Capitolo 37: mi dispiace

- Ci saranno delle conseguenze - mi dice Louis. - D'ora in poi, dovrai crescere. Le tue azioni hanno creato fin troppo caos. È ora di smetterla di fare di testa propria, è ora di iniziare a capire che non puoi lavorare da sola. Siamo un gruppo e come tale dobbiamo lavorare.
Dopo tutto quello che è successo in questo periodo... Dopo essere andata via, senza nemmeno pensare alla mia destinazione, mi rendo conto che Louis ha ragione. Forse ha sempre avuto ragione.
Se solo avessi saputo la realtà sin dall'inizio... Ma forse nemmeno quello mi sarebbe bastato.
Mi rendo conto di essermi autodistrutta, senza nemmeno accorgermene. Fin dalla morte di mio padre probabilmente. Non ho mai pensato al mio dono, alla mia vita... Ho sempre preso decisioni affrettate.
Annuisco. - Mi dispiace.
- Non sembri mai realmente dispiaciuta - commenta Louis. - Non sembri mai realmente pentita. C'è qualcosa di profondamente sbagliato in te, Cassie. Forse è ora di approfondire questo tuo lato.
Stringo le labbra in una linea fina. Sono dispiaciuta realmente. Le sue parole mi hanno ferito, ma nessuno mi odia più di me stessa. Forse giusto Jeremy. - Lo farò -gli prometto.
- Non mi basta.
Lo guardo con occhi grandi. Perché ho paura. Per la prima volta ho paura di essere cacciata. - Mi rendo conto di aver fatto troppi errori - annuncio. - So di non meritarmi la tua fiducia, come quella di nessun altro. Lo so. Ma... Sono stata riportata qua per una ragione.
- Sarebbe quella di combattere fino alla fine? E come? Da sola?
Stringo le mani in pugni. - Lo farò- sussurro. - Se non ho altre opzioni... Mi adatterò.
- Si sta avvicinando il tuo diciottesimo compleanno, Cassie.
Annuisco. - Lo so.
- Ti senti cambiata in meglio?
Capisco quello che sta facendo. E mi va bene. - No.
- Prenditi le tue responsabilità.
Sento il respiro farsi sempre più pesante. - Mi dispiace.
- Se sei realmente dispiaciuta... Dovrai provarlo.
- Come?
D'un tratto, qualcuno apre la porta dello studio di Louis. Mi giro verso la persona, e mi rendo conto di avere difronte una persona totalmente sconosciuta.
Rivolgo nuovamente l'attenzione a Louis, confusa.
- Lei è Lilith - mi presenta Louis. - È una maga dalle qualità strabilianti.
Stringo le mani fino a creare delle mezzelune sui palmi. - Non farmi del male, per favore - sussurro. - Non togliermi la protezione.
- Non possiamo farlo - si intromette la donna dai capelli così biondi da sembrare bianchi. Come tutti i maghi, dispone di una bellezza particolare, con degli occhi di un verde acceso e le labbra a cuore. - Quello che farò io, sarà ristabilire un equilibrio.
- Equilibrio? - ripeto, confusa. - Sono metà demone e metà Whitesun. Non c'è più equilibrio in me da molto tempo ormai.
- Il tuo equilibrio sanguigno è ormai compromesso, forse per sempre. Non mi compete il tuo sangue. Quello che mi compete è tutto il resto: scudi, protezioni e...
- Jeremy - conclude Louis.
Mi giro verso il vecchio preside. - Che cosa c'entra Jeremy?
- Il tuo equilibrio è legato a lui.
Ridacchio, nervosa. - Col cavolo. Non sono legata a nessun equilibrio al di fuori del mio.
- Cassie - mi rimprovera Louis.
- Più continui a combattere il destino e più esso ti colpirà duramente - se ne esce la maga.
- Fanculo il destino - sbotto. - Sono già stata colpita e sono affondata da tempo.
- Non ti verrà data un'altra occasione diversa da questa - mi comunica duramente Louis.
- Perché diavolo dovrei essere costretta ad accettare un legame che non voglio?
- Non stiamo parlando del tuo legame sentimentale con Jeremy - dichiara la maga. - Quello lo vedremo in un secondo momento, se e quando vorrai.
- Che cosa sei, una maga che fa terapia di coppia? - sputo, rabbiosa.
Mi sorride con fare saccente. - Se proprio vuoi saperlo, Whitesun, sono specializzata nelle anime gemelle.
Alzo gli occhi al cielo. - Una strizzacervelli romantica - borbotto. - Perfetto. Jeremy ti odierà tanto quanto me.
- Jeremy ha già accettato.
Sussulto. - Cosa? Perché?!
- Gli abbiamo concesso qualcosa che non poteva rifiutare - sogghigna la maga.
- Ovvero?
- Sarà lui ad uccidere suo fratello.
Trattengo il respiro, spaventata. - Non potete fargli una cosa del genere - sussurro. - È suo fratello, non se lo perdonerà mai.
- Forse non ti è chiara la dinamica - se ne esce la maga. Sembra adorare la mia paura. - Ecco spiegato il tuo comportamento a dir poco deplorevole.
Raddrizzo la schiena, sulla difensiva. - Come strizzacervelli non sei poi così portata. Non ti hanno insegnato che non puoi insultare i tuoi pazienti?
La maga scrolla le spalle, poco interessata. - Non cederò alle tue provocazioni, Whitesun.
- Ho un nome - ringhio, furiosa, lanciandole un'occhiata di fuoco. - Mi chiamo Cassie. Non Whitesun.
Inclina il viso, studiandomi con un sorrisino. - Cassie - ripete.
Digrigno i denti, affatto contenta. Mi sta provocando o sbaglio?
- Allora è deciso - conclude Louis, alzandosi dalla sedia per congedarmi. - Puoi iniziare anche oggi.
Trattengo un ringhio. - Ci sarà anche Jeremy?
- No - replica la maga. - Non oggi.
Porto l'attenzione su Louis, un po' spaventata dalla decisione di Jeremy. - Perché? - sussurro.
- Le motivazioni sono molteplici - mi spiega Louis, dopo avermi letto nel pensiero. - Rispettiamo questa sua decisione.
- Non se lo perdonerà mai - ripeto, con le lacrime agli occhi.
- Gli ha tolto tutto, Cassie - se ne esce Louis, con voce dura. - Non dimenticarlo.
- E che cosa c'entra questo con il mio legame?
- Oh, perché Jeremy sarà quello che ucciderà Cole - annuncia Louis, con disinvoltura, - ma nel frattempo Cole sarà impegnato ad uccidere te.

🗡️🗡️🗡️

Bello, commento nella mia testa. Veramente molto bello ritornare dal mondo dei morti per poi morire per mano del gemello cattivo della mia anima gemella volutamente.
Mi rendo conto di non star pensando minimamente alla mia nuova terapista, la maga Lilith, che sta continuando a parlarmi del destino.
- Ti rendi conto?
La osservo, poco interessata. - Si - mento.
Mi lancia un'occhiata di fuoco. - Non hai ascoltato una parola.
- Leggi nel pensiero anche tu?
- Tra le altre cose - borbotta. Sospira, per poi sedersi più comodamente sulla poltrona. - Hai dei meccanismi di difesa molto importanti, Whitesun.
- Che cosa ti ha spinta a diventare psicologa, oltre che maga? - la prendo in giro.
- Non lo sono e lo sai - mi riprende. - Capisco il tuo modo di fare. Hai dovuto affrontare tante battaglie troppo presto. Questo è stato il tuo modo di proteggerti.
Alzo gli occhi al cielo. - Non ho bisogno di essere compatita.
Rimane ad osservarmi, con un sorrisino che non riesco proprio a decifrare. - Negazione, distacco e dissociazione.
Ammicco, compiaciuta, sentendo tutti i miei meccanismi di difesa. - Sono una professionista quindi.
- Lo sei - conferma lei. - Per ragioni più che giustificate.
Ringhio. - Ho sangue demoniaco dentro di me. Riuscirai a giustificare anche questo? Sbaglio, o mi hai insultata due ore fa?
- Ti ricordi di tua madre?
- E tu? Quanti anni hai? - chiedo.
Si ferma ancora una volta ad osservarmi, sicuramente in difficoltà. - Non ti hanno insegnato che è maleducazione chiedere gli anni ad una signora?
- Quindi sei una signora, non una signorina - replico sorridendole.
- Ti trovi a tuo agio con questo tuo nuovo aspetto?
- Intendi quello di un fantasma scheletrico con gli occhi strani? - Scrollo le spalle. - Me ne sono fatta una ragione.
- Non sembra.
- Sei abbastanza grande da offenderti quando qualcuno ti chiede l'età, eppure come tutti i maghi risulti poco più che trentenne - aggiungo, studiandola.
Accenna un sorriso. - Sai, vero, che se continui così verrai cacciata? Io sono costretta a rivelare a Louis tutti i tuoi progressi... E regressi.
- Eppure vi servo, per uccidere Cole, giusto?
- Vogliamo parlare di questo?
- No, voglio che sia chiaro che lo farò. Il destino ha deciso così, giusto? È per questo che mi ritrovo qua. Ho accettato la mia morte. Quindi non capisco tutta questa voglia di capirmi.
- Non pensi sia importante?
- Per cosa? Per andare in cielo senza ripensamenti?
- Il legame con Jeremy può aiutarti con la morte - mormora.
Ridacchio. - Jeremy non mi ha mai aiutato - ringhio. - Quello che ci lega è sempre stato soffocante e l'ho sempre trovata una costrizione.
- Rifiuto e negazione.
Alzo gli occhi al cielo. - Non l'ho mai voluto. Non ho avuto nemmeno il tempo di conoscerlo.
- Lo capisco - risponde, comprensiva. - Il potere che vi lega porta delle conseguenze. Hai presente la storia sul filo rosso?
- Cristo - rido. - Non iniziamo con le storie giapponesi.
- In realtà è una leggenda cinese - mi riprende. - E non è poi così distante dalla vostra realtà.
- Come vuoi.
- Il destino con te non è mai stato gentile - ricomincia con la compassione.
- Lo definirei bastardo - rispondo. - Ma direi di avergli dato filo da torcere - aggiungo ammiccando.
La sua espressione risulta piuttosto amareggiata. - È per questo che hai scelto Cole?
- Cioè?
- Hai scelto Cole, anche perché non accettavi il legame con Jeremy.
- Non ho mai accettato legami e costrizioni. Niente di personale.
- Eppure hai finito per amarli entrambi?
- No - rispondo subito. - Non ho mai amato Cole.
- Ma hai amato Jeremy? Nonostante le costrizioni, nonostante i legami.
Rimango in silenzio. - Sono stata costretta.
Mi sorride gentilmente. - Potrebbe essere - mormora. - Per questo sei così attenta a quello che fa lui?
- Puoi spiegarmi perché il mio legame con Jeremy mi aiuterà a morire? - sputo, ormai al limite della sopportazione.
- Non a morire - mi ferma. - A tornare.
La mia espressione non lascia alcun dubbio: non sono interessata ed ancora di meno spinta a crederle.
- Non vuoi tornare in vita?
- Sto bene nella posizione in cui sto - borbotto.
- Ti stai punendo da sola?
- Mi prendo quello che mi spetta.

🗡️🗡️🗡️

Mi ritrovo in stanza insieme ad Austin, Ivy, Isaac e Jeremy. A quanto pare, quest'ultimo ha imparato la lezione.
- Quindi - inizia Jeremy, - il piano è andato a puttane. Stiamo cercando di capire come riprendere un po' di vantaggi, ma con la spada degli Anziani, il Primo dalla sua parte e la maggior parte dei demoni...
- Siamo spacciati - mormora Isaac.
- Ci serve qualcosa di più - borbotto. Afferro il Libro delle Ombre, alla ricerca di qualche essere stupefacente. - Avevo letto qualcosa riguardo i Draghi... Voi ne sapete qualcosa?
- Sono estinti - replica Jeremy. - Da millenni.
Scuoto la testa. - Dobbiamo chiedere alle fate.
- Sono segregate ai piani inferiori - aggiunge Ivy. - Dubito possano essere d'aiuto.
- Non sono loro che riescono a comunicare coi Draghi? - chiedo.
- Hai studiato - ammicca Isaac. - Ma Jeremy ha ragione: non si vedono più da millenni.
- Conosciamo qualche Fae superiore? - chiedo.
- Sono nascosti altrove - borbotta Jeremy. - Sono piuttosto egoisti come esseri. Come le sirene.
Sospiro. - Sono state completate eclissate - borbotto. - Non sono egoiste, sono semplicemente indifferenti al futuro di chi non l'ha mai aiutate.
- Non si trovano più su questo mondo - aggiunge Isaac.
- Non penso - ribatto. - Avevo letto qualcosa... - aggiungo sfogliando le pagine del Libro delle Ombre.
- C'è effettivamente un modo per raggiungerle - annuncia Jeremy. Alzo lo sguardo su di lui, interessata. Mi osserva, un po' titubante. Capisco la sua sfiducia, nemmeno io mi fiderei di me stessa, ma... Ha altre opzioni migliori? Esattamente come me, no.
Ha il viso pallido e delle occhiaie profonde. Mi rendo conto per la prima volta forse, di quanto tutta questa storia lo stia sfinendo.
- Quindi? - chiedo.
- Ci sono dei... Cancelli - borbotta. - Se li attraversi, sei dentro il loro mondo.
- Dove sono questi cancelli?
- Non a Boston - replica. - In Spagna.
Sbuffo, impaziente. - Qualcuno conosce qualche spagnolo?
Silenzio.
- Siamo a cavallo - commento.
- C'è una leggenda che potrebbe aiutarci - aggiunge Ivy. - Il mostro delle ombre.
- Ci facciamo aiutare da un mostro? - borbotto, non proprio convinta.
- In realtà non è male come idea - commenta Jeremy. - Cassie, pagina duemila settecento cinquantadue.
Seguo le sue istruzioni, senza aggiungere altro. Leggo le caratteristiche principali del mostro. - Non ha sangue demoniaco, ma è un mostro? - ripeto ad alta voce, confusa. - Com'è possibile?
- È ombra pura - risponde Jeremy. - Non ha bisogno di sangue demoniaco. È più vecchio di chiunque altro mostro. Il fatto è che... Non è possibile trovarlo, a meno che non sia lui a volersi fare trovare.
- Non basta un po' di luce? - lo prendo in giro.
Dall'occhiata di fuoco che mi lancia, capisco che non è esattamente in vena di battute. Alzo le mani al cielo, in segno di arresa.
- Che cosa gli può interessare? - chiede Isaac.
Cerco maggiori informazioni sul libro, ma purtroppo non trovo scritte le ultime volontà del mostro.
Jeremy ridacchia. - Ultime volontà?
Scrollo le spalle, capendo che è riuscito a leggermi nella mente. - Voglio dire, è sempre stato un'ombra?
- Sì - conferma Jeremy.
- Detta così, si potrebbe pensare ad una cosa - borbotto.
Jeremy annuisce. - Non è male come proposta.
- Possibile che nessuno glielo abbia mai proposto? - chiedo.
- È possibile che nessuno sia mai stato così disperato da richiedere il suo aiuto - risponde.
- Ci potete rendere partecipi? - chiede Isaac, nervoso. - State parlando un po' nella testa e un po' con la voce, se non ve ne foste accorti.
- Scusa - borbotta Jeremy. - Cassie stava pensando di proporgli una forma umana, corporea.
- E come facciamo a dargli un corpo? - chiede Ivy. - Non è magia nera?
Stringo le labbra, nervosa. - Quella la posso praticare io, immagino - borbotto.
- Non hai poteri magici - mi riprende Jeremy. - Ci serve un mago.
- Ho sangue demoniaco - ribatto freddamente. - Penso che potremmo fare qualche tentativo.
- Mi servi viva, Cassie - ringhia Jeremy, osservandomi duramente.
Annuisco. - Lo so - mormoro.
Ivy sgrana gli occhi. - Utilizzerete Cassie? - chiede.
- Si - replica Jeremy.
- Riuscirai a riportarla in vita?
- Cosa? - chiede contrariato Isaac. - Che cosa state dicendo? Non ci sto capendo niente.
Ivy prende un momento per raccontare ad Isaac il piano di Jeremy e Louis.
- Dovete accettare il vincolo? - chiede Ivy. - Non pensavo fosse tutto così difficile.
- Per questo il destino è sempre stato poco chiaro - replica Jeremy.
- Sei realmente passato da un ragazzo che non credeva in Dio, ad un ragazzo che crede addirittura al destino malevolo perché non viene accettato un legame? - chiedo, leggermente innervosita.
- Mi sono documentato - replica Jeremy. - Ne ho vista troppa di merda, da quando abbiamo iniziato a farci la guerra.
- Forse perché viviamo in un mondo di merda - ribatto, contrariata.
- Sicuramente quello ha influito - conferma Jeremy.
- Quindi... destino, legami e resuscitare... crediamo a tutto questo per colpa di Lilith?
- Lilith ha più di cinquecento anni - replica Jeremy, facendomi sobbalzare. - Se c'è qualcuno che ci può aiutare, è lei.
- Farsi aiutare e credere ciecamente sono due cose completamente diverse - ringhio.
- Prima o poi, dovrai fidarti di qualcuno - se ne esce Jeremy. - Sei già stata la causa della tua rovina. Peggio di così, cosa potrebbe mai succedere?
- Di solito, quando uno dice una cosa del genere, finisce sempre per peggiorare.

🗡️🗡️🗡️

Rimasta da sola con Austin, il mio amico decide di aprirsi con me, raccontandomi di tutto quello che sta affrontando con il padre.
- Non c'è mai stato - borbotta. - E adesso pretende di avere potere decisionale sull'intera famiglia.
- E tua mamma?
- È ancora troppo scioccata. Non sembra mai realmente presente... Ho quasi paura le abbiano fatto un incantesimo per vedere attraverso lei.
Mi irrigidisco immediatamente, perché conosco Cole e sarebbe assolutamente da lui fare una cosa del genere. Stringo i denti. - Dove si trova? - chiedo.
- Non ne ho la più pallida idea, si muove come un fantasma.
- Cazzo - mormoro alzandomi dal letto. - Aspettami qua, ok?
- No, è di mia madre che stiamo parlando.
Testardo come al solito, ma devo dargli ragione.
Avanziamo velocemente verso lo studio di Louis, che però troviamo vuoto. Nell'ampia sala principale, mi guardo intorno, in cerca almeno di Jeremy, che ritrovo quasi immediatamente.
- Aspetta qua - sussurro ad Austin, prima di avvicinarmi a Jeremy.
Alza subito lo sguardo, senza nemmeno bisogno di chiamarlo. Stringe il libro nelle sue mani, assottigliando lo sguardo. - Che succede? - chiede.
- Louis? - domando.
Aggrotta la fronte. - Non è nel suo ufficio? - Scuoto la testa. - Ivy?
- Non lo so! Isaac?
- Continuiamo a dire nomi senza avere novità o facciamo qualcosa di concreto?! - sbotta Austin, apparso dal nulla.
Jeremy gli lancia un'occhiata di avvertimento, ma posa il libro con un sospiro e si alza dal divano. La ragazza accanto a lui lo osserva attentamente. - Chi stiamo cercando in realtà?
- Mia madre - risponde Austin.
- Dovrebbe stare di fuori.
- Ne sei sicuro? - chiedo, titubante.
- Certo, l'ho vista uscire mezz'ora fa circa - risponde lui con un'alzata di occhi al cielo.
Annuiamo e non ce lo facciamo ripetere due volte: usciamo dall'edificio.
- Cassie! - mi chiama Jeremy, preoccupato. - Il sole!
Non mi importa.
Spalanco la porta ed esco, alla ricerca della mamma di Austin.
- Hai una pistola? - chiedo a bassa voce ad Austin.
- Non vorrai sparare a mia madre?!
- No, dammela e basta - ringhio.
Mi porge la pistola, quindi la posiziono dentro la custodia vuota della mia cintura e camminiamo verso l'unica figura ferma intenta ad osservare l'orizzonte.
- Mamma! - esclama Austin.
Lei si gira, appena in tempo affinché io possa posarle le mani sugli avambracci. Sussulta, non sentendo il contatto con me. Sgrana gli occhi. - C'è dell'altro?
- Cosa? - chiede. - Cassie, ma di che cosa stai...
- Mamma, sei una spia?
- Ma smettetela! - esclama ridacchiando.
La guardo negli occhi. Cole non risponderebbe così.
- Codardo - ringhio.
- Ma chi? - ridacchia lei.
- Distruzione - dichiaro.
- Ma cosa...
Di scatto, il viso della mamma di Austin diventa vitreo ed il collo si inclina, facendo un movimento fin troppo innaturale.
- Mamma! - urla Austin, pronto a scattare.
Lo fermo ringhiando.
La donna adesso ci sta guardando con occhi vitrei. - Ti sei ricordata - si congratula con me.
- Mi ricordo quando non mi viene impedito di farlo - ringhio.
- Che brava - continua freddamente. - Anche perspicace.
- Usi sempre i vecchi trucchi - lo incolpo.
Nella mente cerco di arrivare a Jeremy. Mi serve una maga il prima possibile.
Eppure so che il nostro potere è cambiato, da quando sono tornata da Cole. So che la maggior parte delle volte non riusciamo a sentirci, a comunicare.
- Mi conosci - ammicca e la bocca della mamma di Austin non è mai stata così sconosciuta per me.
Rabbrividisco. - E tu? Mi conosci?
- Mi hai quasi ucciso l'ultima volta, quindi immagino di no - risponde la mamma, senza staccare gli occhi da me. - Ti sei pentita?
- Affatto - ringhio.
Mi sorride freddamente, alzando il mento, con fare spocchioso. - Puoi togliere la mano dalla pistola, Cassie. Questa volta non ci casco.
- Sei riuscito a ricavare abbastanza informazioni? - indago quindi, togliendo la mano dalla cintura.
- Bel tentativo - commenta ridacchiando. - Se solo...
Un rumore secco e la mamma di Austin si accascia a terra.
Dietro di lei, suo figlio.
Deglutisce, nervoso e piuttosto bianco in faccia. L'ha appena colpita con la pistola, facendole perdere i sensi.
- Stai bene? - chiedo al mio amico, che però sembra come sotto shock. - Sta bene, Austin, ma abbiamo bisogno di una maga.
Louis, Ivy e Jeremy corrono fuori, raggiungendoci. Jeremy si ferma, notando il corpo a terra della donna.
Ci guardiamo per un istante, in preda al panico. - Sta bene? - chiede.
- Sì, ma stava facendo da tramite - rispondo freddamente. - Mi hai sentito?
- No, non ho sentito niente - risponde Jeremy, avvicinandosi a noi. - Ho solo pensato di dover cercare Louis.
Louis prende la mamma di Austin in braccio, per poi trasportarla velocemente dentro casa, al piano superiore, senza aggiungere niente.
Sono leggermente delusa dal mio potere, che a quanto pare non è stato in grado di raggiungere Jeremy, ma penso sia... Normale.
- Ci serve Andrew - mormora Ivy, prima di rientrare.
- Che diavolo è successo? - ringhia Jeremy.
- Stava facendo da tramite - mormoro.
Jeremy, già pallido a causa della stanchezza, sembra diventare bianco come un lenzuolo. - Cosa?!
- Mi dispiace - aggiungo.
Jeremy lancia un'occhiata di fuoco ad Austin, che a malapena si rende conto dell'ambiente che lo circonda, figuriamoci della presenza di Jeremy. Poi quest'ultimo si gira e torna all'interno dell'edificio, con le mani chiuse in pugni e la schiena rigida.
È furioso.
Dovrei parlarci?
Dovrei.
Abbiamo tante cose in sospeso e... Gli devo delle scuse.
Quindi faccio in modo di fare rientrare Austin, sto accanto a lui il tempo necessario affinché si riprenda, e poi raggiungo Jeremy.
Lo trovo in uno studio, poco lontano da quello di Louis. Busso alla porta ed apro, senza aspettare il suo permesso.
Quando i nostri occhi si incrociano, lui sembra ancora più stanco, come se la mia presenza fosse veleno.
- Cosa c'è? - chiede seccato.
- Mi voglio scusare - borbotto. È appoggiato alla scrivania piuttosto alta e mi guarda con diffidenza. Quindi mi metto seduta, proprio davanti a lui, su una delle due sedie. - So di avere tanto di cui scusarmi, ma...
- Non ti credo più - mi ferma lui. - Da quando sei tornata, ho cercato in tutti i modi di aiutarti, eppure mi hai sempre dato addosso. Mi hai ferito, pur di prendere le distanze da me.
- Su una cosa quella maga ha ragione - ribatto io, alzando il viso verso di lui. I capelli scuri sono leggermente lunghi, quindi cadono elegantemente sul suo viso, incorniciandolo. Gli occhi, un tempo così luminosi, sembrano ormai spenti. Mi dispiace davvero vederlo così, forse non l'ho mai osservato davvero, in tutto questo tempo. - Mi sono sabotata da sola. Purtroppo le mie azioni hanno avuto delle conseguenze pure su di te.
- Cosa vuoi da me, Cassie? - sputa quasi ringhiando.
- Vorrei... Capire se sei realmente pronto per uccidere Cole - mormoro, guardandolo con tanta tristezza. - So che ti ha fatto tanto male, ma ho paura...
- Tu sei pronta a vederlo morire? - mi ringhia.
Sussulto. - Si, non ho paura di questo - ribatto immediatamente, capendo che non si fida di quelli che sono le mie emozioni ed i miei sentimenti. - Non provo più niente per lui.
- Una parte della tua anima soffrirà per questa perdita - replica duramente lui. - Mi sono documentato. Quando muore la tua anima gemella, l'anima legata ad essa muore con lei. Non c'è dolore paragonabile a questo. Niente che può essere curato.
- Perché l'hai cercato?
- Perché so che tu morirai - mormora. - L'ho sentito fin troppo, quel dolore.
Mi rendo conto di non aver mai fatto caso a Jeremy, ogni volta che una creatura demoniaca mi uccideva.
- Sono sempre stati pochi secondi - aggiunge, la voce ridotta ad un bisbiglio roco. - Ma quello che succede, il dolore che si prova...
- Mi dispiace.
- Una parte della tua anima proverà quel dolore, quando mio fratello gemello morirà - conclude quindi.
- Morirò pochi secondi dopo - ammetto. - Dubito sarà l'unico dolore che sentirò.
Si sofferma sul mio viso, studiandomi attentamente. - Ti hanno già spiegato come tenere?
- No - borbotto, rossa in viso per la vergogna. - Sono tornata qua per una ragione. Quando Cole sarà morto...
- Non vuoi tornare - capisce. Tutto il suo corpo ha un fremito e si irrigidisce. Lo vedo trattenere il respiro. - Non hai intenzione di tenere.
- Cosa dovrei tenere?
- C'è un modo per non farti cadere del tutto nell'altro mondo - mi spiega Jeremy. - Ed è aggrapparsi alla parte della mia anima.
Ridacchio, poco fiduciosa. - Capisco. - Rimango in silenzio, sovrappensiero. - Capisco perché non ti fidi di me, ma... sono qua per aiutare. Avrei dovuto pensare prima all'ipotesi della mamma di Austin come tramite.

Jeremy scuote la testa. - Non incolparti di questo, avremmo dovuto pensarci tutti molto prima - borbotta.

- L'idea del Mostro delle Ombre... ti sembra fattibile? - gli chiedo, dubbiosa.

Scrolla le spalle sospirando. - Non abbiamo molte altre opzioni, tanto vale tentare - replica, con le braccia incrociate.

Annuisco, alzandomi dalla sedia. Faccio per andarmene, quando... una tristezza inconfondibile mi spinge a guardarlo. C'è tanta diffidenza nei suoi occhi, sento la freddezza addirittura tramite il nostro potere. Accenno un sorriso triste e mi avvicino a lui, che si irrigidisce immediatamente, lasciando le braccia lungo i fianchi e lanciandomi un'occhiata di fuoco.

Quando poso la mano sul suo petto, proprio sul suo cuore, sento il mio distruggersi: non sento... niente. Nessun contatto, nessun muscolo al di sotto del mio palmo. Trattiene il respiro, probabilmente pensando alla stessa cosa.

Delle lacrime cercano di scappare dal mio controllo, inutilmente. - Mi dispiace, aver sempre messo davanti il mio scudo, ferendoti - ammetto.

I muscoli della mascella guizzano sotto i miei occhi indagatori. Alza il mento, con fare superiore. - Dispiace anche a me. Quello che è spezzato, non torna mai come prima - si limita a dire.

Niente di più vero.

Osservo la mia piccola mano, premuta sul suo ampio petto.

- Forse ci siamo conosciuti nel momento più complicato - bofonchio, pensando ad alta voce. - Il nostro errore, dopotutto, è stato quello di esserci vissuti nel modo più debole e meschino, senza riuscire a curare senza trattenere, senza riuscire a trovare una soluzione senza scappare.

- La realtà è che non abbiamo mai voluto questo legame - ribatte con voce dura lui, togliendomi con cura la mano dal suo petto. - Ci siamo sempre odiati, pur di non accettarlo.

- Si può volere una cosa con tutto sé stesso, pur odiandola? - gli chiedo.

- Pensavo di no - replica. - Ma mi sbagliavo.




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