Capitolo 4: Baci e litigi
Faccio dei respiri profondi per cercare di calmarmi, ma sembra maledettamente impossibile quando non fai altro che pensare al biglietto che ti ha appena mandato il tuo ex, nonché fratello del tuo ragazzo, il quale non fa altro che sbraitarti tramite il vostro bellissimo potere di parlare con la mente. Sono fuori dall'Istituto da un po' ormai, dentro il bosco fa ancora più freddo e la vede è ormai diventata il mio nemico. Tutto questo è iniziato quando, dopo essermi svegliata accanto a Jeremy, ho notato il biglietto di suo fratello dove diceva:
"Oh, bé... fa male vedere la mia ragazza a letto con mio fratello, ma credo che mi ci debba fare l'abitudine. O forse no. Comunque, ho sentito quello che è successo ieri sera. Ti devo parlare. Ci vediamo nel bosco appena ti svegli. Non parlarne con nessuno".
Ovviamente non l'ho ascoltato e sono subito andata da Louis, che all'inizio mi ha proibito di andare da Cole. Poco dopo però ha dovuto darmi ragione. Cole è uno che si prende quello che vuole quando lo vuole, di certo non chiede il permesso a me. E sicuramente non mi chiede un appuntamento prima. Se mi vuole parlare allora sono ben disposta a farlo, anche se la voce di Jeremy continua a tartassarmi fino a non farmi più pensare lucidamente.
Eppure adesso mi sto iniziando a preoccupare. Cole è sempre stato un tipo puntuale, tuttavia sono uscita dall'Istituto circa mezz'ora fa e ancora non si è fatto vedere. Tutto d'un tratto la mia mente sembra dare ragione ai pensieri di Jeremy. Per fortuna almeno lui ha smesso di parlarmi nella mente. Molto probabilmente una volta tornata a casa mi farà la paternale, ma adesso non ho tempo per questo e lo sa anche lui.
Mi fermo di scatto vedendo davanti a me, a pochi metri di distanza, Cole e i suoi mostri. Il mio cuore inizia a battere ancora più veloce, ma cerco di rimanere più lucida possibile. – Buongiorno, piccola – mi saluta il fratello della mia anima gemella con un sorrisino che mi fa venire i brividi. Cole è una di quelle persone attraenti. Sai che è pericoloso, eppure è così stranamente attraente che non riesci a smettere di seguirlo. Ho già fatto quest'errore una volta, cercherò di non ripeterlo, però ogni volta che si parla di lui la mia mente diventa sempre meno lucida.
Faccio segno ai suoi scagnozzi con il mento, appena dietro Cole. – Ti porti la scorta adesso? – chiedo io guardando male ogni singolo mostro. Tutti i miei muscoli non fanno altro che irrigidirsi, mentre la mia testa mi prega d'iniziare a correre veloce, molto veloce.
– Non sapevo cosa aspettarmi da te. L'ultima volta che ci siamo visti hai cercato di uccidermi – rispose lui sorridendomi maliziosamente.
– E c'ero quasi riuscita – aggiungo subito io sorridendogli, ma con meno calore. Gli sto sorridendo perché so che potrei farlo: potrei ucciderlo. Se solo lui non fosse così alto. Non ha tanti muscoli, io forse ne ho di più, però è anche molto veloce. E questo mi fa arrabbiare, perché io sono sempre stata la più veloce di tutti a causa del mio corpo minuto. Lui è più alto di me, ma è più veloce. Tutto questo perché ha deciso di essere oscuro, anzi non l'ha deciso, è semplicemente nato così.
– Non abbiamo molto tempo – mi ferma lui e il suo sorriso scompare, tutto d'un tratto mi sembra arrabbiato e preoccupato. – Sono qua perché sento la necessità di dirti che non siamo stati noi ad attaccare gli Istituti – continua lui. Sento le mie orecchie fischiare, devo essere sotto shock perché non riesco a parlare, né a fare altro. Cole si mette a ridere. – Già, sto dicendo la verità. Ho sentito che le palle, oltre ad essere infuocate, contenevano il veleno per uccidere le Whitesun. Usa il cervello, piccola. Ti voglio al mio fianco viva, non morta.
Scuoto la testa, ancora più confusa. Quello che mi sta dicendo ha senso, ma da quando Cole cerca di aiutarmi? Ok, ha sempre avuto un debole per me e di certo non è grazie alla mia bellezza assoluta o al mio carattere perfetto. Anche perché, diciamocelo, non sono né bella, né ho un bel carattere. No, lui tiene a me perché io sono l'anima gemella di suo fratello. Lui tiene a me perché io possiedo un pezzettino della sua anima, così come lui possiede un pezzettino della mia. Ma lui è Cole Ruterful. Lui è un manipolatore. Lui mente sempre. – Chi è stato allora? – chiedo io dopo aver ritrovato la voce. Forse gli credo, forse no, ma voglio vedere fino a dove è capace di arrivare.
– Questa è una bella domanda, piccola. Giusta, giusta domanda. Ma, ecco... non vedo il perché lo dovrei dire a voi – risponde lui alzando l'indice. Lo fulmino con gli occhi e lui in risposta mi sorride. – Sei così sexy quando ti arrabbi.
– Non dirlo alla mia spada – borbotto io.
Fa una risatina nervosa, che cerca di mascherare raddrizzando la schiena e lasciando scoperto il collo. Questa volta sono io a dover trattenere una risata. – Sì, lo terrò a mente. Ci ho già avuto a che fare e non mi è piaciuta per niente. Molto scortese, da parte sua. Dopotutto ho sempre cercato di salvare te e lei.
– Li conosci? – chiedo io. Non voglio perdere tempo, sento che la pazienza di Jeremy sta esaurendo.
– Vado che non molli! – esclama lui, mi sta sorridendo vittorioso, questo significa che gli piace il fatto che gli stia facendo queste tipo di domande. Non m'interessa. È sempre stato un calcolatore, questa volta ho solo bisogno di risposte. – Sì.
– E perché non sono nel tuo esercito? – chiedo io freddamente.
– Perché ti vogliono morta – ribatte lui con il mio stesso tono di voce, anche se devo dire che su di lui ha tutto un altro effetto. – Si tratta di vampiri e lupi mannari... e qualche sirena con appresso i loro mostriciattoli. Ho cercato di farli unire a me, ma loro non mi hanno voluto nemmeno ascoltare. Molto scortese da parte loro, veramente.
– Non capisco. Credevo di aver ucciso tutti i vampiri che non provavano niente...
– Già, a quanto pare non tutti – sogghigna Cole, rimanendo però anche freddo e distaccato. – Ma non ti preoccupare, cercherò di annientarli se non vorranno entrare nel nostro... club.
Scoppio a ridere. – Nel vostro club? E come si chiama? "Annientiamo il mondo insieme"? – lo prendo in giro io.
Ride di gusto. – Bel nome, ci farò un pensierino – esclama lui sorridendomi. Un mostro si avvicina a lui e gli sussurra qualcosa all'orecchio che lo fa incupire subito, facendo così scomparire il suo sorriso. -- Purtroppo la nostra chiacchierata finisce qua, piccola.
– Oh, per favore, smettila di chiamarmi così! – sbotto io, arrabbiata. Fa una mezza risata e se ne va, quando mi viene in mente una domanda da fargli. Qua c'è veramente qualcosa che non quadra. – Aspetta! – esclamo subito, Cole si ferma ma non si gira. – E tu cosa ci guadagni in tutto questo?
Si gira e mi guarda sorridendo come non mai. – La tua protezione e la tua fiducia in me.
Aggrotto la fronte mentre se ne va, lasciandomi completamente senza fiato. La mia protezione? La mia fiducia in lui? Solo perché mi ha detto questo? Oh, se la può scordare la mia fiducia. Anche se una piccola voce dentro la mia testa mi dice che lo dovrei ringraziare, che mi sta solo proteggendo e che dovrei essere almeno un pochino riconoscente nei suoi confronti. Qualcosa però mi dice che ha a che fare con quel pezzettino dell'anima che gli appartiene. Sono costretta ad andare a casa, perché la rabbia di Jeremy sta iniziando a spaventarmi. Mentre ricomincio a camminare non posso fare a meno di pensare a quello che mi aveva detto un vampiro quando avevano quasi ucciso Ivy.
C'è qualcuno – dice il vampiro avvicinandosi ancora di più – che è molto arrabbiato con te e... sai com'è, io non avevo una famiglia e lui è venuto da me e mi ha detto quello che potevo fare. Quello che potevamo fare insieme se solo avessi deciso di non provare più niente. – Sorride. – Vuoi sapere cos'è questa cosa che dobbiamo fare? Ucciderti.
Rabbrividisco ricordandomi esattamente quello che mi aveva detto. Dovevano essere loro.
Appena arrivo all'Istituto vado da Louis per raccontargli il tutto. Egli rimane in silenzio a guardarmi, concentrato e preoccupato; alla fine però mi ringrazia e mi chiede di andare. Siamo ancora molto freddi, ma non è questo che mi preoccupa.
Scott mi chiama appena mi vede vagare per i corridoi, in cerca di Jeremy, e inizia a blaterare qualcosa su Jeremy, Cole ed Eirren: - Sì, insomma... lei non sapeva che era una cosa da non dire... Gli ha solo detto che ti ha visto andare via e basta. Poi Jeremy si è infuriato con tutti noi e se n'è andato. Credo sia andato nel bosco, però non ne sono sicuro e...
Ci giriamo subito appena la porta principale dell'Istituto sbatte violentemente. Scendiamo al piano terra guardandoci, un po' spaventati, quando la maggior parte dei Cacciatori che stanno al piano terra iniziano a salire di corsa. Appena scendiamo non è difficile riconoscere Jeremy: è rosso dalla rabbia e i pugni sono pieni di fiamme. Lo chiamo e lui sbianca vedendomi, però le fiamme scompaiono così come sono arrivate. Mi mordo la lingua sapendo che non dovevo farlo, non dovevo chiamarlo. È arrabbiato, davvero tanto arrabbiato. Il colore della sua pelle riaffiora pian piano mentre mi prende per mano e mi trascina in camera sotto gli occhi di tutti.
Appena entriamo in camera sua c'è un miscuglio di acqua e fuoco. L'acqua cerca di spengere il fuoco ed esso cerca di formarsi da qualche altra parte, ma non ci riesce perché l'acqua è dappertutto. – Che cazzo ti è venuto in mente?! – tuona Jeremy stringendomi il polso.
– Sto bene, Jeremy! Non c'è bisogno che tu faccia così! Non mi ha nemmeno sfiorata – rispondo io spuntando acido. So di essere un po' egoista, ma non potevo di certo avvertirlo: non mi avrebbe mai fatto andare, nemmeno con lui.
Jeremy si gira dall'altra parte e si scompiglia i capelli, infine scoppia dando un cazzotto al muro. – Che cazzo hai nella mente? – urla continuando ad avanzare verso di me, il suo viso è deformato a causa della rabbia e il suo passo è troppo veloce, così mi ritrovo a mettere tutta l'acqua che riesco a controllare proprio in mezzo a noi. Nella sua metà di stanza le fiamme si alzano sempre di più, eppure dopo poco tempo è costretto ad indietreggiare per non morire affogato. – Tu-sei-una-pazza – ringhia lui, e non ribatto solo perché sono troppo concentrata a controllare il mio potere. – Come... come diavolo ti è venuto in mente di andare da mio fratello? – ricomincia ad urlare lui. – Non hai pensato a me? Non hai pensato a quanto mi sarei preoccupato? Gli hai dato una chance per prenderti! Gli hai dato una fottutissima possibilità per rapirti!
– Ti avevo detto che stavo bene! – tuono io.
– Stai bene? Il tuo cuore tra un po' ti usciva dal cuore, Cassie! Come faccio a crederti quando mi dici che stai bene se il tuo cuore batte come un cazzo di mitra?! – grida lui. Rimango in silenzio anche questa volta, ma almeno riesco a fulminarlo con gli occhi. Questo però non sembra fargli nessuna differenza, perché anzi riesce ad attraversare il muro d'acqua; indietreggio fino ad arrivare al muro e lo guardo impaurita. Potrebbe schiacciarmi come una cartina. Il suo sguardo da cattivo ragazzo scompare e mi guarda come se stessi per morire, arretra un po' e il fuoco scompare. Non so veramente cosa dire e anche se lo sapessi non credo che riuscirei ad emettere anche un piccolo rumore. Mi continua a guardare, sembra quasi scioccato, e non dice una parola, mentre io continuo a mantenere le distanze.
Qualcuno bussa alla porta e la apre. – Ragazzi... – inizia Ivy ma si ferma guardandoci, aggrotta subito la fronte e mi fissa. – Cassie, perché non abbassi questa onda d'acqua? – chiede lei continuando a guardarmi, ma io continuo a fissare Jeremy.
– Cassie – mi chiama Isaac. – Ok che l'Istituto è protetto ed è stato progettato apposta per non farsi abbattere dai poteri dei Cacciatori, però... se continuerai a tenere tutta quest'acqua qua... finiremo tutti nel piano di sotto, e non grazie alle scale o all'ascensore – borbotta Isaac spostando lo sguardo da me a Jeremy più volte. – Jeremy, che ì successo?
– Un casino – sussurra Jeremy continuando a guardarmi con un espressione sofferente. – Credo... Se me ne vado tu ritirerai l'acqua? – mi chiede, annuisco visto che non riesco a parlare e così Jeremy annuisce. Fa per muoversi quando l'acqua si alza ancora di più alle mie spalle, a questo punto quindi alza le mani in segno di resa. – Cassie, me ne sto andando. Me ne sto andando fuori da questa camera – ribatte lui indietreggiando verso la porta. Chiude la porta, scomparendo dietro di essa. Rimango solo con Ivy e l'acqua scompare solo dopo pochi minuti.
Salto il pranzo, non ho per niente fame e non mi va di stare in tutto quel baccano, tra le urla e le chiacchiere,ì. Per la prima volta dopo tanto tempo riesco a vedere la vecchia Cassie, la Cassie asociale che non vuole amici, eppure in questo momento vorrei tanto andare da qualcuno, abbracciarlo e scoppiare a piangere. Faccio un sospiro e prendo il cellulare, guardo per non so quanto tempo il numero di Austin mordicchiandomi il labbro. Ancora non si è fatto sentire. Di solito, quando si arrabbiava con me, dopo un paio di mesi mi chiamava e mi diceva che dovevamo parlare; ma sono passati così tanti mesi adesso che a malapena mi ricordo il suo viso. Scuoto la testa ricordando la nostra ultima discussione. Mi manca. Mi manca davvero tanto. Clicco il tasto "chiama" e mi porto il cellulare all'orecchio. Fa un bel po' di squilli, so che sta per scattare la segreteria telefonica e sto per scoppiare a piangere, quando risponde. – Pronto? – chiede, ma non è Austin, è Dan. – Cassie, ehi! Da quanto tempo. Austin mi ha raccontato quello che è successo e mi dispiace davvero tanto.
Aggrotto la fronte, un po' confusa. – Sta là adesso? – chiedo io, lasciando stare tutte le cose carine che gli potrei dire, come per esempio "mi fa piacere sentirti", oppure "già, mi dispiace anche a me, ma grazie per avermelo detto".
– Emh.. è sotto la doccia – risponde Dan dopo un po'.
– È sotto la doccia oppure non vuole parlarmi? – chiedo io con il cuore in gola.
– Tutte e due – sospira Dan. – Cassie... è così arrabbiato con te! Ho cercato di farlo ragionare, ma lui non ne vuole sapere e non riesco a capire il perché. Non è la prima volta che litigate, giusto? Questa volta sembra veramente arrabbiato. È perennemente arrabbiato e non fa bene nemmeno a lui tutta questa rabbia repressa.
– C'è un modo per farlo ragionare? – chiedo io con voce tremante. Mi fa male immaginarmi un Austin diverso dal solito. Un Austin cupo invece di un Austin divertente, capace di migliorarti le giornate con un solo sorriso.
– Possiamo fare una cosa, ma non so come la prenderà. Domani usciamo, andiamo a amangiare una pizza al solito ristorante. A pranzo e... – Si ferma sentendo il getto dell'acqua fermarsi. – Ci vediamo là. Devo andare. Ciao – mi saluta in fretta prima di attaccare.
Faccio a malapena in tempo a mettere via il cellulare, che entra Ivy in camera con il mio pranzo. Tutto d'un tratto il mio stomaco inizia a borbottare, pregandomi di mangiare qualcosa. – Oh, grazie Ivy! – esclamo io facendole spazio sul letto.
Si mette proprio accanto a me e mi sorride dolcemente. – Ho pensato che magari non eri venuta per evitare Jeremy – borbotta lei dopo un po'. – Mi dispiace per lui. So che non dovrei, ma è così preoccupato e triste... mi fa male vederlo così. Isaac ha detto che è rimasto fermo a guardare la porta per un'eternità e che non faceva altro che ripetere che non ti doveva spaventare in quel modo. Ad un certo punto ha anche detto che non avrebbe dovuto dirti quelle cose, ieri sera, ma noi non sappiamo di cosa sta parlando con esattezza. È stato zitto durante il pranzo, continuava a stare zitto e a mangiare. Ogni tanto si girava per guardare l'ascensore, poi se n'è andato senza nemmeno finire di mangiare. Isaac ha cercato di consolarlo un po', ma lui ha chiuso la porta a chiave. Sono veramente preoccupata. Era così distaccato e so che lo è sempre stato, ma era così... fuori di sé. E ho paura che possa spegnere le sue emozioni, come ha già fatto in passato. – Sbuffa, sembra veramente esasperata. – Non ci sto capendo più niente. I suoi pensieri erano così oscuri! Continuava a pensare che avrebbe ucciso Cole con le sue stesse mani e che... e che tu saresti tornata o da Cole o da Austin, e che Austin era uno stronzo. Ha iniziato a pensare ad Austin e a come potreste fare pace e altre cose che solo lui può pensare. Ha così paura che tu vada da Austin, Cassie! E poi ho iniziato a litigare con Isaac, perché si è innervosito un sacco per quello che è successo e abbiamo litigato e... – Non riesce a finire la frase e scoppia a piangere. L'abbraccio senza pensarci più di tanto. So che è molto emotiva e so che adesso ha bisogno di questo.
– Ivy, tranquilla, andrà tutto bene. È solo un po' nervoso, ritornerà da te in batter d'occhio – mormoro io accarezzandole la schiena. – Stai tranquilla, andrà tutto bene. Siete stati insieme per così tanto tempo!
– Oh, Cassie! Sono così preoccupata per tutto! Tra Cole, la battaglia, te che potresti essere rapita da un momento all'altro, Jeremy con il suo potere malefico, te e lui che litigate così tanto... È tutto così frustrante – dice continuando a piangere.
Sì, in effetti era tutto un po' un casino. Non so da dove prendo tutta questa forza per non scoppiare a piangere insieme a lei. È così carina con me, devo fare qualcosa per ricambiare tutto quello che ha fatto per me. È sempre stata dolcissima con me, anche quando non me lo meritavo. – Dopo andiamo a parlare con Isaac, va bene? – chiedo io mentre lei continua a stringermi. Annuisce continuando a singhiozzare. – Ora basta piangere però. Sei una ragazza bellissima. Non piangere, non vorrai mica che ti coli tutto il trucco! – scherzo un po' io distaccandomi delicatamente da lei.
Scoppia a ridere e si asciuga le lacrime. – Non m'importa niente del trucco. Lo so che posso sembrare snob a volte, ma non mi vedo poi così bella, Cassie. Cerco solo di sembrare carina... con il trucco e tutto il resto. Voglio solo essere più carina.
Non mi sembra possibile. Ivy è una delle ragazze più belle in assoluto, con i suoi capelli biondo fragola, i suoi occhi verdi, le sue lentiggini, il suo nasino e le sue labbra piene. Inoltre non è molto alta, ma ha un gran bel fisico, con le curve ben fatte e per niente sproporzionate. – No, Ivy, non pensarla così. Non scherzo quando dico che sei una delle ragazze più belle che io abbia mai visto – borbotto io stringendola a me. Non sto mentendo, è vero. Credo che lei e Biancaneve siano le ragazze più belle dell'Istituto. E io ho sempre avuto un debole per le ragazze dai capelli rossi, quindi Ivy va automaticamente al primo posto. – Sei veramente bella.
– Un po' ti invidio, sai? – chiede lei dopo un po', in risposta aggrotto la fronte, confusa. – Sei forte, Cassie. Sei così... Non t'importa di quello che pensano gli altri, stai per i fatti tuoi e stai bene così. Hai le palle e questo piace tanto ai ragazzi. Nessuna era mai riuscita a dire di no a Harry, eppure tu ci sei riuscita. Hai detto di no pure a Jeremy, ti sei fatta odiare da Allison e non t'importa. Lei ti squadra ogni volta che ti vede e non ci fai nemmeno caso. Sai quello che vuoi, hai voluto Jeremy e te lo sei preso; hai cercato di uccidere Cole senza nemmeno pensarci due volte, nonostante quello che provi per lui. Sei forte, Cassie. Capisco Jeremy, capisco perché è così innamorato di te. Sei così bella e forte... Sei naturale, a malapena ti trucchi, eppure sei una di quelle ragazze che... ci sanno fare, diciamo così.
L'abbraccio sentendo le lacrime cercare di uscire dai miei occhi. Non ho mai pensato a me in questo modo, le parole del demone in cui mi ero imbattuta tanto tempo fa ancora continuano a perseguitarmi mentre guardo Jeremy negli occhi. Trovavo e tutt'ora trovo tutto così vero: il fatto che Jeremy sia troppo bello in confronto a te, che lui sia uno spreco insieme a me. Non posso credere che invece Ivy pensi questo di me, io non mi vedo per niente così; sono così ingrata, goffa e maledettamente imperfetta per Jeremy... – Anche tu sei forte, Ivy. A modo tuo. Lo sei quando si tratta di cose veramente importanti. Non m'importa se non sei riuscita a dire di no a Jeremy. Non importa perché, diciamocelo, Harry ha il suo fascino. Sei forte e bella, Ivy. Hai dei capelli perfetti, degli occhi bellissimi e queste lentiggini... sono così carine! A me fanno impazzire! – esclamo io e lei ride continuando a piangere.
Purtroppo c'è voluto praticamente tutto il pomeriggio per cercare di tirarle su il morale, ma adesso sembra essere più serena. Abbiamo parlato molto, ci siamo sfogate e adesso dobbiamo scendere per andare a mangiare, ma soprattutto per parlare con Isaac. – Sei pronta? – le chiedo guardandola, mentre me lo chiedo pure a me stessa visto che mi dovrò sedere accanto a Jeremy, al nostro solito tavolo. Lo devo fare, devo stare accanto alla mia migliore amica ora come ora.
– Sì – risponde lei, un po' incerta, così cerco di rassicurarla almeno un po' accarezzandole la schiena. Accenna un sorriso e mi stringe un po' la mano. – Tu vieni con me però, vero? – chiede, annuisco subito e vedo le lacrime iniziare a inumidire ancora di più i suoi occhi.
La fermo subito. – No, ehi! Non piangere! Vai là e fatti valere.
Prendiamo i vassoi con sopra da mangiare e cerco con tutta me stessa di tenere in equilibrio il vassoio mentre Ivy continua a stringermi una mano. Sorrido quando si siede, un po' perché le voglio bene e un po' perché sono riuscita a tenere in quilibrio il vassoio con una sola mano senza far cadere niente. Jeremy mi sta guardando da un po' ormai, sembra un po' incredulo e questo non fa altro che peggiorare la situazione. Vorrei cercare di rimpicciolirmi ancora di più. Provo un pizzico d'invidia verso il mio stomaco, il quale adesso si sta facendo piccolo piccolo, perché adesso è bello protetto dentro di me, mentre io continuo ad essere una preda per gli occhi di Jeremy.
Ivy si siede e così io faccio il giro del tavolo e mi siedo nel mio solito posto, Jeremy ha finito di fissarmi e adesso sta guardando davanti a lui. – Dobbiamo parlare – annuncia Ivy freddamente guardando Isaac negli occhi.
– Sì, è vero. Dobbiamo parlare – borbotta lui guardandola in un modo che non mi piace. Tutti i nostri amici se ne vanno e quando Isaac capisce che non ho intenzione di alzarmi sbuffa ma chiede a Jeremy di rimanere, e lui dopo un po' accetta. Il fatto che voglia un amico al suo fianco mi fa sentire ancora più in preda all'ansia.
Ivy lo sta guardando e mi sembra un po' più pallida del solito. – Mi vuoi lasciare, Isaac? – chiede Ivy con voce tremante e con le lacrime agli occhi. Mi sento male per lei, so che in momenti come questo nemmeno io riuscirei a rimanere calma e fredda.
– Mi dispiace – mormora Isaac abbassando lo sguardo.
– Cosa? Che significa?! Perché? – chiedo io alzando il mio tono di voce. Faccio per alzarmi, furiosa, ma Ivy mi lancia un'occhiataccia e così mi fermo. Isaac invece non mi rivolge nemmeno un'occhiataccia, sembra non avermi sentito e questo mi fa infuriare ancora di più.
– Non sa più cosa prova – mi risponde Ivy continuando a guardarlo, sembra stia per crollare da un momento all'altro. Non l'ho mai vista così debole fisicamente.
Questa volta sono troppo arrabbiata per non alzarmi e Ivy è troppo distrutta per guardarmi male. – Ivy, andiamo – ringhio io prima di fulminare Isaac con lo sguardo.
– Maledizione, Cassie! Fatti gli affari tuoi! – tuona Isaac alzandosi dalla sedia in modo brusco. Sussulto e lo guardo con diffidenza, ma poco dopo si alza anche Jeremy e non sembra avercela con me.
– Do ragione a te, Isaac, davvero. Però non ti rivolgere a lei in questo modo – dice Jeremy con un tono più freddo del ghiaccio. Almeno lui riesce a nascondere le sue emozioni come si deve.
Isaac inizialmente lo guarda con gli occhi spalancati, poi ridacchia, ma sembra ferito e nervoso. – Fa ridere, non credi? Visto come ti guarda e come ha paura di te – ringhia lui continuando a ridere debolmente. Sgrano gli occhi, sbigottita, e Jeremy sembra provare la stessa cosa, ma è anche ferito. In pochi secondi Jeremy ha già tirato un pugno così forte a Isaac da farlo cadere a terra. Ivy urla e si alza dalla sedia, io mi precipito da loro per farli separare, però Jeremy si è già allontanato dopo avergli tirato solo quel singolo pugno. Indietreggia ancora un po' e mi guada; sta cercando di scusarsi, lo so. Fa un sospiro, si scompiglia i capelli e se ne va a passo veloce.
Guardo Isaac che sta iniziando ad alzarsi con il labbro inferiore gonfio e sanguinante. Ivy fa per andare da lui, poco dopo però si ferma, sicuramente perché si è ricordata che il ragazzo che sta a terra l'ha appena lasciata. Mi guarda con aria interrogativa e gli occhi spalancati. – Se vuoi vai, ci penso io qua – sussurro, lei annuisce e corre di sopra. Tutti continuano a guardare me e Isaac, nervosi. – E va bene – bofonchio io aiutando Isaac ad alzarlo mentre lui continua a lamentarsi.
– Dov'è Ivy? – chiede una volta alzato. Scuoto la testa e gli indico le scale con il mento. – Mi dispiace aver dato di matto. Dopotutto stai solo cercando di proteggerla – sospira lui. – È che sono molto nervoso, non credo di poter avere una relazione in questo periodo.
– Isaac, non l'ami più? – chiedo io guardandolo dritto negli occhi.
Abbassa lo sguardo. – Non lo so, non ci sto capendo più niente – risponde lui prima di andarsene. Guardo Scott che tiene stretta Eireen mentre lei mi guarda con gli occhi sbarrati.
Mi siedo sul letto, ancora più nervosa. Forse adesso potrei scoppiare a piangere come Ivy e cercare di sfogarmi un po'; mi darei ragione da sola. È tutto un casino. Dei vampiri mi vogliono morta, insieme a lupi mannari e sirene. In più anche Cole vuole uccidere tutti, tranne me, e mi vuole obbligare a stare al suo fianco. Per la prima volta penso che uno dei gruppi che ci vuole morti potrebbero veramente vincere e sterminarci tutti. Forse solo Cole con i suoi demoni potevamo sconfiggerli, ma ora anche altre persone cercano di farci fuori e non credo riusciremo a sconfiggere tutti e due i gruppi. Non ce la possiamo fare.
Penso ad Ivy, che in questo momento si sentirà sola e vorrà stare solo con Isaac. Penso ad Isaac, il quale si starà consumando a causa delle domande e del senso di colpa, cercando di non andare da Ivy. Penso a Jeremy, che starà malissimo dopo tutto quello che è successo oggi. So che non dovrei pensare di andare da lui a consolarlo, non dopo quello che è successo sta mattina... ma d'altronde non è una persona poi così forte. Sicuramente starà pensando che l'ho lasciato per quello che mi ha raccontato ieri sera e io glie lo sto lasciando pensare. Penserà che non mi rimetterò mai con lui dopo la scenata che ha fatto sta mattina. Mi ha fatto un po' paura oggi. Non era in lui e lo so che sono stata troppo avventata, parò sapevo che Cole non mi avrebbe fatto del male. Se mi volesse veramente fare del male, me l'avrebbe già fatto e mi avrebbe presa alla sprovvista. A lui piace fare così. E desso mi ha anche detto che vuole la mia fiducia. Ma come faccio a fidarmi di lui? Dopo tutto quello che ha fatto... sta solo sprecando tempo; ma mi fa piacere, almeno so che non si farà mettere i piedi in testa da questi altri nemici e quindi li ucciderà.
Il mio cellulare inizia a vibrare, lo prendo senza nemmeno controllare il nome o il numero, perché sinceramente in questo momento non voglio fare altro che smettere di pensare. – Pronto?
– Cassie. – Il mio cuore fa un balzo, mi alzo dal letto con le lacrime agli occhi e deglutisco per cercare di mandare giù il nodo che ho alla gola. – Dobbiamo parlare. Ti va se ci vediamo alla nostra tavola calda?
– Adesso? – chiedo io, scioccata.
– Sì, adesso.
Faccio un sospiro e guardo l'orologio. So di avere il coprifuoco, ma non posso dirgli di no. Sono mesi che lo chiamo e lui non mi ha mai risposto. Dan deve avergli parlato, perché non mi avrebbe mai chiamato così dal nulla, sicuramente gli avrà detto che ho provato a chiamarlo anche oggi. – Va bene. Ci vediamo tra un po' allora – mormoro io, agitata. Non mi risponde nemmeno e attacca. Respiro più volte e mi vesto, che mi ero già messa il pigiama. Mi infilo dei jeans e un maglione largo con le mie solite converse; prendo il cappotto ed esco dalla mia stanza cercando di fare meno rumore possibile. Mi fermo di scatto vedendo Jeremy e Allison nel corridoio. Jeremy mi guarda senza dire niente, mi sembra confuso, mentre Allison mi fulmina con gli occhi e basta. Che novità. – Scusatemi – dico io andando avanti senza disturbarli più di tanto.
– No, aspetta, Cassie – esclama Jeremy prendendo la mia mano. Mi giro subito, arrabbiata, e lui mi lascia andare. – Dove vai? – chiede lui, tutto d'un tratto freddo. Guardo Allison; è così bella con quei suoi capelli lunghi e neri come il carbone, e la sua pelle pallida. Eppure i suoi occhi continuano ad uccidermi.
– Austin mi ha chiamata – rispondo io guardandolo. Fa un passo indietro e i suoi occhi sembrano più grandi. Non dice niente, rimane solo fermo a guardarmi. – Devo andare. Ho un bel po' di strada da fare – sussurro io prima di girarmi e andare verso l'ascensore. Le gambe iniziano a tremarmi. Quando mi giro, una volta entrata nell'ascensore, mi accorgo che Jeremy continua a guardarmi con quei suoi grandi occhi blu. Abbasso lo sguardo sentendo le lacrime uscire e per fortuna le porte dell'ascensore si chiudono, lasciando quei due da soli.
Mi fermo davanti la nostra tavola calda e guardo dentro sospirando. Entro ed eccolo là, il mio migliore amico nonché ex ragazzo. È così cambiato dall'ultima volta che l'ho visto! I capelli sono ancora più corti e la maglietta mette in rilasto i muscoli che adesso sono un po' più accentuati. Sta guardando fuori e sembra preoccupato. Mi siedo davanti a lui, ma continua a non guardarmi. – Ciao – dico dopo un po', e non potrei essere più incerta. Soprattutto perché continua a non guardarmi e non mi risponde. Rabbrividisco sentendo solo la musica in sottofondo, gli do tempo, e tempo, eppure lui continua a non parlare. – Mi ricordo ancora quando ogni giorno venivamo qua a fare colazione insieme – mormoro io con voce tremante. Lo guardo un'altra volta dopo aver finito la frase, ma niente. Faccio un sospiro e cerco di tranquillizzarmi, inutilmente. – Austin, mi dispiace veramente tanto per quello che è successo, ma ti prego di dire qualcosa.
– So tutto – annuncia lui facendomi rabbrividire ancora di più.
Stringo il cappotto a me e abbasso lo sguardo con il respiro accelerato. – in che senso? – chiedo.
– Tu non abiti a casa dei tuoi nonni – risponde lui spostando finalmente il suo sguardo su di me. – Dove abiti, Cassie? – chiede e i suoi occhi mi danno la conferma che è furioso con me.
Mi muovo sulla sedia, in imbarazzo. – È una storia complicata, Austin.
– Vuoi essermi amica? Vuoi che ti dica qual è la prima regola per esserlo?
Il mio cuore fa un balzo e lo guardo con gli occhi spalancati, sono sicura di essere appena diventata un peperone. – No, la so la prima regola – bofonchio io guardandolo negli occhi, un po' intimorita. Era da un bel po' che non vedevo questa parte di Austin, questa parte che riesce ad intimorirmi anche più di Jeremy.
– Lo sai? – chiede lui usando un tono che mi mette in imbarazzo ma mi fa arrabbiare allo stesso momento: mi sta trattando come una stupida. – Ne sei sicura? – chiede ed io annuisco abbassando lo sguardo. È essere sinceri l'uno con l'altro, penso. – Eppure sembra che tu non la capisca. Sai cosa significa, Cassie? – chiede lui, continuando ad ammazzarmi dentro.
– Sì – balbetto io con le lacrime agli occhi. Mi fissa per un po' e poi sposta di nuovo lo sguardo fuori dal locale senza aggiungere altro per un bel po' di tempo. Abbasso lo sguardo verso le mie mani che stanno sudando freddo. Sto sudando freddo. So che adesso gli devo dire la verità, so che sta aspettando. – Abito in un Istituto per Cacciatori. A quanto pare non esistono solo i vampiri, ma anche altre creature abbastanza sgradevoli... Esistono queste persone che sono fatte per combattere questi demoni, e io faccio parte di queste persone – aggiungo quindi. La sua mascella diventa così contratta che sembra starsi per spaccare. – Ti prego, Austin, di' qualcosa! – sbotto alzando la voce nonostante stia tremando. Mi guarda e mi fulmina con gli occhi, mi sento quasi costretta ad abbassare lo sguardo.
– Devo andare, Abby mi sta aspettando – dice alzandosi. Lo guardo e cerco di non piangere. – Non dirò niente a nessuno su quello che mi hai detto.
– Austin – lo chiamo con voce tremante. – Ti prego, non te ne andare. Non così.
– Io non so più chi sei, Cassie – sussurra lui mettendo i soldi sul tavolo senza nemmeno guardarmi. – È stato uno sbaglio chiamarti – continua, freddo come il ghiaccio. – Buonanotte – mi saluta, per poi andarsene.
– Austin! – lo chiamo io alzando la voce, eppure non si gira. – Austin! – urlo alzandomi dalla poltrona. Lo raggiungo con un passo deciso e veloce, gli prendo la mano e cerco di girarlo, ma lo fa lui di sua spontanea volontà e mi ritrovo a baciarlo! Mi distacco subito da lui non capendo quello che sta succedendo.
Lui sembra nervoso adesso, si mette una mano davanti alla bocca e la stringe. Fa sempre così quando è nervoso. – Cazzo! – esclama, ma io continuo a non capirci niente. Chi ha baciato chi? Austin se ne va praticamente correndo, ed io rimango ferma dove sono. Il mio stomaco sembra stringersi fino a farmi male, mi metto indietro i capelli e li tiro un po'.
– Cassie, tesoro... ti posso portare qualcosa? – chiede la nostra cameriera preferita, Janet. Oh, quanto mi è mancata! Rimango in silenzio continuando a guardare la porta. – Ti porto la solita cioccolata calda – aggiunge, mi accarezza la schiena e se ne va.
Mi siedo subito capendo di star per scoppiare a piangere. Non posso. Non qua. Questo è il nostro posto, non posso piangere qua, ci sono troppi bei ricordi e non posso rovinarli con le lacrime.
Louis mi scopre subito e mi fa la predica, poi, dopo avermi detto che sono in punizione, se ne va. Non sembra molto arrabbiato, sicuramente avrà letto nella mia mente e avrà scoperto tutto, ma per la prima volta non m'interessa. Appena salvo di sopra Ivy viene verso di me, mentre Isaac e Jeremy sono seduti per terra nel corridoio e mi guardano. Ringrazio Dio di essermi pulita il trucco sbafato dentro l'ascensore.
– Ci hai fatto spaventare così tanto! – esclama Ivy abbracciandomi, io sono ancora così scossa che non riesco nemmeno a ricambiare l'abbraccio. Si distacca da come e mi guarda facendomi capire che anche lei mi ha letto nella mente. – Mi dispiace – sussurra guardandomi negli occhi. – Sono proprio stupidi, i maschi – borbotta facendo una smorfia disgustata.
– Possiamo sapere anche noi di cosa diavolo state parlando? – chiede Isaac alzandosi insieme a Jeremy.
– Isaac – lo chiama Jeremy. – Lasciamole stare.
Faccio per dirgli che non fa niente, che sto andando a letto, quando il cellulare mi avverte che mi è appena arrivato un messaggio da Austin che dice: "dobbiamo parlare. Cazzo se dobbiamo parlare!". Sbuffo e Ivy mi prende il cellulare per leggere, fa un gemito e mi lascia il cellulare.
– Chi è a quest'ora? – chiede Isaac con la fronte aggrottata, si avvicina al cellulare e sbircia. – Ah.
Mando un messaggio veloce dicendogli che va bene e gli do appuntamento domani mattina a colazione alla nostra tavola calda. Non mi risponde nemmeno e Isaac sembra ancora più nervoso del solito. – Si può sapere che diavolo è successo? – chiede Isaac irritato.
– Si sono baciati – risponde Jeremy al posto mio facendomi sobbalzare. Lo guardo, ma lui sembra voler guardare solo il pavimento. – Si sono baciati – ripete a voce alta e sembra distrutto.
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