Capitolo 41: Legami

- Scott! Ellie! - urlo io, all'interno dell'edificio, ma entrambi continuano ad avanzare velocemente. 

Potrei raggiungerli, non sarebbe un problema per me, ma... loro non la prenderebbero bene. Mi dispiace, davvero. Ma Ellie non poteva sapere la verità, non l'avrebbe accettata, e pensare che questa sarà la loro ultima serata qua, mi si stringe il cuore.

- Era davvero necessario? - chiede Andrew, fermandosi poco più dietro di me. - Non dirle niente. Dopotutto, si tratta della sua anima gemella.

Giro il viso verso il mago. - Allora è così? Ne sei sicuro? - chiedo.

Annuisce. - Noi maghi sentiamo determinati legami - ribatte. - E, devo dire che fino a quando non mi è stato detto da Louis che era richiesta la mia presenza nel bosco, non ci avevo pensato minimamente. Nei libri il Miracolo è sempre stato simile al Mostro delle Ombre: ovunque, di certo non corporeo.

Scuoto la testa. - Non capisco il motivo, sinceramente - borbotto. - Perché raccontare una bugia?

- Per salvaguardare il mondo - replica immediatamente Andrew. I capelli scuri e lunghi sono ancora leggermente scompigliati, ma gli occhi nascosti dall'incantesimo sono comunque illuminati dal divertimento. - Pensa che cosa sarebbe in grado di fare il Mostro delle Ombre per salvare la sua anima gemella.

Rabbrividisco al solo pensiero. Dopotutto, Ellie ha la mia età, e quel mostro esiste da sempre. - Solo a me questa storia da vibrazioni di pedofilia? - borbotto.

Andrew ridacchia. - Ho visto vampiri adescare minorenni più volte di quanto immagini - se ne esce. - Questo è solo l'ennesimo caso, solo un po' più particolare. 

- Vedi il lato positivo - dice Jeremy, affiancandosi a me, ma senza guardarmi. - Entrambi non avranno esperienza. Dopotutto, il Mostro è solo... buio. 

- Chi ti dice che Ellie non abbia esperienza? - chiedo lanciandogli un'occhiataccia.

Jeremy sorride maliziosamente. - Fidati, non ne ha - ribatte. - Ma qualora dovessi sbagliarmi, potrebbe andare in giro a dire che ha insegnato qualcosa al Mostro delle Ombre.

Rabbrividisco ancora una volta al solo pensiero di quei due al letto. - Non ci perdoneranno mai, vero? 

Questa volta è Ivy a raggiungerci e dire: - Stanno andando da mio padre. Gli ho già raccontato tutto. Col tempo capiranno e mio padre cercherà di fargli capire la situazione.

Jeremy osserva la sua migliore amica con tristezza. - A proposito di Louis, sicuramente avrai sentito i suoi pensieri. Ultimamente... è più strano del solito.

Ivy non dice niente per molto tempo, intenta ad osservare qualcosa davanti a lei. - Mio padre è sempre stato molto bravo a nascondere i suoi pensieri. 

- Si può fare? - chiedo, girandomi verso di lei, d'un tratto molto interessata.

- Possiamo farlo solo noi - borbotta, prima di prendere e andarsene, lasciandoci di nuovo.

Sospiro, preoccupata. Andrew incrocia le braccia al petto ed afferma: - Alcuni amori sono anche più forti di quelli che legano due anime gemelle, non trovate?! 

Lancia un'occhiata a me e poi a Jeremy, per poi andarsene in camera.

Molto carino, penso. Ma dopotutto stiamo parlando di Andrew, sono rare le volte in cui è in grado di essere veramente carino.

- Mi sentivi? Nel bosco, intendo - chiedo quindi a Jeremy. - Perché non penso di aver mai sentito un tale vuoto.

La mascella di Jeremy ha dei guizzi, ma non si azzarda a guardarmi. - No, non sentivo niente - sussurra, la voce leggermente roca. - è stato come se avessero tranciato il nostro legame, senza però sentire alcun dolore. 

Lo guardo. Mi rendo conto di osservarlo con occhi spaventati, perché mi sembra quasi felice di aver provato un tale distacco. Mi tornano in mente le parole che ha usato durante il sogno: sono stata il cattivo della mia stessa storia. 

Deglutisco, in difficoltà. - Le pagine che ti sei appuntato - gli ricordo. Mi osserva con la coda dell'occhio, d'un tratto rigido. - Vuoi farlo?

- Ha importanza? - mi chiede, girandosi verso di me, arrabbiato. - Tu la tua decisione l'hai presa. Io non voglio convivere con un tale dolore.

Non penso di poter immaginare anche soltanto il dolore corporeo di un'anima costretta a staccarsi da un'altra. Non lo fermerei dal prendere la sua decisione: è giusto che faccia quello che ritiene più opportuno per sé stesso.

Dopo avermi lanciato un'ultima occhiataccia, mi lascia definitivamente da sola, e torna nella sua stanza.

Ma non ci sto. Per questo lo seguo, arrabbiata. Apro la porta senza il minimo indugio e Jeremy si gira di scatto verso di me. Mi avvicino a lui velocemente, con il respiro corto a causa della rabbia. - Tu non sei nessuno per poterti comportare in questo modo! - esclamo io. - Non puoi rendermi il cattivo solo perché decido di non continuare la mia strada in questo modo!

- Tu non stai decidendo di non continuare la tua strada in questo modo, tu stai decidendo di non percorrere nessuna strada in assoluto! - ribatte lui, alzando il tono della voce. - Ed io sono qualcuno! Sono la tua stramaledetta anima gemella!

- Fanculo! - urlo io. - Pensi l'abbia voluto io?!

- Certo che no! - tuona lui, alzando le mani al cielo. - Sei troppo concentrata sul rovinarti la vita per scegliere un ragazzo decente!

- Disse quello che fino a un anno fa era concentrato ad essere il bruto dell'istituto! - urlo, stringendo le mani in pugni e protraendomi verso di lui. 

- Ne abbiamo già parlato, non ne parlerò di nuovo! - esclama lui, senza muoversi di un millimetro, nonostante la vicinanza. 

- Fallo! - gli ringhio addosso. - Fallo con me presente. Ti voglio vedere mentre mi togli di dosso la tua anima del cazzo.

- Lo farò - mi conferma lui, avvicinando il viso al mio. - Sarà un piacere vederti sgusciare via da me. 

- Sgusciare?! - tuono. 

- Sgusciare - ripete lui, a bassa voce. Il modo in cui mi sta guardando mi fa pensare che stia cercando di mettermi alla prova, di provocarmi. 

- Domani - dico. - Lo faremo domani.

- Finalmente! - esclama. - Qualcosa di cui siamo d'accordo c'è. - Si avvicina a me, senza staccare gli occhi dai miei. - Domani non saremo più destinati.

- Finalmente - ripeto ringhiando come un cane.

Un sorrisino illumina il suo viso. Gli occhi blu si abbassano sul mio petto, che continua a respirare affannosamente. - Niente più pensieri condivisi - ringhia. - Niente più movimenti collegati. Niente più trovarsi nella nebbia. - Avanza, facendomi indietreggiare, ed il suo sorriso diventa ancora più cattivo. - Niente più dolori connessi. Niente più protezioni... - Mi fermo, ormai attaccata al muro. Incrocio le braccia, lanciandogli un'occhiata di fuoco. - Niente più sogni erotici, Cassie. 

- Che liberazione - sbuffo. - Levati di mezzo, Jeremy.

- Tu menti - ringhia, a pochi centimetri dal mio viso. - Lo sappiamo entrambi. 

- Non lo faccio - ribatto, convinta. - Non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno.

- Ti sbagli - replica, posando una mano sul muro. Gli scocco l'ennesima occhiataccia. - Al momento, tu hai bisogno di me, esattamente come io ho bisogno di te. A causa di questo maledetto legame che ci unisce.

- Fino a domani - borbotto. - Dopodiché sarai solo un ragazzo qualunque.

- La tua vecchia anima gemella - ridacchia. Si avvicina a me, inclinando leggermente il viso, per poi sospirare vicino al mio collo. Stringo le labbra, furiosa. So benissimo di avere il suo corpo premuto sul mio, peccato che nessuno dei due sia in grado di sentire qualcosa. Nemmeno la pressione. Niente. - Il tuo ex fidanzato. 

- Certi sbagli possono capitare - borbotto, con finto fare annoiato. - Ora puoi allontanarti? Ancora ti devi abituare all'idea che nessuno dei due sente niente?

- Non mi abituerò mai a questa condizione - ammette lui, abbassando lo sguardo sulle mie labbra. - Non l'accetterò mai. 

- L'accettazione è un passo importante per poter andare avanti e lasciarsi tutto alle spalle, Jeremy - lo prendo in giro. - Lilith non te l'ha detto?

- Sarebbe tutto più facile, se non potessi ricordare quello che si prova - ribatte lui, serio. 

- Da domani sarà solo questo: un ricordo - replico con tono gelido.

Deglutisce ed i suoi occhi accolgono nuovamente i miei. Aggrotta la fronte, come sofferente, e si allontana da me. Solo una volta a pochi passi di distanza da me, riesco a notare il suo respiro affannato. - Sai qual è la differenza sostanziale tra me e te, Cassie? - mi chiede. Alzo il mento, sulla difensiva. - Che tu al momento sei attaccata a me a causa del nostro legame. 

Ridacchio. - E tu no?

- Non solo - ribatte. - Ma questo già lo sai, non è così? - chiede con voce tagliente. Abbasso lo sguardo, un piccolo spiraglio di dolore sta minacciando la mia corazza. - La differenza tra me e te, è il sentimento. Perché io ti amo. Tu non lo permetti a te stessa. Da tempo ormai.

Digrigno i denti, arrabbiata. - Mi ami solamente perché la vicinanza con me ti crea questo? - ringhio.

- No - risponde, la voce gelida. - Perché altrimenti penserei lo stesso di te.

Mi giro per andarmene.

- Non permetterai mai più a nessuno di entrare - mormora.

- Hai ragione - confermo, senza girarmi verso di lui. - Non lo permetterò più.

Ma dopotutto, non sa che io... forse con un po' di pazienza, forse con un po' di tempo, forse con un po' di fiducia... farei entrare solamente lui.

🗡️🗡️🗡️

- La tua fissa per i Draghi mi spaventa, Cassie - annuncia Lilith.

- Posso darti del tu, immagino - borbotto. - Io penso che la paura sia dovuta ad altro.

- Ovvero? - chiede lei, sorridendomi gentilmente.

Psicologia inversa, penso. - Penso che ti spaventi più il mio avvicinarmi alla verità - rispondo.

- Sono estinti, Cassie - mi ricorda lei.

- Qualcosa mi fa pensare di no - borbotto io. - Comunque non dovrebbe preoccupati molto. Dal momento che sono estinti, prenderò una bella batosta e poi sarò costretta ad andare avanti.

- Ti spaventa così tanto la battaglia con Cole - se ne esce, - da farti pensare alle soluzioni più drastiche e meno probabili.

Ridacchio. - Queste soluzioni sono state appoggiare da Louis, quindi dubito siano così improbabili - ringhio.

Mi osserva attentamente. - Va bene, facciamo come dici tu, Cassie.

Incrocio le braccia al petto, stufa. - Domani Scott ed Ellie partiranno per la Spagna e saranno loro a raccontarci la verità.

- Che mi dici del Mostro delle Ombre? - mi chiede.

Riduco gli occhi in fessure, diffidente. - Perché sei così interessata ai progressi che stiamo facendo per distrugge Cole?

Mi sorride, una luce si accende in quei suoi occhi strani. - Pensi sia una spia di Cole?

- Non lo escluderei - ringhio.

Ride, ma non risponde. Sarebbe inutile, forse lo sa anche lei. Negare un'eventuale collaborazione con Cole non la porterebbe da nessuna parte. Ci sono sicuramente altre spie, qua dentro. Cole ha parlato di più persone.

- So che Ellie è destinata a lui - riprende il discorso Lilith. Non replico. - Come ti fa sentire questa situazione?

- Mi ricorda vagamente un pedofilo con la propria vittima - borbotto.

Ridacchia. - In effetti la differenza di età è notevole - osserva. - Ma so che domani tu e Jeremy volete spezzare il vostro legame. Questo ti porterà a sentire qualcosa, no?

Digrigno i denti, frustrata. Questa faccenda della finta psicologa finta maga sta iniziando ad infastidirmi. Non sono propensa ad analizzare questo aspetto della mia vita. È quello che è, non farò niente per convincere Jeremy a non fare niente. - No - borbotto quindi. - Niente di niente.

- Cassie - mi richiama lei. Alzo lo sguardo su di lei, stufa. - Dovrò comunicare a Louis i tuoi passi indietro.

- Fallo - ringhio. - Sto facendo fin troppo.

- Non stai facendo niente per te stessa - mi riprende con voce dura. - Una volta eliminato il contatto con Jeremy, quando Cole ti ucciderà, tu non potrai più fare niente se non...

- Morire - concludo io. - Non potrò fare niente se non morire.

- Hai solo diciassette anni, Cassie - sussurra. - Tutta una vita davanti.

- Mi è bastata questa che ho avuto - bofonchio.

- Non hai nemmeno iniziato - sussurra lei. Mi sembra veramente dispiaciuta. La osservo, affatto convinta. C'è qualcosa in lei che proprio non mi convince.

- Va bene così - annuncio. Mi alzo con delicatezza e le sorrido freddamente. - Abbiamo finito, immagino.

- Vorrei vederti domani prima del rito - se ne esce.

- Io no - rido. - Buona giornata.

La sento sospirare, ma non aggiunge niente.

🗡️🗡️🗡️

Ellie e Scott sono nascosti da qualche parte. Li devo trovare prima della loro partenza. Louis non intende dirmi dove si trovano, pertanto decido di cercare in ogni singola camera.

Ogni tanto mi dimentico quanto possa essere grande questo edificio. Mi imbatto nella stanza di Andrew. Si trova seduto sulla sedia, con le gambe elegantemente accavallate e gli occhiali sulla punta del naso.

Mi osserva, con il mento basso sul libro. - Cassandra - mi chiama, chiudendo il libro. - Sei qui per parlare di quello che accadrà domani?

- Lo farai tu? - chiedo. - Comunque no, non sono qua per questo. Vorrei capire dove trovare Scott ed Ellie.

- Evidentemente non voglio farsi trovare - borbotta. - E per ovvie ragioni, aggiungerei.

- Ellie non sarebbe mai venuta con noi se avesse saputo le nostre intenzioni - ribatto, scontrosa. - Smettila di farmi la paternale. Sei venuto con noi e avevi capito lo scopo sin dall'inizio.

- Io sì, ma sono un pochino più vecchio rispetto ai tuoi amici - replica. - Comunque stanno al terzo piano. Stanza trecentosettanta e settantaquattro.

- Grazie - bofonchio, prima di rigirarmi per andarmene.

- Cassandra.

Giro il viso verso di lui, oltre la spalla, con la mano sulla maniglia della porta.

- Stai sbagliando.

Ridacchio. - Che novità... - commento.

- Quello che avete voi due è una caratteristica da valorizzare - ringhia, alzandosi dalla sedia. - Non da eliminare.

- Non la vogliamo.

- Non è così - replica. - Lo sapete entrambi ma vi ostinate a rifiutare il legame.

- Sai quali sono le mie sorti - ringhio, stufa. - Quindi perché continuare?

- Perché il destino non è mai chiaro - borbotta. - Non essere sciocca. Tieni questa opportunità fino alla fine. Sarà in quel momento che deciderai veramente cosa fare. Fino ad allora, abbi la possibilità di decidere.

Rimango in silenzio per alcuni secondi, con l'ansia pronta a mangiarmi viva. - Vado da loro - mormoro, prima di andarmene una volta per tutte.

Una volta davanti alla porta trecentosettanta, busso per la terza volta. Con più insistenza. Ho sentito le voci di Ellie e Scott. - Ragazzi, davvero... Non vi avremmo mai fatto del male.

Silenzio.

Trattengo un ringhio. - Ellie non avrebbe mai accettato se avesse saputo del Mostro delle Ombre - aggiungo. - Non la biasimo per questo, deve essere orribile essere destinata ad un mostro... Ma ci serve nella battaglia.

- Quindi perché non usarla come tramite?! - tuona Scott.

Sospiro. - Sapete benissimo che il destino non lascia molte scelte - borbotto. - Avrebbe trovato il modo di arrivare a loro.

- Vattene! - esclama Scott.

- Ellie - la chiamo. - So cosa stai passando, so quello che stai provando... Parliamone.

Silenzio.

- Ellie, solo io ti posso capire - aggiungo. - Loro non lo sanno, quello che provoca. Quello che cambia. Lo senti? - domando, cauta. - Il modo in cui adesso sei attirata altrove.

La serratura della porta si sblocca. Attendo alcuni secondi e poi entro. Ellie è in piedi, a poca distanza da me, con le braccia incrociata ed il viso contratto. Scott è seduto sul letto di Ellie e mi sta lanciando occhiatacce. - Gira voce che tu e Jeremy scioglierete il legame, domani - annuncia Ellie. - Quindi non deve essere tanto conveniente conoscere la tua anima gemella.

- La situazione è complicata - rispondo immediatamente. - Io sono destinata a morire. Non c'è ragione di continuare a tenere questo legame. Il dolore che Jeremy proverà quando morirò... non ha senso farglielo provare.

- Quindi lo stai facendo per salvarlo? - si prende gioco di me Scott con un sorriso saccente.

Gli scocco un'occhiataccia. - Sapete benissimo la situazione - ringhio. - Ve la devo rispiegare? Avete avuto un'amnesia? 

- Quindi il tuo scopo era quello di farci incontrare per far venire al mostro la voglia di salvarci tutti? - chiede Ellie. - La trovo una stronzata. Ha vissuto un'eternità senza di me, lo potrà fare anche adesso.

Ridacchio. - Sono sicura del contrario, purtroppo - bofonchio. - Se vuoi incontrarlo, non dovrai fare altro... che chiamarlo. Tu lo sai, e lo sa anche lui.

Ellie rabbrividisce. - Io questo legame non lo voglio - ringhia. - Non voglio essere destinata ad un mostro senza faccia!

- Più vecchio di te di... 4560 milioni di anni - aggiunge Scott.

Ellie trattiene il respiro e guarda prima il suo compagno di battaglie e poi me, con tanto di occhi sgranati. Sospiro. - Ellie...

- Io non ci sto! - urla. - Tutto questo non ha senso!

- Lo ha - ribatto io. - Pensaci, dannazione. Tu sei qua, lui... c'è sempre stato. Ma tu sei qua, in questo preciso momento, e noi abbiamo bisogno di una svolta per distruggere Cole. 

Ellie si fa più piccola, gli occhi verdi sgranati dalla paura. - Quindi io esisto per fare da tramite?! 

- No. No - rispondo immediatamente. - Nessuno può sapere il suo scopo, perfino noi Cacciatori. Ma questa posizione... non può essere un caso.

- Sembri fatta di allucinogeni - ringhia Scott. 

Faccio un passo indietro. - Non parlerò con te - replico, osservando con diffidenza il mio amico. - Perché stai agendo egoisticamente. Lei è destinata-

- Non parlarmi di egoismo! - scatta Scott, avvicinandosi pericolosamente a me. Alzo il mento, con superiorità, e non abbasso nemmeno per un secondo lo sguardo. - Tu sei la persona più egoista che abbia mai conosciuto.

Scrollo le spalle, poco interessata. - Stai prendendo la mia stessa strada - osservo. - Ne sei orgoglioso? 

Rimane in silenzio, con le labbra ridotte ad una linea fina. 

- Ellie, lo dovrai affrontare, prima o poi - borbotto, prima di uscire dalla camera. - Se proprio non vuoi farlo con me, fallo con Jeremy o con quella Lilith. 

🗡️🗡️🗡️

All'inizio mi sembra di sognare la voce di Ellie che mi chiama, quando apro gli occhi però noto la sua figura su di me. Trasalisco, spaventata, e d'istinto la spingo via. 

Ellie cade a terra, con gli occhi sgranati. - Stai bene?! - esclama. 

- Non mi piace svegliarmi con le persone addosso - ringhio, rabbrividendo. - Che cosa c'è? Sono le tre di notte! Tra poco hai la sveglia per partire!

- Non riesco a smettere di pensare a quello che è successo - bofonchia. - Avevi ragione, sento il bisogno di rivederlo.

Digrigno i denti. - Ti prego, non mi direi che lo vuoi rivedere prima della tua partenza - borbotto, perché vorrebbe dire... vederlo adesso. Raramente riesco a dormire senza fare incubi o senza sognare Jeremy, e ci stavo riuscendo alla grande prima della bellissima idea di Ellie.

- Hai detto che mi potevi aiutare - rispende lei, sulla difensiva. - Già ti tiri indietro?

Mi porto indietro i capelli, stanca. - Diciamo che la mia idea non era quella di aiutarti stanotte... ma va bene. Fammi vestire.

Non aggiunge altro, si alza e mi lascia vestire velocemente. Mi preparo in bagno, lavandomi velocemente i denti e raccogliendo i capelli. 

Ci dirigiamo verso l'uscita, senza dire una parola. Capisco la confusione che sta provando in questo momento, ma non riesco a non pensare al fatto che due ragazzine stiano andando ad incontrare il Mostro delle Ombre, senza troppe armi e senza dei maghi. 

Immagino il Mostro non voglia fare del male alla sua destinata. Peccato io non faccia parte del pacchetto "destinata". 

Facciamo solo pochi metri prima che il Mostro non ci blocchi la via. Mi risulta impossibile da vedere, nel buio pesto della notte, tuttavia la sua essenza è palpabile. 

Non dice una parola, questa volta. Aspetta lei. Ma Ellie si guarda intorno, spaventata, e con le lacrime agli occhi. Evidentemente non sa che cosa dire, a quella che dovrebbe essere la sua anima gemella, che non ha nemmeno un'anima. 

- Ho tante domande - annuncia Ellie, senza nascondere la sua paura. - Non mi capacito come una... cosa come te possa essere legato a me.

Ancora silenzio. L'aria è più fredda.

- Non esisti, sei completamente inafferrabile... 

- Non è nella mia natura lasciarmi afferrare - replica il Mostro, la voce dura e affilata. 

- E non è nella mia natura cadere nel buio - ringhia Ellie. 

Tutto questo è imbarazzante. Probabilmente era questo che provavano Ivy e Isaac quando io e Jeremy provavamo a comunicare. 

- Non saresti il mio opposto altrimenti - ribatte il Mostro. - La tua amichetta è qui per fare da mediatrice? 

- No, mi piace semplicemente impicciarmi - borbotto io. 

- Simpatica, la Whitesun - commenta il Mostro. 

- Vuoi fare il simpatico, nonnino? - ringhio. 

- No, quello mi sembra il tuo compito - replica tranquillamente il Mostro. 

- Non mi fido di te, di questa cosa che c'è tra me e te - risponde Ellie, mettendo fine al nostro battibecco. - Per questo è qua.

- Non ti farei mai del male.

Per un attimo queste parole arrivano dritte dritte al mio cuore. Osservo Ellie, che invece continua a stare sulla difensiva. - Non mi fido di te - ripete lei. - Le tue parole sono niente, esattamente come te.

- E allora perché sei qua? - le chiede il Mostro.

- Non lo so - ammette Ellie. 

- Ti aiuterò, se è questo che ti preoccupa - aggiunge il Mostro.

Sussulto, per un attimo scioccata da questa rivelazione. Cerco di ricompormi velocemente, per non tradire la mia amica. Forse, dopotutto, il suo scopo è sempre stato questo. - Aiutarmi? - chiede Ellie, con voce tagliente.

- Sì - risponde il Mostro. - Conosco la tua posizione in questa guerra, Ellie. - La mia amica sussulta leggermente, sentendo il suo nome. - Il modo in cui tutto il mondo gira non è un mistero per me. Sono consapevole di tutto quello che accade e accadrà.

- Prevedi anche il futuro? - mi prendo beffa del Mostro.

- No - ringhia il Mostro, facendomi capire che non gradisce la mia presenza. Non la gradisco nemmeno io, la mia presenza, quindi è comprensibile. - Ma sono al Mondo da tempo ormai. So come procedono queste guerre. 

- Intendi che non siamo spacciati? - chiedo.

- Intendo che devi stare nel tuo - replica il Mostro.

Faccio spallucce. - Sei stronzo - borbotto. - Mi piace.

- Come farai ad aiutarci? - chiede Ellie.

- Quando arriverà il momento, lo capirai - risponde semplicemente il Mostro. - Fino ad allora, ti chiedo solo di concedermi la tua fiducia.

Non aspetta una risposta. La pesantezza che la sua essenza crea svanisce e con lui anche il respiro affannato di Ellie. 

La guardo, con un mezzo sorriso. - Sarà un nonnino ultranovantenne... ma sa il fatto suo.

Alza gli occhi al cielo e se ne va, senza aggiungere altro. 

- Di niente! - le urlo dietro. - Quando vuoi! 

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