stringo Jeremy ancora di più a me per paura di lasciarlo andare. – Non diamogliela vinta – gli dico all'orecchio, lo guardo con un po' di speranza e lui mi guarda che se gli stessi dicendo qualcosa di dolcissimo. Mi bacia i capelli e i miei occhi si chiudono da soli, sento quel buco allo stomaco farsi sempre più largo. Per un momento penso che possiamo farcela, che lui è con me e che ci rimarrà per un bel po' di tempo.
– Scusatemi – ci interrompe qualcuno. Mi allontano un po' da Jeremy per capire di chi si tratta: è un ragazzo con lo stesso colore del mio vestito. Non l'ho mai visto prima d'ora, ma la carnagione abbastanza abbronzata mi da la conferma che si tratta del fratello di Paige. – Le regole sono regole. La ragazza sta con me – aggiunge poi guardando Jeremy con lo stesso atteggiamento di superiorità del padre.
– Bé, lei è... – inizia Jeremy, già nervoso, ma lo fermo. So che questo ragazzo non può essere altro che una brutta copia della sorella. Non è difficile immaginarsi la sua reazione: andrebbe direttamente dal padre, il quale non aspetta altro che farmi un'altra volta. E non sono pronta ad un'altra punizione.
– Va bene, abbiamo capito – dico io guardando il figlio del preside. – Ci vediamo tra un po', ok? – chiedo io guardando Jeremy negli occhi. Annuisce capendo il perché delle mie azioni e mi da un piccolo bacio a stampo, mi guarda per pochi secondi e poi va da Paige, che sta squittendo come un topolino.
Il fratello di Paige mi prende la mano e mi ritrovo attaccata a lui in pochi secondi. Non è un brutto ragazzo, con quei suoi capelli un po' più scuri di Paige, gli occhi color nocciola e un fisico tonico e abbastanza muscoloso. Eppure non posso fare a meno di metterlo a confronto con Jeremy. E lui vincerà sempre contro tutti. – Non sei un po' troppo grande per stare qua? – chiedo io mentre gli metto le braccia sulle spalle tenendomi un po' più lontana del dovuto.
– Così mi ferisci – risponde il ragazzo facendo una smorfia di dolore. – Ho solo ventuno anni, ho appena finito l'addestramento per il mio potere.
– Quindi il tuo potere è lo scudo, esattamente come quello di tuo padre – borbotto io, fredda.
Annuisce sorridendomi. – E il tuo? – chiede lui, ma mi ferma prima che possa dire qualcosa. – Oh, no, aspetta. L'acqua! – esclama sorridendomi ancora di più.
Alzo le sopracciglia, per niente sorpresa. – Hai fatto i compiti. Bravo. Ma che ne pensa tuo padre? Non mi sembra che gli stia molto simpatica – ribatto io con diffidenza. C'è qualcosa che non mi quadra in quel sorriso gentile e genuino.
– Mio padre è un po' complicato – dice facendo spallucce. – E poi sono maggiorenne. Posso fare quello che voglio.
– Sì, ed io sono minorenne. Come facciamo?
– Ci inventeremo qualcosa – sogghigna lui. Scoppio a ridere e scuoto la testa per fargli capire che non ho intenzione di flirtare con lui. – Sei fidanzata con Jeremy Ruterful, giusto? Preparati a perderlo. La mia sorellina può essere molto competitiva e difficilmente non prende quello che vuole.
– Bé, questa è una di quelle "difficilmente non prende quello che vuole". Io e Jeremy siamo destinati, ci amiamo. Non ha speranze con lui – ringhio io, infastidita. Jeremy non si è fatto ammaliare da una sirena, figurati se ci casca con una ragazza come Paige.
– Lo vedremo – ribatte lui sorridendomi ancora di più. Il lento finisce, faccio per allontanarmi da lui quando mi stringe ancora di più. Gli ringhio di lasciarmi andare e lui mi risponde: – E dove? Il tuo ragazzo già non c'è più. – Mi guardo intorno e mi rendo conto che ha ragione, Jeremy non c 'è più. – Te l'avevo detto che mia sorella non era una di quelle che si arrendevano facilmente.
Lo spingo e così lui, sorpreso, indietreggia un po'. Mi guardo un'altra volta intorno, ma Jeremy non c'è veramente. Il cuore mi batte fortissimo e le lacrime tentano di uscire. La voce del dee-jay che ci avverte che sta iniziando il conto alla rovescia mi fa sentire ancora più piccola. Avremmo dovuto baciarci all'inizio del nuovo anno, è un piccolo sogno che ho sin da quando sono piccolina, e ora che ho il ragazzo perfetto nella mia vita me lo stanno portando via con così tanta facilità. Tutti iniziano a urlare, contano alla rovescia, entusiaste per il nuovo anno che sta arrivando, mentre le mie lacrime ormai rigano le mie guance. Non può averlo fatto, non può essere andato via con Paige. È come se tutto andasse a rallentatore, il ché è un bene... credo.
– Tre, due, uno – urlano tutti facendomi venire in mente il suo compleanno, la nostra prima volta, i suoi poteri: noi. E adesso? Cosa sta succedendo adesso? Niente. Tutti si stanno baciando, sicuramente anche le persone che non si conoscono a vicenda; ed io sono qua, con le lacrime agli occhi e la paura di averlo perso. Non avrei dovuto lasciarlo, non sarei dovuta andarmene, avrei dovuto continuare a tenerlo stretto e ballare il lento con lui, avrei dovuto continuare a combattere per averlo, avrei...
Qualcuno mi prende di scatto, mi fa girare verso di lui e mi bacia. D'istinto mi allontano e apro gli occhi, sto per mollare uno schiaffo ma incontro subito gli occhi di Jeremy. Trattengo il fiato: è qua, davanti a me, e mi stava baciando. Gli tiro ugualmente uno schiaffo e poi mi avvicino per baciarlo. So che è da matti, ma mi ha fatto stare veramente male in questi pochi minuti.
Si distacca da me solo dopo che tutti si sono messi ad applaudire per il nuovo anno. – Mi dispiace – dice semplicemente lui guardandomi negli occhi. – Ha cercato di baciarmi, ma me ne sono andato. Mi dispiace averci messo così tanto tempo. So che era un po' il tuo desiderio quello di baciare la persona giusta allo scoccare della mezzanotte.
Scuoto la testa e lo abbraccio, sollevata. – Pensavo ci fosse riuscita – gli sussurro all'orecchio con la mia solita voce tremolante.
– No, tranquilla – mi rassicura lui stringendomi ancora di più. – Sei perfetta per me. Lo sarai sempre. Sei tu quella affascinante, non lei. Sei tu quella a cui sta benissimo questo vestito, non lei. Lei non si avvicina nemmeno un po' a te, a quello che per me è la perfezione – aggiunge poi. Mi prende il viso con tutte e due le mani. – Ti amo, ok? Ti amo in un modo che non mi sarei mai aspettato, ma ti amo.
Lo bacio un'altra volta. È così dolce, ed è così mio. Mi abbraccia e non posso far altro che vedere Paige alle sue spalle, mentre il mio ragazzo mi stringe a sé. Chiudo gli occhi per cercare di vedere solo noi. So che non dovrei darle spago, ma sorrido. Sorrido perché è mio ed io sono sua, e questo non cambierà per una stupida ragazza viziata.
– Cassandra e Jeremy. – Questa voce la potrei riconoscere ovunque: Alan. Mi distacco subito da Jeremy con un salto, ma quest'ultimo mi prende comunque per mano. – Non so se avete capito bene le regole di questa festa. C'è un motivo se le ragazze hanno un vestito di ogni colore diverso, abbinato a quello delle camicie di ogni ragazzo. Quindi ora andate dai vostri compagni. Quelli che hanno lo stesso colore di camicia, o di vestito. Ora – ringhia Alan.
– Andiamo – si intromette Paige prendendo il braccio di Jeremy, il quale mi guarda per chiedermi il consenso, che ha. – Su! Mi piace questa canzone! – squittisce facendomi venire il voltastomaco.
– Cassandra, credo che tu ancora non abbia capito bene con chi hai a che fare – inizia Alan.
– Oh, Alan, ho avuto a che fare con il gemello cattivo di Jeremy. Sono sicura di potercela fare anche con te – esclamo io, seccata.
– Mi stai dando del tu? – chiede Alan. – Cole Ruterful non ti farebbe mai del male, ma io sì. E te l'ho già fatto. E lo rifarò se continuerai così.
– Prima o poi gli Anziani torneranno e tu verrai raso al suolo – ringhio io avvicinandomi un po' a lui per farmi sentire bene. Sono sicura di quello che sto dicendo, gli Anziani sono un po' svitati ma non lo sono così tanto da far entrare un matto del genere in un Istituto. Comprometterebbe troppo il lavoro di ogni giovane Cacciatore.
Scoppia a ridere, confondendomi e basta. – Ragazzina, non hai proprio capito niente, non è vero? Gli Anziani ritorneranno tra un bel po' di tempo, e quando ritorneranno tu sarai così cambiata che non riuscirai nemmeno a parlare con me.
Questa volta sono io a ridere. – Si vede che non mi conosci per niente. Tu e tua figlia sarete pure quelli che "non si arrendono facilmente", ma tua figlia è viziata. Ecco perché è così competitiva. Pensa di poter avere tutto, ma qua capirà che i soldi non le daranno niente. Non qua, non a Boston.
– E si vede che tu non ci conosci così bene come credi. Noi siamo una famiglia ricca e potente, Cassandra. Quello che vogliamo, ce lo prendiamo. Dai tempo al tempo, Cassandra, e vedrai che mia figlia riuscirà a prendere il tuo amato ragazzo, e così anche tutta la tua vita. Scuoto la testa continuando a tenere il sorriso stampato in faccia, perché la situazione sta diventando esilarante: Alan che crede che la figlia possa veramente sostituirmi.
– Padre – lo chiama suo figlio. – Posso rubarti Cassie? – chiede mettendomi una mano sulla schiena.
– Certo. È tutta tua, figliolo – risponde Alan sorridendo freddamente al figlio. – Vi vedo bene insieme – aggiunge prima di andarsene, portandosi appresso anche il mio sorriso.
– Andiamo a ballare – borbotta il figlio trascinandomi al centro della pista da ballo, proprio accanto alla sorella.
Mi metto sotto le coperte e mi lascio avvolgere dal profumo e dalle braccia di Jeremy, che mi stringono ancora di più a lui. Mi lascia un bacio sulla fronte e fa un sospiro. – Odio questa situazione. Odio vedere quel viscido starti sempre così appiccicato e odio dover sentire quella viziata di una ragazzina strusciarmi addosso. Fa strano dirlo, ma non vedo l'ora che tornino gli Anziani – bofonchia lui, stanco.
– Già, è strano – borbotto io passano la mia mano lungo tutto il suo braccio. – Secondo te torneranno presto?
– Spero di sì, ma ho paura di no – risponde lui stringendomi ancora di più a lui. – Ora dormi e non ci pensare. Mi da un ultimo bacio sulle fronte e mormora: – Buonanotte.
– Buonanotte, Jeremy – sussurro, gli bacio il mento e sento la barba che gli sta crescendo. Mi rannicchio contro di lui e mi addormento un po' più serena sentendo il suo sorriso battere sulla mia fronte.
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