Capitolo 42: Ti sei persa
Non ho toccato cibo a colazione. Mi sono limitata a sedermi a tavola, senza fare o dire niente.
Ivy è accanto a me, ma non dice una parola. Ha le occhiaie profonde ed ancora gli occhi gonfi dal pianto. Siamo diventate delle ottime compagne: entrambe depresse e silenziose. Nonostante questo, però, mi è dispiaciuto non fare realmente la festa per Ellie e Scott, che sono partiti stamattina all'alba.
Jeremy non si è presentato per fare colazione. Spero di trovarlo almeno per il Rito. Sono spaventata, ma penso sia stata una delle poche scelte sensate di Jeremy. Una volta morta, non proverà più quel senso di vuoto e quel dolore che derivano dalla morte dell'anima gemella. Inoltre, visto lo scherzetto che mi hanno fatto... non facendomi più sentire niente... La nostra storia era diventata una barzelletta. Inutile.
Mi alzo dalla sedia, pronta ad andare nella sala. Ivy non alza lo sguardo su di me, ma si limita a dire: - Se questo servirà a non distruggervi a vicenda, lo appoggio.
Annuisco, anche se non mi sta osservando. - è la scelta migliore.
- Perderò anche te - sussurra, senza alcuna emozione. - Jeremy perderà anche te.
Non riesco a dire niente. Forse... forse la mia è l'ennesima scelta egoistica. Eppure mi sembra la scelta più giusta. Forse si, forse mi sto punendo, ma dall'altra parte forse è la paura di convivere con me stessa, con tutte le mie scelte sbagliate e quelle che hanno fatto soffrire gli altri.
Sto scappando. Questa è l'ultima corsa.
Tutti mi dicono che sto sbagliando, eppure non riesco a capire come abbiano fatto a trovare la forza per non vedermi più come un mostro... la forza per accettare tutto quello che ho fatto e perdonarmi.
Non sono in grado di perdonare gli altri, figuriamoci me stessa. Ho esagerato, me ne sono resa conto quando Cole mi ha portato con sé, e dopo niente ha avuto più molto a che fare con la mia forza, la mia mente. Eppure, nonostante questo, tutto è successo per quell'unica scelta: quella di scappare via, di andare da Cole.
Quello che c'è stato dopo è stata la conseguenza. Non provavo tristezza per me stessa, solo una profonda rabbia e disgusto. Lilith non aveva ragione di rendermi la vittima. Non lo sono. Non lo sono da un po' ormai.
Il mio aspetto demoniaco è solo l'ennesima conferma.
Ma c'è un piccolo pensiero che mi sta perseguitando da giorni, ed è: fermati. Smettila di correre via. Non c'è speranza per chi scappa da sé stesso. Non c'è redenzione.
Potrei scappare, morire e rimanere incastrata nel mio stesso senso di colpa.
La sala è completamente vuota, assomiglia a quella che ospitava gli Anziani, con il pavimento in marmo e ovale. Deglutisco, ed avanzo verso il centro. So che questa potrebbe essere l'unica scelta giusta da anni, ma il solo pensiero di dover eliminare il mio legame con Jeremy... toglie qualsiasi speranza sull'amore.
Louis entra facendosi sentire a malapena. Si avvicina a me, con un modo di fare distaccato e professionale. Stringo i denti, tremando leggermente. - Sei sicura, Cassie? - mi chiede. - Questo è un procedimento che richiede tanta forza. I Maghi che saranno presenti dovranno essere rudi con voi.
- Io e Jeremy abbiamo preso la nostra decisione - concludo annuendo.
Louis mi guarda per alcuni secondi, quasi con tristezza. - Non potrete tornare indietro - mormora. - Certi legami sono fatti per non essere distrutti. Non cercate quello che non si può trovare.
- Il Libro espone un Rito per cancellare questi legami - ringhio, tremando a causa delle forti emozioni. - Quindi come può non esistere?
- Quel Rito è per determinate situazioni - replica Louis. - Nel caso in cui personaggi come il Mostro delle Ombre perdano la testa.
- Morirò comunque - concludo. - Con o senza legame.
- Cassie...
- Guardami negli occhi - ringhio, con le lacrime agli occhi, avvicinandomi a lui. - E trova il coraggio di dirmi che si può tornare indietro, che quello che ho fatto troverà il modo di sfumare.
Aggrotta la fronte, sofferente. - Non lo farà - replica con il tono di voce basso. - Ma puoi conviverci, Cassie. Non sei cattiva.
Alzo il mento ridacchiando. - Lo sono - ribatto. - Dovresti saperlo.
- Sei solo una ragazzina... - mormora, senza alcuna traccia di rabbia, come se fosse un dato di fatto. - Non farti questo. Ti sei persa.
- E non mi sono ritrovata, evidentemente - concludo.
Almeno una decina di maghi interrompe la nostra conversazione, tra cui anche Andrew e Caroline. Molti di loro sembrano quasi annoiati e come dargli torto: con tutto quello che sta succedendo, sono stati chiamati per interrompere un legame.
Jeremy entra nella stanza, con un andamento veloce e le mani chiuse in pugni. Louis si allontana, ma il sorriso che gli spunta appena Jeremy si avvicina non mi piace per niente. Jeremy si ferma, a pochi passi da me, e mi osserva con durezza. - Non lo farò.
Sgrano gli occhi. - Che cosa?! - esclamo. - Ne abbiamo parlato!
- Non lo farò - ripete, quasi ringhiando. I suoi occhi in tempesta sono fermi sui miei, non c'è un accenno di ripensamento. - Non ho intenzione di eliminare l'unica possibilità che hai di tornare qua.
- No, no... Jeremy! - urlo. - Non la voglio questa possibilità!
Jeremy scuote la testa e si gira per andarsene. Gli afferro malamente il braccio e lo tiro a me, con rabbia.
- Non la voglio! - ripeto tirandolo.
- Io la voglio! - tuona Jeremy, girandosi nuovamente verso di me. Abbassa il viso verso di me, furioso, con il volto in fiamme. - Non sarò la ragione che non ti darà la possibilità di tornare! Non lo accetterò mai! Lasciami il braccio, Cassie.
- No! - urlo. - Ne avevamo discusso! - Stringo la presa, in preda al panico. - Per favore, per l'amor di Dio, Jeremy...
- No - ripete, il tono duro, che non ammette repliche. - Non lo farò.
La rabbia prende il sopravvento. Lo spingo violentemente e gli sono addosso in un secondo, tuttavia lui mi precede e mi afferra malamente da dietro. Mi tiene ferma, il braccio attorno al collo che mi fa a malapena respirare.
Abbiamo entrambi il respiro affannato, ma io sto piangendo. - Non farlo - ripeto, in lacrime. - Ti distruggerà. Ci distruggerà.
- Accettalo - mi ringhia all'orecchio. - Quello che mi distruggerà sarà la tua assenza, con o senza legame.
Inizio a singhiozzare, mentre tutti i maghi si affrettano ad andarsene, ancora più annoiati di prima. - Non sai quello che stai facendo...
- Lo so - risponde lui. - Sono consapevole di tutto quello che accadrà. Ieri mi sono fatto prendere dalla rabbia, ma non riuscirò mai a rompere quello che c'è.
Mi accascio a terra, disperata. - Stai sbagliando.
Jeremy si avvicina a me, seduto a terra. - Guardami. - Alzo lo sguardo su di lui, tirando su con il naso. Mi asciugo le lacrime, la sua calma mi tranquillizza. - Io e te siamo un caso perso. Ma siamo il mio caso perso. Nonostante tutte le cose che possiamo urlarci contro, non possiamo cancellarlo.
- Sono stata con tuo fratello - gli ringhio contro, con le lacrime agli occhi. - Era il padre di mio figlio! Come fai a dire una cosa del genere?!
Abbassa lo sguardo a terra, con i muscoli della mascella in rilievo. - Tutto quello che è successo con lui... Quella relazione ha portato a delle conseguenze che dovrai portarti dietro per sempre.
Mi alzo, furiosa. - Nel sogno non la pensavi così - replico. - Quanto durerà eh? Questa tua fase zen? Fino al prossimo sogno?
- Isaac era appena stato ferito gravemente, non ero in me - si giustifica Jeremy.
Scuoto la testa. - Non è mai stato solo questo e lo sai - ringhio. - Lo volevi anche tu! Volevi cancellare tutto questo una volta per tutte!
- Ti stavo provocando, Cassie.
- Non era solo questo!
Jeremy si alza di scatto, arrabbiato, e quasi mi travolge. Devo allontanare il busto per non venire investita da lui. Mostra i denti ed afferma: - Tu chiami, io rispondo. Ancora non l'hai capito che sono il tuo riflesso?
- Allora fallo! Fai il Rito con me! - esclamo.
Jeremy scuote la testa e se ne va, senza aggiungere altro. D'un tratto una valanga d'acqua lo raggiunge in un batter d'occhio e lo bagna completamente, facendogli perdere il fiato per alcuni secondi.
Jeremy rimane fermo, rigido, con le mani chiuse a pugni. Non si gira, ma i muscoli della sua schiena sono così contratti da notarsi a distanza.
- Te ne pentirai, Jeremy - gli urlo dietro, quando riprende a camminare.
- Mai quanto te - replica lui, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Trattengo a malapena un urlo di frustrazione. Mi accorgo solo in quel momento che Louis non ci ha mai lasciati da soli.
La sua espressione è neutra, ma qualcosa nel suo modo di fare mi fa pensare che stia gongolando dentro di sé. - Sei contento?! - gli chiedo, furiosa.
Louis annuisce. - È la cosa giusta. Sono contento che almeno uno dei due sia arrivato alla conclusione giusta.
- Non lo è - ribatto io. - Sai quello che proverà quando Cole mi ucciderà? Sei sicuro che il dolore causato dalla mia morte non gli impedirà di riuscire ad uccidere Cole?
- L'ho già visto soffrire per la tua morte, Cassie - mormora. - Probabilmente perderà i sensi, ma credo in lui.
Stringo le labbra, frustrata. - Non ha senso fargli così del male.
- Non fare finta di salvarlo, Cassie - mi rimprovera lui. - Sappiamo bene entrambi che non lo stai facendo solamente per questo.
Detto questo, mi lascia da sola. Mi siedo nuovamente a terra, prendendomi il viso tra le mani. E questa volta urlo. Un muro di acqua si innalza nella stanza per poi cadere malamente a terra, creando un'onda.
🗡️🗡️🗡️
Delle persone escono dallo studio di Louis. Non hanno una bella cera. Lancio un'occhiata ad Ivy, che si trova proprio accanto a me, e dalla sua espressione capisco che i pensieri dei Cacciatori non sono esattamente belli.
Deglutisco, in ansia. Ivy è piuttosto pallida, ma si limita a dire: - Preparati, Cassie.
Entriamo nello studio e la faccia di Louis è ancora più cadaverica. Stringo i denti e mi siedo su una delle due sedie che si trovano difronte alla scrivania di Louis. Ci guarda, sofferente. - Non sono buone notizie - annuncia.
- Si tratta di Isaac? - chiedo.
Scuote la testa. - No, è Cole - replica. - Siamo venuti a sapere che ci attaccherà tra pochi giorni.
Per un attimo penso di avere un mancamento. - Cosa? - sussurro. - Ma... Ma... I Draghi, Ellie...
Scuote la testa. - È troppo tardi, Cassie - mormora. - Mi dispiace. Hai fatto tutto il possibile per aiutarci.
- Il Mostro delle Ombre non ci aiuterà mai senza di lei - aggiungo, con le lacrime agli occhi.
- Abbiamo qualche speranza? - chiede la figlia.
Louis rimane in silenzio per troppo tempo. Delle lacrime solcano il mio viso, mi affretto ad asciugarle. - Possiamo solo combattere fino alla fine - si limita a dire.
- Merda - commento, alzandomi dalla sedia. - Dobbiamo richiamare Ellie. È la nostra unica speranza.
- Stiamo cercando di contattarli - replica Louis. - Ma sembrano... spariti.
Sussulto. Per un attimo la testa sembra completamente leggera. Gli occhi si fermano prima su Ivy e poi su Louis. La mia amica, sempre così piena di emozioni, sembra essere diventata di pietra. Da quando Isaac è entrato in coma. - Che cosa significa spariti?
- Non sono rintracciabili - spiega Louis. - Le loro cose si trovano all'Istituto di Madrid... Ma loro...
Scuoto la testa. - Non è possibile.
- Mi dispiace, Cassie.
Osservo Ivy, che però continua a guardare la scrivania. Una risata isterica prende il sopravvento. Mi metto indietro i capelli, furiosa.
Lilith.
Mi alzo di scatto della sedia. Louis mi segue, cercando di afferrarmi il braccio. - No, Cassie, lei non c'entra niente...
Rido. - Lo vedremo.
Sfuggo dalla sua presa e corro via, per entrare nella sala delle armi. Mi intrufolo immediatamente nella sua camera e la trovo ad osservare fuori dalla finestra, seduta sulla sua poltrona. Gira il viso verso di me, calma. - Cassandra - mi chiama. - Che cosa succede? So che Jeremy ha cambiato idea...
Afferro il pugnale e lo tiro. La finta maga sgrana gli occhi e, con un gesto della mano, scaraventa il pugnale dall'altra parte della camera. Corro e le salto addosso in pochi secondi, puntandole un altro pugnale alla gola.
- Cassie... - mi chiama lei. - Ma che diavolo stai facendo?
- Dove sono i miei amici? - le ringhio addosso.
- Chi? - chiede. - Togli il pugnale, Cassandra.
Stringo l'impugnatura del pugnale, ringhiando. - Ellie e Scott - rispondo. - Sono scomparsi da quando sono andati a Madrid.
- E come faccio a saperlo io, che sono qua? - replica lei, con una calma che mi fa innervosire ancora di più.
- Tu non sei una maga - sputo. - Che cazzo sei?
- Spostati, Cassie - mi ordina lei. - O non sarò più così clemente.
Jeremy e Louis entrano nella stanza. Jeremy socchiude le labbra, scioccato, ma non dice niente. Osserva prima me e poi Lilith.
Delle scosse mi riportano a Lilith. Mi irrigidisco, sofferente, ma non mi muovo. Stringo i denti, guardandola dritta negli occhi.
Non riesco a parlare.
- Se sai qualcosa ti conviene parlare - è Jeremy. - Perché io non ho intenzione di muovere un dito. - Gira il viso verso Louis e l'occhiataccia che lancia è abbastanza spaventosa. - E consiglio a Louis di fare altrettanto.
- Ragazzi! - esclama Louis. Cerca di fare un passo verso di noi, ma un muro di fiamme lo costringe a fermarsi.
- Sono serio - aggiunge Jeremy. - Lilith, Cassie vuole sapere che cosa sei.
Stringo la presa sulla finta maga. Le scosse sono sempre più difficili da sopportare.
- Una maga - replica Lilith.
Scuoto la testa ringhiando. La lama arriva a graffiarla.
- Cassie! - urla Louis.
Una bolla d'acqua minaccia di avvicinarsi al suo viso. Lilith la osserva, leggermente spaventata.
- Cassie, no! - urla Louis.
- Che cosa sei? - ripete Jeremy ad alta voce.
- Ferma l'acqua, Cassie! - tuona Louis.
Osservo per un attimo Jeremy, capendo che Louis è veramente terrorizzato. Jeremy capisce immediatamente ed osserva il capo dell'Istituto.
Una scossa si fa più intensa e caccio un urlo. Perdo la presa sul pugnale nel momento esatto in cui la finta maga riesce a buttarmi via, come un sacco dell'immondizia.
Per un attimo la fiamma di Jeremy si spegne. Capisco che il suo primo istinto è quello di venire in mio soccorso.
Nonostante il dolore, che stranamente in questo momento fa più da incentivo per attaccarla che altro, con un movimento del viso sposto la bolla d'acqua.
- No! - urla Louis.
Ma è troppo tardi. La bolla cerca di chiudersi attorno al viso di Lilith. Eppure la bolla esplode, appena entra in contatto con la pelle di Lilith.
La sua pelle si trasforma. Lilith urla, sofferente e si mette le mani davanti al viso, accasciandosi.
Indietreggio e mi rendo conto di stare proprio davanti a Jeremy.
- Lilith... - sussurra Louis correndo da lei, appena Jeremy spegne il fuoco. - Fammi vedere... - la prega, posandole le mani sulle sue, con una delicatezza che non gli ho mai visto usare.
Perché diavolo l'acqua le fa così male?, chiedo mentalmente a Jeremy. Lo osservo e lui scuote la testa, con la fronte aggrottata.
Qualcosa mi dice che è meglio essere pronti a scappare, pensa Jeremy.
Annuisco, mentre Louis riesce a togliere le mani di Lilith dal suo viso. Sussultiamo nel vedere la pelle di Lilith come quella di un serpente. I suoi occhi si fermano su di me e le iridi sono di un verde smeraldo. Le pupille nere ridotte ad una linea fina come quella di un gatto.
- Ma che cazzo...? - sputa Jeremy, attirandomi accanto a lui.
- Scappate! - urla Louis.
Non ce lo facciamo ripetere due volte. Appena ci giriamo, pronti a scappare, Lilith apre la bocca e da essa esce del fuoco.
Urlo, spaventata, e cerco di innalzare acqua, ma la forza del fuoco di Lilith ci spinge oltre la porta, facendola a pezzi.
La caduta non mi crea alcuno scompenso, quindi mi rialzo immediatamente. Jeremy, d'altro canto, sta cercando di alzarsi con affanno. Corro da lui e lo aiuto ad alzarsi, proprio mentre Lilith ci scaglia contro un'altra fiamma.
Ci scansiamo giusto in tempo. Osservo il mostro con la pelle a scaglie di serpente, spaventata, mentre scappiamo via.
Ci rintaniamo in camera di Jeremy. Lui ha il fiatone per lo spavento e lo sforzo. - Che cazzo era?! - tuona.
- Lo dico dall'inizio che non è una maga - ringhio.
- Perché Louis ci ha mentito? - chiede a voce alta.
- Perché ne è innamorato - ringhio io, facendolo sussultare.
- È metà Drago - se ne esce Jeremy. - Uno dei due genitori deve essere un Drago e l'altro un mago o un umano.
Ridacchio. - Abbiamo avuto la risposta davanti ai nostri occhi per tutto questo tempo - replico. - Scott ed Ellie sono chissà dove... E noi avevamo la risposta già qua a casa.
Jeremy scuote la testa. - Non ci posso credere...
- Nemmeno io - ammetto. Gli sorrido, soddisfatta. - Ma abbiamo un vantaggio.
Jeremy non sorride, ma la luce che illumina i suoi occhi mi fa capire che è altrettanto felice di questa scoperta. - Se non vorrà aiutare noi due, sicuramente vorrà aiutare Louis.
Annuisco. - Nessuno deve saperlo - mormoro. - Se c'è una spia qua, e non è lei, allora... possiamo usarlo a nostro vantaggio quando, tra pochi giorni, Cole ci attaccherà.
- Dobbiamo parlarne con Louis - aggiunge lui.
- Fai passare la tempesta di fuoco.
Jeremy ridacchia e si siede sul letto. Accavalla le gambe ed appoggia i palmi dietro di lui, sorridendomi maliziosamente. - Sapevo che non eri totalmente matta.
Cerco di non ridere. - Ecco quello che succede quando non mi sottovaluti - dico semplicemente.
- Intendi che andiamo incontro a morte certa contro un drago?
Gli lancio un'occhiataccia che lo fa sorridere ancora di più. - Intendo che insieme siamo bravi, quando non ci impegniamo ad odiarci.
- Stamattina non la pensavi così quando volevi togliere il legame - mi rimprovera.
- Possiamo essere bravi anche senza legame - replico, arrabbiata.
- Sicuramente in questo modo siamo più avvantaggiati - ribatte.
- Non la pensavi così, quando mi hai detto che Isaac si era ferito per colpa mia - ringhio.
Sospira. - Non ho mai detto questo.
- Oh, giusto! - esclamo. - Il solo fatto di esistere ha fatto in modo che tu non fossi in grado di aiutare il tuo amico. O era colpa della spada che non mi ero portata?
- Quindi vuoi staccare la mia anima dalla tua perché ti ho offesa?! - chiede, rabbioso, alzandosi dal letto per avvicinarsi leggermente a me.
- No - ringhio. - Voglio staccare le nostre anime perché non lo trovo conveniente per nessuno. Non più.
Scuote la testa. - Insieme siamo forti, Cassie.
- Non lo siamo! - esclamo io, spingendolo via. - Nessuno lo sarebbe! Vedere e sentire la questione troppo vicina non è mai stato d'aiuto.
- Smettila di scappare! - tuona, afferrandomi le spalle. Sussulto. - Basta, cazzo! - urla. - Non ti ha portato da nessuna parte nemmeno questo, quindi che senso ha continuare a farlo? Guardati, porca troia! Dove ti ha portato scappare da noi?
Per un attimo ho un mancamento. Il corpo di Jeremy si irrigidisce. Mi rendo conto troppo tardi di stare a guardarlo, con la bocca socchiusa.
Quando capisce che non intendo rispondere, mi lasci andare e fa due passi indietro. Si schiarisce la voce, nervoso. - Non farò il Rito - conclude. - Posso darti tutto il resto, ma non il Rito.
- Cosa sarebbe "tutto il resto"? - ringhio.
Jeremy sorride sornione e si avvicina a me con passo lento e controllato. Abbassa il viso verso di me e, guardandomi negli occhi, mormora: - Non sei pronta per la risposta.
🗡️🗡️🗡️
Mi giro, nel letto, e vado a sbattere contro un petto. Apro gli occhi, lentamente, ed incontro immediatamente il sorrisino malizioso di Jeremy. Emetto un lamento. - Tu che cosa ci fai qua? - gli chiedo.
- Sono in camera tua - risponde lui. è completamente rivolto verso di me, steso su un lato del fianco, con la testa appoggiata sulla mano. - Dimmelo tu.
- Non ti ho chiamato.
- Eppure sono qua - ridacchia lui. - Pensi che Lilith abbia mentito anche su questo?
- Non lo escluderei - borbotto io, prima di rigirarmi, per dargli le spalle. - Ora lasciami dormire.
- Stai già dormendo - mi prende in giro. - Stai sognando.
-Vattene, Jeremy - lo intimo. - Prima che ti costringa ad andartene con le cattive.
Lo sento ridacchiare e si muove, accanto a me, sdraiandosi sulla schiena. Lo sento sospirare e mettere le mani dietro la nuca, ma non mi giro. Al contrario di me, sembra totalmente rilassato ed a suo agio.
- Jeremy.
- Dimmi.
- Levati dalle palle.
- Costringimi - mi mette alla prova.
Mi metto seduta, per poi girare il viso verso di lui. - Sei serio? - gli chiedo. Annuisce, con un sorrisino soddisfatto. Trattengo a malapena un ringhio, ma cerco di concentrarmi per riuscire a mandarlo via dal mio stesso sogno.
- Sappiamo entrambi che mi vuoi qua - cantilena lui.
Mi alzo dal letto, arrabbiata, e vado verso la porta. Jeremy si non si muove dal letto, mi continua ad osservare con un sorrisino. Cerco di aprire la porta, ma mi rendo conto che è chiusa. Faccio forza, per cercare di forzarla. Jeremy scoppia a ridere, buttando la testa indietro.
- Apri la porta, Jeremy! - urlo.
- È il tuo sogno - ride. - Se la porta non si apre, è una tua idea, mica mia.
Do un calcio alla porta, rabbiosa. - Aiutami! - esclamo.
- Mi diverte troppo guardarti da qua - se ne esce lui.
Mi giro verso di lui, furiosa. Afferro un libro e glielo lancio addosso. Jeremy non fa in tempo a proteggersi ed il libro lo prende in pieno petto. - Attenta! - esclama. - Potevi farmi veramente male.
- Secondo te il mio scopo era quello di farti del bene?! - chiedo ad alta voce. - Via dal mio sogno!
Jeremy si alza dal letto e si avvicina a me con un sorrisino malizioso ed il passo lento. - L'ultima volta che sei scappata dal sogno è stato perché ti ho ferita emotivamente - afferma. Posa una mano dietro la porta, proprio accanto al mio viso, e sento immediatamente il cuore iniziare a scalpitare. - Vuoi riprovare la sensazione?
- Fai quello che devi, basta che lasci il mio sogno - ringhio, ma i miei occhi vengono catturati immediatamente dal modo in cui la sua lingua sta inumidendo le labbra. Stringo le mie in una linea fina e deglutisco, in difficoltà.
Mi sorride, capendo la mia difficoltà, ed abbassa lo sguardo verso le mie labbra. - Vediamo... - sussurra, prima di avvicinare il viso al mio. Mi lascia un bacio casto sulle labbra e poi si allontana un po' per osservare la mia reazione.
Stringo le mani in pugni, deglutendo a vuoto, e gli lancio un'occhiata di fuoco.
- Più mi guardi così... - mormora. - Con queste finte espressioni da omicida, e più mi viene voglia di...
- Di? - sussurro, con la voce più roca del previsto.
- Di prenderti - conclude lui. Non mi lascia nemmeno il tempo di replicare, perché torna a baciarmi, con più impeto. Non mi chiede nemmeno accesso alla bocca: lo pretende. Fa pressione sulle mie labbra ed appena sento il calore della sua lingua a contatto con la mia ispiro. Lo stringo a me e lui risponde schiacciandomi tra lui e la porta. Mi mordicchia il labbro inferiore, facendomi sospirare, e passa a baciarmi la mascella ed il collo.
Inarco la schiena ed i nostri petti si scontrano. I nostri respiri si fanno più corti. Jeremy mi afferra una gamba e se la porta accanto al fianco, tornando a baciarmi affondo.
Lo bacio con disperazione, mormorando il suo nome, mentre cerco di fare cozzare le nostre parti che più stanno pulsando.
- Cassie.. - mi avverte lui, quando tiro i suoi fianchi a me, con il cuore in gola. - Non... non esagerare.
- Stai zitto - gli ringhio sulle labbra, prima di mordicchiargli il labbro inferiore. Lo sento gemere, dentro la mia bocca, ed il mio cuore sembra già sul punto di esplodere. Lo spingo leggermente, incitandolo ad indietreggiare, e lui mi ascolta senza fare domande.
Si siede sul letto e le nostre labbra si staccano a forza. I suoi occhi color tempesta mi osservano, le pupille completamente dilatate, il respiro affannato e le labbra gonfie e semichiuse. Mi sorride maliziosamente quando mi osserva sedermi a cavalcioni su di lui. Le sue mani si fermano sui miei fianchi, spingendomi contro di lui. Annaspo e poso una mano sulla sua spalla, sgranando leggermente gli occhi, mentre un brivido sembra sconquassarmi gli organi.
- Ancora? - chiede lui, con gli occhi pieni di desiderio. Scuoto la testa, con il respiro accelerato. Si mordicchia il labbro inferiore, abbassando lo sguardo sul mio petto. - Vediamo che cosa cambia tra sogno e realtà... - sussurra lui. In un batter d'occhio, mi ritrovo sotto di lui. Mi sorride, affascinante come sempre. - Se vuoi fermarmi, puoi sempre picchiarmi.
Ridacchio. - Non mi tentare, Jeremy.
Mi toglie la maglietta velocemente, senza indugio, e porta le labbra sulla mia pelle esposta. I suoi denti sembrano mordicchiare le parti più sensibili di me, lanciandomi scariche sin dentro di me. Inarco la schiena, concedendogli più accesso. Mi osserva i seni, il modo in cui sussultano ad ogni mio respiro, e si inumidisce le labbra, per poi guardarmi dal basso. Il sorrisino che ha mi spinge a tirargli un cazzotto in faccia ed a baciarlo al tempo stesso.
Gli stringo le cosce attorno ai fianchi, incitandolo a continuare, inarcando anche la schiena. Ridacchia e soffia leggermente sul capezzolo sinistro. Mi muovo leggermente sotto di lui, facendo cozzare goffamente i suoi fianchi contro i miei. - Per una che voleva che me ne andassi... ti vedo piuttosto concentrata a trattenermi - commenta lui con ancora quel sorrisino sfacciato.
Sta giocando. Non mi sembra esattamente il momento adatto per giocare, visto il modo in cui il mio cuore sembra voler uscire dal petto. La sua esperienza lo porta sicuramente ad avere più sicurezza e destrezza. Io mi ritrovo a fare gesti goffi solo per cercare un po' di sollievo.
Deglutisco a vuoto, in difficoltà. - Puoi sempre andartene - mormoro. Il mio tono di voce roco sembra togliergli un po' di divertimento, perché per un attimo smette di sorridermi. - Se non lo vuoi - aggiungo.
- Non lo voglio? - ridacchia. - Ti sembra che non ti voglia? - chiede, spingendosi contro di me.
Il modo in cui sembra muoversi contro di me, con estrema lentezza, mi fa arricciare le dita dei piedi. - Perché fai così? - gli chiedo.
Si abbassa completamente verso di me, le labbra sul mio orecchio destro. - Te la sto facendo leggermente pagare, Cassie - mi sussurra, lascivo.
Muove ancora le anche verso di me, facendomi sussultare. - Perché? - chiedo.
- Perché volevi togliermi la possibilità di vederti ancora così - replica, la voce ferma ma leggermente roca. Abbassa il viso sul mio petto. - Volevi togliermi la possibilità di sentirti ancora così.
Butto indietro la testa, tremando leggermente, mentre le sue labbra iniziano a succhiare il mio seno, mordicchiandolo leggermente. Una mano mi afferra il fianco, affinché possa iniziare a muovermi contro di lui come meglio crede.
Gemo lievemente, stringendo le coperte sotto di noi, e la sua risposta è un movimento più convinto di inguine. I denti mordono la mia pelle esposta, facendomi andare a fuoco. Lo stringo a me, indugiando un po' sui muscoli tesi della sua schiena. - Cassie... - mi chiama Jeremy, alzando il viso, per guardarmi negli occhi. - Dovresti svegliarti.
- Adesso? - gli chiedo, con il respiro corto ed il bisogno sempre più incessante di toglierci anche gli ultimi indumenti.
- Adesso.
Apro totalmente gli occhi, per guardarlo. - Perché?
Ride, ma sembra in difficoltà. Preme per un attimo il corpo contro il mio. - Perché mi stai rendendo le cose... Non penso di riuscire a fare di nuovo quello che abbiamo fatto la volta scorsa.
- Perché no? - chiedo, mettendomi d'un tratto seduta. Afferro la maglietta, per nascondere il petto ai suoi occhi.
Scuote la testa. - Non penso di riuscire a fermarmi a quello - risponde semplicemente.
Aggrotto la fronte, per un attimo confusa, probabilmente anche a causa dell'eccitazione. Poi capisco. Non vuole fermarsi a quello, e nemmeno io. Per questo mi avvicino nuovamente a lui, che si trova seduto con le gambe distese, e mi ritrovo a salire sopra di lui, a cavalcioni.
Jeremy sgrana gli occhi e scuote la testa. - No, no... Cassie, per favore, non-
Lo bacio afferrandogli il viso con entrambe le mani. Riesco a sentire la leggera barba che gli sta crescendo sotto le mie dita e per un attimo mi rendo conto di quanto sia cresciuto. Gli succhio avidamente il labbro inferiore e mi abbasso completamente su di lui. I suoi fianchi guizzano verso di me e lo sento annaspare leggermente quando mi dondolo leggermente su di lui.
- Sono il tuo riflesso - gli mormoro, guardandolo negli occhi. - Quello che vuoi tu, lo voglio anche io.
Trattiene per un attimo il respiro, ma il secondo dopo si toglie la maglietta. Mi attira a lui abbracciandomi con un solo braccio, mentre l'altra mano mi toglie i capelli da davanti il viso. Torna a baciarmi, attirandomi a lui. I nostri petti completamente nudi si scontrano, facendomi provare una scarica di adrenalina che percorre tutta la spinta dorsale, fino ad arrivare agli organi.
Mi alza leggermente con un braccio, per dargli la possibilità di abbassarsi i pantaloni ed i boxer. Poi mi gira, sdraiandomi sulla schiena, e finisce di togliersi i suoi indumenti. Arrossisco osservandolo completamente nudo, sopra di me. Non me lo ricordavo affatto così. Me lo ricordavo meno muscoloso, i fianchi meno stretti... Alzo lo sguardo sul petto allenato, fino ad arrivare nuovamente al suo viso. Mi sta osservando con un sorrisino malizioso, senza alcun imbarazzo, ma la sua mano è ferma sui miei pantaloni. Alzo i fianchi, per dargli la possibilità di togliermi tutto.
Quando si riabbassa su di me, lo sento tremare leggermente contro di me. Lo accolgo, aprendo le gambe. Alza lo sguardo sul mio viso, con la fronte aggrottata. - Non so cosa cambierà nel sogno - mi avverte.
- Che vorresti dire? - gli chiedo.
Mi sorride. - Cassandra, cerca di capirlo, per piacere.
Inarco leggermente la schiena. - Per favore, Jeremy... - lo prego. - Non ce la faccio così.
Torna a baciarmi affondo, come se volesse mangiarmi. Lo sento spingersi leggermente verso di me, come a volermi preparare, per poi entrare completamente con lentezza. Sgrano gli occhi, sentendo una scarica di eccitazione che forse non provavo più da anni.
Jeremy apre la bocca, allontanandosi leggermente da me, e lo sento irrigidirsi totalmente. Aggrotta la fronte, strizzando gli occhi. Si muove lentamente, uscendo e rientrando, e questa volta lo sento gemere rumorosamente. - Che cazzo, Cassie... - esclama stringendo il lenzuolo accanto alla mia testa.
Assecondo i movimenti del suo corpo, andandogli incontro, ed una nuova scossa sembra distruggermi dentro. Lo stringo a me, completamente persa. - Jeremy... - lo chiamo piano.
I movimenti si fanno più decisi, più forti. Il cuore sembra voler uscire dal mio petto da un momento all'altro, mentre un bisogno di aumentare il ritmo cresce dentro di me. Gli afferro i capelli, portandolo a me, per baciarlo con foga.
Jeremy si muove con decisione, dentro e fuori da me, ma i suoi occhi sembrano completamente accecati dal desiderio e dal bisogno. Mi guarda il viso, con un'espressione quasi stupefatta, mentre continuiamo a muoverci all'unisono.
Ancora una volta mi rendo conto di essermi dimenticata tutto quello che le sensazioni possono dare. Soprattutto queste, con Jeremy. E lui sembra avere lo stesso pensiero, perché scuote la testa e torna a baciarmi, succhiando veemente il mio labbro inferiore.
Si inizia a muovere dentro e fuori con più velocità, esattamente come il mio corpo sembra averne bisogno. Mi ritrovo a gemere, quando sento la sua mano toccare la mia carne, baciandomi in bocca. Perdiamo completamente il controllo sui nostri stessi corpi, muovendoci senza più alcun riguardo.
Sgrano gli occhi, sentendo il mio corpo completamente privo di alcun controllo, mentre qualcosa dentro di me sembra esplodere. Jeremy mi stringe il fianco, per poi socchiudere le labbra ed urlare il mio nome, mentre il suo corpo inizia ad avere dei lievi tremolii.
Si sdraia accanto a me, entrambi appagati e senza fiato.
- Non... Mi ero dimenticata tutto - ammetto.
Jeremy gira il viso verso di me e mi sorride dolcemente. - Tutto questo è solo nostro. Ricordati che mai nessun altro potrà sostituirlo.
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Spazio autrice:
Siamo quasi arrivati alla fine. Non vi saprei ancora dire con certezza quanti saranno i capitoli, ma penso due o tre.
Spero di star facendo un po' di chiarezza su alcune questioni.
Che cosa ne pensate, Cassie riuscirà a trovare un equilibrio? Smetterà di odiare tutti, compresa se stessa?
Pensate che Jeremy sia veramente maturato a tal punto da riuscire a tenere il punto sulla loro relazione, senza scappare ed arrabbiarsi come faceva prima?
Ma, soprattutto, che cosa vi aspettate dall'ultima battaglia?
Isaac si aggiungerà ai suoi amici o la sua vita è veramente appesa ad un filo? Che fine hanno fatto Ellie e Scott?
Cercherò di aggiornare il prima possibile.
Grazie a voi che non avete smesso di credere in questa storia. 🌹
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