Capitolo 36: Rivalutare

Mi sveglio con un unico pensiero in testa: sono riuscita a riunire la famiglia del mio migliore amico, del mio primo ragazzo, del ragazzi che ho amato e poi voluto un mondo di bene. Mi chiedo se dopo tutto quello che è successo potrà mai succedere qualcosa che ci dividerà per sempre, e al solo pensiero mi viene da vomitare.

Busso alla porta dell'infermeria, che stranamente è chiusa, e l'apro senza aspettare un momento di più. Mi fermo di scatto vedendo Louis Dempson, Jeremy Ruterful, Austin e i suoi genitori; tutti si girano per vedere chi è appena entrato. – Scusatemi – borbotto io, imbarazzata. – Che sta succedendo?

– Credo tu debba riposare un altro po', Cassie – dice Louis Dempson guardandomi con occhi imploranti, come per dirmi di andarmene senza fare storie, almeno una volta.

Lancio un'occhiata ad Austin, che mi sta guardando con lo stesso sguardo di Louis, facendomi quindi capire che la nostra amicizia adesso non gli farà cambiare idea. – Come volete. Austin, appena puoi raggiungimi in camera mia. – Quest'ultimo annuisce, ma io proprio non ce la faccio e sbuffo, infastidita. – Proprio non posso rimanere? Dopotutto si tratta di Austin...

– Cassie – mi ferma Jeremy. – Devi andartene.

Inizia una sfida a chi abbassa per primo lo sguardo, ma nessuno dei due sembra voler perdere e Louis sbuffa, facendomi capire che questo non è proprio il momento ideale per iniziare una sfida del genere, che me ne devo andare veramente. – Come vuoi, Louis. – Apro la porta e prima di andarmene mormoro: – Coglione – guardando male Jeremy, anche lui sembra odiarmi con la stessa intensità, il problema è che hanno ragione quando dicono che c'è una linea sottilissima tra l'amore e l'odio. Non l'ho mai capito, ho sempre creduto che fosse impossibile una cosa del genere, ma nonostante io continui a non capire come possa essere possibile una cosa del genere... Da una parte lo capisco, perché è esattamente quello che sto provando in questo preciso momento riguardo Jeremy.

Apro la porta sovrapensiero, pronta ad entrare in camera mia, quando vedo Cole Ruterful appoggiato alla mia finestra; quindi faccio per scappare, ma lui mi trascina dentro mettendomi una mano davanti la bocca in modo da non farmi urlare. Chiude la porta e mi appoggia su di essa, forzandomi, in modo che io non possa muovermi. – Buongiorno, piccola mia. – Cerco di dire qualcosa, ma tutto si attenua per colpa della sua mano. – È inutile, piccola, non ti toglierò la mano; fattene una ragione. E così hai provato ad uccidermi, eh? Lo sai come sono fatto, eppure tu hai cercato comunque di uccidermi. Voglio il lupetto, ora che so quanto ti farà male quando dopo averlo costretto a combattere una guerra infinita contro voi Cacciatori, lo ucciderò con le mie stesse mani e gli ricorderò come tu, ormai morta, hai cercato di lasciarmi dopo avermi ferito, con le lacrime agli occhi. – Con l'altra mano mi toglie una ciocca di capelli che mi stava davanti agli occhi. – Tu mi ami, ma sei troppo stupida per scegliere me. Sei troppo paurosa per scegliere il male, perché sai che i buoni non sceglierebbero mai il male. Vuoi sapere una cosa? Tu sei una persona cattiva, Cassie; hai già scelto il male, ti piace, ti affascina e ti fare sentire bene. – Mi accarezza il viso. – Guarda questi occhi che ti ritrovi. Sono la conferma che quello che hai passato in questi mesi ti è piaciuto. Tu volevi essere il male, volevi essere la persona, la fidanzata dell'uomo più temuto del momento. Ti sentivi troppo forte, troppo cattiva, troppo dalla parte di chi ha già vinto, per sentirti male. – Rimango in silenzio, con gli occhi velati di lacrime, troppo debole e scoperta per fare qualcosa. – Tu mi ami – ripete. – Tu ami me e il potere che posso darti. Sai come funziona la riproduzione, giusto? La femmina, che sia animale o meno, cerca sempre il maschio più forte per riprodursi. Ed è per questo che mi ami.

– Non è per questo – ringhio io, anche se non si capisce niente.

– Ah, no? E allora perché?

– Non lo so – rispondo io. – Ma di certo non sono un animale, non mi innamoro di chi è più forte, e indovina perché? Perché non lo puoi controllare. Hai ragione, gli animali fanno così, ma noi no. Forse tu si, non mi scandalizzerei più di tanto.

I suoi occhi verdi hanno un guizzo e la paura mi stringe lo stomaco per pochi secondi. Sussulto vedendo la sua mano stringere il mio collo. – Non ti conviene fare la stronza con me, piccola. Non sono mio fratello, io reagisco alle tue provocazioni in modo molto, ma molto diverso da lui. – Avvicina il suo viso al mio guardandomi dritta negli occhi. – Potrei ucciderti adesso, in questo momento. Potrei prendere il tuo piccolo collo e spezzarlo in due come un ramoscello. Ho sentito che hai perso molto sangue ieri, tutto questo per cosa? Per cercare di sentire qualcosa, per dare fastidio a mio fratello. Devi stare attenta, piccola, perché devi sapere che ho delle spie qui dentro. Esattamente, non tutti sono così bravi come sembrano, e tu questo dovresti saperlo molto bene.

– Cosa fai allora? Mi uccidi sapendo che non sto provando nessun tipo di dolore? È brutto, non credi anche tu? – chiedo io, anche se sento vagamente che l'aria non sta entrando nei miei polmoni.

Ringhia sapendo che ho ragione. – Come hai fatto? Con chi hai patteggiato?

– Oh, quindi questo non lo sai, vedo. Bé, a quanto pare dovrai essere informato molto meglio, perché le tue spie fanno abbastanza schifo.

Stringe ancora di più la presa e fa per dire qualcosa quando la porta si apre. – Cassie, eccomi. Di cosa volevi... – Austin si ferma di scatto guardando prima me e poi Cole, subito dopo i suoi occhi diventano più luccicanti fino a diventare nocciola e fa per partire all'attacco, quando Cole scompare in una nebbiolina, comparsa solo per lui. – Cassie! – tuona Austin. – Cos'è successo?

– Va tutto bene, tranquillo. Non mi ha fatto male, non può – rispondo io facendo segno ad Austin che non è niente di ché, che non si deve avvicinare. – Devo dire una cosa molto importante a Louis, sai dov'è?

Austin sembra veramente molto confuso. – Si, certo, ma... Cos'è appena successo?

– Te lo spiego dopo, ora devo andare da Louis.

Apro la porta dell'ufficio senza nemmeno bussare e Jeremy e Louis smettono di parlare guardandomi. – Louis, ti devo assolutamente parlare. È importante, si tratta di...

Austin mi viene addosso facendomi quasi cadere a terra dopo aver corso fino ad adesso. – Cole è entrato nella stanza di Cassie e ha cercato di... Cosa stava facendo? – si ferma guardandomi.

Jeremy si alza di scatto e mi guarda con gli occhi spalancati. – Com'è successo? Cos'è successo?

– Non importa. Non so come abbia fatto ad entrare ma non credo sia così difficile, soprattutto se calcoliamo il fatto che le protezioni non sono state create dagli Anziani.

– Attenta a quello che dici, Whitesun. Vorrei ricordarti che sono stato anche un mago della luna... Ci sono state delle conseguenze, ma ho molta più esperienza di un mago normale – borbotta Andrew, che a quanto pare stava ascoltando da quando sono entrata, quasi nascosto nella libreria, intento a leggere un libro di magia.

– Senza offesa, ma a quanto pare non sei poi così bravo – dice Austin facendo spallucce. – Cole poteva uccidere Cassie solo perché tu hai pensato che le protezioni fossero perfette per il semplice fatto che le hai create te.

– Lupo mannaro, non istigarmi, non ti conviene – ringhia il mago.

– Ehi, ha ragione! – esclamo io, andando davanti ad Austin, pronta a proteggerlo per qualsiasi cosa. – Le tue difese lasciano un po' desiderare.

Andrew chiude il libro e fa per dire qualcosa, infuriato, quando Louis ci ferma a tutti. – Basta così! Andrew, puoi portarti il libro in camera, vuoi?

– Ma certo – borbotta Andrew lanciandomi uno sguardo omicida, ci passa accanto dando una spallata ad Austin e chiude la porta senza fare il minimo rumore.

Guardo Jeremy, che sta facendo la stessa cosa da tempo. – Austin e Jeremy, vi dispiace?

– Va bene – borbotta Austin, all'unisono con Jeremy, che invece esclama: – Si, mi dispiace.

Incrocio le braccia, a mo' di sfida. Ci vogliono pochi secondi a farmi tornare quella poca razionalità che c'è in me: è suo fratello. È giusto che sappia.

– Di cosa si tratta, Cassie? Non fare così, Jeremy è il fratello di Cole – continua Louis. – Non lasciare che la vostra relazione sentimentale influenzi quella professionale.

Annuisco, concordando nonostante l'orgoglio.

Louis fa un sospiro, le rughe accanto agli occhi, le borse sotto gli occhi... è distrutto. – Di cosa si tratta, Cassie? – bofonchia lui toccandosi distrattamente le fronte, troppo stanco per fare o dire altro.

– Cole ha delle spie qua, più di una. E vuole a tutti i costi Austin. Ho paura per lui, credo che sia meglio non farlo uscire da qua e chiamare gli Anziani per fare in modo che rinforzino le protezioni. Non possiamo perderlo, Louis. Io non posso perderlo. Se gli succederà qualcosa andrò diretta verso Cole, farò in modo di trovarlo, in un modo o nell'altro. È chiaro?

– Cassie... Tu non puoi fare così ogni singola volta! – tuona Louis facendomi sussultare. – Qua decido io cosa puoi o non puoi fare. La gente pensa che tu debba andartene, soprattutto dopo la morte del povero piccolo Christian. Dicono che ogni singola cosa che fai va a finire in un tradimento o missione suicida e omicida. Se tu farai un'altra cosa del genere io sarò costretto a cacciarti via da qui.

Annuisco mettendomi indietro i capelli, troppo nervosa per non ridere. – Se succederà qualcosa ad Austin andrò via da qua per salvarlo. Non è una delle vostre priorità? Benissimo. Se gli succederà qualcosa, me ne andrò e se lui morirà verrò qua solo per avvisarti del fatto che è morto a causa tua. – Mi alzo e vado verso la porta, sto per chiuderla alle mie spalle quando mi fermo. – Forse dovresti rivalutare le persone che devi cacciare, visto che ti vorrei ricordare che hai delle spie qui dentro.

Sbatto la porta, troppo arrabbiata per fare altro. Prendo di scatto la mano di Austin e lo trascino via, davanti a tutti gli occhi che ci stanno fissando. – Cassie, che succede? Non... Cassie, stai stringendo troppo!

– Stai zitto – ringhio io lanciando un'occhiata trucida a Jeremy, che sta uscendo dallo studio di Louis. Entro dentro camera mia e mi giro per guardare Austin. – Stammi bene a sentire, va bene? – Austin annuisce, nervoso. – Devi dire ai tuoi genitori, soprattutto a tuo padre, che sei in pericolo. Cole ti vuole nel suo branco e farà di tutto per prenderti. Devi stare attento, Austin. Molto attento.

– Cosa stai dicendo, Cassie? Perché mi stai dicendo di stare attento come se tu te ne stessi andando via?

– Perché io me ne devo andare – rispondo io, cercando di non fare troppo caso allo sguardo disperato del mio migliore amico. Fa per dire qualcosa ma già so cosa vuole dire quindi lo fermo. – No, Austin, non puoi venire. Anche se qua non sei la priorità, di certo sarai più al sicuro qua, dove ci sono delle protezioni. Spero che adesso riescano a contattatore gli Anziani, ma non ne sono sicura.

– Perché te ne vai?

Faccio una mezza risata. – A quanto pare la mia presenza non è molto gradita. Austin, sarò sincera con te: odio stare qua, perché ci sta tutta la gente che non fa altro che ricordarmi quanto fosse brava la vecchia me. Adesso nessuno vuole che io rimanga qua, a parte te.

La porta si apre proprio mentre io sto facendo la borsa, aiutata da Austin, mettendoci tutte le mie cose. – Cosa stai facendo? – chiede Ivy, con una voce tremante che mi fa stringere il cuore.

– Me ne vado – ringhio io prendendo la borsa e mettendola a tracolla. Guardo Austin e lo abbraccio, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro: – Fatti sentire. – Gli do un ultimo bacio sulla guancia e me ne vado dando una spallata ad Ivy solo per fare in modo che si faccia da parte senza aggiungere niente.

– Cassie! – urla però lei dopo un po', proprio mentre sto andando verso la porta d'ingresso. – Non puoi farlo. Rimani qua! No! – Isaac la raggiunge di corsa e Austin lo ferma trasformandosi quasi in lupo per fermarlo prima che venga da me. – Cassie!

Louis mi guarda negli occhi senza dire niente e il mio cuore si fa più pesante.

– Cassie? – mi chiama Jeremy, fa per venire verso di me, ma il padre adottivo lo ferma mettendogli una mano sulla spalla. – Cosa diavolo sta succedendo?! – tuona Jeremy guardandolo con la fronte aggrottata, un po' per la confusione e un po' per la rabbia.

– Cosa le hai detto? – chiede Ivy correndo dal padre. – Ti odio! È della mia migliore amica che stiamo parlando. Ti odio! – tuona dandogli cazzotti su cazzotti.

Apro la porta e la chiudo alle mie spalle. Senza nemmeno chiedere il permesso prendo le chiavi dal cruscotto di una macchina, accendo e parto.

🗡️🗡️🗡️

Parcheggio davanti al Palazzo Antico, non so bene perché sono qua... So solo che la spada che servirà ad uccidere Cole ce l'hanno oro e, nonostante il solo pensiero che possa morire a causa mia mi faccia girare la testa come una trottola, so che devo farlo: deve morire. Molto por abilmente non sarò io ad ucciderlo, perché purtroppo quello che provo per lui m'impedisce di fargli del male, nonostante ci abbia già provato. La verità però è che so che solo la spada che hanno gli Anziani è in grado di uccidere un Cacciatore con quel tipo di potere, che gli ha corroso l'anima facendola diventare praticamente tutta malvagia.

Busso alla porta che stranamente è senza guardie, essa si apre subito e così entro fino ad arrivare alla seconda porta, che si apre dopo poco tempo. – Ma guarda un po' chi si vede! Cassie Moonic, la Whitesun Oscura – esclama il Secondo Anziano.

Rimango in silenzio per un po', pensando che molto probabilmente sono la prima Whitesun Oscura. Di certo non è una cosa per cui si deve andare fieri. – Dovete uccidere Cole Ruterful. Avete la spada, cosa vi manca? Siamo in vantaggio, dovremmo attaccare subito prima che lui...

– Cosa? Prima che lui cosa? Che riesca a catturare Austin? O che riesca a catturare te, ancora una volta? – mi ferma il Terzo. – Sappiamo cosa stiamo facendo e di certo non prendiamo ordini da te, che hai nelle vene sangue oscuro.

Ancora una volta rimango in silenzio, pensando a cosa dire e a cosa non dire. – Comprendo di non essere stata un Cacciatrice magnifica per aver scelto Cole, ma...

– Esatto, non lo sei stata. Non lo sei più. Non lo sarai mai più – esclama il Secondo fermandomi.

– Ma io sono l'unica ad essere stata vicino a Cole Ruterful per così tanto tempo! – urlo io solo per fare in modo di farmi sentire. – So cosa vuole, so come agisce e di certo non aspetterà una nostra mossa per andare in guerra.

– Noi siamo già in guerra! – tuona il Terzo. – Ci volevi dire che ci sono delle spie nella casa dove abitavi? Bene, secondo te non lo sapevamo? È sempre così, ma chi ha deciso di tradirci usa una strana magia... Non sappiamo molto ma stanno nascondendo i pensieri, forse li hanno addirittura rubati.

– La domanda rimane la stessa: perché non usare la spada?

– Già, dove sono, a proposto? – chiede una voce da dietro. Tutti gli Anziani si alzano puntando gli occhi dietro di me, mi giro e sussulto vedendo il Primo Anziano, ha un sorriso gelido.

– Joshua, finalmente – ringhia il Secondo. – E noi che pensavamo che tu non fossi abbastanza coraggioso per venire qua da noi, dopo averci traditi.

– E come al solito vi sbagliavate. Che novità, eh? – Guarda prima me e poi sorride al Secondo. – Sai, compagno, oggi siamo andati a prendere una persona... O dovrei dire un fantasma?

Il Secondo fa per andare da lui ma si ferma quando il Primo vola fino a sbattere contro la parete. – Non osare toccarla! – tuona. – Tu torcile un solo capello, torturala, accarezzala, parlale... e ti giuro che sarò io ad ucciderti, ma prima ti torturerò così tanto che sarai tu a chiedermi di ucciderti per porre fino a tutto il dolore. E indovina? Io ti torturerò ancora di più.

Qualcun altro scoppia a ridere, dietro il Primo Anziano sta arrivando qualcuno: Cole Ruterful. – Che ti avevo detto, Joshua? Te l'avevo detto che avrebbe reagito proprio in questo modo. – Mi guarda e mi sorride. – Chissà perché non sono sorpreso di vederti qua, piccola mia. Brava, sei stata proprio brava. Complimenti.

– Cosa...? – chiede il Quarto Anziano, non capendo. – Ci hai traditi ancora una volta? – sbotta.

– Cosa? No! – urlo io. – Cole, diglielo!

– Perché dovresti prendere proprio la Whitesun? – chiede il Terzo Anziano. – A cosa ti serve?

– Più potere – mormoro io guardando Cole, che mi sorride ancora una volta, fiero di me. Capisco subito perché è qua. – No! – urlo io correndo dagli Anziani per prendere le spade, ma mi accorgo che non sono al loro posto. Poco dopo sono fuori dalla sala, con le porte chiuse. Ci vado addosso più volte, cercando di aprirle, ma più vado avanti e più mi fa male la spalla, così provo con l'altra e dopo poco tempo anche questa va fuori uso. – Aprite! – urlo. – Vogliono le spade! Cole vuole le spade! – Corro fuori e sussulto vedendo dei corpi a terra, sicuramente delle persone che vivevano qua. Prendo la prima spada che vedo e corro dentro, quando arrivo però la porta è aperta e gli Anziani sono a terra, di Cole e il Primo Anziano non ci sono tracce. Corro da loro, li scuoto ma mi accorgo che i corpi si stanno dissolvendo molto lentamente.

Gli Anziani sono morti.

Mi alzo solo quando degli Anziani rimangono solo le tuniche e premo il pulsante che da millenni non era mai stato premuto, quello che annunciava un'urgenza.

🗡️🗡️🗡️

Le porte si spalancano di scatto e tutti i Cacciatori di tutte le età entrano, ma si fermano guardandomi. – Io... – balbetto. – Cole Ruterful...

– Prendiamola! – urla una voce maschile, tutti urlano ed iniziano a correre verso di me con le spade puntate. Indietreggio con gli occhi spalancati e il cuore che batte a mille, cado a terra per il panico e fanno per prendermi quando una fiamma si alza fino a diventare un muro che separa me dal resto dei Cacciatori. D'un tratto si sente solo il mio respiro affannato, le fiamme non creano rumore, solo un muro, mentre guardo negli occhi ogni persona dall'altro lato della stanza.

– Non toccatela! – tuona Louis Dempson, che avanza insieme a sua figlia e Jeremy. – La ragazza è l'unica nella stanza, questo significa che è stata lei a chiedere aiuto. È così, Cassie Moonic? – Ma io rimango in silenzio, ancora sotto shock. – Cassie? – chiede guardandomi, preoccupato. – Non è così?

– È così – mormoro io. – Io...

– Prendiamo la spada di uno degli Anziano e vediamo se ha ragione! – esclama uno.

– Non c'è nessuna spada – annuncio io con voce tremante e le lacrime agli occhi. – Cole Ruterful ha ucciso gli Anziani e ha preso le spade.

Tutti iniziano ad urlarmi contro. Qualcuno dice che sono stata io, che sto solo cercando di dare la colpa a Cole; qualcun altro dice di uccidermi, perché non ci si può fidare di me; altri dicono che non può essere vero, che gli Anziani non possono morire e nessuno può prendere le spade. Tutti parlano, tremano e urlano, nessuno cerca di non entrare nel panico. Tutti si chiedono come faremo senza gli Anziani e senza le spade, ma nessuno sa la risposta.

– Qualcuno si deve candidare per diventare Anziano. Ne servono quattro, ma siccome è un'emergenza allora ne andranno bene anche due. Chi è che si candida?

Nessuno alza le mani e li capisco. Essere Anziani non è un compito da nulla, devi rinunciare alla tua vita per stare chiuso in un palazzo e diventare un mezzo fantasma.

Qualcuno mi tocca la spalla ma non lo sento fino a quando non mi sussurra: – Stai bene? – chiede Jeremy facendomi sussultare. Mi guarda dritta negli occhi e trattengo il respiro vedendolo, non è arrabbiato con me, sa che non sto mentendo.

– Io non ne sapevo niente – mormoro. – L'ho capito troppo tardi... Di certo Cole non è il tipo che perde tempo. Era ovvio, era venuto qua per prendere le spade perché tutti sanno che solo quelle spade insieme possono diventare una e ucciderlo. A quanto pare le ha prese ed è riuscito ad unificarle... Se solo... Se solo...

– Cassie, non è colpa tua – mi ferma Jeremy prendendomi le spalle e scuotendomi un po'. – Tu sei attratta dall'oscurità, molto probabilmente è per questo che ti sei trovata qua. Una parte di te, una parte molto piccola, sapeva che Cole stava arrivando qua. Non te ne fare una colpa: sono certo che se avessi potuto avresti fatto qualcosa, li avresti salvati. Ma come potevi salvarli quando loro erano mille volte più potenti di te e non sono riusciti nemmeno loro a salvarsi da soli? Quindi non fartene una colpa, Cole purtroppo prende quasi sempre quello che vuole. Di certo tu non potevi fare molto, nessuno poteva.

– Mi hanno sbattuto fuori – mormoro abbassando lo sguardo.

– Dobbiamo chiuderla dentro una cella – annuncia una persona e tutti urlano di si. Jeremy s'irrigidisce visibilmente e prende la mia mano, se potessi sentire qualcosa a quest'ora la sentirei scottare, capendo che sta cercando di trattenere il fuoco.

– Non è una criminale – ringhia Louis.

– Ah no? – chiede un uomo. – Dopotutto è Cassie Moonic, la Whitesun, giusto? Bé, se è lei direi che è una criminale. Dopo tutto quello che ha fatto, il minimo sarebbe rinchiuderla dentro una cella. Il massimo? Ucciderla. È una criminale tanto quanto il ragazzo.

– Non lo è – ribatte Jeremy, la voce ferma come quella di un uomo che sa come trattare con altri uomini, come quella di un uomo che riesce a mettere da parte tutto. – Riconosco un criminale: mio fratello lo è. Ed io so che lei non sta mentendo.

– Come fai a capirlo? – chiede una signora ridendo.

– Perché è la mia anima gemella – risponde tranquillamente lui, mentre io sussulto e inizio a fissarlo. Anche lui inizia a guardarmi con la coda dell'occhio e sembra quasi nervoso. – Smettila – mormora guardandomi per pochi secondi. – Riesco a percepire quando mente e adesso non lo sta facendo – continua poi, rivolto alla donna.

– Tu l'ami, giusto? – chiede l'uomo guardando Jeremy, quest'ultimo rimane in silenzio, immobile con gli occhi puntati su di lui.

Lo guardo ancora una volta trattenendo il respiro e con la bocca aperta, spalancata anzi. Tutto quello che è successo tra noi... i litigi, quello che ho fatto con Jay, il presunto odio con cui mi guarda... Non riesco a capire. Come può amarmi dopo tutto quello che gli ho fatto? Prima con Cole e poi con Jay. E come faccio io ad amarlo dopo tutto quello che mi ha fatto?

- Lo prendo per un "sì" ed è proprio per questo che potresti anche mentire per lei.

La mascella di Jeremy diventa ancora più accentuata, e spero che gli altri non lo conoscano come lo conosco io, perché quel suo gesto significa che quell'uomo ha ragione, che mentirebbe per me, e questo fatto gli dà veramente fastidio.

– Facciamole delle domande e vediamo cosa ci dice – propone un'altra donna.

– Sì, e come facciamo a capire se sta mentendo? – chiede un'altra.

– Portiamola nella camera e facciamole le domande sotto tortura! – propone un uomo facendomi sussultare.

Non sento niente, è vero, ma la sola idea di essere torturata un'altra volta mi fa veramente paura. Rabbrividisco al solo pensiero di quello che potrebbero farmi.

– Sei impazzito?! – tuona Jeremy avvicinandosi all'uomo con uno sguardo che non permette repliche. – Prova a toccarla e ti giuro che diventerai una bellissima torcia umana. Voi non siete nessuno, non avete nessun diritto di torturare una ragazza! Dovresti vergognarti, dovrei ucciderti in questo preciso momento, non meriti di vivere, brutto pezzo...

– È l'unica soluzione – ringhia l'uomo avvicinandosi a Jeremy con lo stesso sguardo minaccioso. In questo preciso momento so solo che il mio corpo è teso come una corda di violino ed è pronto a scattare per soccorrere Jeremy. E so che deve fare solo un movimento di troppo e la corda si spezzerà. – Non sarà niente di ché. Tranquillo, principe azzurro.

Mi giro verso Louis, che sta accanto a Jeremy. – Non sto mentendo, lo giuro. Non aiuterei mai Cole, non dopo tutto quello che mi ha fatto. È vero, provo qualcosa per lui, ma non supererà mai l'odio. Mai. È malvagio, ho paura di lui...

– Ma provi qualcosa per lui – mi ferma l'uomo, Jeremy socchiude ancora di più gli occhi fissandolo in un modo che non mi piace affatto. Credo che tra un po' gli salterà addosso; manca solo una sola parola in più e Jeremy scatta, lo so e lo sa anche Louis, il quale gli posa una mano sulla spalla.

– Ci credo – ringhio io. – Sai com'è, è il fratello della mia anima gemella. Le hai mai studiate, per caso? Perché non sembra. – Il mio problema? È che purtroppo non sono come Jeremy o come Louis, non riesco a mettere da parte tutto per risultare una ragazza che sa comportarsi; no, purtroppo sono quel tipo di ragazza che, una volta arrabbiata, non riesce più a controllarsi.

– Non fatele del male, sta dicendo la verità – annuncia mia nonna, comparsa dal nulla, e sento quel solito senso di colpa. Avevamo un bel rapporto, prima di perdere mia madre. Avevamo cercato di riallacciarlo quando mi avevano bandito dal mondo reale, eppure non c'eravamo riuscite. Alcune cicatrici, forse, continuano a fare male fino alla fine, fino a quando non trai il tuo ultimo respiro e ti rendi conto che potevi mettere da parte un po' di quel dolore e perfino condividerlo con l'altra persona. – Mia nipote è innocente questa volta. È praticamente obbligata a provare qualcosa per quel demone.

– Eppure lo ama – ringhia una donna.

– Non lo amo! – esclamo io, disprezzando quella donna con tutta me stessa e alzando le mani al cielo, spazientita. – L'unico ragazzo che amo e che ho sempre amato è Jeremy, la mia vera anima gemella. Nessun altro. Non dopo che ci siamo conosciuti, mai – concludo.

Questa volta è Jeremy a trattenere il respiro, si irrigidisce ancora di più e così mi rendo conto di quello che ho appena detto, ma è troppo tardi.

Ringhio nel modo più silenzioso possibile, volendo solo sotterrarmi o addormentarmi e svegliarmi tra un paio d'anni.

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