Capitolo 5: Come in un film horror
Entro dentro la nostra tavola calda e cerco con tutta me stessa di non tenere il muso. Sta mattina sono stata svegliata molto bruscamente dalla sveglia con su scritto "ti vorrei ricordare che hai baciato Austin e quindi adesso dovete parlare". Già, non è stata una buona idea; per niente ora che ci penso. Austin sta parlando con la nostra cameriera preferita e quando lei si accorge di me, mi sorride e se ne va avvertendoci che ci avrebbe portato la nostra solita colazione. La ringraziamo all'unisono e la sento ridacchiare mentre se ne va. Passo il mio sguardo da Janet ad Austin, che mi guarda senza dire niente. Bé, facciamo progressi. – Hai intenzione di parlare oggi? – chiedo io dopo un po'. Oggi mi rifiuto di rimanere in silenzio, mentre lui continua a guardarmi come una bambina che non sa niente, che non riesce a capire niente.
Austin mi guarda per un po' senza dire niente, non sorride né fa altro. – Sì, oggi credo di riuscire a parlare con te – risponde lui, freddo come sempre. Il suo sguardo accusatorio mi fa sentire in colpa, ma non è solo mia la colpa, è anche sua.
– Bene, allora... parla – ringhio io cercando di tenergli testa.
– Quello che è successo ieri sera è stato un errore. Io sto con Abby e tu con quel Jeremy...
– No, è qua che ti sbagli. Io e Jeremy non stiamo insieme – lo fermo io, non so per quale motivo, eppure il pensiero di fargli sapere che io e Jeremy non abbiamo una relazione mi sembra importante. So benissimo che quello che è successo ieri sera non è altro che un errore, un bacio dato a causa della confusione che stavamo provando; ma rimane Austin, e lui deve sapere la verità.
– Fammi finire, Cassie! – esclama lui alzando un po' la voce, è più forte di me e mi faccio più piccola sul divano. – Io sto con Abby e mi piace stare con lei. È una tipa complicata, ma mi piace e so che sono una grande speranza per lei. Ha avuto un passato difficile con i ragazzi e...
– Ok, puoi saltare la parte della ragazza traumatizzata e andare dritto al punto? Ho da fare – sbotto io, irritata. Non sono gelosa, è solo che quelle come Abby non mi sono mai piaciute e pensavo che fosse lo stesso anche per Austin, ma a quanto pare mi sbagliavo.
– Va bene, allora la nostra conversazione finisce qua – borbotta Austin alzandosi dal divano. Scoppio a ridere e non dico niente, questa volta non ho intenzione di fermarlo. – Sei stata tu a rovinare tutto, Cassie – mormora lui facendomi sobbalzare. Con questo mi ha praticamente uccisa. Rimango in silenzio e lo guardo, tramortita. – Non sei stata sincera con me e questo ha rovinato tutto. Tu hai rovinato tutto.
– Mi hai baciata tu! – esclamo io alzando il tono di voce. Non ho intenzione di prendermi tutta la colpa, quello che ho fatto l'ho fatto per cercare di proteggerlo. Inoltre, non mi ha dato nemmeno il tempo di dire qualcosa, quel giorno mi ha semplicemente cacciato via di casa.
Austin alza subito lo sguardo omicida su di me, ma questa volta non mi intimorisce per niente. – Abbassa la voce, Cassie! Qua c'è gente che conosce Abby – ringhia lui. Guardo fuori dalla finestra, furiosa. – Ok, va bene, sono stato io a baciarti e non so il perché, va bene? È che sei così... nuova. Sei così diversa dalla vecchia Cassie spaventata. Quindi sì, ti ho baciata, ma solo perché mi manchi. So che io manco a te, perché Dan mi ha detto che mi hai chiamato, e non è la prima volta che lo fai; ma continui ad essere tu quella che ha rovinato il nostro rapporto.
– Oh, per favore, Austin! Non riesci a fare di meglio, vero? Devi sempre dare tutta la colpa agli altri, non è vero? Proprio non riesci a capire che...
Mi prende di scatto il polso e mi costringe ad alzarmi, si avvicina a me e mi guarda dritto negli occhi, furioso. – So a che gioco stai giocando, Cassie – sussurra lui con gli occhi che sembrano scintillare dalla rabbia. – Non ci riuscirai. Mi dispiace, ma no. È colpa tua e lo sai pure tu, è per questo che ti fai mettere i piedi in testa in questo modo.
– Mi stai tenendo stretta a te e siamo a pochi centimetri di distanza. Sbaglio o prima mi hai detto che c'è gente che conosce Abby? – chiedo io sputando acido. Mi lascia subito il polso e si allontana da me, lo fulmino con gli occhi e poi mi allontano ancora di più.
– Ecco a voi – annuncia Janet mettendo le cose sul tavolo. – Per favore, ragazzi, smettetela di litigare.
E così facciamo. Ci sediamo e mangiamo in silenzio, senza nemmeno guardarci per un secondo. Credo di odiarlo, non è mai stato così freddo e arrabbiato, non mi ha mai messo così in imbarazzo come in questi ultimi due giorni. – Credo che la nostra conversazione sia veramente finita, non è vero? – chiedo io e lui annuisce continuando a guardare il suo piatto. – Bene. La proossima volta allora evita di chiamarmi se poi non parli, visto che è la seconda volta che lo fai.
– Tranquilla, non lo farò più – risponde lui.
Scuoto la testa guardandolo. – Adesso chi è che sta rovinando tutto? – chiedo infine alzandomi dal divano. Metto i soldi sul tavolo e cerco di andarmene, ma Austin afferra un'altra volta il mio braccio e mi gira verso di lui. Ha gli occhi spalancati ed è rosso dalla rabbia. – Lasciami andare! – ringhio io spingendolo, indietreggia, scioccato dalla forza che ho. Gli lancio un'occhiataccia e me ne vado.
Arrivo all'Istituto ed entro a passo veloce, salgo le scale e attraverso l'intero corridoio. Ivy mi chiama, così le dico: – Non adesso, per favore – e cerco di andarmene, ma non me lo lascia fare. Aggrotta la fronte mentre mi legge nel pensiero e poi abbassa lo sguardo sul mio polso. – Sto bene – ringhio allontanandomi un po'.
– Che è successo? – chiede Isaac intromettendosi, come sempre. Per fortuna non faccio nemmeno in tempo a mandarlo via che Jeremy apre la porta della sua camera e gli fa segno di entrare. Abbasso lo sguardo sapendo che ce l'ha con me, anche se in teoria non ne avrebbe il diritto. Isaac continua a fissarmi e quando fa per dire qualcosa Jeremy lo chiama di nuovo, spazientito.
Ivy afferra la mia mano e mi fa entrare in camera mia. – Ti devo raccontare che cosa si sono detti – mormora sorridendomi maliziosamente. – Allora – inizia sedendosi sul letto, – all'inizio si sono scusati l'uno con l'altro per quello che era successo, poi Isaac ha iniziato a parlare di me e di come ci teneva a me. Ha detto che non capisce più niente, che non sa cosa prova per me, ma che, quando ci siamo lasciati, si è sentito subito malissimo. Gli ha detto che continua a guardare le mie labbra e a volerle baciare, ch continua ad amare i miei occhi e...
– Ivy, perché li hai spiati? – chiedo io. Lo so che lo sta facendo per me, so che lo sta facendo per non farmi pensare ad Austinn, però sono stanca e triste. Non mi va di ascoltare quello che ha da dire su Jeremy, sui suoi problemi e sulle sue parole, perché per il momento mi bastano le mie, di paure, e i miei, di problemi. – Sono affari loro questi. Come ti sentiresti se loro venissero a spiare le nostre conversazioni?
– Ma non è colpa mia! – si giustifica subito lei. – Avevano la voce alta tutti e due e li sentivo benissimo già dal mio letto. Poi il resto è venuto da sé.
– Ivy... il tuo letto è accanto alla parete che divide la tua camera da quella di Isaac – borbotto io, un po' divertita.
Rimane in silenzio per un po', mordendosi il labbro inferiore, nervosa, e poi fa un sospiro. – Bé, mi ha lasciata. Devo sapere cosa ne pensa, sennò impazzisco! – sbotta lei. Faccio per dire che dovrebbe parlarne con lui, ma mi ferma con un gesto della mano. – Comunque – dice lei continuando il vecchio discorso, – poi Isaac gli ha chiesto come faceva ad essere sicuro del fatto che tu avevi baciato Austin e lui ha risposto dicendo che l'aveva capito dalla tua faccia. Poi ha iniziato a dire che se lo aspettava, che quando ti ha vista prima di uscire aveva già capito che stavate per baciarvi, che era tutta colpa sua e altre cose. Poi gli ha detto che non crede che tu gli permetterai un'altra volta di avvicinarsi a te, e altre cose dolcissime, come per esempio il fatto che stava bene con te...
Annuisco continuando ad ascoltarla, mentre continua a ripetere praticamente le stesse cose per un paio d'ore. È felice per quello che ha detto Isaac e non la smette di parlare. Alla fine però riesco a farle capire che sta dicendo sempre le stesse cose ma in modo diverso, e così lei si ferma, imbarazzata. Le dico che devo andare a parlare con Isaac, quindi usciamo da camera mia e bussiamo alla porta di Jeremy. Isaac ovviamente è nella sua stanza. Non faccio nemmeno in tempo ad entrare in camera di Jeremy che mi squilla il cellulare. Alzo gli occhi al cielo e rispondo. – Austin, è troppo tardi – dico subito, perché non ho più intenzione di farmi mettere i piedi in testa o di essere presa in giro da lui. Adesso è lui quello che sta dalla parte del torto, io ho fatto il possibile e lui non l'ha accettato.
– Oh, mi fa piacere sentirtelo dire – risponde una voce che non conosco.
Aggrotto la fronte. – Austin? – lo chiamo, già in preda al panico.
– Già... Il poveretto è a terra sanguinante – aggiunge la voce.
Trattengo il respiro e afferro la prima mano che vedo. – C-cosa? Dov'è? Chi sei? – sussurro io. Attaccano subito e il cellulare mi cade a terra. – Hanno preso Austin – mormoro guardando il cellulare. – L'hanno preso – aggiungo trattenendo le lacrime.
– Che significa "l'hanno preso"? – chiede Jeremy, preoccupato.
– Non lo so. Devo andare – bofonchio io andandomene, mi lascio tutti alla spalle nonostante mi stiano urlando di fermarmi. Entro dentro la macchina correndo, l'accendo e faccio per partire, quando Jeremy mi si mette davanti dicendomi qualcosa che non voglio nemmeno capire. Accelero un po' per fargli capire che si deve spostare, eppure sembra non volersi togliere. Odio quando fa così. Non ha nessun diritto di farlo, o forse ce l'ha, ma non m'interessa! Si deve togliere. In questo momento Austin potrebbe essere morto o quasi completamente dissanguato, ed io devo andare. Premo l'acceleratore e lo prendo di striscio. Mi guarda con gli occhi sbarrati e capisco che non pensava ne fossi capace. – Spostati! – urlo io, arrabbiata, e stranamente mi da ascolto. Si fa da parte, lo guardo per un paio di secondi e poi parto.
Appena arrivo alla nostra tavola calda chiedo informazione a Janet, che però mi dice che Austin se n'è andato da tanto tempo. Mi chiede se si deve preoccupare ed io la tranquillizzo subito dicendole che abbiamo solo litigato un'altra volta. Appena esco fuori dalla tavola calda il mio cellulare riprende a squillare, rispondo sapendo già tutto. – Tu... Dimmi dov'è.
– Vediamoci al vecchio parco giochi. E vieni da sola – risponde semplicemente la voce. Appena attacca cerco di ricordarmi la strada che devo fare per andare al vecchio parco giochi. È così lontano da qua... non riuscirò mai ad arrivarci in tempo. Lo so che non ho un tempo preciso, però Austin ce l'ha, e si chiama "vita" o "morte". Questo dipende da me.
I miei pensieri vengono completamente frantumati quando sento qualcuno prendermi da dietro e mettermi un fazzoletto davanti il naso e la bocca. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riesco e il mio corpo diventa sempre più pesante, comprese le palpebre. Cerco di spingere la persona dietro di me un'ultima volta prima di cadere.
Mi ci mancava solo questo: essere rapita da qualcuno.
Nonostante non abbia ancora aperto gli occhi riesco a vedere la luce fuori. Li apro e sono costretta a chiuderli subito: c'è veramente tanta luce. Eppure prima erano le cinque del pomeriggio e già era buio. Li apro un'altra volta e riesco a capire dove sono: il vecchio parco giochi. Mi accorgo solo adesso che sono per terra, così mi alzo e mi guardo intorno. Oltre al fatto che tutto è illuminato da lampioni e che ci sono giostre ormai inutilizzabili, non vedo niente di importante. Non c'è nessuno, o almeno così sembra, eppure sono qua, li percepisco.
Tutte le luci si spengono facendo rotolare il mio stomaco a terra dalla paura. Adesso riesco a sentire solo un lamento. – Austin? – lo chiamo dopo un po', con voce tremolante. Continuo a sentire quel lamento, ma è abbastanza lontano da me, quindi cerco di capire da dove proviene. Vado alla mia sinistra sperando di non inciampare da nessuna parte.
– Cassie! – urla Ivy. Continuo a non vedere nessuno, c'è troppo buio, ma mi giro e vado verso la sua voce. – Cass... – inizia Ivy, ma vado a sbattere contro qualcuno e non sento più niente. La persona indietreggia imprecando e io cerco di non imitarla, anche se credo mi stia uscendo il sangue dal naso.
– Il naso – borbotto io stringendolo un po', non è rotto ma mi sta decisamente uscendo il sangue. Un lampione vicino a noi si accende e finalmente riesco a vedere tutte le persone che sono venute ad aiutarmi: Ivy, che ora mi sta dando le spalle continuando ad imprecare; Jeremy, il quale si guarda intorno con gli occhi a fessura; Isaac, che appena riesce a vedere Ivy corre da lei per vedere se va tutto bene; e Allison, la quale sta tenendo stretto Jeremy.
Sento un cancello aprirsi e una musichetta da bambini inquietante iniziare. Mi giro verso il rumore e mi accorgo che una giostra è appena stata azionata; è una di quelle giostre con i cavalli che girano su un piano a forma di cerchio. Strizzo gli occhi non capendo quale sia il loro scopo, ma poco dopo vedo Austin attaccato al palo della giostra. Il rumore del cancello che si apriva era proprio perché hanno appena aperto la giostra, so benissimo quello che vogliono che faccia: entrare. E lo so che non dovrei entrare, so che è una trappola, ma Austin è là dentro che gira insieme alla giostra, con il suo viso pallido e la maglietta sudicia del suo stesso sangue. Non posso lasciarlo là. In questo momento potrei fare qualsiasi cosa per lui, pure morire.
– Cassie, no! – tuona Jeremy, ma ormai io sto correndo verso la giostra. Dopo essere salita su di essa il cancello si chiude; Jeremy mi guarda ancora più arrabbiato e sembra riuscire a malapena a contenere la rabbia.
Il cancello che si chiude non deve essere una buona cosa, ma per il momento devo pensare ad Austin. – Ehi, Austin! – lo chiamo piangendo, è svenuto. – Ti prego, svegliati! – piagnucolo.
Dopo un paio di schiaffi apre gli occhi lentamente e mi fissa. – Cassie – gracchia. – Allora sei viva.
– Che cosa stai dicendo? Certo che sono viva – mormoro io cercando di slegare le corde che lo tengono legato al palo. La sua testa continua ad essere rivolta verso terra, a quanto pare quindi è ancora troppo stordito per avere il controllo del suo corpo.
– Cassie, attenta! – urla Ivy. Mi giro all'istante ma il lampione e la giostra si spengono. Ora si sente solo il respiro affannato di Austin. – Cassie? – mi chiama Ivy con la poca voce che le rimane. Non riesco a parlare, so che davanti a me c'è un vampiro. Trattengo il respiro, non è solo un vampiro... è pieno di demoni. – Cassie! – grida Ivy, in preda al panico.
– Dio, quanto ti odio, Cassie! – tuona Jeremy, poi si sente una scossa e un gemito.
– Jeremy! – urla Allison, facendomi capire che il gemito era proprio di Jeremy. Cerco di correre da lui, ma vado a sbattere contro qualcuno ed è così forte che riesce a buttarmi a terra.
– Che sta succedendo? – urla Ivy istericamente. Sento il fiato di qualcuno sbattere sulla mia pelle, mentre sono ancora a terra con i giramenti di testa. La giostra si accende un'altra volta e con essa la luce, facendomi vedere un viso orribile proprio davanti a me. Non posso fare a meno di gridare. – Oh, mio Dio! Cassie! – strepita Ivy piangendo, mentre io continuo a tenere gli occhi chiusi per non vedere quel viso bruciato e deformato.
– Allontanati da lei, mostro! – grida Isaac.
Faccio un sospiro e apro gli occhi; il mostro è ancora qua e mi sta fissando. – Mi fa piacere che sia riuscita a guardarmi negli occhi, Whitesun – dice semplicemente il mostro, con una voce gracchiante e roca. È la stessa voce che ho sentito quando mi hanno chiamato con il cellulare di Austin.
Deglutisco, cerco di trovare una frase tra tutte quelle che vorrei dirgli. – Lasciali andare – sussurro io. Il mostro mi sorride, mi prende il braccio e mi alza. Tutti ci stanno guardando attentamente, lui piega un po' la testa continuando a fissarmi mentre guardo i ragazzi prima che la giostra giri nella parte apposta.
– Accendete le luci! – urla il mostro. Le luci dei lampioni si accendono e la giostra si ferma proprio davanti ai miei amici.
Un vampiro prende di scatto Austin e il mio primo istinto è quello di correre da lui, e così faccio. – Cosa fai? – tuono io mentre il vampiro prende Austin. Non faccio in tempo a cercare di prenderlo che il vampiro è già fuori, con Austin in braccio e il cancello chiuso. Guardo Ivy che sta cercando di non piangere e poi Jeremy, che è ancora a terra. – Vi prego, andate a soccorrere Austin – dico io cercando di non far tremare la mia voce.
– La ragazza ha scelto di salvarvi – annuncia il mostro. – E per salvarvi ha dovuto consegnarsi a me.
– Cosa? – sbotta Allison guardando prima me e poi il mostro. – È ridicolo!
– Che volete fare? – chiede il mostro guardando Isaac, il quale sta avanzando verso la giostra. – Provare ad entrare? Il vostro amico ci ha già provato e guardatelo – finisce puntando Jeremy con il dito. Quest'ultimo lo guarda malissimo e capisco subito che sta cercando di mandare a fuoco il demone. – Qua dentro i poteri non funzionano, Jeremy Ruterful – ringhia il mostro. Jeremy sbianca facendo ridere il demone. – Sì, conosco tutti voi. Addirittura te, Allison Red – aggiunge guardando Biancaneve, che diventa ancora più pallida del solito.
– Basta. Andatevene – esclamo io freddamente, li guardo uno ad uno e annuisco.
– Noi non ti lasciamo qua – sbotta Jeremy fulminandomi. – Smettila di fare l'eroina.
– Non avete altra scelta – ribatto io freddamente. Non sono stupida, cercherò di combatterlo anche se è praticamente impossibile. Delle ombre si avvicinano sempre di più ai miei amici e lentamente mi accorgo che si tratta di vampiri e lupi mannari. – Cosa fate? – chiedo subito, in preda al panico.
– Se i tuoi amici non se ne vanno, saremo costretti ad ucciderli – mi risponde un lupo mannaro.
– Cosa? No! – esclamo io cercando di andare verso di loro, ma il mostro mi prende e mi ferma. Cerco di farmi lasciare, però è troppo forte per me. – Lasciateli andare! Abbiamo un patto!
– Non è colpa nostra se i tuoi amici non fanno quello che tu gli ordini di fare – risponde il lupo mannaro.
Guardo tutti i miei amici, i quali si stanno riunendo più vicini possibili, e capisco che devo cercare di combattere il mostro adesso. Prendo la mia spada, ma il mostro capisce subito quello che voglio fare e mi fa girare verso di lui. Trattengo il respiro mentre i suoi occhi diventano rossi per la rabbia: un vampiro. Eppure ne approfitto e riesco a prendere un coltellino, gli taglio il braccio visto che purtroppo è l'unico punto dove riesco ad arrivare.
Egli fa uno strano verso e si distacca da me. – Uccidetela! – urla lui con gli occhi ancora più rossi di prima. – Anzi no, faccio io – aggiunge poi. Lo guardo, un po' spaventata, eppure sono pronta per un suo eventuale attacco. Si avvicina a me con i suoi poteri da vampiro e mi ritrovo i suoi denti dentro il collo, mentre proprio quando si stava avvicinando ero riuscita a prendere la mia spada. La impugno bene e cerco di alzarla, ma già sono stanca e così essa cade a terra.
– No! – urla qualcuno, credo si tratti di Jeremy ma non ne sono sicura. C'è troppo poco sangue dentro di me e sono sempre più stanca, mi lascio andare e il mostro fa in modo che rimanga in piedi.
Poi succede qualcosa di strano: il vampiro mi lascia andare e pochi secondi dopo mi cade addosso, facendoci cedere entrambi. Cerco di togliermelo di dosso, però è troppo pesante. Qualcuno lo toglie per me e quando alzo lo sguardo sono costretta a trattenere il respiro: Cole.
Mi prende per mano e mi fa alzare, continuo a guardarlo a bocca aperta senza riuscire a dire niente. Si dovrebbe ringraziare in questi casi, magari pure abbracciare, ma stiamo parlando di Cole... e lui mi ha uccisa mesi e mesi fa. Come fa ad essere qua? Come faceva a sapere che ero in pericolo? Lo so che dovrei essergli grata, però non volevo essere salvata da lui. – Stai bene? – mi chiede lui dopo un po'.
Se sto bene? Molto probabilmente ho la metà di sangue dentro il mio corpo. – Sì, emh... grazie – bofonchio io, ancora più confusa.
– Di niente – ribatte lui sorridendomi dolcemente.
Mi giro per gaurdare i miei amici. Stanno entrando nella giostra, così faccio per andare da loro quando vedo Austin in braccio a Jeremy: non si muove e ha gli occhi chiusi. – Austin? – chiedo io piangendo, corro da lui e lo accarezzo. Rantola invece di respirare. – Dobbiamo fare qualcosa!
– Stanno arrivando i maghi – annuncia Isaac continuando ad abbracciare Ivy, sta tremando. Alzo lo sguardo verso Jeremy che continua a guardarmi con gli occhi spalancati e il viso cereo. Mi giro per guardare Cole, ma non c'è più e forse è meglio così.
– Si è svegliato da poco – annuncia Ivy. Tutti i miei amici (Allison compresa) sono andati a casa di Austin per aspettare i maghi. Tutti tranne me, che sono dovuta tornare all'Istituto per farmi curare. – È molto agitato, ma i dottori ci hanno detto che non può prendere medicine, così lo abbiamo dovuto sopportare. Prova a vedere se riesci a calmarlo – borbotta poi, sembra veramente stanca. Annuisco e così Ivy si scansa per farmi entrare. Corro subito in camera di Austin e mi fermo di scatto vedendo tutti i miei amici in piedi e solo Austin seduto sul suo letto con gli occhi gonfi.
– Ciao – mi saluta Austin sorridendomi. Il mio cuore si ferma un paio di secondi in più del dovuto e poi orro da lui per abbracciarlo. Oh! – esclama lui ridendo, mi stringe a lui e sospira rilassandosi.
Chiudo gli occhi piangendo come una scema, pensavo veramente di averlo perso per sempre. Pensavo che fosse morto tra le braccia di Jeremy e pensavo che ce l'avesse ancora con me. – Ma che ti è venuto in mente? – chiedo io distaccandomi un po' da lui per guardarlo in faccia. – Perché sei andato da quel tipo?!
– Non era così inquietante all'inizio e comunque ci sono andato perché lui mi ha detto che ti aveva presa e che ti avrebbe liberata solo se fossi venuto anch'io. Lo che è stupido, però... mi aveva detto che ti aveva presa e non ti potevo lasciare in quel modo – risponde Austin arrossendo un po'. Gli sorrido e lo abbraccio di nuovo. – Mi sei mancata, Cassie. E grazie.
– Non mi ringraziare – mormoro io stirngendolo ancora di più a me. – Mi sei mancato così tanto.
– Anche tu mi sei mancata – sussurra lui stringendomi. – Dai, andate a casa. Sarete stanchi morti e mio padre dovrebbe essere di ritorno tra poco.
– Dov'è tua madre? – chiedo, perplessa. La madre di Austin è sempre stata a casa, è una di quelle persone a cui piace stare a casa il più possibile.
– L'hanno assunta per fare l'assistente di un uomo molto ricco, è dovuta partire con lui. Ritorna tra due giorni – borbotta lui, non sembra molto felice di questa cosa. Sua madre non ha mai avuto un vero e proprio lavoro, lo stipendio del padre di Austin è sempre bastato, ma a quanto pare ci sono dei problemi. Il padre sta sempre fuori, la maggior parte delle volte Austin nemmeno lo sente entrare ed uscire di casa per quanto lavora; ma fin da quand'era piccolo ha sempre avuto molta fiducia in lui e ogni domenica (il suo unico giorno libero) m'invitava a cena a casa loro.
– Se succede qualcosa non esitare a chiamarmi, ok? – chiedo io con le lacrime agli occhi. Gli do un bacio sulla fronte e lo guardo, aspettando una risposta.
– Sì, va bene – risponde lui guardandomi con quei suoi occhioni scuri. Gli sorrido per l'ennesima volta e lo abbraccio ancora una volta. Ride stringendomi a lui. – Vai a dormire, sei stanca morta, e quando sei stanca morta sei isterica e piagnucolona.
Gli do una spinta appena mi distacco da lui e così si mette a ridere. – Stronzo – borbotto facendo la voce da bambina. – Buonanotte.
Tutti escono dalla stanza prima di me ed entrano in macchina. Il viaggio è silenzioso, siamo tutti stanchi morti. Tutto questo sembra essere stato solo un sogno adesso, un incubo dal quale sto per svegliarmi. Eppure non mi sveglio mai. Ogni giorno mi sveglio con la paura che possa accadere qualcosa di brutto, e puntualmente succede. La mia vita ormai sembra essere un film horror, o appunto un incubo.
Quando entriamo tutti entriamo nell'Istituto decido di parlare. – Ragazzi – li chiamo e tutti si girano. – Grazie. Grazie per essere venuti e per aver portato Austin a casa. Non vi ringrazierò mai abbastanza – dico. Ivy è la prima ad avvicinarsi a me per abbracciarmi.
– Ivy – bofonchia Isaac staccandola da me. – Vai a dormire. Non ti reggi nemmeno più in piedi per la stanchezza – le dice guardandola negli occhi. Quest'ultima annuisce, mi guarda un'ultima volta e poi se ne va. Isaac mi guarda senza aggiungere niente per un bel po' di tempo. – Sei la solita. Ma che ti è venuto in mente?! – sbotta poi prima di abbracciarmi. Appena si distacca da me, mi fulmina con gli occhi e poi se ne va.
– Io vado a dormire – dice Allison mettendo una mano sulla spalla di Jeremy. – Sei stata coraggiosa, Cassie. Hai scelto la vita dei tuoi amici al posto della tua, e per questo ti.. ti stimo, sì – borbotta lei, fredda come sempre. – Buonanotte.
– Grazie, anche a te – rispondo io, imbarazzata, guardando Jeremy.
Fa spallucce e fa un sospiro scompigliandosi un po' i capelli. – Te lo dovevo – mormora continuando a guardare per terra, sembra distrutto tanto quanto gli altri, se non di più. – Buonanotte.
– Jeremy – lo chiamo io quando vedo che se ne sta andando. – Forse dovremmo parlare.
– Già, dovremmo – mi fa eco lui continuando a darmi le spalle. – Buonanotte, Cassie.
Mi lascia così, da sola e con l'orgoglio sotto i piedi. All'inizio penso di poterlo accettarlo, perché dopotutto noi siamo così: più lontani stiamo e meglio è, ma poi mi rendo conto che possiamo stare separati per un po', eppure ci ritroviamo sempre insieme. Noi ci ritroviamo sempre. Decido così di seguirlo in camera sua, dopo tutto quello che mi ha ripetuto Ivy non posso lasciarlo andare così. Sta male e questo fa stare male anche me. Busso alla porta ed apro prima che lui possa dirmi di non entrare; ma forse avrei dovuto asepttare... visto che adesso sta con solo i boxer e mi guarda con gli occhi sbarrati.
– Sbaglio o qualcuno dovrebbe prima avere il permesso di entrare nelle camere altrui? – chiede lui ricomponendosi, dopotutto non credo sia un vero problema per lui farsi vedere in questo stato.
– Emh.. Sì, sì, in teoria è così – balbetto io, rossa in viso.
Ride mettendosi i pantaloni del pigiama, scuote la testa mentre io lo guardo ancora più imbarazzata, così tanto che non riesco nemmeno a girarmi. – Non fa niente, la tua faccia è una gradevole ricompensa – ribatte lui ridendo.
– Cosa ha la mia faccia che non va? – chiedo io, giusto per sviare l'argomento Sono Entrata Senza Il Tuo Permesso E Ti Ho Visto Con Un Solo Indumento Addosso. Anche se, ripeto, non credo sia un problema per lui, calcolando il fatto che l'ho visto senza indumenti.
– Oh, niente! Sei solo rossa come un peperone e i tuoi occhi stanno per uscire dalle orbite. Niente di ché – risponde lui ridacchiando.
– È che non mi aspettavo di trovarti nudo! Cioè... praticamente nudo, con i boxer – bofonchio io, ancora più rossa in viso. Sento il mio cuore battere velocissimo e la mia faccia andare in fiamme, non credo sia una buona cosa.
– Secondo te come vado a dormire? – chiede lui guardandomi con il suo sorriso da furbetto. Rimango in silenzio e così il suo sorriso svanisce, fa un sospiro. – Perché sei qua, Cassie? Sono stanco, non sono veramente in grado di avere una conversazione matura al momento.
– Provaci almeno – sussurro io cercando i suoi occhi, visto che sta facendo di tutto per non guardarmi.
Si mette una maglietta e mi guarda senza avvicinarsi. – Hai paura di me? – chiede con voce tremante. Ho paura di lui? Oddio, no. Per un momento ho avuto paura, quando ha attraversato quel muro d'acqua, ma non mi potrebbe mai fare del male. Non me n'ha fatto quando aveva spento tutto, quando non era più il mio Jeremy; non potrebbe mai farmi del male adesso. Però in quel momento ho avuto paura, e forse una ragazza non dovrebbe mai avere paura del suo ragazzo. Abbasso lo sguardo non sapendo cosa rispondere e lui deve aver preso il mio silenzio come una risposta positiva, perché sospira e mormora: – È tutta colpa mia. Non dovevo dare di matto, ma l'ho fatto e ora a malapena mi guardi negli occhi. – Si siede sul letto e si mette le mani nei capelli. – Lui ti ha salvata, Cassie – continua coprendosi la faccia con le mani. – Ti ha salvata e se n'è andato. Mio fratello ti ha salvata e se n'è andato. Eri pronta a morire per il tuo ex ragazzo... Io non credo di farcela, Cassie. Mi dispiace, davvero, ma tutte queste persone ci sono perché ti amano ed io non posso veramente competere. Hai paura di me! Come fai ad essere qua?! Come fai a parlarmi ancora?! Non posso competere con loro. Non posso. Non sono niente in confronto a loro, ed è la verità! Mio fratello vuole uccidere tutti tranne te e governare il mondo insieme a te! Ti sta offrendo il mondo, Cassie! Austin è corso in tuo aiuto senza nemmeno pensarci un secondo e sarà sicuramente pronto a lasciare definitivamente quella Abby per te. Ti sta offrendo una famiglia che ti vuole bene, ti sta offrendo una casa dove stare. Ed io? Che ti posso offrire io, Cassie? Litighiamo ogni giorno e poi va a finire che qualcuno bacia qualcun altro. È tutto un casino quando si parla di noi due. Non posso veramente competere con mio fratello che ti offre il mondo e il tuo ex ragazzo che conosci meglio di chiunque altro. Non posso... mi dispiace.
– Non si tratta di competere, Jeremy – dico io continuando a stare immobile. Mi guarda come se non riuscisse a capire. – Ma non lo capisci?! Non c'è niente da competere quando ci sei tu in mezzo. Vinceresti sempre tu, non c'è nemmeno bisogno d'iniziare una competizione! Perché il secondo dopo avresti già vinto!
– Bé, allora sei una stupida – mormora lui guardandomi con un tono triste e arrabbiato allo stesso tempo. Forse ha ragione, non riesce proprio ad avere una conversazione matura quando è stanco.
– Ok, ne riparliamo domani – borbotto io guardandolo, ma lui continua a tenere gli occhi a terra annuendo.
– Sì, ne riparliamo – ribatte lui non degnandomi nemmeno di uno sguardo. Scuoto la testa capendo che non ne riparleremo per un bel po' di tempo e poi me ne vado.
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