Capitolo 31: risveglio

Mi sveglio con un'unica frase nella testa: è la tua ultima possibilità e ci saranno delle conseguenze. So di chi sono e so che è la verità. Apro gli occhi e sussulto vedendo Christian fissarmi dall'alto. Mi sorride, come se non si fosse accorto che mi ha spaventata. – Jeremy! – urla lui così tanto che mi devo tappare le orecchie. – Jeremy! Corri!

La porta si apre di scatto e un Jeremy con un accenno di barba entra dentro la stanza, più bianco in viso del solito. – Sei viva. Ti sei svegliata – mormora guardandomi, gli sorrido senza aggiungere niente. Guarda Christian e quest'ultimo corre da lui e lo abbraccia. – Non pensavamo che ti saresti risvegliata.

Vorrei rispondere, ma ho un tubo infilato lungo la gola, che mi aiuta a respirare e so che la magia ha fatto in modo che io rimanessi in vita il più possibile. Una macchina volante continua a ripetere: "Attenzione! La paziente ora è in grado di respirare da sola. Il cuore della paziente sta ricominciando a battere di propria spontanea volontà. Staccamento della macchina dalla paziente in corso." Dopo poco tempo la macchina sparisce, senza lasciare nessuna traccia.

– Ehi amico, ci lasci un attimo da soli? – chiede Jeremy, posando una mano sulla spalla esile di Christian. – Appena abbiamo finito di parlare ti richiamo, ok?

Christian borbotta qualcosa ma se ne va e così nella sala, che non è la mia vecchia camera, rimaniamo solo io e lui. Un brivido mi ricorda quello che ho capito di provare per questo ragazzo prima di morire e mi chiedo se è vero. Mi piace veramente? Dopo tutto quello che è successo, come fa a piacermi? Per tanto tempo ho pensato che fosse lui quello che mi aveva maltrattata, ma adesso che so la verità... Provare una cosa del genere per lui è comunque un rischio veramente grosso, forse troppo grosso. Non che creda che lui voglia comunque provare a stare con me, è pericoloso anche solo pensare di provare qualcosa per lui.

– Quanto tempo è passato? – chiedo io.

– Più o meno un mese – risponde lui. – Pensavamo che non ti saresti mai risvegliata. I primi giorni avevamo deciso di fare come avevamo sempre fatto e quindi lasciarti semplicemente nel letto e aspettare che tu ti svegliassi. Ma più i giorni passavano e più... Per fortuna i maghi sono intervenuti e hanno fatto in modo che il tuo cuore battesse artificialmente e tutto il resto.

– Wow – borbotto io.

– Già – ribatte Jeremy con le mani in tasca. – Ci hai fatto prendere un bel colpo.

Decido di cambiare discorso, di certo non mi va di dirgli che ho capito che mi piace. – Tutti sanno che è successo? Austin sta bene? Ti ho sentito dire che la madre di Austin sta con Cole, questo significa che l'ha rapita o che ha deciso da che parte stare? Mia cugina è morta? E il Primo Anziano? Ah, e gli Anziani hanno detto qualcosa...

– Con calma, Cassie – esclama lui ridendo. Prende una sedia e si siede, rimanendo distante dal mio letto. – Allora... Sì, tutti sanno quello che è successo, Anziani compresi. Austin sta bene, ma ancora non gli ho detto che la madre è stata rapita da Cole Ruterful. Sicuramente già lo sa, perché qualcosa mi dice che Cole l'ha fatto per ricattare Austin e fare in modo di averlo dalla sua parte. Sì, Lucy è morta, l'ho uccisa io. Il Primo Anziano è sottocustodia dagli Anziani, e adesso stanno cercando di decidere che cosa fargli, ma molto probabilmente lo uccideranno. E sanno anche di te; non sono affatto contenti di questa tua iniziativa. Esattamente come non lo sono io.

Quando fa un sospiro e fa per parlare, già so che inizierà con la ramanzina.

– Come diavolo ti è venuto in mente di fare quello che hai fatto? Sai che ci sono stati molti feriti? Ok, avete ucciso molti demoni, ma sai che Scott è rimasto ferito gravemente? Sai che Ellie l'ha dovuto trascinare via, chiedendo aiuto a tutti per portarlo qua, perché aveva perso i sensi? Sai che Ivy è stata morsa da un angiusterm, poco dopo che ti ha vista morire tra le mie braccia? Sai che adesso Ivy è in Canada e non si sa quando tornerà? Sai che Isaac è riuscito a malapena ad uccidere l'angiusterm e per poco non veniva morso anche lui? Sai che gli Anziani stessi si sono presentati in battaglia e hanno fatto in modo che tutto finisse per il meglio? Sai che...

– No, non lo sapevo – lo fermo io. – Ho capito cosa vuoi dire. Ora basta con i "sai che". Questo gioco non mi è mai piaciuto. Ma cosa ti aspettavi, eh, Jeremy? Quello che pensavi era stupido, dovevamo agire. Adesso siamo in vantaggio. Abbiamo ucciso molti demoni, come mi hai appena detto anche tu. Dovremmo attaccare ancora una volta, e questa volta deve essere l'ultima battaglia. Possiamo vincere questa guerra, Jeremy, ma dobbiamo attaccare il più presto possibile.

– Tu sei matta – ringhia Jeremy. – Tutti noi stiamo cercando di sopravvivere. L'ultima battaglia non ha reso solo i nostri nemici deboli, ma anche noi! Tutti sono distrutti. La maggior parte dei ragazzi sono feriti. I tuoi nonni continuano ad andare da un Istituto all'altro per portare in salvo tutte le persone rimaste in vita. Non siamo pronti per quest'ultima battaglia. Sai il minimo indispensabile, Cassie.

– È normale essere deboli; ma se saranno loro ad attaccare, allora vedrai che saremo ancora più deboli ed impreparati. Perché è questo quello che abbiamo fatto noi: li abbiamo attaccati quando erano deboli, ma soprattutto impreparati. Non avevano la più pallida idea che noi ci saremmo messi ad attaccare loro. Perché ai loro occhi siamo i più deboli, sempre. Ma non questa volta.

Jeremy si alza dalla sedia, spazientito. – Non siamo preparati per un'altra guerra, Cassie ed il discorso è chiuso. Attaccheremo quando saremo pronti, e di certo non lo siamo adesso. Ora come ora, sta agli Anziani decidere cosa fare, e sono sicuro che tra un po' verranno a parlarti.

– E per cosa? Mi uccideranno? – chiedo io. – Fidati che non lo faranno. C'è un motivo se sono qua e qualcosa mi dice che loro lo sanno.

Jeremy mi guarda per un po', senza dire niente. È confuso, quindi Louis non gli ha detto tutto. Forse anche Jeremy sa il minimo indispensabile. – E questo che significa?

– Loro lo sanno – rispondo io. Non voglio rispondere, perché so che quello che so è più una sensazione, che una certezza. Inoltre, per qualche strana ragione, mi fa male al petto sapere che non sembriamo mai pensarla allo stesso modo. – Tutti sappiamo il minimo indispensabile.

Deglutisce più volte, è sempre più nervoso. – Potrei leggerti nella mente, sai? Potrei capire di cosa stai parlando solo toccandoti con un dito. Ma non lo faccio. – Apre la porta e si gira per guardarmi, gli occhi sembrano lanciare delle scintille di rabbia. – Sempre contro, noi due, eh? Ho paura che questa cosa non cambierà mai. Ti ricordi quando mi hai detto di togliere la maschera? Bé, ti dico di fare la stessa, identica cosa. Se c'è qualcuno che usa una maschera, quella sei tu. Sembri così piena di te, così senza paure, quando in verità menti. L'ho sentite, sai? Le tue emozioni. Quando ti ho preso in braccio, ho sentito ogni singola cosa. Ho sentito le tue paure, ho sentito quello provi per me, ho sentito addirittura i tuoi pensieri.

Trattengo il respiro sentendo di nuovo tutto quello che ha appena elencato. Quindi sa che mi piace e sembra pure arrabbiato. Bé, anche io lo sarei, se venissi a sapere che la stronza, che è sia la mia ex che quella di mio fratello, prova ancora qualcosa per me. – Sono felice per te. Spero abbia sentito anche che questo non cambierà la mia diffidenza.

Ride. – Diffidenza? Quella fa parte della maschera, tesoro.

Il cuore perde dei battiti e finisco col respirare a fatica. – Devo andare a prendere la madre di Austin – cambio discorso io.

– Scordatelo, tesoro. Per quanto mi riguarda, rimarrai dentro questa casa fino a quando non sarò io a dirti che potrai farlo. Louis è d'accordo con me, è arrabbiato tanto quanto me – risponde subito lui, con un'espressione più seria di quella che aveva prima.

– Non sta a voi decidere. Io posso uscire quando voglio. Non sono la vostra prigioniera – ringhio io sedendomi al bordo del letto con un po' di fatica. Il corpo sembra più pesante di prima, anche i polmoni sembrano sentire più resistenza del dovuto. – Voi non siete nessuno per dirmi quello che devo e quello che non devo fare.

– Vivi con noi – risponde lui. – Io e Louis abbiamo deciso così.

– Se è questo il problema, allora me ne vado – mi affretto a dire alzandomi dal letto. Prendo una sacca e vado verso l'armadio. Afferro le poche cose che ho, mentre cerco di pensare dove andrò. Sono ancora minorenne, ma potrei farmi un documento falso, andare a vivere in una casa tranquilla e pensare a come salvare la madre di Austin. Forse dovrei dirlo ad Austin, ma ho paura che se lo facessi lui andrebbe subito dalla madre, senza nemmeno escogitare un piano. No, forse sono io quella che deve pensare al piano, e quando sarà pronto, allora potrò dirlo a lui e spiegargli ogni dettaglio. Ma come facciamo ad andare da Cole Ruterful in due? Non ce la faremo mai.

Sento la porta chiudersi a chiave ed il panico prende la meglio su di me. Mi giro verso la porta, pronta a non vedere nessuno, ma Jeremy è là davanti e tiene la chiave in mano. – Cosa diavolo stai facendo?! Mi rinchiudi dentro? Davvero?!

Mette la chiave nella tasca posteriore dei suoi jeans e si avvicina, il suo sguardo freddo e arrabbiato mi fa paura. Ha un qualcosa di diverso, un qualcosa che mi fa rabbrividire. Quando capisco che non si fermerà inizio ad indietreggiare, ma sono costretta a fermarmi quando vado contro l'armadio. Sento puzza di bruciato, e nemmeno questa è una buona cosa. Posa le sue mani accanto alla mia testa, sull'armadio, e mi guarda con quello sguardo. – Non ho intenzione di lasciarti andare, Cassie. Farò di tutto per farti rimanere. Anche rinchiuderti dentro una botola, non m'interessa. Non ti lascerò mai più andare via. L'ho già permesso troppe volte, e tutte quelle volte ho finito per vederti sempre di meno e sempre peggio. – Si ferma un'altra volta. – Non ti lascerò andare un'altra volta.

Sto soffocando, non c'è via d'uscita e non riesco a respirare. Davanti ho Jeremy Ruterful, il suo petto batte contro il mio ed il suo viso si avvicina al mio. – Lasciami stare, Jeremy – ringhio quindi. – Dovresti sapere che se ami veramente una persona, la devi lasci andare.

Ride. – Cazzate. Se l'amore della mia vita è qua davanti a me ed è maledettamente masochista col cavolo che la lascio andare. – Avvicina ancora il viso al mio e mi ritrovo a sussultare. La prima cosa a cui penso è che sta per fare la stessa ed identica cosa che ha fatto Cole, entro nel panico e gli occhi si velano delle mie stesse lacrime. – Non ti obbligherò a fare qualcosa che non vuoi – mormora, allontanandosi un po'. – Vorrei solo che tu capissi che quello che ti ha fatto Cole, non ha niente a che vedere con quello che voglio fare io.

– Che vuoi dire con questo? – mormoro io. – Non mi vuoi baciare?

– Sì, in teoria sì – risponde lui, con le guance leggermente rosse. – Ma in un modo diverso da quello di Cole. – Si ferma a guardarmi, cercando di capire cosa ne penso. – Cassie, non voglio che tu abbia paura di qualsiasi ragazzo solo perché l'ultima volta... – La sua voce si affievolisce. – Ti amo, Cassie. Questo non cambierà mai. E mi dispiace, ma dico sul serio quando ti dico che non ti farò andare via.

Si distacca da me e fa per andarsene. – Aspetta – esclamo io. – Proviamoci. Hai ragione: non mi conviene rimanere con il ricordo che l'ultimo mio bacio è stato contro la mia volontà. – Quando si gira, mi sento avvampare. – Sì, bé... sai che mi piaci. Di certo non potrà essere contro la mia volontà anche questo, no?

Fa spallucce mentre cerca di non ridere. – Questo spetta a te capirlo – risponde. Smette di sorridere e mi guarda con una faccia seria. – Sul serio, Cassie. Dimmi cosa devo fare.

– Devi venire qua, prima di tutto – mormoro io. E così fa, viene verso di me e si posiziona proprio davanti a me, lasciando più spazio di prima. Gli sorrido e lui ricambia il sorriso, mi soffermo su questo sorriso. Il suo sorriso è più gentile, è più bello. Faccio un passo verso di lui e gli sorrido un'altra volta, mi metto in punta di piedi e gli accarezzo i capelli.

Avvicino il mio viso al suo continuandolo a guardarlo negli occhi; mi soffermo su tutte le emozioni che sto provando, le sensazioni positive e negative, perché sebbene una parte di me sembra volerlo baciare da tempo, l'altra parte non vede l'ora di distaccarsi. Le sue labbra sono invitanti, piene e socchiuse. Mi avvicino e sembra avvertire il mio desiderio, perché è lui ad eliminare tutto lo spazio e baciarmi.

Sento un brivido scendere su tutta la mia spina dorsale e quasi perdo il controllo del mio corpo e cado a terra. Mi allontano da lui di scatto e mi appoggio all'armadio.

– Tutto bene? – chiede lui con gli occhi spalancati. – Ho fatto qualcosa che non va? – Eppure, non ha fatto niente di niente. Non mi ha nemmeno stretta a lui, non mi ha nemmeno accarezzata; il bacio è durato così poco da avere solo un lieve ricordo delle sue labbra morbide sulle mie.

– No, no, non hai fatto niente – rispondo io. Rimango a pensare per un attimo cosa ho provato nell'istante in cui le mie labbra si sono posate sulle sue... e capisco che mi è piaciuto. Non solo mi è piaciuto, ma vorrei rifarlo, solo con lui. – Puoi venire qua? – chiedo guardandolo negli occhi. Lui, senza dire niente, si avvicina a me, rimanendo sempre ad una certa distanza.

Sembra un ragazzo del tutto diverso da quello di prima, che mi ha stretto a lui e sembrava veramente che non volesse mollare mai la presa. Poso la mia mano sul suo collo e mi avvicino a lui, con l'altra mano accarezzo i capelli e poi avvicino il suo viso al mio. Questa volta è lui a baciarmi, le sue labbra premono così tanto sulle mie che quasi fanno male, tuttavia è un dolore che mi piace, in qualche modo. Forse perché sento il suo bisogno di avermi, che pulsa anche nelle mie vene, sempre più forte. E mi piace, soprattutto quando mi stringe a lui ed i nostri corpi sembrano scontrarsi e volersi come non mai. Aveva ragione: questo non ha nulla a che fare con il bacio che mi ha dato il fratello.

Decido quindi di fare il passo successivo e di socchiudere le labbra. Ma non succede nient'altro, Jeremy si distacca da me e mi accarezza lo zigomo. Lo guardo confusa e decide di non affrontare il discorso. – Devo andare – mormora. – Louis mi sta aspettando. Dobbiamo fare un'assemblea. Hai ancora intenzione di andartene? – Sono così confusa che scuoto la testa; sorride e mi accarezza un'altra volta. – Bene. Immagino che ci vedremo tra un po'. Sono sicuro che arriveranno gli Anziani, tra poco, e ti vorranno parlare. Sennò allora penso che ci vedremo a cena.

– Che significa? – chiedo io, tutto d'un tratto irritata.

– Cosa "che significa"? – chiede lui, facendolo apposta, infatti sorride maliziosamente. – Ci vediamo dopo, Cassie. – Apre la porta con la chiave e se ne va chiudendola, ma non a chiave questa volta.

Mi giro verso l'armadio e tiro un cazzotto, per poi buttare a terra tutti i miei vestiti e la mia sacca.

Poco prima di cena, mi dirigo verso l'ufficio di Louis. Dopo un'intera giornata ad aspettare gli Anziani, inutilmente, capisco che è ora di parlare con il mio capo, quello che per un periodo è stato come un secondo padre per me. Quando busso e mi dà il permesso di entrare, noto immediatamente che seduto davanti a lui c'è Jeremy, quindi mi fermo. – Oh, non volevo disturbare. Sto disturbando?

– No, certo che no, Cassie – risponde Louis alzandosi dalla sedia per venire a salutarmi. Jeremy d'altro canto, si gira ed i suoi occhi si riducono a delle fessure. Sicuramente non immaginava che sarei venuta da Louis e forse avrei dovuto dirglielo. C'era qualcosa dentro di me, che sicuramente era ancora condizionata dalle pozioni, perché mi diceva, mi pregava di non fidarmi di Jeremy. A volte, quel qualcosa era più forte del mio sentimento verso di lui. – Tutto bene? Vuoi parlarmi di qualcosa?

– Veramente sì – rispondo io guardandolo, poi lancio un'occhiata a Jeremy e aggiungo: – Emh... – Jeremy sembra ancora più arrabbiato e fa per dire qualcosa, ma lo precedo. – Se vuoi, puoi rimanere, ma... riguarda il discorso che abbiamo fatto poche ore fa. So già il tuo punto di vista e vorrei cercare di parlarne con Louis, così da avere una sola persona... da combattere. Inoltre, vorrei parlargli anche di Austin.

Jeremy si alza dalla sedia, dalla postura sembra tranquillo e poco interessato, tuttavia i suoi occhi sembrano lanciare scintille. – Il tuo modo di pensare è il tuo, ma è assurdo, Cassie. Cerca di capire, per favore...

– Per favore, lasciami parlare con Louisa. Da sola – lo fermo io.

Jeremy fa un respiro profondo, è irritato e diffidente. Se ne va annuendo, con le mani chiuse in pugni.

Mi siedo davanti a Louis, dove poco prima c'era Jeremy. Per un attimo, mi ritrovo ad annusare l'aria, che ha il suo odore.

– Sono così felice che tu ti sia ripresa così in fretta. Mi dispiace non essere venuto a salutarti prima, ma ho avuto molto da fare. Spero che Jeremy ti abbia già fatto una bella ramanzina. Mi ha confermato di averti già parlato, ma sai com'è fatto Jeremy: a volte mente. Quello che hai fatto è stato molto immaturo e da irresponsabili. Hai messo in pericolo molti ragazzi, siete stati fortunati.

– Capisco, ma questo non significa che io abbia fatto male. Dovevamo attaccarli prima noi, Louis; solo così non ci avrebbero più reputato i nemici più deboli del pianeta!

– Forse, ma avresti dovuto dircelo, avresti dovuto aspettare... Non tanto, Cassie, poche settimane! Potevamo attaccarli per bene! Dovevi solo aspettare un po'. – La pelle di Louis si colora leggermente di rosa, segno che si sta innervosendo.

– Sono stanca di aspettare – borbotto io. – Comunque, non sono qua per questo. Sono qua perché voglio indietro la madre di Austin e, visto che la mia ultima idea, a quanto pare, non è stata una delle migliori, ho pensato di venire qua e parlarne con te. Da persona matura, no? – propongo, ma non aspetto la sua risposta. Nei suoi occhi vedo ancora un po' di rancore e rabbia, per questo devo cercare di finire il mio discorso. – Stavo pensando di mandare una lettera a Cole Ruterful per negoziare: gli daremo qualcosa, in cambio della madre di Austin. Non possiamo lasciarla là, dobbiamo fare qualcosa o la ucciderà.

– Non possiamo attaccare Cole Ruterful, Cassie! – esclama lui, scioccato. Il suo tono mi fa sussultare. Qualcosa mi dice che non si fida più di me e che probabilmente non si fiderà mai più. – Ti sei impazzita, per caso? Siamo ancora impreparati per il suo esercito.

– Non ti sto dicendo di attaccare, ma di negoziare – ribatto io, avvicinando il busto a lui, sempre più agitata. – Non voglio attaccare. So che adesso siamo troppo deboli per attaccare un'altra volta.

– Negoziare? – chiede lui ridendo. – E come? Non vuole niente da noi! E se stai pensando che forse potremmo dare te, in cambio della madre di Austin... no. Non credo neanche ti rivoglia, Cassie, e non possiamo rischiare. Non posso più perderti.

– Dovrà pur volere qualcosa! – ringhio io. – Sta a me decidere per la mia vita. Se questo servirà ad avere indietro la madre di Austin, allora cercherò di andare da lui e di non mandare tutto all'aria come l'ultima volta. Non posso lasciarla là, Louis, ti prego. Dobbiamo fare qualcosa.

– Va bene, Cassie. Ci penserò e ti farò sapere, ora però dobbiamo andare. Ci stanno aspettando per la cena. Hai fame, vero?

– Sì, sì – borbotto io, seguendolo fuori dal suo ufficio.

Non appena attraversiamo il salone per sederci attorno all'enorme tavolo, tutti si girano verso di noi e si ammutoliscono. Qualcuno dice di sederci e così gli diamo ascolto e ci sediamo.

Sento lo sguardo di Jeremy, so che sente il bisogno di parlarmi, per chiarire... Inizio a mangiare, con l'idea che potrà accadere dopo. Accanto a me c'è Scott, che cerca di non ascoltare Ellie, mentre gli parla, prendendo a malapena fiato. A quanto pare, nonostante siano una bella coppia durante il combattimento, quando si parla di socializzare, ancora non riescono a mettersi d'accordo. Alla mia destra invece c'è Austin, che dopo la strana visita di Jeremy è arrivato insieme a Christian e abbiamo parlato tutto il pomeriggio.

– Ehi, Jeremy! – urla Christian. Jeremy lo guarda e gli sorride. – Oggi sono stato tutto il pomeriggio con la tua ragazza. Devi stare attento, o si innamorerà di me.

Tutti scoppiamo a ridere e lui sembra contento di questa reazione. Non posso credere che sia cresciuto così tanto in quest'anno, e mi dispiace non avere potuto assistere al suo cambiamento. Eppure, sembra volermi bene comunque. Gli sono grata per questo.

Dopo cena vado in camera mia e mi metto vicino la finestra per guardare le stelle e tranquillizzarmi. Ci sono molte questioni che sembrano non risolversi mai, e tante altre aprirsi come crateri. Il problema che mi mette più in ansia è la decisione di Louis legata alla mamma di Austin; spero che riusciremo ad averla indietro senza troppi problemi, anche se so che sarà impossibile. Ma adesso Cole Ruterful non vuole me, vuole Austin e non ho nessuna intenzione di lasciarlo. Non lo permetterò mai, Austin non andrà da nessuna parte senza di me.

Sono sicura che Louis manderà un messaggio a Cole il prima possibile, magari pure domani e sono sicura che Cole vorrà incontrarci. Perché Cole è così: a lui piace giocare.

– Volevi parlarmi, per caso? – chiede Jeremy, facendomi sussultare. Sembra ancora contrariato ed il suo tono di voce ne è la conferma. – Non pensavo fossi così immersa nei tuoi pensieri. Perché non li condividi con il tuo caro amico Jeremy?

– Un amico che mi ha baciato – borbotto io. Ogni volta che ci ripenso, mi viene ancora la pelle d'oca, tuttavia la diffidenza sembra governarmi. – No, grazie. Non ho bisogno di condividere i miei pensieri con nessuno.

– Sarà sicuramente una delle tue idee suicide – inizia lui avvicinandosi a me. – Che cosa volevi chiedere a Louis su Austin? Sta bene, sta imparando... Che cosa nascondi, Cassie?

– Quello che dovevo dire a Louis era una cosa troppo personale – ribatto io. Il suo modo di voler entrare sempre in tutte le questioni mi mette in difficoltà. Sono sempre stata abituata a cavarmela da sola, sin dalla morte di mamma, ed il suo impicciarsi mi da quasi fastidio.

– Cosa c'è di così personale che non puoi dire davanti alla persona che hai appena baciato? Dovresti fidarti di me più di qualsiasi altra persona all'interno di questo edificio – ringhia lui alzando un po' la voce. – Quindi? Cosa c'è?

– Jeremy, non è niente di così importante! – esclamo io, arrabbiata. – Puoi cercare per una volta di non metterti in mezzo? Una sola volta, non credo di chiedere tanto!

– Sì, chiedi tanto, troppo! Quando ci sei tu mi metto in mezzo, e sai una cosa? – Si avvicina a me, i nostri piedi si scontrano, il suo petto si espande in modo pericoloso, a causa della rabbia. – E ne ho il diritto. Sei tu, la mia anima gemella, la ragazza che amo, quindi sì: ho il diritto di mettermi in mezzo.

– Non hai nessun diritto! – urlo io, il sangue sembra ruggire nelle mie vene, per quanto sono arrabbiata. – Nessuno ha alcun diritto su di me. Io sono una ragazza, un'umana! L'unica persona che ha il diritto su di me, sono io. Io non sono di nessuno, se non di me stessa. Non mi farò di certo condizionare da queste cavolate. Sono ferma sulla mia idea, ed è questa.

– ed io sono il cretino che crede ancora che noi due ci apparteniamo, e che sono tuo, tanto quando tu sei mia, giusto? – urla lui, infuriato.

– Esattamente! – esclamo io, furiosa, senza pensarci. – Tu sei il cretino che pensa tutte queste cose.

Rimane in silenzio per un po' e si allontana di scatto, con la faccia di uno che sembra aver appena ricevuto uno schiaffo. Ride, senza alcun entusiasmo. – Ed eccola che ricomincia. È una bella storia la nostra, eh? Un continuo litigare e tutto questo perché nessuno dei due accetta quello che una coppia d'innamorati dovrebbe accettare: l'essere sinceri l'uno con l'altro.

– Tu non mi hai detto niente su mia cugina – ringhio io.

-- Oh, ma chissà perché? Dopotutto è finita bene, no? – ridacchia, sarcastico. – Sì, tutti che combattevano nonostante fossero feriti, tua cugina morta, Isaac che non si alza dal letto, Ivy in Canada e tu morta tra le mie braccia. È finita bene, no?

– Sarebbe finita in modo diverso, se solo tu mi avessi detto la verità. – E forse dico la verità, ma qualcosa mi dice che è solo una scusa per non essere la ragazza che non sa rispondere. La verità è che volevo attaccare, volevo fargli capire che non eravamo così deboli, ma forse lo siamo e forse non abbiamo nessuna possibilità di vincere questa guerra. Forse la fata ha ragione: solo gli Anziani possono aiutarci a vincere. Quindi scuoto la testa. – Te ne devi andare.

Quando alzo lo sguardo lui non c'è più e la porta è aperta.

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